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mercoledì 21 settembre 2016

Bollalmanacco On Demand: Amadeus (1984)

Povero Toto. L’ho fatto aspettare millenni per assecondare il suo On Demand, sono finalmente riuscita a guardare Amadeus, diretto nel 1984 da Milos Forman (tratto dalla pièce teatrale di Peter Shaffer e vincitore di 8 premi Oscar per Miglior Film, F. Murray Abraham Miglior Attore Protagonista, Miglior Regista, Miglior Sceneggiatura non Originale, Miglior Scenografia, Migliori Costumi, Miglior Sonoro e Miglior Trucco), e ora gli toccherà sorbirsi l’ignorantissima recensione di uno dei film più belli che abbia mai avuto l’onore di vedere. Aggiungo che il prossimo On Demand sarà Jeepers Creeper! ENJOY!



Trama: la vita e lo straordinario genio di Wolfgang Amadeus Mozart vengono raccontati dalla voce dell’anziano compositore Salieri, portato alla follia e al suicidio dai sentimenti contrastanti di invidia e profonda ammirazione nei confronti del giovane musicista…



Prima di cominciare a scrivere il post alzerò una prece al “Santo della mediocrità”, Antonio Salieri, al quale oserò anche dare del tu. Antonio, illuminami. Illuminami perché sulla rete ci saranno di sicuro almeno un migliaio di recensioni, analisi e finanche post amatoriali dedicati ad Amadeus che saranno cento volte migliori dei miei. Ma secondo te, perché Cthulhu o chi per lui mi ha dato la passione per il cinema e il desiderio di scriverne assieme alla consapevolezza che non riuscirò MAI a magnificare le lodi di film meravigliosi in maniera originale, interessante ed intelligente? Finirò anche io pazza e in manicomio, convinta di aver portato alla morte fior di critici cinematografici? Mah, speriamo di no ma tu mettici la manina santa e consentimi di arrivare perlomeno alla fine del post senza rendermi ridicola. Bando a tecnicismi, analisi profonde e giri intorno al mondo quindi, siamo mediocri fino in fondo: Amadeus è un film della Madonna. Quando ho cominciato a guardarlo quelle tre ore si stagliavano davanti a me come il monolite nero di 2001 Odissea nello spazio, presagio di probabile camurrìa ed imminente calar di palpebre. Fortunatamente è subito comparso sullo schermo un favoloso F. Murray Abraham, che urlava di avere ucciso Mozart e che cercava di spiegare le sue ragioni ad un prete incredulo, e il suo modo di raccontare una vicenda per me nuova e misteriosa mi ha catturata come mai avrei creduto possibile, forse proprio per la complessità di un personaggio come Salieri. E’ stata la voce narrante incredibilmente umana di Salieri a prendermi per mano e portarmi ad amare Mozart, a riascoltare melodie conosciute apprezzandone l’intrinseca genialità, a disprezzarlo per la boriosa superiorità mostrata nei confronti di tutto e tutti, a vergognarmi per essere riuscita ad empatizzare sia con “Wolfie” (nei momenti di crisi) che con un Salieri al massimo dell’abiezione, comprensibilmente pronto ad arrivare a qualsiasi estento pur di prendersi la sua rivincita su un Dio crudele. Ah, l’Amadeus, l’ “amato da Dio”, incarnato nientemeno che da un reduce di Animal House affetto da una risatina fastidiosa e insinuante! L’odio di Salieri è più che condivisibile ma alla fine ci si affeziona anche a questo geniale folletto del Caos, costretto nelle maglie retrograde di una società ancora legata alle tradizioni dell’Opera e ai voleri di un Imperatore illuminato ma comunque moscio ed ignorante come una capra di Biella, al punto da affermare che la musica di Mozart è bella ma “ha troppe note”. A differenza di Mozart, il bieco ma furbo Salieri sa come trattare con gente simile, come muoversi a Corte e come, senza esporsi troppo, fare terra bruciata attorno ad un nemico il cui genio nulla può senza le giuste conoscenze; schietto ed onesto, Amadeus è fin troppo vulnerabile alle regole di una realtà che non lo accetta e, come i migliori artisti, viene consumato sia da essa che dalla sua smania creativa.


L’interessantissima trama (che, come ama sempre ricordarmi Toto, è MOLTO romanzata rispetto alla realtà della vita di Mozart) consente al film di incastrarsi in due dei generi che più prediligo, quello storico-biografico e, ovviamente, il musical. Un montaggio ispiratissimo e, oserei dire, geniale quanto Mozart, porta lo spettatore a rimanere a bocca aperta davanti al modo in cui le sensazioni ispirate dalla musica in sottofondo animano non soltanto le espressioni ed il linguaggio corporeo degli attori ma diventano una propaggine indispensabile per gli eventi che scorrono sullo schermo; la melodia del Flauto Magico che nasce attraverso prove con gli attori ma anche, e soprattutto, grazie al disastroso incontro con la suocera di Mozart, la composizione del Requiem che si interrompe al momento della morte del musicista (e la cui melodia viene “costruita”, letteralmente, a beneficio delle orecchie dello spettatore), le espressioni di pura meraviglia e sofferenza mentre Salieri legge gli spartiti del rivale figurandosi la musica nella mente, sono tutti momenti di altissimo Cinema che difficilmente spariranno dalla mia memoria. La mia parte "musicalofila" si è poi immensamente goduta non soltanto la bellezza delle esecuzioni musicali (che apprezzo a mo’ di bue Crasso nella mia ignoranza, come il 90% penso delle persone) ma anche e soprattutto dei costumi e delle scenografie, beandomi in particolare del trionfo della Regina della Notte poco prima del finale, senza dimenticare ovviamente Papageno e Papagena, e di quel bel donnino imparruccato di Katerina Cavalieri, vero motore della vicenda, almeno per ciò che riguarda la Director’s Cut. Col senno di poi mi pento di non avere affrontato prima Amadeus, timorosa di trovarmi davanti una vicenda complicata o ad uso esclusivo degli appassionati di musica classica, quando invece avrei dovuto dare fiducia a Milos Forman e al suo modo irriverente e particolare di fare Cinema. Chissà, forse è proprio così che si raggiunge la mediocrità, assecondando la paura di affrontare ciò che è “nuovo”, lontano dal proprio gusto in quanto composto da “troppe note”? In tal caso, continuerò imperterrita a promuovere l’On Demand, così che il genio di qualche lettore illuminato mi porti a scoprire continuamente gemme come questo splendido Amadeus!


Del regista Milos Forman ho già parlato QUI. F. Murray Abraham (Antonio Salieri), Tom Hulce (Wolfgang Amadeus Mozart), Simon Callow (Emanuel Schikaneder), Jeffrey Jones (l'Imperatore Giuseppe II) e Vincent Schiavelli (il cameriere di Salieri) li trovate invece ai rispettivi link.

Cynthia Nixon interpreta Lorl. Americana, famosa per il ruolo di Miranda in Sex and the City, ha partecipato anche a film come La famiglia Addams 2, Il rapporto Pelican, Baby Birba - Un giorno in libertà e ad altre serie quali Nash Bridges, Oltre i limiti, E.R. Medici in prima linea, Dr. House, 30 Rock e Hannibal. Anche regista, ha 50 anni e tre film in uscita.


Tim Curry e Mark Hamill, che avevano entrambi interpretato Mozart a teatro (il primo assieme a Ian McKellen, tra l'altro!), hanno fatto il provino per il ruolo di protagonisti in Amadeus; oltre a questo, nell'autobiografia di Forman si legge che uno studio si era offerto di produrre il film a patto che fosse Walter Matthau ad interpretare Mozart, in quanto grande estimatore del musicista (Ovviamente, Forman ha rifiutato visto che Matthau aveva all'epoca già 60 anni) mentre pare che fosse nelle intenzioni del regista affidare il ruolo ad un giovanissimo Kenneth Branagh, prima di decidere per Tom Hulce. Meg Tilly avrebbe dovuto invece interpretare Constanze ma un infortunio accorsole proprio il giorno prima delle riprese le ha impedito di partecipare al film. Detto questo, se Amadeus vi fosse piaciuto recuperate The Prestige. ENJOY!

martedì 8 giugno 2010

Animal House (1978)

Esistono film che non ci si stancherebbe mai di guardare. Tra gli altri mille, nel mio caso, c’è Animal House di John Landis, che ha più di 30 anni (è del 1978) ma non li dimostra affatto e supera di gran lunga qualsiasi commedia demenziale odierna.


La trama: al Faber College, tra le tante confraternite, senza dubbio quella dei Delta Tau Chi è la più scalcinata, ed il preside ha raggiunto il limite della sopportazione. Tra toga party, cavalli morti, belle ragazze e gite fuori porta, i membri della Confraternita dovranno cercare di non farsi espellere e ovviamente continuare a divertirsi!


Prima della torta di mele di American Pie c’era il toga party di Animal House, e come sono cambiati i tempi! Il film di John Landis è la rappresentazione di una comicità che non tornerà più, dei tempi d’oro del Saturday Night Live, di quell’America cialtrona che ha riempito l’infanzia di chi è cresciuto negli anni ’80 con attori al massimo della forma, come Chevy Chase, Dan Aykroyd, Bill Murray e, appunto, John Belushi. Una comicità sicuramente “crassa” ma non volgare e banale come quella, ormai stereotipata, che affossa le stupide commedie americane, soprattutto quelle ambientate nei college o nelle università. Una comicità che forse a noi italiani piaceva di meno rispetto a quella di Jerry Calà e affini proprio per la distanza culturale, e che senza dubbio è stata anche messa in ombra dalle sterminate parodie con Leslie Nielsen, molto più facilone e demenziali. Animal House non vive né di stereotipi né, a pensarci bene, di gag a ripetizione, ma si appoggia sull’espressività degli attori, su dialoghi da antologia e su poche, mirate scene cult accompagnate da una colonna sonora divina.


La bellezza di questo film sta proprio nell’interpretazione dei singoli personaggi. I modelli sono sempre gli stessi: il donnaiolo, l’ingenuone, il secchione sfigato, la mina vagante. Ma in Animal House questi stereotipi vengono vissuti come qualcosa di “originale”, come se i personaggi sullo schermo fossero gli apripista e quindi i migliori. E nessun personaggio è azzeccato quanto il Bluto di John Belushi. Se ci fate caso praticamente per tutto il film non dice una parola o quasi, ma con una sola mossa o sguardo esprime qualunque cosa: nervoso, scazzo, eccitazione, persino un fondo di tenerezza quando cerca di consolare il povero Sogliola schiacciandosi lattine di birra sulla fronte e spaccandosi bottiglie di vetro sulla testa. Come ho già detto, inoltre, è importantissima la musica: da antologia la bellissima Shout e Shamalama Ding Dong, entrambe cantate dal gruppo Otis Day and The Knights, che segnano due dei momenti più “selvaggi” e ironicamente bastardi del film, oppure la tediosa I Gave My Love a Cherry che si conclude con la chitarra del musicista sfondata contro un muro per mano dello scazzatissimo Bluto che innocentemente, alla fine, si scusa persino. Esilarante inoltre la feroce presa in giro della storia americana del decennio precedente alla realizzazione del film: basta vedere i destini dei personaggi, elencati alla fine di Animal House, che ovviamente non vi rivelo, ma che mettono in mezzo lo scandalo Watergate, la guerra del Vietnam e un “presagio” di quello che saranno poi Kennedy e Jackie O. Insomma, non starò ad aggiungere altro: guardatelo, mi ringrazierete.


Di Kevin Bacon, che interpreta il leccapiedi Chip Diller ho già parlato qui.

John Landis è il regista della pellicola. Autore di alcune tra le mie pellicole preferite, lo ricordo per film come The Blues Brothers, Un lupo mannaro americano a Londra, Ai confini della realtà, Una poltrona per due, Il principe cerca moglie, Oscar - Un fidanzato per due figlie, Amore all'ultimo morso, l'orrendo Blues Brothers: il mito continua e anche per due episodi di Masters of Horror. Americano, ha 60 anni e tre film in uscita.


John Belushi interpreta il divino John “Bluto” Blutarsky. Visto come si è imbolsito Dan Aykroyd sono quasi contenta di non dovermi ritrovare a star male nel vedere un Belushi triste ed invecchiato, però mi spiace che un attore così bravo sia stato portato via prematuramente da un’overdose. I suoi film si contano sulla punta delle dita, e sono quasi tutti dei cult: The Blues Brothers, 1941: Allarme a Hollywood, Chiamami aquila e I vicini di casa. Il comico americano, fratello di James Belushi, è morto nel 1982 all’età di 33 anni.


Donald Sutherland interpreta il prof. Dave Jennings. Uno dei più grandi attori viventi, papà di quel bell’ometto di Kiefer Sutherland, lo ricordo per film come il bellissimo MASH, A Venezia… un dicembre rosso shocking, Novecento, Terrore dallo spazio profondo, JFK – Un caso ancora aperto, l’orrendo Buffy l’ammazzavampiri, Virus letale, il particolarissimo Il tocco del male, Instinct – Istinto primordiale, The Italian Job, ‘Salem’s Lot, il film tv Human Trafficking . Ha partecipato ad alcuni episodi delle serie Agente speciale e prestato la voce per I Simpson e per il film Astroboy. Canadese, ha 75 anni e sei film in uscita.


Karen Allen interpreta la dolce e rassegnata Katy. Al suo esordio sugli schermi cinematografici, ha poi continuato bene, con film come Manhattan, I predatori dell’Arca perduta, il meraviglioso S.O.S. Fantasmi e Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo. Ha partecipato ad alcuni episodi di Alfred Hitchcock presenta e Law and Order. Americana, ha 59 anni e un film in uscita.


Tom Hulce interpreta la matricola Larry “Pinto” Kroger. Americano, dopo Animal House ha avuto l’onore di interpretare nientemeno che Mozart nel film Amadeus di Milos Forman, quindi ha recitato in Frankenstein di Mary Shelley. Per la tv lo troviamo nella serie Frasier ed inoltre la voce originale del Quasimodo de Il gobbo di Notre Dame disneyano (e del suo seguito) è sua. Ha 57 anni.


Stephen Furst interpreta la matricola Kent “Sogliola” Dorfman. La sua carriera cinematografica non è stata memorabile, tra i suoi film ricordo solo 4 pazzi in libertà. Ha partecipato a parecchie serie televisive come Chips, I Jefferson, McGyver, La signora in giallo, Melrose Place, Scrubs e doppiato parecchi cartoni animati come Freakazoid e Timon & Pumbaa. Americano, ha 55 anni.


Tim Matheson interpreta Eric “Otter” Stratton. Attore, produttore e regista americano, ha partecipato, dopo Animal House, a film come 1941: Allarme a Hollywood, Storia di noi due e Maial College, oltre che a serie tv come Bonanza, Kung-fu, Senza traccia e West Wing. Ha 63 anni.


Peter Riegert interpreta Donald “Boone” Schoenstein. Americano, ha partecipato a Oscar – Un fidanzato per due figlie, The Mask; ha lavorato per le serie televisive MASH, Ai confini della realtà, Law & Order, Seinfeld, I Soprano e ha doppiato anche un episodio de I Griffin. Ha 63 anni e tre film in uscita, uno dei quali, White Irish Drinkers, lo vede nuovamente recitare assieme alla “fidanzata” di Animal House, ovvero Karen Allen.


Bruce McGill interpreta l’enigmatico e folle Daniel “D-Day” Simpson Day. Americano, ha partecipato ad un horror cult come La mano, Una bionda per i Wildcats, Il segreto del mio successo, In fuga per tre, Mio cugino Vincenzo, Un mondo perfetto, Cliffhanger, Amore a prima svista, Elizabethtown, nonché ad episodi di Miami Vice, I racconti di mezzanotte, Mc Gyver, Walker Texas Ranger, Quell’uragano di papà, CSI, Law & Order, Numb3rs, Medium; ha inoltre doppiato alcuni episodi del nuovo spin – off dei Griffin, The Cleveland Show, a cui devo ancora dare un’occhiata. Ha 60 anni e tre film in uscita.


E ora, un paio di curiosità. Il film ha dato vita, nel 1979, ad una breve serie tv chiamata Delta House, che contava tra gli attori alcuni membri del cast originale come Bruce McGill e Stephen Furst nonché una signorina che avrebbe fatto molto parlare di sé negli anni, una certa Michelle Pfeiffer. Invece, nel 1983, il regista John Landis ha diretto uno dei tre episodi di cui è composto il film Ai confini della realtà, e ci ha buttato dentro un bel riferimento alla sua “creatura”: ad un certo punto dell’episodio, infatti, si sentono alcuni soldati che discutono su come far fuori Niedermeyer del quale si dice, alla fine di Animal House, finirà ucciso dai suoi stessi soldati in Vietnam. La cosa che mi sconvolge è che Animal House avrebbe potuto essere anche più cult: Bill Murray e Dan Aykroyd dovevano infatti interpretare rispettivamente Boone e D – Day, ma entrambi hanno rinunciato per impegni precedenti. Maledizione!!! Ovviamente,se vi è piaciuto il genere, non potete mancare di vedere un altro cult dell’epoca, meno goliardico e più “porcello”, importato direttamente dal Canada e passato almeno trecentomila volta su Italia Uno: Porky’s! In questo, vi lascio con la mia scena preferita di Animal House... ENJOY!!



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