Qualche sera fa sono andata a vedere X – Men – L’inizio (X – Men: First Class), diretto da Matthew Vaughn. Come sempre, sono partita molto più che prevenuta, visto che sono una fan accanita del gruppo di mutanti Marvel, ma per fortuna anche questa volta sono uscita dalla sala soddisfatta.
Trama: il film racconta la nascita del primo gruppo di X – Men, negli anni della guerra fredda tra USA e Russia. Vediamo così un giovane Charles Xavier che, assieme alla “sorella adottiva” Raven, si allea ad un altrettanto giovane Erik Lehnsherr per impedire all’ex nazista Sebastian Shaw di far scoppiare la terza guerra mondiale.
A parer mio questo X – Men: l’inizio è un film in grado di soddisfare sia i fan del fumetto sia gli spettatori che non hanno assolutamente idea di chi siano i mutanti della Marvel. A prescindere dal conoscere o meno il background dei personaggi (su cui tornerò, perché sono pignola…) infatti gli sceneggiatori hanno imbastito una storia molto bella nella sua semplicità, senza mettere troppa carne al fuoco e concentrandosi su quello che, alla fine, è il fulcro dell’intera saga degli X – Men: la costante battaglia tra “normalità” e diversità. Fondamentale, a questo proposito, ambientare il film in un’epoca durante la quale i mutanti erano ancora pochi, sparuti e quasi inconsapevoli di essere portatori del gene X. Altrettanto fondamentale mostrare, prima ancora della rivalità, la profonda amicizia che legava i due protagonisti (e futuri acerrimi nemici) Charles Xavier ed Erik Lehnsherr. Il primo è ricco, bello e intelligente, nato e cresciuto in un mondo praticamente “ideale”, fermamente convinto della possibilità di integrare i mutanti nella società; il secondo invece è irrimediabilmente segnato dall’olocausto, dalla consapevolezza della crudeltà portata dal terrore del “diverso”, fermamente convinto che una razza minacciata dalla mera presenza di un’altra si impegnerà con tutti i mezzi per eliminarla dalla faccia della terra. Il film non offre una soluzione facile a questa contrapposizione, anzi. Sembrerebbe quasi, sul finale, che sia Erik ad avere ragione, e che la battaglia di Charles per l’integrazione sia una causa persa, sebbene i suoi metodi siano moralmente più giusti di quelli di Erik: ma come si fa a non uccidere chi vuole ucciderci per primo, che ci vorrebbe morti solo perché diversi? E come facciamo a dire che ripagare gente come Shaw con la stessa, sanguinosa moneta, non ci rende uguali, se non peggiori, a loro? Un eterno dilemma al quale, in cinquant’anni e passa di storie, non è ancora stata data una risposta univoca.
In mezzo ai due contendenti, poi, ci sono gli altri mutanti. Ben lontani dall’essere granitici cattivoni tout court come Shaw e la sua cricca, o esperti conoscitori dei propri poteri come Charles Xavier, questi ragazzini, questa prima generazione di X – Men, sono pieni di dubbi, insicurezze e paure. I personaggi più riusciti in tal senso sono quelli di Raven e di Hank McCoy, entrambi portatori di mutazioni che li rendono palesemente diversi e mostruosi, quindi ideale fulcro della contrapposizione tra i loro due “mentori”. E laddove la prima ha la possibilità di sembrare normale proprio grazie ai suoi poteri di mutaforma, di plasmarsi quasi in base ai desideri degli altri, il secondo cerca di sfruttare il suo cervello per eliminare quell’aspetto della sua mutazione che lo rende mostruoso e per questo unico, peggiorando così la situazione. Paradossalmente, la decisione di accettarsi per come si è (almeno in X – Men: l’inizio) va di pari passo con l’altrui sopraffazione, mentre sono proprio quelli che odiano sé stessi a ricercare l’accettazione degli altri, con tutto quel che ne consegue.
Terminati qui gli sproloqui sul significato del film, passiamo all’aspetto prettamente cinematografico e a quello “nerd”. Visivamente parlando, X – Men: l’inizio è forse il più bello dei cinque film sui mutanti Marvel. Imponente la scena finale con la miriade di missili che cercano di colpire Magneto, mozzafiato le evoluzioni del Blackbird, soprattutto quando viene insidiato dai tornado di Riptide, molto bello anche l’effetto del volo di Banshee, con tanto di sonar. Credo però che rappresentare degnamente i poteri mutanti sia un ostacolo che, per quanto gli effetti speciali progrediscano nel tempo, nessuno riuscirà mai a superare del tutto: qui troviamo la solita particolare trasformazione di Mystica, perfetta nella CG ma inguardabile, come sempre, per quanto riguarda il make-up (quel colore blu con quella parrucchetta rossa la fa sembrare un orrendo pupazzo, anche peggio che nei primi tre X-Men), make – up che, per quanto riguarda la Bestia, farebbe venire voglia di cavarsi gli occhi per l’orrore (se Mystica è un pupazzo di gomma, Bestia è un peluche di quelli che ti vendono i cinesi al mercato: improponibile). Voto 10 invece alla trasformazione in diamante di Emma Frost, alle scariche al plasma di Havoc e al teletrasporto del rosso Azazel. Ma ovviamente non sono gli effetti speciali e il make – up a rendere X – Men: l’inizio superiore agli altri film della saga (Wolverine a parte, quello non si tocca!), quanto piuttosto la sottile vena ironico – trash che percorre l’intera pellicola. Vedere un inedito Charles Xavier “beccione”, che tenta di intortarsi le fanciulle parlando di cromosomi e mutazioni, o mentre chiede che non gli vengano toccati i capelli (sia mai che resti calvo!!), mentre ricerca giovani mutanti in equivoci locali di strip – tease assieme a Erik, mentre assieme allo stesso Erik si fa mandare letteralmente a fanculo da Wolverine nella scena più bella del film è esilarante tanto quanto le mise à la Austin Powers della gang di Sebastian Shaw e la faccia che fa quest’ultimo quando Xavier lo blocca telepaticamente (non si capisce se Kevin Bacon stia per vomitare o che…). Avendo nominato l’uomo Footloose, parliamo anche degli attori: Fassbender nei panni di Magneto è semplicemente perfetto, fiero, commovente ed emozionante, si mangia senza troppi problemi il moscetto James McAvoy che nei panni di Xavier qualche risata, appunto, la strappa, ma nulla più. Kevin Bacon nel ruolo di Sebastian Shaw mette i brividi, convincentissimo e bravo sia come nazista che come “villain” marvelliano. Per quanto riguarda i giovani attori non sono male… ma qui si sfocia nel terreno del nerd, indi per cui apriamo un altro paragrafo poi la finisco qui, giurin giuretta.
I giovani attori, dicevo. Per me che adoro gli X - Men e tutto il loro mondo più importanti ancora dei poteri sono le personalità. E, lo ammetto, mi sarebbe piaciuta un po’ più di fedeltà alla continuity dei fumetti o, perlomeno, dei film precedenti. Siccome però questo X – Men: l’inizio, come da titolo è, appunto, un prequel per futuri film che si discosteranno dai primi tre e da Wolverine, ecco che gli sceneggiatori hanno dato un bel colpo di spugna e hanno ricominciato da capo, senza preoccuparsi troppo di approfondire personaggi messi lì più che altro per la spettacolarità dei poteri, con il risultato che i poveri attori risultano alla fine dei pupazzetti lontani anni luce dai mutanti “veri”, inevitabilmente deludenti. E se il povero Armando “Darwin” Muñoz è quello che si becca il trattamento peggiore pur essendo virtualmente immortale (d’altronde il personaggio attualmente milita in X – Factor, e a parte gli aficionados chi è che conosce anche solo lontanamente questa interessantissima formazione?), gli altri non se la cavano meglio. A parte i tre protagonisti principali, infatti, sono solo Bestia, Mystica e Banshee (stupenda la scena in cui, da bravo cattolico irlandese, si fa il segno della croce prima di provare a volare) a venire dotati di una qualche personalità un po’ più approfondita e a non distaccarsi troppo dai personaggi Marvel “storici” (anche se un legame tra Raven e Hank o Charles non è mai esistito!). Di Havoc viene mantenuta la difficoltà iniziale nel controllo dei poteri e persino la tutina contenitiva con tanto di cerchi concentrici sul petto, ma mi sorge spontanea una domanda: perché diamine era in galera e non in un orfanotrofio con il fratellino Ciclope? Mah. Per quanto riguarda Angel Salvadore, le sarebbe piaciuto a ‘sta buzzicona fare la fighetta spogliarellista nei fumetti, e anche sputare fuoco invece di muco corrosivo; peccato che la mutante in questione sia stata abbellita per il pubblico maschile e trasformata in una graziosa e sexy follettina, quando in realtà era un’orrenda e cicciona ragazza - mosca creata nel periodo in cui era quel pazzo di Grant Morrison a scrivere le storie degli X – Men. E se ad Angel è andata bene, purtroppo deve ancora nascere l’attrice col carisma necessario ad interpretare la meravigliosa Emma Frost: bellissima, glaciale, stronza, imperturbabile e capace di imprevedibili picchi di rara umanità, se continueranno ad usarla come personaggio secondario non ne coglieranno mai l’essenza e ogni sua versione cinematografica sarà sempre una ciofeca. Mi perplime anche l’idea di affiancare a Shaw, con tutti i villain che c’erano, proprio due personaggi come Azazel e Riptide: il primo, nei comics è una sorta di demone infernale, padre di Nightcrawler (devo quindi dedurre che nei seguiti lo vedremo accoppiato a Mystica?!?) comparso giusto per qualche numero; il secondo in realtà non crea dei veri e propri uragani, come nel film, ma è semplicemente in grado di roteare molto velocemente e di produrre secrezioni ossee che usa come proiettili da lanciare contro i nemici. Siccome il personaggio è uno dei mille e pluriclonati Marauders di Sinistro, singolarmente non è mai servito molto all’economia delle storie. Last but not least, Moira McTaggert, qui una banalissima agente americana della CIA, in realtà una genetista assai superiore allo stesso Charles Xavier e, per qualche tempo, anche fidanzata di Banshee. Uno splendido, umanissimo e testardo personaggio, purtroppo fatto morire ormai parecchio tempo fa, il cui spirito indomito non viene affatto rappresentato nel film.
In definitiva, non so cosa avrete capito di questo lungo e nerdissimo sproloquio, quindi gira che ti rigira la cosa importante della recensione ve la metto in neretto: come ho detto all’inizio, nonostante ovvie imperfezioni e “mancanze”, X – Men: l’inizio è comunque un bel film, ben girato e in gran parte ottimamente interpretato, in grado di mescolare azione e riflessione, consigliato ai fan e anche a chi non conosce i mutanti Marvel. Insomma, guardatelo, damn it!
Del regista Matthew Vaughn ho già parlato in questo post; la pellicola avrebbe dovuto essere diretta da Brian Synger, già responsabile di X – Men e X2, che per colpa di impegni pregressi è rimasto solo come produttore. Passando agli attori, James McAvoy (Charles Xavier) lo trovate qua, il bellissimo Michael Fassbender (Erik “Magneto” Lehnsherr) lo trovate qui e infine del buon Kevin Bacon (Sebastian Shaw) ho parlato qua. Tra le guest star segnalo Ray Wise nei panni del segretario di stato e l’apparizione a sorpresa di Hugh Jackman nei panni di Wolverine, ovviamente!
Oliver Platt interpreta l’agente della CIA che per primo accoglie Xavier. Canadese, lo ricordo per film come Una donna in carriera, Linea mortale, Beethoven, Proposta indecente, il tamarrissimo I tre moschettieri della Disney, Il Dottor Dolittle e il commovente L’uomo bicentenario, inoltre ha partecipato alle serie Miami Vice e Nip/Tuck. Anche produttore, ha 51 anni e due film in uscita.
Rose Byrne interpreta Moira McTaggert. Australiana, ha partecipato a film come Star Wars: Episodio II - l’attacco dei cloni, Troy, Maria Antonietta e 28 settimane dopo. Ha 32 anni.
Jason Flemyng interpreta Azazel. Inglese, lo ricordo per film come Mowgli – Il libro della giungla, Rob Roy, Deep Rising – Presenze dal profondo, Lock & Stock, Snatch, La vera storia di Jack lo squartatore, La leggenda degli uomini straordinari, Stardust, Mirrors – Riflessi di paura, Il curioso caso di Benjamin Button e Kick – Ass. Ha 45 anni e un film in uscita.
Tra gli altri attori presenti nel film segnalo Zoe Kravitz (figlia di Lisa Bonet e Lenny Kravitz) nei panni di Angel Salvadore e Rebecca Romijin, già presente nei primi tre film dedicati agli X – Men, nei panni della Mystica più “vecchia” che si vede per qualche istante nel letto di Erik. Sempre a proposito di Mystica, per il ruolo era in lizza anche Amber Heard, la protagonista di The Ward di John Carpenter, mentre per quanto riguarda Sebastian Shaw, l’indecisione era tra Colin Firth e Kevin Bacon, ma ha vinto il secondo in quanto, pare, più minaccioso. Se vi è piaciuto X – Men: First Class preparatevi al seguito, previsto nel 2014, e nel frattempo guardatevi gli altri quattro film dedicati al gruppo mutante. E ora vi lascio con il trailer originale del film... ENJOY!!!
Finalmente me lo sono visto e me lo sono goduto : P
RispondiEliminaA parte qualche perplessità iniziale, il film poi ti prende ed è impossibile non farsi coinvolgere da quel che accade.
Condivido la critica fatta, anche se non ho le conoscenze necessarie per individuare tutti i cambi messi in atto nella trasposizione cinematografica... ad esempio, quale dovrebbe essere la serie di comics da considerare 'regolare'? Quella a cui poi vengono paragonate tutte le varie devianze fumettistiche di disegnatori fantasiosi che sono in commercio, per intendersi XD
E poi perché si è voluto fare tabula rasa rispetto ai 3 film già usciti?
Nessuna idea per ripartire da lì, voglia di sperimentare in altri ambiti? I primi 3 film sono considerati delle ciofeche? Mah.
La serie di comics "regolare" è quella, per intenderci, che in Italia viene pubblicata negli albi X-Men e in parte su X-Men Deluxe, con puntate in Wolverine e mille altri speciali. Di solito le "devianze" vengono regolarmente segnalate con titoli diversi, come per l'universo Ultimate, appunto!
RispondiEliminaQuanto alla decisione di far ripartire tutto da zero, non so se hai notato ma nei prossimi mesi uscirà anche il "reboot" di Amazing Spider - Man, quindi i primi tre verranno accantonati per fare spazio a quelli di nuova generazione. A me pare che la Marvel stia mirando a creare un universo cinematografico alternativo a quello dei fumetti, con film tutti collegati tra loro e pregni di rimandi l'uno all'altro... non mi stupirebbe se in futuro si facessero film tipo X-Men vs Vendicatori, o Wolverine vs Spiderman!
Ecco spiegata la "piazza pulita", ma potrei sbagliarmi.