In aereo, durante il ritorno a casa, sono riuscita ad imbarcarmi nella titanica impresa di affrontare per quella che penso sia la ventesima volta uno dei film più belli che abbia mai visto, ovvero C’era una volta in America (Once Upon a Time in America), diretto nel 1984 da Sergio Leone e tratto dal libro The Hoods di Harry Grey.
Trama: ormai vecchio, l’ex gangster Noodles torna nei luoghi dell’infanzia e della giovinezza dopo essere stato convocato dalla misteriosa lettera di un facoltoso uomo politico che gli chiede di sbrigare un ultimo lavoro per lui…
Come si fa a recensire un capolavoro sul quale eminenti critici e saputi competenti cinefili hanno ormai detto di tutto e di più? Semplice, come al solito mi sottrarrò all’ingrato compito e mi limiterò ad elencare qui mille motivi per cui C’era una volta in America è diventato, subito dopo la prima visione, uno di quei film che non mi stancherei mai di vedere nonostante la lunghezza e la complessità (la versione vista in aereo era quella nuova presentata l’anno scorso a Cannes, quasi 4 ore, ma per me già quella “classica” rappresenta l’assoluta perfezione). Chissà che, così, non venga voglia a chi legge il post di recuperare, se non l’avesse mai vista, una di quelle pellicole che mi rende assolutamente orgogliosa di essere italiana.
Il mio amore per C’era una volta in America nasce innanzitutto dal suo raccontare una storia di gangster, genere che ovviamente adoro, e dal fatto che buona parte dell’azione si concentri sull’infanzia scellerata dei protagonisti, altro escamotage narrativo tra i miei preferiti. Sergio Leone riesce abilmente ad equilibrare le due anime del film, la violenza spesso triviale di questi criminali che parrebbero mafiosi italiani ma sono in realtà figli del quartiere ebraico e la poesia del loro difficile passaggio da ragazzini ad adulti, confezionando delle sequenze che mi emozionano ad ogni visione. La mia preferita in assoluto è quella in cui il giovane Patsy non resiste al desiderio di mangiarsi il dolcetto zeppo di panna che avrebbe dovuto dare alla prostituta in erba Peggy come pagamento per l’eventuale prestazione: in questa scena si può percepire palpabile tutta l’inadeguatezza di questi mocciosetti che giocano a fare i grandi, la loro innocenza repressa a forza per poter sembrare più adulti ed affrontare da sbruffoni una realtà pericolosissima e spesso ingrata. Noodles, Max, Patsy, Cockey, Deborah, sono tutti nomi che arriviamo a sentire familiari verso la fine del film, perché sono diventati quelli di amici che ci sembra di conoscere da sempre, che abbiamo visto crescere, sbagliare, lottare e soffrire, ognuno impegnato a seguire le proprie aspirazioni, discutibili o meno. Delle persone, rese vive dall'incredibile bravura di tutti gli interpreti coinvolti, per cui il tempo è passato, per alcuni più che per altri. E qui arriviamo a parlare del personaggio protagonista dell'intera vicenda, il povero Noodles.
Se per Deborah e Max ho sempre provato un odio incredibile, incapace di accettare la loro perfidia e il loro egoismo (sebbene il modo in cui la ragazza legge a Noodles la sua versione del Cantico dei Cantici sia a dir poco geniale), verso Noodles ho sempre nutrito sentimenti contrastanti. Il primo aggettivo che mi viene in mente per definire il personaggio di De Niro è "perdente", ma lo dico con un senso di pietà, non di disgusto. Noodles è quello che, diciamocelo pure, se la prende sempre nel pertugio perché totalmente inadatto alla vita di gangster. E' il romantico del gruppo (e dico romantico in senso lato, ché le scene dei due stupri non le dimentico, ma diciamo che il primo è praticamente indotto e il secondo causato dalla disperazione per l'ennesimo rifiuto...), quello che darebbe la vita per i suoi compari, quello per cui il gruppo è innanzitutto una famiglia e solo dopo un mezzo per ottenere soldi, quello che mollerebbe tutto se solo Deborah rinunciasse alla sua carriera di attrice per lui, quello che si fa sempre fregare dal geloso e megalomane Max, fin dal loro primo incontro, e che nonostante tutto continua ad amarlo come un fratello. E' il personaggio che prima ha perso l'innocenza della gioventù nel modo peggiore, finendo in prigione dopo aver giustamente vendicato il piccolino della banda, e poi si è visto rubare amici, soldi, giovinezza, amore e vita da una mano ignota. "Noodles, che cosa hai fatto in tutti questi anni? - Sono andato a letto presto". Cosa c'è di più triste e definitivo di questa battuta, che mi provoca sempre, inevitabilmente, una malinconia incredibile? Dopo la morte degli amati Max, Patsy e Cockeye, uccisi dalla polizia per una sua soffiata (fatta a fin di bene, ma purtroppo è il risultato che conta), Noodles scopre che qualcuno lo ha incastrato e gli ha rubato i soldi messi da parte in tutti gli anni di attività, di conseguenza è costretto a fuggire per salvarsi la vita, ma quale vita rimane quando alla perdita di identità si aggiungono il senso di colpa, il dubbio e la solitudine? A cosa serve il tempo, quando l'esistenza si è fermata trent'anni prima? E la tristezza, il senso di pietà verso il personaggio aumentano più ci si avvicina verso il finale, crudele e devastante... ma anche ambiguo, perché come ci insegnano i libri di cinema tutta la vicenda potrebbe essere solo un'allucinazione di Noodles, che all'inizio del film troviamo sconvolto e strafatto all'interno di una fumeria d'oppio.
Arrivati a questo punto, vogliamo anche parlare (brevemente perché, lo ripeto, non oso!!) della regia, del montaggio e della colonna sonora? Leone è un genio, non offre soluzioni facili né un'interpretazione lineare dell'intera vicenda. Prende il tempo e lo dilata all'infinito, giocandoci come se non esistessero limiti di durata, ci rintrona per i primi minuti con un trillo del telefono che suona come una condanna a morte, ci costringe a infilare le unghie nella poltrona per la tensione mentre De Niro lentamente gira il caffé col cucchiaino, ci porta a spalancare gli occhi per lo stupore fondendo passato e presente nella magistrale sequenza della stazione (accompagnata da Yesterday dei Beatles!!), ci fa entrare a forza nei sogni romantici di un ragazzino che vede la sua amata ballare e denudarsi come una Dea, ci sconvolge alternando tutta questa poesia alla crudezza inusitata del pestaggio iniziale, dello stupro in macchina, della rozza parlata di Burt Young e degli uomini riconosciuti dai loro membri. In tutto questo, Ennio Morricone ci sguazza e crea una delle colonne sonore più belle di tutti i tempi, uno score diventato, nel tempo, così famoso che credo ogni italiano conosca "a orecchio" la melodia fischiettata continuamente dal piccolo Dominic. Personalmente, non riesco a non tirare fuori il fazzoletto e a non commuovermi ascoltando Poverty o la Canzone di Deborah, ma direi proprio che tutta la musica che accompagna le immagini del film meriti la definizione di capolavoro indimenticabile. E con questo, siccome mi è tornata una voglia pazza di mettere su il CD e chiudere gli occhi senza pensare a nulla, chiudo... sperando che invece a voi sia venuta voglia di vedere o recuperare questo trionfo.
Di Robert De Niro (David “Noodles” Aaronson), James Woods (Maximilian “Max” Berkovitcz), Burt Young (Joe), Treat Williams (James Conway O’Donnell), Danny Aiello (Il capo della polizia), William Forsythe (Philip “Cockeye” Stein) e Jennifer Connelly (Deborah da ragazzina) ho già parlato ai rispettivi link.
Sergio Leone è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Originario di Roma, ha diretto film come Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più, Il buono, il brutto, il cattivo e C’era una volta il west. Anche attore e produttore, è morto per un attacco cardiaco nel 1989, all’età di 60 anni.
Elizabeth McGovern interpreta Deborah. Americana, ha partecipato a film come Ragtime, Johnny il bello e Kick-Ass. Anche sceneggiatrice, ha 52 anni.
Joe Pesci (vero nome Joseph Frank Pesci) interpreta Frankie Manoldi. Parlando di Joe sconfiniamo nel mito, perché si tratta di uno dei miei attori preferiti, uno che non mi stancherei mai di vedere e rivedere, che mi ha regalato perle soprattutto in ambito scorse siano, con le sue magistrali interpretazioni in Quei bravi ragazzi (non a caso ha vinto l’Oscar come miglior attore non protagonista) e Casinò. Lo ricordo inoltre per film come Toro scatenato, Arma letale 2, Mamma ho perso l’aereo, JFK – Un caso ancora aperto, Mio cugino Vincenzo, Arma letale 3, Mamma ho riperso l’aereo, Bronx e Arma letale 4. Americano, ha 70 anni.
Tuesday Weld (vero nome Susan Ker Weld) interpreta Carol. Americana, ha partecipato a film come In cerca di mr.Goodbar (nomination all’Oscar come miglior attrice non protagonista), Un giorno di ordinaria follia e Due mariti per un matrimonio. Ha 70 anni.
Mario Brega interpreta Mandy. Originario di Roma, ha partecipato a film come Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più, Il buono, il brutto, il cattivo, Anche gli angeli mangiano fagioli, Un sacco bello, Bianco, rosso e Verdone, Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio e Vacanze di Natale. Anche produttore, è morto nel 1994 all'età di 71 anni.
Brian Bloom interpreta il giovane Patsy. Tra i ragazzini che interpretavano i giovani protagonisti è l'unico ad "avercela fatta". Assai impegnato come doppiatore, ha partecipato anche ai film The Stuff - Il gelato che uccide, A-Team e alle serie 21 Jump Street, Melrose Place, La tata, CSI: Scena del crimine, CSI: Miami, CSI: NY, Cold Case, Senza traccia e Dollhouse. Anche sceneggiatore, ha 43 anni e un film in uscita.
James Russo intepreta Bugsy. Americano, ha partecipato a film come Beverly Hills Cop - Un piedipiatti a Beverly Hills, Trauma, Occhi di serpente, Donnie Brasco, La nona porta, Django Unchained e alle serie Miami Vice, CSI: Scena del crimine, CSI: Miami e Numb3rs. Anche sceneggiatore, ha 60 anni e sei film in uscita.
Pare che alla fine delle riprese il film durasse quasi 10 ore. Sergio
Leone e Nino Baragli erano riusciti a tagliarlo fino a raggiungere le 6
ore, con l’idea di distribuire C’era una volta in America in due parti,
ma davanti all’opposizione dei distributori sono stati costretti ad
effettuare ulteriori tagli fino ad arrivare alla durata attuale (che
peraltro varia in base alle versioni). Nonostante tutto, in America la
pellicola era però stata distribuita originariamente con altri 90 minuti
di tagli e rimontata in ordine cronologico, una roba indecente che per
fortuna risulta ora introvabile e che, come si può ben immaginare, aveva
ricevuto critiche negativissime, mentre nel 2012 al Festival di Cannes è
stata presentata invece la versione restaurata di 256 minuti, che poi è
quella che ho visto in aereo, con una buona mezz’ora di interessante
girato reinserito dove avrebbe voluto il regista. Passiamo ora a
parlare degli attori. Il povero Joe Pesci voleva il ruolo di Max, ma
Leone non lo riteneva adatto; per rispetto dell’amicizia che legava il
buon Joe a De Niro, però, il regista gli ha concesso di scegliersi
liberamente un altro personaggio da interpretare e la scelta è caduta su
Frankie, la cui parte doveva essere ben più consistente di quanto
effettivamente è poi risultato nel film. A parte questo, comunque, Pesci
è stato della partita, ma vediamo chi non ce l’ha fatta, per un motivo o
per l’altro: nel 1975 Leone aveva dichiarato che del cast avrebbero
fatto parte Gerard Dépardieu (Noodles), Richard Dreyfuss (Max), James
Cagney e Jean Gabin (rispettivamente i due personaggi da vecchi), ma
alla fine il progetto è stato completamente stravolto e già nel 1980 si
facevano ben altri nomi, tra i quali quelli di Paul Newman come vecchio
Noodles, Dustin Hoffman, John Malkovich, Harvey Keitel o Jon Voight come
Max, Liza Minelli come Deborah e Claudia Cardinale come Carol. Brooke
Shields, Jodie Foster e Daryl Hannah hanno invece direttamente rifiutato
la proposta di partecipare al film col ruolo della giovane Deborah, a
cui la Hannah per esempio ha preferito quello di Madison in Splash! Una
sirena a Manhattan. Gran rifiuto anche da parte di Al Pacino e Jack Nicholson, ai quali era stato offerto il ruolo di Noodles, e da parte di
Clint Eastwood per quello di O’Donnell, mentre il povero John Belushi, a
cui era stata proposta la parte di Max, è morto prima che cominciassero
le audizioni (e giuro che avrei voluto vederlo, sarebbe stata la sua
consacrazione da attore serio!!). E dopo questa marea di informazioni,
ecco le pellicole che vi consiglio di guardare se avete amato C’era una
volta in America: Bronx, La 25sima ora, Mean Streets, Gangs of New York,
Quei bravi ragazzi e la trilogia de Il padrino. Come vedete, avrete di
che sbizzarrirvi, quindi… ENJOY!!
Ricordo la prima volta che lo vidi: mi fece cagare e mi dissi che erano stati soldi spesi male. Ci provai una seconda volta: mi cominciò a piaciucchiare. L'ho visto un anno fa per la terza volta e mi è piaciuto un sacco. E' un film difficile che, secondo me, va visto più volte per poter essere apprezzato perché la prima volta vieni sommerso da troppa troppa roba senza preavviso e incazzato ti limiti a considerarlo una stronzata, solo con un po' di pazienza capisci che quello che stai guardando è uno dei film gangster, ma non solo, più belli del mondo.
RispondiEliminaManco un Oscar. Che scandalo!
Effettivamente, ad ogni visione diventa più bello perché ci si può gustare il film in sé senza essere costretti a lambiccarsi con la storia, parecchio complessa. Ma l'importante è che poi piaccia ^__*
EliminaE concordo sullo scandalo!!!
Qui, io mi innamorai del cinema. Non aggiungo altro...<3
RispondiEliminaIo mi ero già innamorata ma C'era una volta in America ha cementato il sentimento!
Eliminafilm più grande della vita e del cinema,come sempre gli americani con il loro rimontaggio dimostrano che la mia teoria,( "popolo di ciula boss come na gandula) è verissima
RispondiEliminaMio Dio, che aberrazione e che abominio rivedere questo capolavoro rimontato!
EliminaSposo in pieno la tua teoria!
Vabbè, di che stiamo parlando? Capolavoro assoluto.
RispondiEliminaVero e proprio per questo ogni tanto fa bene parlarne ^__*
Elimina... dico solo che vorrei tanto rivederlo al cinema (qualche mese fa l'hanno fatto in alcune sale, ma non sono riuscito ad andarci), dove deve essere una cosa celestiale.
RispondiEliminaEh sì, io ho visto proprio quella versione! Peccato che sullo schermetto di un aereo non sia stata proprio la stessa cosa...
EliminaVito molti anni fa e non mi è piaciuto, ho sempre fatto molta fatica s eguire i film che saltano da un'età all'altra dei protagonista senza una normale conseguenza temporale.Ricordo bene solo la scena in cui l'autista di De Niro rifiuta i soldi in piùper mantenere il silenzio sullo stupro di Deborah. Ma non era in questo film che c'era una scena in cui per fare dispetto ad un poliziotto antipatico in un ospedale scmbiavano tutti i neonati?
RispondiEliminaEsatto, è proprio questo il film. Più che per dispetto, però, lo facevano proprio per ricattarlo anche se poi uno della banda (mi pare Cockeye) dice di essersi dimenticato quale fosse il bimbo giusto da "restituire".
EliminaComunque la prima volta aveva spaesato anche me (sebbene lo avessi adorato), va rivisto qualche volta in più per ricostruire la storia nella sua interezza e capirla meglio.
L'ho recuperato colpevolmente in ritardo solo pochi anni fa. Che dire, un capolavoro!
RispondiEliminaL'importante è recuperarlo, sapessi quanti capisaldi mancano a me! XD
EliminaCapolavoro assoluto lo metto dietro solo al padrino e vero per apprezzarlo devi vederlo piu volte ma ne vale la pena
RispondiEliminaTra l'altro è uno di quei film che, nonostante la lunghezza, non stanca mai e poi mai.
EliminaPiù lo vedi e più lo apprezzi
RispondiEliminaE non te ne stufi mai!
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