Spinta dall'amore per La mafia uccide solo d'estate, sabato sono tornata al cinema per vedere In guerra per amore, il secondo film diretto e co-sceneggiato da Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif.
Trama: Arturo Giammarresi, cameriere siciliano immigrato in America, è costretto a tornare nella sua terra natale per chiedere al padre di Flora (la ragazza di cui è innamorato, ricambiato, ma che sta per sposare il figlio del braccio destro di Lucky Luciano) il permesso di sposarla. In Sicilia però c'è la guerra e Arturo diventa così soldato per amore...
Galvanizzata, come ho detto sopra, da quel gioiellino imperfetto di La mafia uccide solo d'estate, in tutta sincerità mi era un po' scesa la voglia di guardare In guerra per amore dopo averne visto il trailer. Ingannata dal taglio surreale dato alla presentazione del film, troppo legata all'aspetto romantico e a quello "demenziale" della storia, mi aspettavo (come del resto anche una mia amica) una versione ridotta de La vita è bella di Benigni, coi fascisti ridicolizzati, persone che in guerra riuscivano comunque a fare cose assurde, ecc. ecc. Per fortuna, In guerra per amore si è rivelato una sorta di "prequel" de La mafia uccide solo d'estate che, col garbo che ha contraddistinto Pif fin dalla sua opera d'esordio, riesce ad unire in una sola pellicola una storia d'amore (per nulla ammorbante o reiterata), episodi di puro divertimento, sequenze incredibilmente commoventi e, soprattutto, la lucidità di continuare un discorso di tipo critico legato alla realtà delle istituzioni siciliane in particolare ed italiane in generale. Il film, infatti, può definirsi "tratto da una storia vera" in quanto prende ispirazione da un documento reale, mostrato durante i titoli di coda, con il quale un responsabile dell'esercito americano di stanza in Sicilia alla fine della seconda guerra mondiale ha cercato di mettere in guardia il governo del suo paese dai pericoli derivanti da una sconsiderata gestione della realtà amministrativa delle piccole realtà dell'isola, che ha di fatto permesso alla mafia di radicarsi ancora di più; con la Sicilia divenuta all'improvviso un obiettivo di importanza strategica per le forze alleate, gangster come Lucky Luciano sono stati "assunti" come mediatori tra gli americani e il popolo siciliano ma il risultato è stato che gli "amici rimasti al paese" sono riusciti a trarre vantaggio dalla situazione e ad ottenere indulti ed alte cariche, ovviamente avvallati dalle autorità americane. In mezzo a questo triste (ed angosciante) spaccato di realtà Pif inserisce in parallelo la storia di Arturo, soldato innamorato pronto a superare guerre ed oceani per sposare la sua Flora e costretto ad affrontare una situazione ben più difficile ed importante di quella legata al suo sogno d'amore, e di tante altre figure "minori" capaci di rispecchiare comunque al meglio le tragicomiche sfaccettature della guerra.
Ora, non vorrei dire una bestemmia, eppure mentre guardavo In guerra per amore mi è capitato di pensare che Pif sia uno dei pochi autori italiani (lo chiamo autore perché comunque la sua mano c'è sia nella sceneggiatura che dietro la macchina da presa) capace di richiamare le atmosfere tanto care a Ettore Scola, al quale il film è dedicato, Mario Monnicelli e persino Roberto Rossellini; la grazia con la quale Pif è in grado di mescolare i registri, creando una pellicola dalla storia gradevole che non solo diverte e a tratti strappa anche grasse risate ma allo stesso tempo commuove senza essere patetica e fa riflettere senza essere pedante è qualcosa di radicato nel modo che avevano i nostri Maestri di fare Cinema. Anche l'utilizzo del dialetto siciliano, oltre a provocare l'ovvia risata a causa del turpiloquio diffuso o del gap linguistico tra l'italiano degli americani e i modi di esprimersi tipici del luogo, è funzionale alla storia narrata e non rispecchia quella volontà "Vanziniana" di far ridere contrapponendo il fighètto milanese al grebano meridionale. Allo stesso tempo, Pif utilizza attori capaci di recitare e di fare della dizione imperfetta tipica del nostro cinema recente (difetto in cui ricade lui stesso, beninteso) un punto di forza e non una pecca; assieme a Miriam Leone, Stella Egitto e Andrea Di Stefano, titolari dei personaggi se vogliamo più "normali" della pellicola, il film riunisce uno stuolo di caratteristi capaci di far entrare nel cuore dello spettatore, nel bene o nel male, quasi tutti i personaggi secondari della storia. La vecchina che porta la madonnina è sicuramente indimenticabile così come è esilarante il duo comico composto da Saro e Mimmo, eppure il magone causatomi dallo zio del piccolo Sebastiano (figura monodimensionale e volutamente ridicola che nel giro di una sequenza diventa incredibilmente umana) e l'odio puro davanti al discorso finale di Don Calò, reso ancora più definitivo ed angosciante dall'uso esperto della colonna sonora, sono sensazioni che mi porterò dentro per parecchio e che mi spingeranno a voler rivedere ancora In guerra per amore. E chissenefrega dello smaccato omaggio a Forrest Gump sul finale e di alcune ingenuità sparse qui e là; non date retta a testate ridicole come Libero e cercate di recuperare In guerra per amore appena possibile!
Di Pif, regista, co-sceneggiatore e interprete di Arturo Giammarresi, ho già parlato QUI.
Miriam Leone interpreta Flora. Nata a Catania, ha partecipato a film come I soliti idioti: Il film e a serie come Camera Café, Distretto di polizia, 1992 e I Medici. Ha 31 anni.
Andrea Di Stefano interpreta il tenente Philip Chiamparino. Nato a Roma, ha partecipato a film come Il fantasma dell'Opera, Almost Blue e Vita di Pi. Anche sceneggiatore e regista, ha 44 anni.
Vincent Riotta interpreta James Maone. Inglese, ha partecipato a film come Il mandolino del capitano Corelli, Sotto il sole della Toscana, Il cavaliere oscuro, Inferno e a serie come Alias, Monk e Don Matteo. Ha 57 anni e due film in uscita.
Orazio Stracuzzi interpreta zio Alfredo. Nato a Catania, ha partecipato a film come Brancaleone alle crociate, La classe operaia va in paradiso, Il merlo maschio, Il tassinaro, Mia moglie è una bestia, Il postino, Palla di neve, La mafia uccide solo d'estate e a serie come La piovra 4, Il commissario Montalbano e Don Matteo. Ha 69 anni.
Maurizio Marchetti, che interpreta Don Calò, aveva già partecipato a La mafia uccide solo d'estate nei panni del presentatore Jean Pierre. A questo proposito, se In guerra per amore vi fosse piaciuto recuperate l'opera prima di Pif e aggiungete La vita è bella, se ancora non l'avete visto, e magari Mediterraneo. ENJOY!
Siete già in due a parlarmene molto bene,eppure non so,non mi attira tanto...sarà che il cinema italiano parte sempre svantaggiato,con me....manco il suo primo ho visto,faccio fatica a dargli fiducia,a Pif.
RispondiEliminaAnche io ero un po' (tanto) dubbiosa ma dopo questo mi sento di dare a Pif tutta la fiducia del mondo, anche in futuro!!
EliminaStasera, folla permettendo, lo vedrò! E se mi piace recupero anche la mafia.
RispondiEliminaLa mafia uccide solo d'estate recuperalo a prescindere, che è un film diverso nonostante le tematiche simili :)
EliminaMi fa piacere leggere queste parole. Mi fa piacere vedere che Pif continua ad essere sempre di qualità.
RispondiEliminaAl momento direi di sì, almeno per me, nonostante le critiche che ho letto :)
EliminaIl trailer mi stava facendo cascare le braccia, ma se ne parli così bene gli darò una chance :)
RispondiEliminaIl trailer ha fatto cascare le braccia anche a me, è stato proprio fatto per far passare la voglia alla gente. Per fortuna ho un'amica che voleva a tutti i costi andare, quindi... :)
EliminaConcordo in pieno con la tua rece, può essere visto come un prequel del suo folgorante esordio. Film stupendo, anche nelle sue ingenuità, Pif si conferma un bel comico (mi ricorda Jerry Lewis), il film ha personaggi memorabili (il cieco e lo zoppo sono stupendi e struggenti), e il film non è per niente una nuova versione del bruttino La vita è bella, come ho letto da qualche parte.
RispondiEliminaNon lo capisco questo paragone con La vita è bella (che peraltro adoro), non stanno nemmeno sullo stesso fo**uto campo da gioco, come diceva il bardo. Speriamo che le recensioni positive bastino per chiarire l'equivoco e spingere la gente al cinema!!
EliminaCome già sai, sono innamorata anche io. Saro e Mimmo mi hanno regalato un momento dolceamaro che un mi aspettavo ma che mi ha stretto il cuore tantissimo. Mi ritrovo spesso anche io a pensare alle sensazioni del film, una sorpresa incredibile!
RispondiEliminaSì, Saro e Mimmo sono due personaggi carinissimi, la quintessenza dell'umorismo italiano che mi piace, un po' Brancaleonesco. Sarebbero perfetti gli attori in un'eventuale trasposizione di Storie dell'anno mille, ce li vedo bene.
EliminaAppena posso vado! A Pif e al suo modo di vedere il mondo devo più di una cosa, indirettamente...
RispondiEliminaQuell'uomo mi sorprende sempre in positivo... tranne quando va dalla D'Urso, of course!!
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