Trama: dieci anni dopo la diffusione del virus che ha distrutto la popolazione umana, il gruppo di scimmie capitanate da Cesare incontra dei reduci nella foresta, intenzionati a far funzionare una centrale idroelettrica per tornare ad avere elettricità e comunicare col mondo esterno. Mentre Cesare cerca di superare la diffidenza verso gli umani, lo scimpanzé Koba medita lo sterminio...
L'alba del pianeta delle scimmie avrebbe dovuto essere questo, ché di rivoluzione primate non se ne vede nemmeno l'ombra. Purtroppo il termine Alba era già stato usato per Rise of the Planet of the Apes e noi italiani ci siamo dovuti accontentare ma, di fatto, anche il secondo capitolo della saga è una sorta di prequel atto a preparare uno scenario in cui i ruoli di "razza superiore" e "razza inferiore" (che brutti termini, lo so) dovrebbero risultare completamente ribaltati, con gli umani soggiogati dalle scimmie. Dieci anni dopo gli eventi del primo film gli umani sono stati decimati da un virus nato, ironia della sorte, per combattere l'alzheimer mentre le scimmie guidate da Cesare vivono tranquille ai margini della foresta, prosperando e moltiplicandosi senza rompere le scatole ai loro pochi vicini glabri, almeno finché questi ultimi non invadono il territorio dei quadrumani. Qui la trama si apre ad un discorso simile a quello portato avanti nel primo film, che era anche uno degli elementi capaci di renderlo piacevole ai miei occhi: più che raccontare la lotta tra scimmie e umani, anche il secondo capitolo della saga punta ad essere una riflessione sulla tolleranza, sul razzismo, sulla difficoltà (ma anche la necessità) di tornare a fidarsi di qualcuno, sul confine sottile tra desiderio di proteggere la propria gente e l'odio irrazionale verso "l'altro", mai attuale come in questi ultimi anni. Le difficoltà incontrate da Cesare nel convincere i suoi simili e sé stesso a dare una seconda chance agli esseri umani considerati nemici vengono ulteriormente acuite dalla presenza di Koba, scimpanzé vittima di torture e per questo ancora più determinato a proteggere la sua specie ma soprattutto guidato da una sete di vendetta capace di trasformarlo da feroce condottiero a folle dittatore, cieco al dolore di chi dovrebbe essere nelle sue stesse condizioni. Non è difficile riconoscere nella sceneggiatura del film un rimando a totalitarismi nati stravolgendo le migliori intenzioni di chi voleva un mondo migliore, sia per quanto riguarda la fazione delle scimmie che per quanto riguarda quella degli umani, ed è questo ciò che rende interessante il film, in quanto si parteggia a turno sia per l'uno che per l'altro schieramento, composti in egual misura da figure positive ed altre deprecabili.
Per quel che riguarda la storia c'è poco altro da aggiungere, anche perché la trama segue un percorso abbastanza ovvio che forse poteva anche essere completato in meno tempo, per quel che riguarda gli effetti speciali invece Apes Revolution non ha una sola sbavatura. Le scimmie sono bellissime, incredibilmente espressive, al punto che verrebbe voglia di vedere un film dedicato solo a loro, senza inutili umani tra i piedi; lo sguardo triste di Occhi Blu, la presa in giro di Koba nei confronti di bipedi troppo stupidi per andare oltre i loro pregiudizi, un Cesare coerentemente invecchiato fanno scomparire d'incanto l'assurdità di vedere dei primati a cavallo oppure maneggiare armi come fosse la cosa più naturale del mondo e le scene d'azione sono altrettanto belle e galvanizzanti, soprattutto nella battaglia finale. Se Andy Serkis e Toby Kebbel, inguainati nelle tutine necessarie alla stop motion e nascosti quindi dall'effetto speciale, meritano l'applauso a scena aperta, lo stesso non vale purtroppo per gli attori "al naturale", tutti abbastanza anonimi, stereotipati e dimenticabili, a partire dalla superstar Gary Oldman che probabilmente era lì con un occhio all'orologio e uno all'assegno milionario da incassare per dieci minuti di girato. Per dire, sono lontani i momenti di pura commozione regalati da un signor attore come John Lithgow e mi sono ritrovata a sentire la mancanza persino di quella faccia da caSSo di James Franco, cosa che non è da me. Nonostante l'abbia trovato inferiore a L'alba del pianeta delle scimmie, Apes Revolution è però un film che merita comunque la visione e, cosa non da poco, invoglia ad andare a vedere il terzo capitolo, sperando che la storia di Cesare riservi ancora qualche sorpresa e non si riduca ad essere un agglomerato di splendidi effetti speciali scimmieschi senz'anima.
Del regista Matt Reeves ho già parlato QUI. Andy Serkis (Cesare), Jason Clarke (Malcom), Gary Oldman (Dreyfus), Keri Russell (Ellie), Toby Kebbell (Koba), Kodi Smit-McPhee (Alexander) e Judy Greer (Cornelia) li trovate invece ai rispettivi link.
Gli effetti speciali effettivamente sono straordinari, a me è piaciuto tantissimo e non vedo l'ora di vedere il terzo, comunque condivido sia pregi che difetti da te esposti ;)
RispondiEliminaIo forse ho preferito il primo, adesso vediamo il terzo capitolo come si posizionerà in classifica :)
EliminaAvevo visto solo il primo, ma l'avevo trovato carino, devo recuperarlo e guardarmi il terzo.
RispondiEliminaIl secondo è un po' più tirato per le lunghe e meno "umano" ma è carino. Temo un po' il terzo...
EliminaSe questo è inferiore a L'alba del pianeta delle scimmie, che già avevo trovato parecchio scarsino, non mi cimento nemmeno...
RispondiEliminaNo, oserei dire che allora le scimmie non fanno per te :P
EliminaMi sono appassionato a questa saga prequel... Mi dispiacerà quando vedrò l'ultimo capitolo :(
RispondiEliminaNon sai QUANTO ti dispiacerà! XD
Elimina