Ormai sono dieci anni che esiste il Bollalmanacco e mi rendo conto che, nell'elenco dei film "recensiti", mancano alcuni capisaldi fondamentali. Uno di essi è Stand by Me - Ricordo di un'estate (Stand by Me), diretto da Rob Reiner nel 1986 e tratto dal racconto Il corpo di Stephen King, contenuto nella raccolta Stagioni diverse.
Trama: quattro ragazzini decidono di intraprendere un lungo viaggio per andare a vedere il cadavere di un loro coetaneo, scoperto dal fratello di uno di loro. Lungo il cammino, tra uno scherzo e un pericolo, alcuni di loro cresceranno e cominceranno a pensare al futuro...
Essendo sempre stata una ragazzina più attratta dalla fantasia e dall'horror più che da altro genere di storie, il mio rapporto con Stand by Me non si è cementato nel tempo come accaduto ad altri miei amici o conoscenti e il film di Rob Reiner non è mai entrato a far parte del mio novero di film cult. Anzi, non vorrei sbagliare ma credo che questa sia stata la seconda volta in cui sono riuscita a vederlo tutto e purtroppo devo ammettere che non ricordo di avere letto il racconto di Stephen King (dev'essere successo quell'estate in cui tra King, Bret Easton Ellis e libri di scuola assortiti devo aver toccato i due/tre titoli la settimana). Trainata dalla visione di It e in cerca di qualcosa di breve da vedere con Mirco, ora che comincio un po' a conoscere i suoi gusti, sono tornata a riguardare Stand by Me dopo decenni e a farmi catturare dalla malinconica avventura di quattro ragazzini in cerca di un cadavere, accompagnati da una delle colonne sonore più belle ed iconiche di sempre. All'età di 36 anni ho finalmente capito perché da bambina il film non aveva fatto presa su di me; tolta la "patina" di commedia in cui i quattro amici scherzano tra loro e si prendono in giro, le loro disavventure non sono quelle dinamiche di un Marty McFly che cerca di mettere a posto la linea temporale o di una Fairuza Balk intrappolata in una Oz da incubo, bensì il compendio di una giornata "qualunque" che porta tutti i protagonisti, consapevolmente o meno, a un crocevia che una bambina non può arrivare a comprendere. Quella che viene mostrata nel film è l'ultima, memorabile "missione" di un branco di perdenti che di lì a poco avrebbero preso tutti strade diverse per non vedersi mai più e l'intera pellicola è permeata da quest'atmosfera "sospesa", di attesa e timore per il futuro, del desiderio di liberarsi da una cittadina che condanna chi rimane ad una vita da sfigato, delle colpe dei padri che ricadono su figli inconsapevoli, di bulli stupidamente crudeli e più penosi delle loro vittime, di bambini che escono di casa per raccogliere mirtilli e incontrano invece la morte. Insomma, più che un'avventura quella di Gordie e compagnia sembra l'ultimo grido disperato di ragazzini che vorrebbero tenersi stretta la loro infanzia, per quanto orribile, e la loro amicizia, prima che esse vengano spazzate via dai problemi e dalle regole dell'età adulta, quelle stesse "convenzioni" che non permetteranno la coesistenza di un gruppo di caratteri così eterogeneo.
"Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a 12 anni. Cristo, chi li ha?" Questa è la frase che chiunque ricorda dopo aver visto Stand by Me e non a caso è quella che racchiude il senso dell'intera vicenda. Gordie, Chris, Teddy e Vern sono una ben strana accozzaglia di mocciosi, ben distanti dal suscitare l'istantanea simpatia dei Goonies, se vogliamo rimanere in tema Feldman; di loro, solo Gordie è dotato di una caratteristica peculiare, il biglietto che, alla faccia del padre che aveva occhi solo per il figlio maggiore defunto, lo porterà via dalla cittadina in qualità di narratore, di creatore di storie, di persona capace di superare i limiti della realtà. Gli altri, poverelli, sono dei perdenti fatti e finiti. Chris è sì il migliore amico di Gordie ma è fatto di una pasta diversa, probabilmente è il più adulto del gruppo e l'unico in grado di vedere le cose per quello che sono, provandone ovviamente un enorme dolore: tuttavia, il ragazzo che dovrebbe essere il peggiore di tutti a causa di una storia familiare poco felice risulta alla fin fine la mente del quartetto, capace di infondere coraggio in chi merita di perseguire i suoi sogni ma anche abbastanza lucido da capire che Teddy e Vern, per quanto amati, per quanto anch'essi amici, sono condannati ad essere lasciati indietro e a vivere l'esistenza della white trash perché troppo stupidi (o, nel caso di Teddy, probabilmente troppo traumatizzati) per crearsi un destino diverso. Eppure tutto questo non conta perché a dodici anni, ovviamente, non ci si pensa e conta solo lo stare bene, il litigare, il cercare un modo per non soccombere alla follia del mondo "adulto", il crearsi inconsapevolmente ricordi che dureranno una vita e che meritano di essere messi su carta per venire magari tramandati ai propri figli. E' proprio da queste sensazioni che non mi riesce di mettere nel post in maniera comprensibile che nasce, da una storia amarissima di Stephen King (non clemente come Reiner nel decretare il destino finale delle proprie creature), un film dolceamaro che ha accompagnato generazioni di spettatori, in miracoloso equilibrio tra commedia, coming of age e dramma, con in più quel tocco di follia capace di renderlo strano ed indimenticabile: come non ricordare, infatti, la terribile vendetta del ciccione alla gara di mangiatori di torte?
In questo periodo di "ritorno agli anni '80" Stand by Me è diventato uno dei film più saccheggiati da produzioni come Stranger Things e il nuovo It, sia per lo stile dei ragazzini protagonisti sia per gli omaggi ad intere sequenze come quella, al cardiopalma, del treno in arrivo, eppure per chi "c'era", per chi 'sti maledetti anni '80 cantati da Raf li ha vissuti, buona parte del fascino della pellicola risiede anche nella bravura di attori dal destino triste quanto quello dei personaggi che interpretano. Più che il Gordie Lachance di Wil Wheaton, chi rimane inevitabilmente nel cuore è il fragile, umanissimo Chris Chambers interpretato dallo sfortunato River Phoenix, ragazzino accusato ingiustamente e messo davanti alla banalità della cattiveria umana e del pregiudizio dal comportamento scorretto di un'insegnante (sfido chiunque a non piangere con lui durante lo sfogo nel bosco), assieme ad un Corey Feldman particolarmente ispirato e complesso; non è da tutti a quindici anni riuscire a dar vita a un personaggio come quello di Teddy, stupido e tragico al tempo stesso, emblema dell'amico cazzone che sicuramente tutti abbiamo avuto eppure talmente segnato dalla follia del padre da spezzare il cuore a un sasso. Se penso che questi due attori dal fulgido futuro sono uno morto per overdose e l'altro condannato a vedersi la carriera distrutta da droga, pedofilia, depressione e quant'altro, Stand by Me diventa automaticamente non solo il ricordo di un'estate ma anche e soprattutto la metafora di un'epoca mitica, che ora tendiamo inspiegabilmente ad idealizzare, ma che nascondeva dentro di sé marciume ed insidie abilmente celate che non tutti sono riusciti a superare per emergerne più maturi e forti. Col senno di poi (e non con la mentalità di una bambina sognatrice, perfettamente a suo agio nella beata ignoranza di un paesino pacifico) Stand by Me ha così finalmente raggiunto anche per me lo status di cult che tutti gli attribuiscono da anni, perché se è vera la frase "non ho più visto film come quelli che ho visto a 12 anni" è altrettanto vero che certe cose si apprezzano al meglio solo invecchiando. Ulteriore conferma, per inciso, che il mio rapporto d'amore col Re è ben lungi dall'essere già privo di sorprese!
Del regista Rob Reiner ho già parlato QUI. River Phoenix (Chris Chambers), Corey Feldman (Teddy Duchamp), Jerry O'Connell (Vern Tessio), Kiefer Sutherland (Asso Merrill), Bradley Gregg (Caramello Chambers), Marshall Bell (Mr. Lachance), Frances Lee McCain (Mrs. Lachance), Richard Dreyfuss (Lo scrittore) e John Cusack (Denny Lachance) li trovate invece ai rispettivi link.
Wil Wheaton interpreta Gordie Lachance. Americano, lo ricordo per film come Giochi stellari, La fattoria maledetta, Scuola di eroi, Flubber - Un professore tra le nuvole e Sharknado 2, inoltre ha partecipato a serie quali Casa Keaton, I racconti della cripta, Star Trek: The Next Generation, Oltre i limiti, CSI - Scena del crimine, Numb3rs, Criminal Minds e The Big Bang Theory; come doppiatore, ha lavorato nel film Brisby e il segreto di Nimh e per serie come The Slayers, I Griffin, Robot Chicken e Teen Titans Go!. Anche sceneggiatore e produttore, ha 45 anni.
River Phoenix aveva fatto l'audizione per il ruolo di Gordie ma il regista lo ha ritenuto più adatto per quello di Chris; quest'ultimo avrebbe dovuto essere interpretato da Corey Haim (amico fraterno di Corey Feldman, per inciso) ma l'attore ha preferito unirsi al cast di Lucas mentre Adrian Lyne ha lasciato il timone a Rob Reiner perché impegnato nelle riprese di 9 settimane e 1/2. Detto questo, se Stand by Me - Ricordo di un'estate vi fosse piaciuto recuperate I Goonies e It (la versione nuova). ENJOY!
eh un cultissimo, io lo vidi anni fa, sinceramente non ricordo di averlo recensito, dovrei controllare, se manca ne parlerò pure io ^_^
RispondiEliminaIo ho colmato una bella lacuna :) Mi spiaceva che dal blog fosse assente uno dei film più iconici degli anni '80!
Eliminahai fatto bene a recensirlo, ebbene si, anche io devo rimediare la lacuna del blog, perché io il film l'ho visto, forse l'ho metto nella rubrica dei ripescaggi ^_^
EliminaPer me così iconico che la dicitura Eterno Dodicenne viene proprio come riferimeto a Gordie a gli altri protagonisti del film.
RispondiEliminaIncredibile come Reiner sia riuscito a rendere MEGLIO di King la storia. Asciutta, poetica, divertente, malinconica, triste, vera e sincera.
Moz-
Come ho detto, non leggo l'originale da anni. Altro buon proposito 2018 sarà rinfrescarmi un po' la memoria!
EliminaTanto prima o poi remakeizzeranno anche questo film, rendendo uguale al racconto. Come per IT, ah no :p
EliminaMoz-
No, beh, It aveva effettivamente bisogno di una rinfrescata e di un budget più alto, Stand by Me va bene così com'è, non sente il passare del tempo nemmeno per sbaglio :)
EliminaNel 2018 voglio recuperare questo film e analizzarlo bene! Ma secondo te (e secondo voi), questo film é più culto per come è confezionato, per gli attori giovani molto bravi o per il messaggio?
RispondiEliminaNon vale rispondere: "Tutte e tre le cose, o due di esse". :)
Caspita, questa è davvero una domanda difficile e potrebbe essere la chiave che risolverebbe l'annoso quesito sul perché i film anni '80 si sono radicati così tanto nel nostro cuore, al punto da formare una loro cultura a sé.
EliminaPer quanto mi riguarda, a 36 anni vengo toccata dal messaggio di fondo del film, che si trascina dietro una buona dose di nostalgia.
All'epoca ad attirarmi di più era sicuramente la presenza dell'adorato Corey Feldman :)
Solo una parola: meraviglioso.
RispondiEliminaSì, è un film davvero splendido :)
EliminaTra i classici di quel periodo forse è quello che è invecchiato meglio... ha ancora la capacità di parlare a tutti. Meraviglioso.
RispondiEliminaForse perché la storia che racconta è "universale" :)
EliminaRacconto e film sono più di un'icona per me.
RispondiEliminaIl racconto è probabilmente la cosa che preferisco di King più in assoluto ed il prologo iniziale è una delle cose che più ha segnato la mia "carriera" da lettore.
Due perle che meriterebbero di essere lette ed apprezzate generazione dopo generazione.
Sarà così?
Lo sapranno i posteri.
Beh, ha resistito tutti questi anni, credo proprio rimarrà così per sempre.
EliminaInizialmente i miei amici radical chic mi fecero odiare questo film.
RispondiEliminaPoi, messo da parte il pregiudizio, ho scoperto un cult :)
Addirittura? Eppure non ha nulla di radical chic, quindi per fortuna sei riuscito a superare il disgusto :)
EliminaComplimenti per la bellissima recensione. Stand by Me è uno di quei film che solo nel tempo si riescono ad apprezzare.
RispondiEliminaGrazie :)
EliminaSì, è come il buon vino, invecchiando migliora (o invecchiando lo spettatore lo si apprezza meglio!)
In stand by me ritornano alcune tematiche care a King, curioso come Geordie non sia altro che un alter ego di Bill o forse di King stesso.
RispondiEliminaMolti sono i personaggi scrittori (anche con qualche problemino di alcool) introdotti da King nelle sue opere, veri e propri alter ego come dici tu. E sì, a mio avviso Gordie è uno di quelli :)
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