domenica 8 aprile 2018

The Belko Experiment (2016)

Quando ho saputo della combinazione micidiale tra sceneggiatura di James Gunn e regia di Greg McLean non ho potuto fare a meno di recuperare The Belko Experiment, realizzato nel 2016.


Trama: i dipendenti dell'azienda Belko vengono rinchiusi negli uffici della ditta a Bogotà e costretti a partecipare ad un sanguinoso gioco con una sola, semplicissima regola: uccidi o sarai ucciso.



Uno dei thriller-horror recenti (anche se ormai parliamo del 2006!) che non mi stanco mai di riguardare e di cui conservo un ottimo ricordo è Severance - Tagli al personale, gioiellino britannico che vi consiglio di recuperare se ancora non lo aveste fatto. Nonostante le premesse e il modo in cui si dipana la trama siano notevolmente diversi, The Belko Experiment me lo ha ricordato molto, soprattutto durante le sequenze introduttive nelle quali vengono "presentati" i dipendenti della Belko e vengono appena accennate dinamiche relazionali che diventeranno molto importanti col prosieguo del film, con un microcosmo aziendale fatto di persone che si sopportano a malapena ma sono costrette a convivere come minimo otto ore al giorno, di amicizie e relazioni amorose difficili, di alleanze nate in base all'ufficio in cui ci si trova e di naturali coalizioni contro l'autorità costituita, qualunque essa sia. Lavorando io in un'azienda, trovo sempre affascinanti gli horror che sfruttano questo ambiente per mettere ansia e The Belko Experiment, almeno all'inizio, contiene abbondanti wit ed umorismo nero e presenta situazioni a me molto familiari, cosa che me lo ha reso ancora più simpatico, soprattutto quando le naturali divisioni presenti all'interno del personale cominciano a palesarsi nel loro aspetto più sanguinoso. Senza fare troppi spoiler, i dipendenti della Belko, misteriosa azienda americana con sede a Bogotà, un giorno si ritrovano costretti a scegliere alcuni "capri espiatori" da uccidere e sacrificare in base alle istruzioni di una voce sconosciuta appropriatasi dell'interfono, mentre l'edificio che ospita l'azienda viene chiuso ermeticamente. Impiegati, donne delle pulizie, manutentori, superiori e guardie si ritrovano dunque tutti sulla stessa barca, costretti da un terrore innominabile a fare delle scelte morali discutibili ma necessarie, così da riuscire a superare tutte le fasi di un gioco spietato e tenersi stretta la vita; se da una parte c'è gente talmente ferma nelle proprie convinzioni che nemmeno il panico riesce a spingerla a compiere le azioni più turpi, dall'altra c'è chi nega l'evidenza ma anche, ahimé, chi non ha nessuna voglia di soccombere e ci mette pochissimi istanti a trasformarsi in una belva assetata del sangue di chi un tempo era collega e amico e non tutti gli sviluppi psicologici dei personaggi sono facilmente prevedibili, vi avviso.

Ma ciao! <3
Un'idea così malata, fatta di momenti al cardiopalma ma anche vergognosamente esilaranti, non poteva che venire partorita dal Guardiano della Galassia ad honorem James Gunn (che si porta naturalmente dietro un sacco di facce simpatiche, quelle del fratello Sean e di Michael Rooker in primis) ma la ferocia con la quale viene messo in scena il tutto è farina del sacco di un Greg McLean finalmente tornato alle atmosfere di feroce violenza abbandonate col loffio The Darkness. Le riprese esterne, il mondo alieno di Bogotà incarnato dalla calura canicolare, quei profetici bimbi con le maschere da scheletro e l'"amuleto per proteggere dai lupi mannari" profumano di Wolf Creek lontano un chilometro e fanno scivolare giù per la schiena dello spettatore un bel brivido preventivo ma anche le macellate all'interno della Belko hanno il loro perché: teste che esplodono senza preavviso e sfoghi di liberatoria violenza sono solo la punta dell'iceberg di una spirale di delirio fatta di immagini disturbanti e torture psicologiche prima ancora che fisiche, un nero universo di ordinario "male" nel quale impomatati uomini d'affari si liberano di giacca e cravatta per mettere a nudo tutte le loro frustrazioni e diventare dei novelli Mick Taylor. E che uomini in giacca e cravatta!! Siccome ho sempre avuto un debole per John C. McGinley è stata una gioia ritrovarlo, ovviamente, nel ruolo di uno dei dipendenti più psicopatici ma Tony Goldwyn è un'altra bellissima sorpresa per chi, come me, adora i personaggi un po' American Psycho e anche le quote rosa presenti nel film sanno farsi valere e ricordare, dalle più carismatiche alle caratteriste che compaiono per pochi istanti prima di fare una brutta fine. Posso quindi dire con assoluta certezza che l'accoppiata di due ragazzacci come McLean e Gunn ha funzionato alla perfezione e ha sfornato un film davvero gustoso, capace anche di fare riflettere sulle convenzioni sociali che ci impongono di non saltare al collo dei nostri colleghi anche se lo vorremmo proprio tanto. Nell'attesa che arrivi la seconda stagione di Wolf Creek (evviva!) non perdetelo assolutamente!


Del regista Greg McLean ho già parlato QUI. John Gallagher Jr. (Mike Milch), John C. McGinley (Wendell Dukes), Sean Gunn (Marty Espenscheid), David Dastmalchian (Lonny Crane), Gregg Henry (La voce) e Michael Rooker (Bud Melks) li trovate invece ai rispettivi link.

Tony Goldwyn (vero nome Anthony Howard Goldwyn) interpreta Barry Norris. Americano, ha partecipato a film come Venerdì 13: parte VI - Jason vive, Ghost - Fantasma, Poliziotto in blue jeans, Il rapporto Pelican, Gli intrighi del potere - Nixon, Il collezionista, Il sesto giorno, L'ultimo samurai, L'ultima casa a sinistra e a serie quali Hunter, I racconti della cripta e Dexter; come doppiatore, ha lavorato in Tarzan. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 47 anni e un film in uscita.


Un paio di righe per la rubrica "Dove li ho già visti?". Adria Arjona, che interpreta Leandra, era la fidanzata dello sbirro giovane nella seconda stagione di True Detective, il cicciotto James Earl, che interpreta la guardia Evan, era Chamberlain Jackson nella seconda stagione di Scream Queens e infine Abraham Benrubi, alias Chet Valincourt, è l'indimenticabile centralinista Jerry di E.R. - Medici in prima linea. James Gunn, oltre a scrivere il film, avrebbe dovuto dirigerlo ma alla fine ha rinunciato perché, anche a causa del divorzio in corso, non voleva rimanere impegnato mesi sul set di un film così violento e così alla fine la palla è passata a Greg McLean. Detto questo, se The Belko Experiment vi fosse piaciuto recuperate Battle Royale, Severance - Tagli al personale e anche The Experiment. ENJOY!

16 commenti:

  1. Wao, questo è interessantissimo! Anche perché mi sembra di capire che resta pure un po' ludico per quanto socialmente figo (insomma, è serio ma anche divertente)

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, a tratti è molto grottesco e cattura bene l'ambiente lavorativo di una multinazionale tipo.
      Guardalo, ti piacerà!

      Elimina
  2. Bellissimo Belko. L'ho apprezzato da matti quando lo vidi la prima volta. Bell'articolo e (questa è una cosa personalissima) grazie! Grazie perché ho adorato Severance ma - causa testa in folle - non ne ricordavo più il titolo e non riuscivo più a recuperarlo. Ora, di rimbalzo, eccolo lì davanti ai miei occhi. Grazie Grazie Grazie :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Di nulla!
      Sapessi quante volte scappano i titoli dei film dalla mia testa!
      Lieta di essere stata utile :)

      Elimina
  3. Anche a me ha ricordato Severance, ma questo è meglio, più violento seppur più prevedibile ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io tra i due ho preferito Severance, più grottesco e a tratti esilarante ma sono entrambi degli ottimi film!

      Elimina
  4. Si decisamente ricorda Severance, però da uno come Gunn mi aspetto sempre quel "quid" che mi faccia balzare sulla sedia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io l'ho visto come un divertissement per entrambi gli autori ma ce ne fossero di divertissement così!

      Elimina
  5. Un film davvero carino, che dopo il successo di Hunger Games e derivati avrebbe potuto essere ben peggio, invece mi ha coinvolto abbastanza1

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ... aspetta, cosa c'entrano Hunger Games e compagnia con The Belko Experiment?

      Elimina

  6. A me non ha particolarmente entusiasmato.
    Sarà perché l’ho visto in inglese con sottotitoli in inglese ( sottotitolavano anche i singhiozzi ...ridicolo!) e forse non ho afferrato il climax fino in fondo oppure sarà perché al di là della lingua l’ho trovato comunque banalotto!
    Scene e trama prevedibili, caduta di stile che ho trovato anacronistica nella scena dove “la classe dirigenziale “ sceglieva le vittime da sacrificare.
    Mi ha fatto ricordare i nazisti con gli ebrei una scelta di cattivo gusto buttata la con lo scopo di disturbare ...gratuitamente.
    Splatter?
    Ma dove ?
    Per me lo splatter è altro!
    Speriamo che il sequel ( visto il finale aperto) se ci sarà, sia meglio.
    Ciao
    Massimiliano


    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche io l'ho visto tutto in inglese però mi ha divertita anche nella sua "banalità". Forse perché lavoro in un'azienda e se succedesse una cosa simile le modalità di eliminazione sarebbero le stesse?

      Elimina
    2. Perché il punto di domanda?
      Sei ironica vero?
      Perché Se fai parte anche tu di quelli che enfatizzano nella storia raccontata dal film anche se questa rasenta l’assurdo, mi arrendo!

      È solo un mio pensiero.
      Naturalmente.

      Elimina
    3. Mah, sono ironica ma neppure troppo. E' ovvio che la storia di The Belko Experiment è portata all'estremo ma anche dove lavoro io razzismo, sessismo e classismo sono ben presenti e usati come metodo di "selezione".

      Elimina
  7. Lavori in una piantagione di cotone?:)
    Suvvia Erica ...credo continuando a giocare sull’argomento che se ci fosse un qualcosa di simile all’esperimento di Belko in qualsiasi posto di lavoro ,razzismo classismo ecc..andrebbero a puttane.
    Sarebbe solo una lotta pari fra tutti per sopravvivere...seguendo ancora l’imput del film che vuole ne esca vivo uno solo alla fine.

    Poi ripeto il film è banale nel suo sviluppo e prevedibile.
    Non ci ho visto una metafora sociale.
    Ciao



    Inviato da iPhone

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non lo so davvero, in una situazione simile non mi vorrei trovare. Probabilmente all'inizio si favorirebbero gli amici, a prescindere da qualunque cosa, poi sarebbe ognun per sé, senza tanti ragionamenti. Sicuramente si vedrebbe parecchia gente sfogare l'odio nascosto, questo poco ma sicuro.
      Quanto alla metafora sociale, figurati, non ho certo guardato il film per trovarne una XD Questo e Mayhem per me sono abbastanza alla pari, ottime pellicole d'intrattenimento senza troppi messaggi di fondo :)

      Elimina

Se vuoi condividere l'articolo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...