mercoledì 19 giugno 2019

Beautiful Boy (2018)

Erano tre i film che volevo vedere questa settimana e uno era Beautiful Boy, diretto e co-sceneggiato nel 2018 dal regista Felix van Groeningen a partire dalla biografia omonima di David Sheff e dall'autobiografia Tweak di Nic Sheff.


Trama: Nic, ragazzo di belle speranze circondato da familiari che lo adorano, subisce il fascino delle metanfetamine e comincia un travaglio a base di riabilitazioni e ricadute...


Come al solito, tagliamo subito la testa al toro. Non ho letto Beautiful Boy, benché ne esista la versione italiana, men che meno Tweak. Di quest'ultima cosa, sinceramente, mi dolgo. Servirebbe, immagino, il punto di vista di Nic Sheff per capire il motivo per cui un ragazzo che dalla vita ha avuto tutto (e non parlo tutto in senso Elkaniano, ovvero soldi ed ignoranza, quanto ciò che davvero conta, in primis l'amore di una famiglia) decida di ammazzarsi di droghe fino a raggiungere picchi di depravazione a livello Trainspotting, tra eroina e metanfetamine. Non mi basta il dottore interpretato da Timothy Hutton, veicolo di uno spiegone medico sull'azione della droga a livello neurologico, importante solo dal momento in cui la dipendenza di Nic è già a un punto di non ritorno; non mi basta il solito diario "bello e maledetto" in cui si parla di vita in bianco e nero che solo la droga riesce a colorare; non mi basta lo "smetto quando voglio", non quando parte da un ragazzo colto e consapevole. A costo di sembrare leghista ed insensibile, ora come ora davanti ad un film simile mi viene da dire solo che il protagonista è semplicemente uno stronzo di prima categoria, non solo stronzo perché costringe i genitori e la famiglia a subire un'ordalia senza fine ma proprio stronzo perché non ci arriva, perché ha buttato via la sua esistenza senza un motivo plausibile. Odio e fastidio sono dunque le sensazioni predominanti che mi ha trasmesso Beautiful Boy, film waspissimo in cui il protagonista può fare, passatemi il francese, il buliccio col culo degli altri perché papino lavora come giornalista per Rolling Stone o il Times (tra gli altri) e conseguentemente ha i soldi, i mezzi, le conoscenze per star dietro a quell'oloturia di figlio che la natura gli ha appioppato e l'unica cosa sensata che accade nel film è quando papino, bontà sua, dopo due ore di sofferenza, decide di mandare al diavolo il figlio al grido di "Sai cosa? Ammazzati, che mi frega, ormai ci rinuncio". Capisco che il punto sia proprio non capire, anche perché altrimenti non esisterebbe il libro scritto da un padre incapace di accettare che il suo beautiful boy gli sia scivolato via dalle mani diventando una creatura altra, mi rendo anche conto di avere davanti una storia vera, ma francamente non comprendo l'obiettivo di un film simile: per due ore si sottolinea l'inutilità sia delle strutture di cura sia dell'amore familiare, poi nelle didascalie finali si invita gli spettatori a cercare aiuto presso le associazioni competenti e a non mollare? Ah beh, grazie al pazzo. Ma non siamo tutti giornalisti/artisti/alberi della cuccagna gonfi di soldi, la volontà e la forza d'animo in certi casi servono proprio a poco.


Felix van Groeningen, anche autore della sceneggiatura, ha avuto palesemente molto materiale da cui partire, ma da quello che ho percepito è riuscito a grattarne giusto la superficie. Bella l'idea di frammentare la storia di David e del figlio Nic, dando allo spettatore l'impressione di avere davanti uno stream of consciousness in cui il presente diventa passato e viceversa, tra ricordi ed esperienze chiave estrapolate dal tempo in cui sono avvenute, viste ora attraverso l'occhio del padre ora attraverso quelli del figlio, tuttavia, proprio per la difficoltà di empatizzare con almeno uno dei protagonisti, si ha spesso l'impressione di avere davanti delle "scenette" fini a se stesse, che messe insieme formano un quadro poco soddisfacente. Peccato, perché Steve Carell è meraviglioso, surclassa brutalmente un Timothée Chalamet che conferma, ancora una volta, la sua capacità di starmi sulle palle a pelle e di aver confuso buona parte del pubblico convincendolo di essere bravo bravo in modo assurdo mentre invece ha solo una bellezza particolare che lo rende diverso da tanti attori della sua età (cosa che avevo già intuito in Lady Bird, senza scomodare Chiamami col tuo nome, lui e quella pesca del menga); benché più in sordina, ho apprezzato anche la sempre valida Maura Tierney con quel suo aspetto di donna segnata dalla vita eppure dotata di un cuore enorme, capace di sostenere in silenzio i suoi folli familiari, e le uniche volte che ho avuto un groppo alla gola guardando Beautiful Boy è perché mi sono immedesimata in questa signora costretta a vedere il marito impazzire per colpa di un figliastro adorato anche da lei. In breve, Beautiful Boy non mi ha fatto schifo, quello no, però gli riconosco una natura disonesta e paracula che me lo ha reso antipatico nonostante i suoi tanti pregi. Se siete meno "nazisti" di me potreste anche dargli un'occhiata, magari troverete il film dell'anno, chissà.


Di Steve Carell (David Sheff), Timothée Chalamet (Nic Sheff), Timothy Hutton (Dr. Brown) e Amy Ryan (Vicki) ho già parlato ai rispettivi link.

Felix van Groeningen è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Belga, ha diretto film come Alabama Monroe - Una storia d'amore. Anche produttore, ha 42 anni.


Maura Tierney interpreta Karen Barbour. Americana, la ricordo per film come Bugiardo bugiardo, Instinct - Istinto primordiale e Insomnia, inoltre ha partecipato a serie quali Casa Keaton e E.R. - Medici in prima linea. Anche produttrice, ha 54 anni e film in uscita.


Jack Dylan Grazer, che interpreta Nic a 12 anni, è stato e sarà ancora l'Eddie Kapsbrak di It. Se Beautiful Boy vi fosse piaciuto recuperate i recenti Boy Erased - Vite cancellate e Ben is Back. ENJOY!

21 commenti:

  1. Grandissima delusione, come passare dallo splendido Alabama a una brutta puntata di This is us. Ma loro li ho trovati magnifici, peccato per i personaggi antipatici. C'è un dialogo in una tavola calda che sembra un pezzo di Actors Studio.

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    1. Alabama Monroe devo ancora vederlo, in effetti.
      Questo ha attori favolosi, quel pezzo che citi in effetti è mirabile, ma oltre a quello... meh.

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    2. Devi vederlo. Devi.
      È entrato subito tra i film del cuore. Anche se non lo vedrei mai più in vita mia, è struggente.

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    3. Hm, allora lascerò passare un po' di tempo. Quest'estate vorrei un po' di lieta ignoranza.

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  2. Il mondo è bello perchè è vario... :) non me ne voglia Mr.Ink, ma "Alabama Monroe" è uno dei film che più mi hanno fatto incazzare in vita mia: mai visto un tale concentrato di stucchevole retorica e pretenziosità, una delle pellicole più ricattatorie che conosca! Però ammetto che spesso il confine tra commozione e buonismo è molto labile oltre che estremamente soggettivo.

    "Beautiful Boy" in questo è più trattenuto, bisogna riconoscerlo, però non mi ha affatto impressionato: Van Groeningen è comunque uno che vuole spingerti a piangere a comando e non mi sta bene. Concordo con la tua opinione: molto, molto paraculo! ;)

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    1. Il problema è che stavolta non ho nemmeno pianto. Quindi qualcosa non ha funzionato!

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    2. Ti perdono, Sauro, tanto con te come con Giacomo Gesti non vado mai d'accordo. È tradizione. 😂

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  3. Mi hai aperto gli occhi sulla stronzaggine di Nic, però è vero che la droga trasforma. E sotto sotto lo fa anche il senso di colpa. A me l'attore che ha fatto Nic è piaciuto, soprattutto nel saper fare Jeckill-Hide. In generale amo chi sa farmi piangere a comando. Qui non ho visto un simile artifizio, ma mi veniva da piangere tutte le volte che si entrava, verso la fine, nella testa del padre.

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    1. Assolutamente, la droga ti cambia. Ma mi sarebbe piaciuto, per una volta, capire perché questo ragazzo ha iniziato. E sinceramente non mi basta il "vuoto esistenziale", non all'interno di un simile ambiente familiare.

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  4. Sono felicissima di leggere di non essere l'unica ad aver trovato irritante il film e Timoteo. A leggere in giro sembra esistano solo fan adoranti che lo venerano qualunque cosa faccia.
    Detto questo, sì, il film sbaglia tutto. Quel montaggio sarebbe anche intrigante ma appesantisce il racconto soprattutto quando non mostra risposte o soluzioni. Perché non far capire meglio il rapporto padre-figlio? Che è ovvio che ci sia dell'altro sotto per tornare a drogarsi dopo un anno di sobrietà. Non lo sapremo mai.
    Come non avevo notato l'ipocrisia delle denunce verso certi centri e il consiglio di cercarci aiuto finale.

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    1. Mah qui hanno dato una spiegazione molto "scientifica". Tuttavia, sì, il rapporto padre-figlio, che doveva essere alla base del film, è rimasto molto superficiale.

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  5. Mancato per un pelo in sala. A leggere la tua recensione mi pare di poter aspettare l'home video o un recupero tardivo senza troppi rimpianti. Se ha fatto quest'effetto a te, chissà che effettaccio farebbe a me che son "cattivista" per natura e cultura.:))

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    1. Assolutamente, aspetta senza problemi. E' un film che sulla carta avrebbe dovuto farmi piangere moltissimo e invece...

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  6. Ho visto ieri "Ben is Back",di P.Hedges,2018. Julia Roberts notevole. Lo consiglio. Stesso argomento di questo.

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  9. Recuperato anche "Beautiful boy". Piaciuto molto l'espediente narrativo con girandola di flashback e flashforward. È coeso e non confonde, non originale ma ben fatto.Bel lavoro di montaggio.
    Non mi è dispiaciuto il fatto che "perchè" non abbia ,crudamente,alcuna risposta ma il film si limiti a registrare lo sfacelo.
    In "Ben is Back"un minimo "perchè"iniziale forse c'è, sebbene non giustifichi nulla.
    Piaciuti entrambi i film. Ho preferito "Beautiful boy"proprio perchè evita di dare risposte e giustificazioni.È proprio perchè il ragazzo è un privilegiato in ogni senso che il messaggio arriva più forte e chiaro.
    Capisco che il privilegiato ti abbia fatto girare le scatole. Ma anche questa è una storia necessaria. In USA c'è un "ritorno" preoccupante di abuso di ossicodone, metanfetamine, anche eroina. Non pare una piaga del passato.

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    1. Il montaggio è la cosa che più ho apprezzato del film.
      E purtroppo sta storia del privilegiato per me non sta in piedi, anche se è una storia vera. Davvero, ingiustificato così risulta solo un ragazzino stupido e viziato.

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