domenica 23 giugno 2019

Climax (2018)

Ala fine ho recuperato anche Climax, diretto e sceneggiato nel 2018 dal regista Gaspar Noé, l'ultimo dei tre film usciti la settimana scorsa che avrei voluto vedere a tutti i costi.


Trama: un gruppo di ballerini francesi si riunisce all'interno di un edificio per terminare le prove prima di un tour che li porterà anche in America. I festeggiamenti vengono però rovinati da sangria corretta con LSD, che alimenterà una follia distruttiva...


Oh dai, partiamo con l'ennesimo, vergognoso sfoggio di ignoranza: sapete quanti film di Gaspar Noé ho visto prima di Climax? Zero, bravissimi. Arrivata vergine al cinema di Noé, ho vissuto questo Climax come un delirio puro capace di esaltarmi come pochi altri film, alternato a momenti di noia pesantissimi, non lo nascondo. Il ritmo di Climax è infatti molto altalenante: c'è un lunghissimo, tedioso prologo in cui i personaggi vengono introdotti ed intervistati (su temi quali la danza, gli Stati Uniti, la religione, la droga, il sesso) e i loro volti sono imprigionati nella stasi di un televisore vintage incastrato in mezzo a copie di libri e film ai quali questo Climax deve buona parte della sua atmosfera; questa stessa tediosa stasi viene reiterata, a un certo punto, attraverso dialoghi "di coppia" che precedono il delirio vero e proprio, coi personaggi che parlano di aria fritta e consegnano allo spettatore, per quanto vagamente, altri indizi sulla loro personalità che si riveleranno più o meno utili nel momento in cui esploderà il caos. Dico più o meno utili perché Noé, in tre splendide e lunghe sequenze, svuota i personaggi di qualsivoglia umanità rendendoli "solo" corpi, forme perfette in perenne movimento che spaziano da un'incredibile bellezza a un altrettanto incredibile abominio. E' impossibile non rimanere ipnotizzati davanti alla sequenza di danza iniziale, l'unica coreografata alla perfezione, quando i cuori e i corpi dei ballerini sono un tutt'uno e i loro movimenti sono controllatissimi, pura arte in movimento. Allo stesso modo, è impossibile non lasciarsi sconvolgere dal modo in cui quel controllo, progressivamente, viene meno, e subentra l'allucinato istinto che porta i personaggi a contorcersi, piegare gli arti in modi inimmaginabili, urlare a squarciagola, ferirsi e ferire, abbandonarsi a un piacere sofferto e persino proibito, mentre chissà quali incubi stanno divorando la loro mente. Noé non ce li mostra questi incubi, non ricorre a nessuna distorsione onirica o effetto speciale d'accatto, lascia che la Boutella e il resto del cast (ballerini alla prima esperienza attoriale) improvvisino trasformando corpi splendidi in angoscianti prigioni di carne e sangue che sembrano quasi faticare a contenere tanto orrore.


A noi, di quell'orrore, per fortuna, arriva poco. Ma quel poco è già troppo. Il momento in cui le luci si spengono, immergendo l'edificio dove sono rinchiusi i ballerini in un'angosciante mistura di ombre tinte di rosso, verde e blu, fa accapponare la pelle sia per ciò che è accaduto fuori campo sia per le reazioni di chi ormai è meno che umano; "Nascere è un'esperienza unica" ma l'"impossibilità collettiva che è la vita" si accanisce soprattutto su chi non ha né la coscienza né la capacità di difendersi, con una violenza terribile e sconvolgente, oltre che gratuita, tanto da far venire voglia di urlare anche allo spettatore. Implacabile, la cinepresa di Noé non sta ferma un istante e confeziona piani sequenza dilatati all'infinito, andando dietro ora a un personaggio ora a un altro, perdendosi nei corridoi assieme a questi scarti di umanità terrorizzata, elevandosi per osservarli dall'alto, vorticando al punto da lasciarci confusi e nauseati mentre, come dei voyeur, cerchiamo di capire cosa stia succedendo a chi, in mezzo a quell'intreccio di arti, schiene contorte, capelli e vestiti che copre buona parte dell'infernale seconda parte del film. In tutta onestà, lo devo ammettere: Climax non è proprio my cup of tea, come si suol dire. La deboscia fine a se stessa un po' mi offende e la spersonalizzazione dei protagonisti non rende meno fastidiose un paio di sequenze (imperniate rispettivamente su aborto, morte, incesto), anzi, immergerle in un'atmosfera di allucinata noncuranza le ha rese ancora più insopportabili, almeno per me. Tuttavia, non nego che Noé abbia girato delle scene splendide e che comunque Climax sia un tripudio di musiche azzeccatissime, colori allucinanti e ballerini che danno il meglio (il peggio?) di loro stessi, trascinati da una Boutella sempre talmente sensuale da risultare illegale. Com'è che dicono i cinèfili dell'internet? E' un esperienza disturbante, un pugno nello stomaco? Ecco, appunto. Aggiungo solo: provatelo ma con cautela, ché non è proprio un film da far vedere a tutti.


Di Sofia Boutella, che interpreta Selva, ho già parlato QUI.

Gaspar Noé è il regista e sceneggiatore del film. Argentino, ha diretto film come Seul contre tous, Irréversible e Enter the Void. Anche produttore e attore, ha 56 anni.


Se Climax vi fosse piaciuto recuperate Suspiria, Possession e gli altri film di Gaspar Noé. ENJOY!

12 commenti:

  1. Devo vederlo questo film ancora, ma di Noè ti assicuro che ho visto praticamente tutti i suoi film, se vuoi un consiglio guardati Enter The Void, che è davvero bellissimo

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    1. Li ho già in lista, bisogna solo trovare il tempo :)

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  2. A me Noé piace parecchio, anche se il precedente "Love" mi aveva deluso… ma qui, caspita, in poco più di un'ora si è superato. Un delirio assurdo!

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  3. La recensione mi incuriosice, ma mi ha ricordato anche Suspiria, che non ho molto apprezzato. Mentre la definizone "disturbante come un pugno nello stomaco" mi fa pensare a The Cell con la Lopez, film abbastanza scemo nel plot, ma con sequenze oniriche favolose e allucinanti al tempo stesso, firmato da Tarsem Singh. Potrebbe essere una sensazione esatta?

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    1. Alcune sequenze ricordano vagamente il Suspiria di Guadagnino, sì. Però è solo una somiglianza superficiale, i due film non potrebbero essere più diversi.
      The Cell lo avevo visto mille anni fa, odiato come pochi altri. Dovrei rivederlo però, ero molto giovane.

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    2. Rivisto anch'io recentemente dopo una quindicina di anni e... niente... come sceneggiatura è sempre una scempiaggine immonda, ma lo salvo per le sequenze del viaggio nella mente che sono ancora affascinanti/allucinanti.

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    3. Un giorno tenterò il rewatch!!

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  4. Di Noè, perdona il gioco di parole, avevo amato Love.
    Questo l'ho trovato diretto splendidamente, ma alla fine un po' noioso nel suo autocompiacimento.

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    1. Noioso, un po', lo è. Durante le interviste credevo di morire, lo stesso vale per quei dialoghi composti da fuffa.

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  5. Ok che non è per tutti, ma se questa è un'esperienza io non voglio perdermela ;)

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