Come ho scritto su Facebook, poiché debbo vergognarmi di non aver apprezzato in toto Midsommar ho deciso di tornare su film più terra terra e comprensibili anche dagli ignoranti come me. Ergo, domenica sono corsa al cinema per vedere Hotel Artemis, scritto e diretto nel 2018 dal regista Drew Pearce.
Trama: in una Los Angeles del futuro piagata da violentissime insurrezioni, un'infermiera gestisce l'Hotel Artemis, luogo dove i peggiori criminali vengono curati con metodi all'avanguardia.
Tanto è stato il trauma post-Midsommar, che persino questo Hotel Artemis mi è sembrato meno ignorante di quanto avrei preventivato e adesso mi sento in difetto a scriverne. Scherzi a parte, mi aspettavo una brutta copia di John Wick e dell'Hotel Continental dove i criminali vanno a far la bella vita o si rifugiano approfittando delle regole ferree della struttura (la prima, su tutte, è che non ci si può uccidere a vicenda all'interno dell'hotel), in realtà sia le regole dell'Artemis che le insurrezioni popolari all'interno di una Los Angeles in piena crisi idrica fungono da contorno per raccontare la storia dell'infermiera Thomas, donna piagata dalla vita e da un passato doloroso, chiusa all'interno di un hotel dotato di un regolamento rigidissimo poiché impossibilitata ad affrontare un esterno sregolato e pericoloso. All'interno dell'Artemis si intrecciano storie di varia umanità più o meno interessante e più o meno legata ai cliché del genere: se la bella e micidiale Nice, il vanaglorioso Acapulco e il pericolosissimo Re Lupo sono personaggi abbastanza monodimensionali utilizzati come meri strumenti per far proseguire la trama in una determinata direzione, altri come Waikiki e l'infermiere Everest (oltre alla stessa Thomas) offrono quel minimo di "approfondimento psicologico" che porta gli spettatori a considerarli più di carne da macello e a dispiacersi/interessarsi per il loro destino. In effetti, Hotel Artemis non è solo la sagra delle botte, anzi, di queste non se ne vedono nemmeno tantissime, almeno fino alla fine del primo tempo, mentre invece l'atmosfera è spesso malinconica e drammatica, forse grazie alla presenza di una Jodie Foster che ha palesemente preso a cuore il suo personaggio dandogli quella dignità che altre avrebbero trasformato in ridicolo involontario.
Drew Pearce, al suo semi-esordio dietro la macchina da presa dopo parecchie prove come sceneggiatore, sceglie di non sbragare come farebbero i novellini entusiasti ma si mantiene comunque nel decoro di una sceneggiatura "tranquilla" e piacevole, a modo suo, e di una regia che valorizza al meglio gli ambienti decadenti e anche un po' kitsh dell'Hotel Artemis; al montaggio, per fortuna, le poche botte non vengono sacrificate né rese confuse e in generale si ha l'impressione che l'intero reparto visivo di Hotel Artemis sia stato curato da gente che sa fare il suo mestiere. Cosa che, per inciso, vale anche per gli altri attori che affiancano Jodie Foster, salvo un paio di eccezioni nelle quali rientra, porca misera, un Zachary Quinto che tra il figlio scemo del boss e il vecchio pederasta di N0S4A2 pare non azzeccare più un ruolo. Meravigliosi, invece, Dave Bautista e Sofia Boutella. Il primo si riconferma uno dei pochi manzi capaci di rendere riconoscibili i suoi personaggi tutti muscoli dotandoli di un cuore e un'anima sempre diversi, la seconda è semplicemente una macchina da guerra sexy da morire e meriterebbe di comparire in ogni film che preveda anche un singolo pugno (o calcio) dato da una bella fanciulla a rozzi e sacrificabili henchmen. Si può dire dunque che Hotel Artemis meriterebbe la visione anche solo per vederli all'opera ma alla fine è l'intero film a confermarsi godibile e meno stupido di quanto sembrasse dal trailer. Dategli una chance, se vi va.
Di Jodie Foster (Infermiera Thomas), Sofia Boutella (Nice), Jeff Goldblum (Niagara), Brian Tyree Henry (Honolulu), Zachary Quinto (Crosby Franklin), Charlie Day (Acapulco), Dave Bautista (Everest) e Kenneth Choi (Buke) ho parlato ai rispettivi link.
Drew Pearce è il regista e sceneggiatore della pellicola, alla sua prima prova con un lungometraggio. Anche produttore e attore, ha 44 anni.
Sterling K. Brown interpreta Waikiki. Americano, ha partecipato a film come Black Panther, The Predator e a serie quali E.R. Medici in prima linea, Alias, Supernatural, Medium, American Crime Story; come doppiatore ha lavorato in Robot Chicken. Anche produttore, ha 43 anni e tre film in uscita tra i quali Frozen II - Il segreto di Arendelle.
Jenny Slate interpreta Morgan. Americana, ha partecipato a film come Venom; come doppiatrice ha lavorato in Zootropolis, Pets - Vita da animali, LEGO Batman - Il film, Cattivissimo me 3, Pets 2: Vita da animali e serie come Adventure Times, Muppet Babies e I Simpson. Anche sceneggiatrice e produttrice, ha 37 anni e due film in uscita.
Se il film vi fosse piaciuto recuperate la trilogia di John Wick, Atomica bionda e Polar. ENJOY!
Un'occhiata, allora, gliela si dà!
RispondiEliminaMa avevi dubbi? *__*
EliminaGran bel film, visto secoli fa in originale, ma di Sterling vogliamo dire che è soprattutto il mio adorato Randall di This is us? <3
RispondiEliminaNon guardando This Is Us per me è il viceprocuratore di American Crime Story u.u
EliminaHai messo la locandina decente 😀😀😀 così il film è già migliore
RispondiEliminaAhahah è vero, quella italiana è inguardabile!
EliminaA me è non è affatto dispiaciuto. Quello che mi ha piacevolmente sorpreso è trovare all'interno di quello che pensavo essere un banale film-videogioco un messaggio di umanità e resistenza al degrado morale di questi anni. Non credo che il regista Drew Pearce sappia chi è Salvini, ma credo che involontariamente abbia costruito una pellicola che ci mette in guardia dalla sua politica. Non scrivo altro per non spoilerare, ma il fatto che in un film del genere si inviti alla trasgressione delle regole di civiltà quando queste sono palesemente ingiuste, se non altro dovrebbe far riflettere chi lo va a vedere...
RispondiEliminaSì sotto la tamarreide batte un cuore "civile" che se avessero curato un po' di più avrebbe reso il film ancora più gradevole.
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