martedì 15 dicembre 2020

L'incredibile storia dell'Isola delle Rose (2020)

Siccome ci era molto piaciuto Smetto quando voglio, ho convinto il Bolluomo a guardare abbastanza presto L'incredibile storia dell'Isola delle Rose, diretto e co-sceneggiato dal regista Sidney Sibilia.



Trama: l'ingegnere Giorgio Rosa decide di costruire un'isola artificiale a 6 miglia dalla costa italiana, in acque extraterritoriali. Quella che nasce come una specie di Paese di Bengodi all'insegna della libertà, diventa presto una spina nel fianco del governo italiano...



La cinefilia porta a compensare un sacco di lacune ignoranti. Per esempio, né io né il Bolluomo avevamo mai sentito parlare dell'Isola delle Rose, e invece per una volta un film che dichiara di essere stato tratto da una storia vera non scherza: l'Isola delle Rose è esistita davvero ed è stata costruita da Giorgio Rosa tra il 1960 e il 1967, per poi durare poco più di un anno e venire smantellata dal governo italiano. Onestamente, la vicenda è assai curiosa e mi piacerebbe molto recuperare i documentari e i libri che ne raccontano la vera storia, anche perché il terribile difetto del film è di essere di una faciloneria a tratti imbarazzante, che conduce lo spettatore ad avere dubbi (chissà se giusti o ingiusti) nei confronti dell'operato del povero ingegner Rosa e che ingabbia il tutto nei soliti cliché della commedia italiana, a partire dall'amore di Giorgio per Gabriella, almeno nel film il reale motore dell'impresa. Giorgio viene descritto così come un matto utopistico, il quale per amore e per insofferenza nei confronti delle leggi imposte, decide di creare un luogo privo di regole, realizzando, di fatto, niente più di una discoteca galleggiante; dal film di Sibilia non traspaiono altre motivazioni "nobili" o trasgressive nemmeno quando la sceneggiatura tira in ballo le rivoluzioni del '68 e la battaglia di Giorgio e soci per ottenere l'indipendenza, perorando la causa fino ad arrivare all'ONU e al Consiglio Europeo, il tutto lascia più perplessi che partecipi. In tutto questo, Rosa viene circondato da personaggi anch'essi assai legati a cliché (abbiamo il fancazzista alcolizzato, la coraggiosa ragazza madre, il muto, la bella e lo stravagante tombeur des femmes) che fungono al 90% da comic relief e lo stesso vale per i politici italiani impegnati a distruggere l'isola, la cui stupidità e cattiveria, così come alcuni elementi da action surreale, contribuiscono a far percepire il film più come una "cretinata" alla Smetto quando voglio (comunque, a tratti molto più poetico e serio) che un sentito omaggio a una leggenda italiana ormai dimenticata. 



Mettendo un'attimo da parte una sceneggiatura che può convincere o meno, indubbiamente la mano di Sibilia alla regia c'è e si vede... nel bene e nel male, ovvio. Bisogna capire se avete ancora voglia di immergervi nel suo stile fatto di canzoni stilose messe alla bisogna (la colonna sonora del film è molto bella), di un gusto assai particolare per le scene action e i veicoli inusuali (Sidney, a quando un bel film che metta in risalto queste doti?), e di quella fotografia sgargiante che trasforma ogni giornata, anche la più buia, in un momento luminoso. A me, per esempio, continua a non dispiacere e per il tono della storia narrata è uno stile ancora molto valido. Così come è valida la scelta degli attori, a cominciare da un Elio Germano che anche all'interno di una commedia ha il suo perché, soprattutto dal momento in cui un altro attore più belloccio e portatore di carisma naturale avrebbe fatto a pugni con la natura di ingegnere del protagonista; molto bene anche la presenza di comprimari quasi irriconoscibili come un esilarante Luca Zingaretti, che quando duetta col cardinale tocca vette di epicità pura, e Fabrizio Bentivoglio, mentre onestamente i colleghi di sventura di Giorgio non sono particolarmente memorabili e, come già accadeva in Smetto quando voglio, sul comparto quote rosa non ci siamo granché. In soldoni, L'incredibile storia dell'Isola delle Rose non è un brutto film e merita comunque una visione, soprattutto perché consente di fare luce su un episodio forse poco conosciuto della storia italiana ma, detto questo, forse sarebbe meglio buttarsi su opere di non-fiction, perché questa volta Sibilia non mi ha entusiasmata quanto avrei sperato.



Del regista e co-sceneggiatore Sidney Sibilia ho già parlato QUI. Elio Germano (Giorgio Rosa), Luca Zingaretti (Giovanni Leone), Fabrizio Bentivoglio (Franco Restivo) li trovate invece ai rispettivi link.



Come fatto notare dal Dottor Manhattan su Facebook, Tom Wlaschiha, che interpreta W.R. Neumann, è stato lo Jaquen H'ghar de Il trono di spade. ENJOY!|

20 commenti:

  1. Meglio l'isola delle rose che la guerra dei Rose. 😂😂✌

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    1. Elfoscuro, non so se scherzavi, ma a me quel film con Turner, Douglas, De Vito mi ha sempre irritato moltissimo infatti.

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    2. Ma veramente? Io l'ho sempre adorato!

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    3. Era un solo gioco di parole, che non teneva conto del valore delle pellciole in questione paragonate tra loro. ;)

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    4. Lo so, sono strano ma è così.🙄

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    5. Oh, i gusti sono gusti, per carità :P

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  2. A me è piaciuto un sacco.
    Una bella ode ai sognatori. Finalmente, un cinema italiano giovane e fresco. :)

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    1. Giuro, non mi ha detto nulla. A tratti ho riso ma non mi sono sentita coinvolta dalla vicenda nemmeno per un istante. Considerato che è tratto da una storia vera e assurda, per me è quasi criminale la mancanza di empatia.

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  3. E so che c'è anche una bella citazione a Diabolik, proprio nella scena con quella macchina.
    Cuginastra, ti dirò: non ne sapevo niente di questa storia prima di venire a conoscenza di questo film. Ma sai che qualche anno fa mi venne in mente di creare un paesino utopistico e perfetto? Ahaha...
    Non so se sono matto come il protagonista, o come il film lo descrive.
    Insomma, spiace che sia un'opera facilona, ma la voglio vedere anche solo per la colonna sonora^^

    Moz-

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    1. Più che citazione è proprio l'accenno di uno spiegone a chi sia Diabolik, visto che la ragazza di Giorgio non lo conosce.
      Comunque guarda il film e poi fammi sapere, magari a te piace! Più che altro, non so cosa abbia mosso te all'idea di creare questo paesino ma dal film di Sibilia pare sia solo la voglia di cazzeggiare, il che secondo me non rende giustizia al progetto!

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  4. La storia vera l'ha stravolta, ma pieno di speranza com'è è riuscito a convincermi lo stesso.
    Sarà lo stile pop di Sibilia che non sbaglia una canzone, sarà l'accento di Germano, ma è una leggerezza che non fa male.
    La vita di Giorgio Rosa, ora, meriterebbe un altro film.

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    1. Non so, forse mi aspettavo una leggerezza più folgorante e soprattutto coinvolgente, ecco perché non l'ho apprezzato appieno. E mi dispiace, davvero.

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  5. Conoscevo la storia di Giorgio Rosa, una storia che tutti hanno cercato di (far) dimenticare perchè troppo scomoda. E già il fatto di averla riportata alla luce è un gran merito. Il film secondo me è davvero molto carino: lo stile è un po' naif, tipico di Sibilia, ma riesce a rendere bene lo spirito di ribellione e di incoscienza tipico dell'epoca. E' vero, vista con gli occhi di oggi la creatura di Rosa potrebbe sembrare solo una discoteca galleggiante, ma nella democristianissima Italia del '68, quando bastava un sedere femminile a far mugugnare il Vaticano, un'idea del genere era davvero rivoluzionaria. A me è piaciuto molto.

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    1. Assolutamente sì, hai ragione. Il problema è che questa "rivoluzione", questo scandalo, traspare ben poco. Cioé, lo sappiamo noi, lo immaginiamo, però il film di Sibilia dà per scontate molte cose e ne rende superficiali altre.

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  6. Sono d'accordo con te, ha un sacco di premesse ma la trama sembra bloccato in un eterna premessa che si sblocca solo alla fine in modo frettoloso.

    Un vero peccato perché gli spunti erano veramente interessanti ma il film non mi ha lasciato nulla.

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    1. A me è dispiaciuto davvero tanto, onestamente. Vista la base reale della storia, poteva uscire fuori qualcosa di coinvolgente e interessante, invece dopo una settimana si dimentica.

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  7. Visto pure io. Film abbastanza noioso. Tecnicamente mi sembra una di quelle produzioni TV Rai che solitamente vengono spezzate in due episodi. Almeno la durata questa volta ce la siamo risparmiata.

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    1. Io non l'ho trovato né noioso né assimilabile ad una fiction ma abbastanza privo di contenuti sì.

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  8. non-fiction, perché questa volta Sibilia?

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