martedì 21 marzo 2023

Akira (1988)

Per festeggiare il suo 35simo anniversario, Akira (アキラ), diretto e sceneggiato nel 1988 dal regista Katsuhiro Otomo a partire dal suo stesso manga, è tornato al cinema e io l'ho guardato per la prima volta (non nella versione 4K su grande schermo ma su Netflix, ahimé).


Trama: nel 2019, dopo la terza guerra mondiale, Tokyo è diventata una metropoli dove spadroneggiano bande di motociclisti in un clima di povertà e violenza. Kaneda e Tetsuo, due sbandati amici fin dall'infanzia, hanno la sventura di incrociare i loro cammini con degli scienziati del governo e la leggendaria macchina di distruzione denominata Akira...


Comincerò il post facendo outing, ma promettete di non odiarmi, per favore. Nonostante conoscessi, di fama, Akira da almeno una ventina d'anni, non ho mai letto il manga di Katsuhiro Otomo finché non è uscita nel 2021 l'edizione spacchiusissima in 6 volumi edita da Planet Manga. Avendo sempre sentito parlare di Akira come di un capolavoro totale dei manga, mi sono ovviamente approcciata al materiale con tantissime aspettative, che si sono ahimé scontrate col mio scarso amore per la fantascienza e con preferenze più orientate verso gli shoujo, le opere horror o manga meno "filosofici" o "criptici", se vogliamo definire Akira tale. Ovviamente, non sono una profana e capisco benissimo la portata di un'opera grandiosa e complessa (sia a livello di trama che di disegni) come quella di Otomo, di cui non a caso ho riscontrato tantissime influenze all'interno dei fumetti USA che leggevo a inizio millennio, ed oggettivamente ne riconosco il valore, perché ognuna di quelle tavole è una piccola opera d'arte, eppure, lo stesso, non ha fatto breccia nel mio cuore: sono felicissima di averlo finalmente letto ma non è qualcosa che ritirerei fuori dallo scaffale a breve, ecco. Lo stesso vale per la versione anime, realizzata da Otomo quando la serializzazione del manga doveva ancora concludersi (pertanto diversa in alcuni punti chiave, più "asciutta" e priva di alcuni personaggi), un film che probabilmente avrei dovuto guardare negli anni '90 per trasformarlo in cult, non fosse che all'epoca le mie letture erano orientate su altro e non avevo neppure idea di fosse Katsuhiro Otomo. Ciò detto, anche dopo 35 anni e persino visto su uno schermo televisivo, Akira colpisce per la sua freschezza e le idee innovative, distanti anni luce dall'animazione occidentale di quegli anni, ed è una visione che ritengo necessaria, soprattutto se amate il genere. Se pensate che è stato realizzato negli anni '80, rimarrete stupiti dalla triste attualità di una società allo sbando, dove governicchi pesantemente militarizzati manipolano a loro insaputa presunti rivoluzionari per creare caos e mantenere il potere (rimettendoci la ghirba, ovviamente, per stupidi deliri di onnipotenza ed ignoranza), dove i giovani vengono impilati all'interno di scuole che sembrano pollai, dove non esiste futuro che non sia incerto, cupo e spaventoso, e dove persino i bambini sono costretti ad abbandonare la loro innocenza facendosi carico di responsabilità incomprensibili. Un'altra particolarità del film è che Akira, poverino, nonostante sia il titolare del film si vede sì e no per cinque minuti. Colpevole ma soprattutto vittima, fonte di ogni devastazione ma anche deus ex machina di qualcosa di nuovo e che "non può essere fermato", la sua valenza è quella di un totem ma l'attenzione di Otomo è concentrata principalmente sugli umanissimi Kaneda e Tetsuo, sulle emozioni che portano il primo a rimanere testardamente e spavaldamente attaccato alla vita mentre il secondo perde la strada e diventa un mostro, letteralmente inghiottito da invidia, desiderio di rivalsa e paura. 


Anche a livello di animazioni Akira non è invecchiato di un giorno e posso solo invidiare chi ha avuto la fortuna di andarlo a vedere al cinema in 4K. La sequenza iniziale della sfida tra la banda di Kaneda e quella dei clown, coi violenti scontri in sella a moto dal design ormai leggendario (quello della moto di Kaneda è uno spettacolo diventato un'icona inconfondibile) che lasciano dietro di loro le scie dei fari posteriori, mozza il fiato vista anche nel 2023 su uno schermo piccolo, e la quantità di sangue, violenza e dinamismo presenti in ogni singola scena ha dello sconvolgente. Personalmente, sono rimasta molto colpita dai molti momenti horror che costellano il film, dalle allucinazioni di un Tetsuo che arriva persino a credere di perdere gli intestini, passando per i "tenerissimi" mostri creati psichicamente dai bambini per fermarlo, senza dimenticare ovviamente un finale che avrebbe commosso non solo Cronenberg ma anche il Peter Jackson di Splatters - Gli schizzacervelli. Non si evince, guardando Akira, la sciatteria (a livello di character design ma anche di proporzioni di ciò che magari rimane sullo sfondo, personaggi inclusi) che caratterizza molta dell'animazione giapponese recente, che sacrifica la qualità a beneficio della quantità, e l'impressione generale che si ha guardandolo è quella di un prodotto molto curato, su cui è stata giustamente investita una discreta quantità di soldi per avvalersi delle migliori tecniche di animazione, tra le quali una pionieristica ma gradevolissima (perché non troppo invasiva) computer grafica. Altro punto di forza di Akira è la colonna sonora composta da Shōji Yamashiro e realizzata da Geinoh Yamashirogumi, che sembra quasi volere contrastare l'immagine futuristica e distopica di Neo Tokyo con dei ritmi tribali che si mescolano a melodie più tradizionali e quasi "religiose", raggiungendo un risultato allo stesso tempo evocativo ed inquietante, diverso da qualsiasi cosa abbia mai ascoltato guardando un anime. Quindi sì, hanno ragione quelli che considerano Akira un capolavoro, e il fatto che io preferisca altri generi ed altre opere non deve assolutamente privare di valore un'opera seminale come questa che, tra l'altro, mi sento di dovere ringraziare, perché se l'Occidente ha cominciato a venire invaso da manga e anime, il merito è in buona parte suo. 

Katsuhiro Otomo è il regista e sceneggiatore della pellicola. Giapponese, ha diretto film come World Apartment Horror, Memories, Steamboy ed episodi di serie quali Le bizzarre avventure di Jojo. Anche animatore e produttore, ha 69 anni. 


Nozomu Sasaki, la voce originale di Tetsuo, è diventato il doppiatore ufficiale di Yusuke Urameshi nel cartone Yu Yu Hakusho, mentre Mami Koyama, che interpreta Kei, è la voce di personaggi storici come la maghetta Minki Momo (in Italia, Benvenuta Gigi), Arale e la Lunch di Dragonball. Da anni si parla sia di una serie che di un live action basati su Akira, ma entrambi i progetti sembrano ancora lontani dal realizzarsi, anche se pare che Taika Waititi sia molto interessato, eventualmente, a dirigere il film. Nell'attesa, che credo sarà lunga, se Akira vi fosse piaciuto recuperate Ghost in the Shell e Nausicaa della Valle del Vento. ENJOY!

9 commenti:

  1. Alla faccia delle cifre spese... era l'anime più costoso di sempre - superato solo da Steamboy, sempre di Ōtomo 😅

    Qui comunque meglio che non inizio, una delle opere che metto nel mio Olimpo ❤️

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    1. Ma no, perché, inizia pure! Magari la prossima volta che lo riguarderò ricorderò quello che hai scritto e mi entusiasmerò di più!

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  2. Quel che è certo è che (se sarò ancora viva, ovvio XD) lo riguarderò al cinema in occasione del prossimo anniversario e, per l'occasione, rileggerò anche il manga. D'altronde, i gusti cambiano nel tempo, no? :)

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  3. Dovrei davvero rivederlo perché è passato moltissimo tempo dall'ultima volta. Vorrei anche rieleggere il manga (ce ne sono molti che vorrei rileggere) ma poi mi rendo conto che ho talmente tante cose nuove da iniziare che non so se posso permettermi di tornare sulle cose vecchie! ;_;

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    1. Come ti capisco, guarda. Una volta riuscivo a rileggere tutti i numeri precedenti di un manga prima dell'uscita dell'ultimo volume, adesso mi accontento di leggere quello precedente XD

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  4. L'ho visto tempo fa su Prime Video, ma non so se è ancora lì. Bello però non è uno di quei film che mi ha lasciato tanto come invece la saga di Evangelion (anche il rebuild) oppure certi film di Miyazaki, o ancora lo stupendo Your Name o La Ragazza Che Saltava Nel Tempo.
    Ecco il mio Giappone animato è più questo.

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    1. Al momento è su Netflix, su Prime lo hanno tolto. Concordo con te, i titoli che hai citato mi hanno indubbiamente lasciato qualcosa in più, ma lì va a gusti, come in tutte le cose!

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  5. "Akira" ha influenzato così tanti cineasti che ancora oggi se ne vedono gli effetti. Ad esempio in "Nope" quando la protagonista in moto finisce la corsa nel parco dei divertimenti, movimenti di macchina e inquadratura, ma anche la stessa postura che lei adotta, è quella di Kaneda nella pirma foto che hai inserito nella recensione. Certo Peele non ha mai nascoto la sua passione per il lavoro di Otomo, ma il cinema stelle e strisce è pieno di citazioni visive simili.

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    1. Sì, per chi come me non aveva mai visto l'anime, moltissimi fotogrammi sapevano di "nostalgia", visto quanto cinema USA (e non solo) è stato influenzato dal lavoro di Otomo.

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