Il film che ha segnato la fine del mio tentativo fallito di recuperare per tempo tutte le opere candidate agli Oscar di quest'anno, nonché l'ultimo uscito nelle sale italiane, è Women Talking - Il diritto di scegliere (Women Talking), diretto e sceneggiato nel 2022 dalla regista Sarah Polley partendo dal romanzo omonimo di Miriam Toews, che alla fine ha vinto la statuetta per la Miglior Sceneggiatura Non Originale.
Trama: all'interno di una comunità religiosa retrograda ed isolata, un gruppo di donne deve decidere del destino di tutte le altre, anziane, adulte e bambine, dopo che gli uomini si sono resi protagonisti di crimini inenarrabili...
Women Talking viene presentato come "opera nata dall'immaginazione femminile" ma ciò che lo ha ispirato è agghiacciante e, purtroppo, legato ad una storia vera. Tra il 2005 e il 2009, nella colonia mennonita di Manitoba, in Bolivia, più di 100 donne sono state stuprate da un gruppo di uomini abitanti nella stessa colonia, i quali si sono serviti di un anestetico per animali spruzzato dalle finestre aperte per rendere inerti ed incoscienti le loro vittime. Quando dico più di 100 donne, parlo di un range di età che va dai TRE ai 65 anni, quindi ci sono state anche moltissime bambine e ragazze vergini che si sono risvegliate al mattino doloranti, ferite, con le lenzuola macchiate di sangue senza sapere perché e, se ciò non bastasse, gli anziani della colonia hanno cercato di convincerle che fosse o tutto frutto della loro immaginazione, oppure opera del Diavolo. Ora, per quanto mi riguarda un posto simile avrebbe dovuto essere raso al suolo e dato alle fiamme con all'interno ogni abitante di sesso maschile, possibilmente ancora vivo e urlante, dopo essere stato castrato con forbici arrugginite, ma purtroppo i colpevoli del gesto sono stati semplicemente condannati a una ventina di anni di prigione e, non sto nemmeno a dirvelo, gli stupri non sono mai cessati, solo diminuiti, mentre alle vittime è stata negata qualsiasi forma di aiuto psicologico, poiché durante gli atti erano incoscienti e quindi, signori, quale trauma avrebbero mai potuto subire? Vi giuro che mi tremano le mani mentre scrivo, porca di quella puttana. E ulteriore nervoso si aggiunge pensando a come buona parte del pubblico (soprattutto quello maschile) troverà Women Talking una menata "femminista" nata dalla mente contorta di una rompicoglioni figlia del #metoo, perché all'interno del film non si fa menzione (nel romanzo sì, per fortuna) ad eventi realmente accorsi, ma si parla solo di "opera nata dall'immaginazione femminile", e se non è un autogol questo, non so davvero come definirlo. Anche perché un film come Women Talking, dato in pasto a un pubblico suscettibile come quello attuale, rischia davvero di non venire capito perché tiene fede in toto al suo titolo originale: nella pellicola di Sarah Polley ci sono solo donne che parlano, e la vicenda si concentra in una riunione lunga due giorni tenuta all'interno di un fienile, per decidere quale sarà il destino delle abitanti della colonia, costrette a scegliere tra restare e perdonare, restare e combattere oppure andarsene, pena la scomunica.
Pubblico avvisato, mezzo salvato: se odiate i film di impianto teatrale e zeppi di dialoghi, con l'azione ridotta a pochi flashback di orribile, suggerita crudeltà, state pure lontani da Women Talking, nessuno ce l'avrà con voi per questo. Se, invece, dopo quello che ho scritto sopra, avete la curiosità di capire quali riflessioni possono scatenare eventi così orribili, soprattutto all'interno di una comunità di donne fortemente religiose la cui fede è in buona parte basata su pacifismo, comprensione, perdono e ricerca del "buono" in tutte le sue forme, allora questo è il film che fa per voi. Viceversa, vi perderete alcune delle più belle ed intense interpretazioni dell'anno. Ognuna delle protagoniste ha una personalità ben definita che consente, alle attrici che le interpretano, di attingere ad una vasta gamma di emozioni alimentate e modificate da importanti riflessioni su vita, salvezza, sicurezza e futuro, e che dà origine ad un'unica voce sfaccettata, formata da tanti punti di vista diversi eppure accomunati dalla natura storicamente "debole" ed ignorata di chi tenta disperatamente di farsi sentire. Rooney Mara è di una delicatezza incredibile, la sua fragilità sognante spezza il cuore quanto l'interpretazione malinconica di Ben Whishaw, l'unico interprete maschile nonché l'unico uomo della comunità che si apre alla voce delle donne, mentre dalla parte opposta c'è la giusta e feroce rabbia di Claire Foy e Jessie Buckley, che personalmente avrei seguito in capo al mondo per fare scempio di uomini malvagi (il monologo della Foy mette i brividi, considerato quello che è successo davvero in Bolivia); nel mezzo, ci sono tutte le incredibili sfumature offerte da un cast eccezionale, dalle "anziane" Judith Ivey e Sheila McCarthy, passando per Michelle McLeod, per arrivare alle esordienti Kate Hallett e Liv McNeil con la prima, in particolare, dotata di un'espressività capace di renderla indimenticabile. Ciliegina sulla torta è la colonna sonora di Hildur Guðnadóttir, che asseconda con grazia l'atmosfera malinconica e, a tratti, persino lieve (Sometimes I think people laugh as hard as they want to cry) di un opera che riesce, nonostante i temi trattati e nonostante la fotografia "sbiadita" di un mondo chiuso ed inghiottito dal passato, a offrire un raggio di luminosa speranza sia allo spettatore che alle sue sfortunate protagoniste, a differenza di moltissimi dei candidati di quest'anno.
Di Rooney Mara (Ona), Claire Foy (Salome), Sheila McCarthy (Greta), Jessie Buckley (Mariche), Frances McDormand (Janz) e Ben Whishaw (August) ho parlato ai rispettivi link.
Se Women Talking vi fosse piaciuto recuperate Room, Charlie Says e First Reformed (li trovate tutti su Amazon Prime Video, anche se solo Charlie Says è compreso nell'abbonamento base). ENJOY!
Appena disponibile lo guarderò pure io :)
RispondiEliminaDa noi al cinema lo stanno tenendo ancora, magari anche dalle tue parti!
EliminaQuando ho letto che la storia era ispirata a fatti veri, mi sono venuti i brividi.
RispondiEliminaMi sa che hai ragione, saperlo prima, dichiararlo per bene, avrebbe favorito il film e la sua percezione, soprattutto qui che lo si è fatto uscire per la Giornata delle Donne.
In ogni caso, io che nei film a impianto teatrale ci sguazzo, ho faticato proprio quando ha voluto tirarsi fuori dal palcoscenico che era il fienile, tra flashback e momenti di respiro esterno probabilmente necessarie per non appesantire, ma che hanno rotto il mio ritmo nonostante la bellezza di queste scene.
Non so, è come se mentre ero avvinta da discussioni e risate/pianti, si mettesse tutto in pausa.
Fortuna che la sceneggiatura ha vinto l'Oscar e ora spero che Polley torni presto al lavoro, ogni suo film è un incanto.
Sì, non capisco perché la cosa sia stata fatta passare così in silenzio.
EliminaIo invece ho apprezzato molto sia le pause che i flashback, che mi hanno consentito di vedere scorci di qualcosa di orribile, sì, ma anche di buono, e ha aumentato la comprensione dell'incertezza di queste donne.