mercoledì 7 agosto 2024

Bolla Loves Bruno: La vita a modo mio (1994)

Torna la rubrica Bolla Loves Bruno con La vita modo mio (Nobody's Fool), diretto e sceneggiato nel 1994 dal regista Robert Benton a partire dal romanzo omonimo di Richard Russo e candidato a due premi Oscar (Paul Newman miglior attore protagonista, Miglior sceneggiatura non originale).


Trama: l'anziano Sully è un perdigiorno che vive di lavoretti saltuari ed è molto amato, salvo rare eccezioni, dalla sua comunità. L'incontro con un nipotino lo spingerà a ripensare alle sue priorità...


Dopo Genitori cercasi, anche La vita a modo mio è un altro di quei film in cui Bruce Willis compare per un tempo molto breve (qui sarà una mezz'oretta scarsa di minutaggio) ma, per fortuna, è comunque un'opera che val la pena vedere e che mi rende felice di avere pensato a questa lunga e discontinua rassegna. La vita a modo mio sarebbe stato perfetto all'interno della filmografia di Lasse Hallström, in quanto slice of life avente per protagonista un personaggio peculiare, abitante di una cittadina di provincia composta da persone interessanti quanto lui, anche nella loro banale quotidianità. Sully è un signore già avanti con gli anni che vive di lavoretti saltuari come tuttofare e muratore, caratterizzato da un'indipendenza "randagia" nei confronti degli affetti stabili, soprattutto familiari. A dispetto di ciò, e di una vita comunque un po' ai margini dell'illegalità, Sully è benvoluto e rispettato da tutti i cittadini, anche da chi gli è dichiaratamente nemico come Carl Roebuck (interpretato da Bruce Willis), padrone della ditta di costruzioni che, di tanto in tanto, da lavoro a Sully, nonché marito fedifrago della donna più bella del paese, alla quale il vecchiaccio non è così indifferente. Il film, almeno all'inizio, è costruito appunto su tanti piccoli episodi di quotidiana sopravvivenza che vedono protagonista Sully e che tessono la trama dei legami interpersonali tra i vari abitanti della cittadina, e il divertimento sta proprio in queste interazioni; la svolta della trama è l'arrivo di Peter, il figlio di Sully abbandonato all'età di un anno per motivi che non verranno mai chiariti e, in particolare, del nipotino Will, che si rivelerà fondamentale affinché il nonno cominci a mettere un po' di sale in zucca. Il film è essenzialmente tutto qui. Si ride, e parecchio, del carattere pratico ma rozzo di Sully, di recurring joke come quello dello spazzaneve, di tutta una serie di personaggi che sembrano usciti da un episodio de I Simpson, ma si arriva anche a volere sinceramente bene al protagonista, vero cuore di una cittadina che, senza di lui, sarebbe sicuramente più triste, con tutti quegli animi solitari e fragili che non saprebbero a chi aggrapparsi (o di chi ridere, con chi scontrarsi, con chi vantarsi di una vita apparentemente migliore!) per trovare conforto.


Per questo, pur non essendo un film triste, sono arrivata al finale con le lacrime agli occhi. La vita a modo mio è il ritratto di un'America che di sicuro non è mai esistita, ma al suo interno ho ritrovato tanti elementi (pur con tutte le esagerazioni legate ad esigenze cinematografiche) in grado di ricordarmi le peculiarità dei paesi come quello in cui vivo tutt'ora, soprattutto quel "conoscersi tutti" che ormai si è perso, la pazienza di sopportare i difetti caratterizzanti una persona di base buona, la volontà di stare accanto a chi ha bisogno, che sia una vecchia insegnante o un ragazzone tardo di comprendonio. E' un modo di vivere che sta scomparendo per colpa di quelli della mia generazione, io per prima, e a questa considerazione se ne sono aggiunte altre legate alla somiglianza tra il carattere burbero, "tirabelino" ma gentile di Sully, e quello di mio papà, che ha spalancato le porte al terrore sempre più pressante e vicino di perdere lui, mia mamma o tutti e due. A fronte di queste personali riflessioni, può quindi essere che La vita a modo mio sia un film banale e bruttino, e che io lo abbia amato per questioni puramente soggettive, ma mi sento di mettere la mano sul fuoco relativamente al cast superlativo. Nel 1995 Paul Newman non avrebbe mai potuto vincere l'Oscar (Cristo, era l'anno di Morgan Freeman in Le ali della libertà e John Travolta in Pulp Fiction, anche se non ci fosse stato Tom Hanks col suo Forrest Gump sarebbe stata dura!) ma la sua interpretazione è quella di un vecchio piacione consumato, dal cuore rozzo ma tenero, ed è arduo non lasciarsi travolgere dal puro carisma che trasuda. Fortunatamente, nonostante Newman spicchi, La vita a modo mio non è uno di quei casi in cui un attore si mangia tutti gli altri, anzi, le interpretazioni delle "spalle" vengono notevolmente arricchite, anche se è brutto definire tali gente del calibro di Jessica Tandy (alla quale il film è dedicato, in quanto ultima pellicola girata prima di morire), Melanie Griffith e Pruitt Taylor Vince (c'è persino un Philip Seymour Hoffman praticamente agli esordi e già adorabile). Quanto a Bruce Willis, nel ruolo di stronzo mangiadonne dalla faccetta di cazzo è perfetto, e i duetti fra lui e Newman sono tra i più spassosi dell'intero film, Non guasta anche vederlo in un apprezzato momento strip poker, anche se, per concludere il post rimanendo in tema "oggettificazione sessuale", l'unico vero difetto di La vita a modo mio è quello di presentare giovani personaggi femminili dotati dello spessore di un foglio di carta velina, caratterizzati o come zoccole, o come tristi innamorate dell'uomo sbagliato, o come rompicoglioni sfasciafamiglie. 


Del regista e sceneggiatore Robert Benton ho già parlato QUI. Paul Newman (Sully), Jessica Tandy (Miss Beryl), Bruce Willis (Carl Roebuck), Melanie Griffith (Toby Roebuck), Pruitt Taylor Vince (Rub Squeers), Philip Seymour Hoffman (Agente Raymer), Margo Martindale (Birdy) ed Elizabeth Wilson (Vera) li trovate invece ai rispettivi link.

Dylan Walsh interpreta Peter. Indimenticato Dr. McNamara della serie Nip/Tuck, ha partecipato anche a film come Il segreto di David ed altre serie quali Oltre i limiti, The Twilight Zone e CSI Scena del crimine. Americano, anche costumista e sceneggiatore, ha 61 anni. 




2 commenti:

  1. Pensavo l'avessimo visto in pochi, oggi sicuramente lo ricordiamo in pochi, non poteva mancare nella tua rubrica dedicata a Bruno ;-) Cheers

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    1. Io di sicuro non lo avevo mai visto prima di cominciare questa rubrica! Chissà se indovini quale sarà invece il prossimo film...? :)

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