Nonostante la natura caprina dei programmatori del multisala savonese, è miracolosamente uscito anche qui Companion, diretto e sceneggiato dal regista Drew Hankock, quindi mi sono subito fiondata in sala (ormai dovreste sapere di cosa parla il film, anche perché il trailer è abbastanza chiaro, ma seguono SPOILER, nelcaso siate vissuti su Marte finora)!
Trama: Iris e Josh, giovani e innamorati, decidono di trascorrere un weekend sul lago, nella villa di un ricco amico di lui. La vacanza viene però stravolta da eventi terribili...
Companion è una divertentissima commedia horror che guarda ad esempi "alti" come La fabbrica delle mogli. C'è chi si è lamentato che il film di Drew Hancock non sia granché horror, e in effetti non ha torto. Si tratta più di un mix tra fantascienza e thriller, perché va a toccare importantissimi temi che sono il fondamento di molte opere seminali del genere fantascientifico, soprattutto il dilemma sull'autodeterminazione e sulla natura "umana" delle macchine progettate per replicare alla perfezione i sentimenti dei loro creatori umani. In questo caso, Companion parte da una storia d'amore, quella tra Iris e Josh, incontratisi nel solito modo carino/imbarazzante in cui iniziano tutte le migliori rom-com che ci hanno propinato fin dall'infanzia. Infatti, questo incontro per caso (non in un giorno di pioggia, ma in un supermercato) è talmente perfetto da essere semplicemente un impianto nel cervello di Iris, splendido sex-bot o "compagno" che Josh ha noleggiato invece di uscire a cercarsi una ragazza vera. Per quanto sia più o meno discutibile la scelta di Josh (Companion lascia intendere che, nella società rappresentata all'interno del film, in un futuro molto prossimo, una simile pratica sia molto diffusa, con tutto ciò che ne consegue), non ci sarebbe nulla di male se quest'ultimo non decidesse, a un certo punto, di violare tutti i protocolli di Iris per spingerla a compiere un omicidio, oggettificandola ancora più di quanto facesse in precedenza. Da questo punto in poi, Companion diventa una storia di sopravvivenza e dolorosa presa di coscienza, in quanto Iris non solo deve cercare di non farsi disattivare (o peggio) ma deve anche venire a patti con la consapevolezza di essere stata indotta ad amare un pezzo di merda. Companion è, dunque, la metafora neppure troppo sottile di una società che martella le persone (non necessariamente donne ma, non neghiamolo, succede soprattutto a noi) con un ideale d'amore che consiste nell'annullarsi per il compagno, sacrificarsi per renderlo felice, arrivare a cambiarlo con la forza della gentilezza e del martirio, sorvolando sui difetti macroscopici di chi accanto vorrebbe, appunto, solo un'automa compiacente. Non è un caso che Kat, un'umanissima, imperfetta persona, a un certo punto confessi ad Iris di odiarla per la paura di venire un giorno sostituita da "quelle come lei", con le quali non è facile competere, visto che sono programmabili al punto da poterne diminuirne l'intelligenza a piacere (altra simpatica trovata di sceneggiatura, molto ficcante e plausibile).
Tra una stoccata all'imminente strapotere dell'A.I., alle cybercar dell'Elmo di Pretoria, ai broflake piagnucoloni e alla superficialità senza sesso né genere che sconfina in stupidità grottesca, Companion procede spedito per 97 minuti di continui colpi di scena, capaci di coinvolgere anche chi si era spoilerato buona parte della vicenda con trailer e locandine. La regia di Drew Hancock, al suo primo lungometraggio, alterna atmosfere da thriller a momenti di commedia nera, sfruttati soprattutto per rendere ancora più sciocchi e melensi i finti ricordi di Iris, e per sottolineare la pochezza del "legame" tra lei e Josh. Le citazioni a La fabbrica delle mogli, come ho già scritto, sono infinite, a partire soprattutto dalle mise vezzose e prive di personalità di Iris, e questo aspetto vivace e pop (anche superficiale) della messa in scena viene ripreso dall'abbondanza di successi ballabili e beffardamente romantici come la splendida Boy dei Book of Love, Iris dei GooGoo Dolls, This Guy's in Love with You ed Emotion sui titoli di coda, che vi consiglierei di non saltare, per non perdere un paio di scene aggiuntive. Per quanto riguarda gli attori, forse sono di parte. Trovo infatti Sophie Thatcher una delle giovani dive più promettenti all'interno della scena horror odierna, e anche qui la ragazza buca lo schermo, a partire dal modo di camminare nelle prime scene, con quel qualcosa di stonato che lo rende buffo, non del tutto naturale. Jack Quaid le fa da ottima spalla, con quella faccetta patatona da bravo ragazzo resa inquietante dal luccichio negli occhi (ereditato dal padre) tipico di chi, sotto sotto, è anche un po' stronzo e non esiterebbe a pugnalarti alle spalle. Il resto del cast brilla grazie a caratteristi e volti ricorrenti di tutto rispetto, a partire da Harvey Guillén (devo recuperare la serie di What We Do in the Shadows, lo so!) e, per quanto mi riguarda, ho percepito tanto di quell'affiatamento e voglia di divertirsi sul set da portarmi a sorvolare su eventuali difetti e forzature di quella che, in fin dei conti, è un'opera prima, per quanto notevole. Aspetto di vedere se quello di Drew Hancock diventerà un nome da tenere d'occhio, nel frattempo vi consiglio la visione di questo adorabile Companion!
Di Sophie Thatcher (Iris), Jack Quaid (Josh), Rupert Friend (Sergey) e Marc Menchaca (Vicesceriffo Hendrix) ho già parlato ai rispettivi link.
Lukas Gage interpreta Patrick. Americano, ha partecipato a film come Manuale scout per l'apocalisse zombie, Assassination Nation e Smile 2. Anche sceneggiatore, ha 30 anni e due film in uscita.
Megan Suri interpreta Kat. Americana, ha partecipato a film come Missing e It Lives Inside. Ha 26 anni.
Se Companion vi fosse piaciuto recuperate il pluricitato La fabbrica delle mogli, M3gan ed Ex Machina. ENJOY!
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