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martedì 4 agosto 2020

Notte Horror 2020: Dèmoni 2... l'incubo ritorna (1986)


E' arrivata l'ora del secondo film della Notte Horror Blogger Edition, iniziativa alla quale partecipo anche quest'anno e che vede, ogni martedì, una doppietta di filmacci horror come si faceva una volta nel bel palinsesto di Italia 1. Dovreste appena aver finito di leggere il post su Dèmoni nel blog Non c'è Paragone quindi sarete sicuramente pronti ad affrontare Dèmoni 2... l'incubo ritorna, diretto e co-sceneggiato nel 1986 del regista Lamberto Bava.


Trama: all'interno di un condominio gli abitanti vengono aggrediti da demoni usciti dagli schermi televisivi, i quali cominciano a contagiare chiunque...


L'anno dopo l'uscita di Dèmoni ecco arrivare nelle sale italiane Dèmoni 2... l'incubo continua, all'inizio del quale una voce avverte che persino gli scettici, dopo gli eventi del primo film, avevano dovuto ammettere l'esistenza dei demoni che avevano devastato il mondo partendo da un cinema. Quindi, direte voi, lo scenario di Dèmoni 2 parte dalla realtà post-apocalittica mostrata alla fine del primo film? No, ovviamente. Gli sceneggiatori Dario Argento, Lamberto Bava, Franco Ferrini e Dardano Sacchetti, gli stessi di Dèmoni, hanno deciso di trasformare la realtà precedente in un lavoro di finzione il cui sequel senza nome viene trasmesso nelle televisioni di un condominio ad Amburgo, con terribili conseguenze simili a quelle già accorse al cinema Metropol: i demoni del "film nel film" cominciano ad uscire dagli schermi e ad aggredire gli abitanti del condominio, trasformandoli a loro volta in mostri assetati di sangue umano. Cambiano quindi le ambientazioni, cambiano i protagonisti (non tutti) e cambiano gli effetti speciali, molto meno gore, per il resto molte caratteristiche di Dèmoni, colonna sonora metallozza in primis, e persino moltissime sequenze (la trasformazione iniziale col primo piano dei denti del demone, l'arrivo dei mostri immersi nella nebbia e con gli occhi brillanti, le derapate in macchina di quattro strepponi, le supercazzole di persone che sembrano normali e invece si indemoniano, il protagonista che all'inizio sembra sfigato poi diventa Ash) vengono mantenute, ripetute ed omaggiate, mentre nel mucchio di carne da macello vengono gettati anche animali e bambini e il finale, più felice di quanto avrebbe dovuto essere in origine, non lascia allo spettatore quella sensazione di ineluttabile orrore e perdita di ogni speranza in cui invece indulgeva il film originale.


Due cose, oltre a una deriva leggermente più "action" e fantasiosa, differenziano Dèmoni 2 dal predecessore, inserendo un fresco elemento di novità. Il primo è il goblin/boglin (che, per inciso, ha intenerito moltissimo me e il Bolluomo) che ciccia fuori dallo Scrondo e ingaggia battaglia con la povera Nancy Brilly, un animalino terrificante ma che, comunque, risiede nel filone americano di animaletti mordaci à la Critters o Gremlins che combinano il terrore a un minimo di divertimento; il secondo, invece, è la presenza della sempre convinta e convincente Coralina Cataldi Tassoni, che DOVETE ricordare come protagonista de Il Bosco 1 e che qui passa dall'essere la protagonista scassapalle della canzone Brutta a demone particolarmente sfortunato ed onnipresente nonostante arrivi a sciogliersi, diventare cieco e chi più ne ha più ne metta. A proposito di Coralina Cataldi Tassoni, vi ricordo che Dèmoni 2 è anche il film d'esordio di Asia Argento la quale, povera pargola, all'età di 11 anni era già cagna maledetta e non azzeccava un'espressione manco a morire (tanto che, a un certo punto, i demoni non se filano più di striscio e il destino del suo personaggio rimane incerto): la sua presenza è inutile tanto quanto quella dei già citati sgallettati in macchina, che oltre a richiamare Dèmoni ed ad allungare il metraggio non hanno altra funzione, un po' come il povero occhialuto sfigato che viene spedito fuori ad aspettare l'odioso ex fidanzato di Sally. A parte queste considerazioni derivate dai dialoghi divertiti tra me e Mirco nel corso della visione, Dèmoni 2... l'incubo continua riesce a risultare interessante, oltre che ben fatto, nonostante sia pesantemente debitore di Dèmoni al punto da poterlo definire derivativo, quindi come horroraccio estivo è perfetto. Lo trovate su Chili alla modica cifra di 2,99 se non avete voglia di sbattervi a cercarlo altrove o se non lo avete nella vostra collezione di horror italiani anni '80!


Del regista e co-sceneggiatore Lamberto Bava, che interpreta anche il padre di Sally, ho già parlato QUI. Coralina Cataldi Tassoni (Sally Day), Asia Argento (Ingrid Haller) e Michele Mirabella (il cliente della prostituta) li trovate invece ai rispettivi link.

Nancy Brilli (vero nome Nicoletta Brilli) interpreta Hannah. Nata a Roma, la ricordo per film come Compagni di scuola e Febbre da cavallo - La mandrakata, inoltre ha partecipato a serie quali Il bello delle donne e Caterina e le sue figlie. Ha 56 anni.


Bobby Rhodes, che interpreta Hank, era il pappone di Dèmoni mentre Lino Salemme, che qui interpreta il guardiano, era lo squartatore. Adesso mi mancherebbe solo Demoni 3 per completare la trilogia... ma anche no! Intanto, magari voi potreste trovare qualche ispirazione per i prossimi horror da guardare scorrendo l'elenco dei film già presentati dai miei colleghi e il bannerone con i prossimi appuntamenti! ENJOY!




mercoledì 17 giugno 2020

Bollalmanacco On Demand: Dèmoni (1985)

L'On Demand di oggi è tutto per Lucia che, nel tempo, è diventata la musa/madrina/quel che di bello volete del Bollalmanacco. La somma gore gore girl mi ha chiesto Dèmoni, diretto e co-sceneggiato nel 1985 dal regista Lamberto Bava. Il prossimo film On Demand sarà La casa di Helen. ENJOY!


Trama: all'interno di un cinema gli spettatori cominciano a trasformarsi in demoni, attaccando le persone e trasformandole in mostri.



Dèmoni è un film che avevo guardato decenni fa, quando mi ammazzavo di qualunque horror italiano becero su cui potessi mettere le mani. Sarà perché me ne avevano sempre parlato come di una roba truce e maledetta, sarà perché ai tempi avevo distrutto la cassetta X-Terror Files, contenente appunto il tema portante di Dèmoni (tra gli altri), ma a prescindere dal motivo rammento di aver spento la TV preda di un sottile diludendo e probabilmente avrò guardato anche Dèmoni 2... l'incubo ritorna ma non ne ricordo nemmeno un fotogramma. Quando qualche sera fa mi sono accinta a rivedere Dèmoni assieme al Bolluomo è stato quindi con la sufficienza di chi sta per propinare una sonora vaccata al fidanzato (il quale, ovviamente, ha concluso la visione non mandandomi a quel paese per mera cortesia, nemmeno per amore), invece, forse causa effetto nostalgia, gli ho voluto più bene di quanto avrei creduto. Sì, è un film recitato col culo, eh. La cumpa di drogati in botta da coca oltrepassa il concetto di imbarazzante e lo stesso vale per quella sorta di zoccolone brasilenji che è il primo a trasformarsi, il resto rientra nella media delle produzioni nostrane dell'epoca, rappezzate giusto col doppiaggio, ma onestamente sono arrivata a un'età in cui tutto questo conta poco se la base di partenza è fantasiosa e interessante. L'idea di un film nel film dove ciò che accade sullo schermo viene riproposto nella realtà può far sorridere oggi e persino risultare "prevedibile" ma immagino che all'epoca sarà stato il non plus ultra delle trame e comunque, ancora oggi, rovescia sullo spettatore un senso palpabile di claustrofobia, enfatizzato dalla struttura stessa del cinema, al cui interno, a un certo punto, parrebbe smettere di esistere qualunque legge architettonica o spaziale; sul finale, poi, accade qualcosa di talmente fuori dagli schemi (qualcosa, tra l'altro, che non ricordavo) da portare il cervello a sbarellare al grido di "ma perchéeee?" salvo poi pentirsi della sciocchezza della domanda nel momento esatto in cui Dèmoni vomita tutto il suo pessimismo cosmico in uno dei più bei finali della storia dell'horror.


Considerato che La casa 2, dove Ash cominciava a diventar personaggione, è uscito nel 1987, bisogna dire che Dèmoni a un certo punto precorre i tempi e trasforma il più insignificante dei personaggi in una creatura che è il trionfo della tamarreide visto il modo in cui brandisce katane sgasando con la moto sulle facce di demoni putrescenti; la sequenza in oggetto, per inciso, è l'unica che ha fomentato il Bolluomo, il quale tuttavia ha vilipeso Argento, Sacchetti, Bava e compagnia cominciando a ridere come se non ci fosse un domani. Ma, per la miseria, Dèmoni NON è un horror DI ridere! E' un horror bastardo, graziato dai bellissimi effetti speciali di Sergio Stivaletti, che in alcune sequenze onestamente mi ha dato non solo il voltastomaco ma mi ha costretta persino a girarmi dall'altra parte per il dolore che mi sembrava di sentire in bocca, un horror che non perdona nessuno (anche se, di base, non ci sarebbe nulla da farsi perdonare visto che i protagonisti sono tutti mediamente minchiette di buon cuore, salvo la stronza che cornifica il povero cieco) e mette angoscia anche grazie al suo ritmo serrato e all'ottimo utilizzo di una fotografia in grado di rendere comprensibili anche le scene più buie. La colonna sonora, poi, è tutta un programma, perché unisce le sonorità del tastierista dei Goblin, Claudio Simonetti, a pezzacci "cattivi" come Save Our Souls dei Mötley Crüe e Dynamite degli Scorpions, assieme ad altre melodie incredibilmente perfette per l'atmosfera di Dèmoni. Mi rendo conto che un film simile possa non essere sia la cup of tea di molti e purtroppo sulle varie piattaforme streaming è disponibile solo il sequel, ambientato in un condominio, ma è arrivata l'estate ed è giunto il momento degli horror zamarri, di cui Dèmoni è un perfetto esempio da recuperare!


Del regista e co-sceneggiatore Lamberto Bava ho già parlato QUI . Michele Soavi (l'uomo in nero e Jerry, uno dei protagonisti del film nel film) e Nicoletta Elmi (Ingrid, la maschera del cinema) li trovate invece ai rispettivi link.


Nei panni di Hannah c'è Fiore Argento, figlia del regista Dario . Il film ha un seguito ufficiale, Dèmoni 2... l'incubo ritorna (che in Germania è stato invece distribuito come il primo capitolo della serie), e uno apocrifo, Demoni 3. Ho visto il primo dei due e non ve lo consiglio, onestamente (anche se mi toccherà guardarlo per l'imminente Notte Horror Blogger Edition 2020), quindi non oso immaginare cosa possa essere Demoni 3. ENJOY!

martedì 26 maggio 2015

Bollalmanacco On Demand: La Venere d'Ille (1981)

On Demand particolare, quello di oggi. Qualche tempo fa, infatti, Galerius mi aveva chiesto di guardare La Venere d'Ille, ultimo film di Mario Bava, co-diretto col figlio Lamberto che della pellicola è anche co-sceneggiatore. Quello che non avevo capito, però, è che La Venere d'Ille fosse un episodio della serie TV I giochi del Diavolo! Per la cronaca, il prossimo film On Demand sarà... Oggesù... Paganini. ENJOY!


Trama: nei terreni di un nobile spagnolo viene ritrovata la statua di una Venere. Il nobiluomo, orgoglioso del ritrovamento, espone la preziosa opera in giardino ed invita Mathieu, giovane artista e studioso parigino, ad ammirarla, proprio pochi giorni prima del matrimonio tra il figlio e la bella ereditiera Clara...



Per chi, come me, è abituato ad associare il nome Bava al giallo o all'horror gotico la visione de La Venere d'Ille è un'esperienza spiazzante. La definizione di horror gotico, in effetti, gli calzerebbe anche a pennello, non solo per l'ambientazione ma anche per la presenza di un protagonista sensibile e tormentato e per i misteri che circondano l'antica statua della Venere.. se non fosse che, per almeno quaranta minuti, questi elementi vengono messi in secondo piano da quella che, in definitiva, è una storia d'amore platonico nata tra un giovanotto e una donna in procinto di sposarsi. La Venere del titolo sembra quasi fare da cornice all'approfondimento psicologico di personaggi che sarebbero ben delineati anche senza la presenza di questo elemento "perturbante". La famiglia del proprietario terriero, un arricchito con pose da uomo di cultura anche troppo viscerale per nascondere le sue origini, comprende una moglie e un figlio che non fanno alcuno sforzo per dissimulare la loro natura di burini e, ovviamente, nemmeno alcun tentativo di nascondere lo scopo puramente economico del matrimonio tra Clara ed Alfonso; a rompere questo "equilibrio" ci pensa il timido, colto e raffinato Mathieu, che subito si invaghisce (probabilmente ricambiato) di Clara ma è così signore da sfogare il proprio tormento dedicandosi a ritrarre la fantomatica Venere, le cui sembianze sono anche troppo simili a quelle della promessa sposa. Insomma, La Venere d'Ille sarebbe in poche parole il racconto di un ideale triangolo amoroso, di passioni trattenute, di amori calpestati dalla lussuria e dal bieco interesse, con l'aggiunta di un'oscura statua che le superstizioni popolari vorrebbero maledetta e che arriverà a poco a poco a minacciare la vita e le certezze dei protagonisti. Negli ultimi cinque minuti di pellicola, ça va sans dire.


E il tocco del Maestro?, direte voi? Eh, il tocco di Bava padre si vede giusto sul finale e nelle riprese notturne di corridoi e stanze, durante le quali si respira un'atmosfera assai inquietante, alimentata da rumore di passi, riprese di scale e porte chiuse, ombre nascoste da sottili baldacchini e un singolo, minaccioso spruzzo di sangue. Il resto (purtroppo e non me ne voglia Galerius che mi pare assai affezionato all'ultima opera di Mario Bava)  è anche troppo simile a una puntata de Il segreto per essere anche solo lontanamente apprezzabile; considerata la natura di produzione televisiva di La Venere d'Ille, sono stranamente belli i costumi e suggestive le scenografie ma registicamente parlando è la sagra del piattume. Gli attori invece li ho trovati tutti perfettamente calzanti, soprattutto il sanguigno Mario Maranzana nei panni del Signore De Peyrehorade, suo "figlio" Fausto Di Bella ("raffinatissimo" manzone che forse qualcuno ricorderà come fidanzato di Marisol in Un sacco bello, ma nella sua filmografia spuntano anche Quel gran pezzo dell'Ubalda tutta nuda tutta calda, Emmanuelle Nera: Orient Reportage e Novelle licenziose di vergini vogliose, quindi potete immaginare il genere di attore, perfetto per interpretare un giovane e arrapato porco fedifrago!) e una Daria Nicolodi talmente magra, giovane e graziosa da essere quasi irriconoscibile. Come avrete capito, La Venere d'Ille non mi ha appassionata granché quindi non vi consiglierei di diventare matti per recuperarlo ma se siete dei fan scatenati di Bava, vi piacciono questo genere di miniserie un po' vintage o siete semplicemente curiosi... perché no?


Del co-regista Mario Bava ho già parlato qui, mentre qualche notizia sul co-regista e co-sceneggiatore Lamberto Bava la trovate qua. A queste coordinate, invece, trovate Daria Nicolodi, che interpreta Clara.

Marc Porel (vero nome Marc Landry) interpreta Mathieu. Svizzero, ha partecipato a film come Non si sevizia un paperino, Sette note in nero e Il marchese del Grillo. Anche sceneggiatore, è morto nel 1983, all'età di 34 anni.


La serie I giochi del Diavolo è stata trasmessa su Rai 2 nel maggio del 1981 e constava di sei episodi da un'ora; il tema comune era la letteratura fantastica del diciannovesimo secolo e le opere da cui trarre ispirazione erano state selezionate nientemeno che da Italo Calvino! Gli altri episodi della serie sono L'uomo della sabbia (diretto da Giulio Questi e tratto dall'omonimo racconto di E.T.A. Hoffmann), La presenza perfetta (diretto da Piero Nelli e tratto dal racconto Il fantasma di Edmund Orme di Henry James), La mano indemoniata (diretto da Marcello Aliprandi e tratto dal racconto La mano incantata di Gerard de Nerval), Il diavolo nella bottiglia (diretto da Tomaso Sherman e tratto dall'omonimo racconto di Robert L. Stevenson)e Il sogno dell'altro (diretto da Giovanna Gagliardo e tratto dal racconto Il fu signor Elvesham di H.G.Wells), tutti disponibili sul Tubo nel caso foste curiosi di dargli un'occhiata. ENJOY!

sabato 14 novembre 2009

A cena col Vampiro (1988)

Va bene, ce l’ho fatta. Questo blog stava rischiando di diventare un monotematico su Lamberto Bava, ma sono arrivata alla fine del cofanetto e mi sono sorbita anche A cena col vampiro, del 1988. Alla fine ho detto: mai più, perché indulgere in questa inutile tortura? Lamberto, io e te non ci incontreremo più se non per caso o per qualche nostalgica replica di Fantaghirò, te lo posso giurare.


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La trama: quattro attori dilettanti vengono scelti dopo un provino per recitare in un film del famosissimo regista Jurek, ed invitati a cena nella sua sontuosa magione. Lì scoprono che il regista in realtà è un vampiro millenario che vorrebbe venire ucciso da loro così da porre fine alla sua esistenza. Solo che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare…


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Un cultore del trash dovrebbe come minimo commuoversi davanti alla recitazione, ai dialoghi, alle squallidissime scenografie, agli zombie fatti con dei sacchetti di plastica messi in testa a povere comparse, all’inutilità di alcuni personaggi ecc. ecc. Potenzialmente quindi avrei dovuto innamorarmi di questo film. Ma non ce la faccio, perché sono anche una fedele adepta di ogni causa vampirica, e vedere la figura di un succhiasangue così bistrattata è per me una tortura. Cominciamo a sparare sulla croce rossa segnalando un errore talmente grossolano da far saltare subito all’occhio come il film sia stato sceneggiato coi piedi: Jurek viene sgamato in quanto Vampiro proprio perché non si riflette nello specchio. Peccato che per tutto il resto del film la sua figuretta sminchia si veda in ogni superficie riflettente e soprattutto che, a rigor di logica, non dovrebbe nemmeno poter venir ripreso. Eppure proprio in un film che lo vede solo attore protagonista (come scomodare il metacinema per dare un po’ di spessore a questa fuffa…) risiede il segreto per sconfiggerlo. E questa è solo la punta dell’iceberg.


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Se avrete la forza di superare le pietose scene dei provini all’inizio (e il modellino del castello dove svolazza un pipistrello di gomma appeso ad un filo, ovviamente…), arriverete al cuore della vicenda e alla delirante proposta di Jurek durante una cena: uccidetemi perché non ho più voglia di vivere ma occhio perché le regole dei Vampiri impongono che io ve lo impedisca. A parte che non s’è mai sentita una simile stronzata, se ti vuoi uccidere apri una finestra e levati da ammorbare il prossimo, ma non puoi anche bullarti di essere un millenario vampiro Mesopotamico morso all’età di 11 anni: dovresti avere come minimo l’aspetto di un bambino e non di un attempato gigolò che, a seconda dei momenti, diventa la fotocopia di Nosferatu. Ma d’altronde, la sfiga di questo Vampiro è quella di avere anche dei servitori del menga, che ovviamente portano al suicidio e alla psicosi: parlando di fotocopie, non si può non citare il servo identico all’Aigor di Frankenstein Junior (altrettanto pasticcione e infamino), ma alla cricca si aggiungono anche un non meglio precisato assistente umano, spocchioso come pochi e incerto se parteggiare per gli umani o per il padrone, e una vajassa sguaiata e ridanciana, senza nome, dal dubbio gusto per la moda e, anche lei, incerta se essere vampira (ma allora perché alla fine lei non schiatta come tutti gli altri mostri dopo la scomparsa di Jurek?) o umana. Altro fatto che denota la furbizia del vampiro è l’aver scelto quattro dementi come sicari. Se l’unico uomo del gruppo infatti è vivace, a suo modo simpatico, e anche dotato di pelo sullo stomaco, le tre sgallettate che lo accompagnano stanno lì solo a far la figura delle guardiane delle oche: una passa per l’intellettuale della compagnia ma gratta gratta non fa nulla di nulla, l’altra passa per essere la più zoccolona delle tre, ma si limita a svenire alla vista di un film in bianco e nero, mentre la più “ragazzina” è in realtà la più sciacquetta e l’unica che soccomberebbe volentieri alle voglie del vampiro. Le tre assieme vagano per il film seguendo il maschio del branco urlando e litigando, senza dubbio molto utili ad uno che si ritrova a combattere contro un vampiro a colpi di battutine, ragni di gomma ed altre simili amenità.


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Come ho detto, gli attori sono tutti pessimi a parte un paio. Il vecchio leone George Hilton gigioneggia dall’inizio alla fine e risulta persino simpatico, Riccardo Rossi ci mette del suo e dà vita ad un personaggio se non buono almeno verosimile e “vivo”, gli altri interpreti invece risultano N/C, come a scuola, non classificati. Gli effetti speciali sono abbastanza inguardabili e caserecci, con abbondanza di pupazzi poco realistici, però il trucco incartapecorito di Jurek non è male, così come è fatto assai bene il “film nel film”, la pellicola in bianco e nero che guardano i protagonisti, un horror gotico dal sapore nostalgico. La scenografie, al limite del kitsch, sono sicuramente state riutilizzate anche in Una notte al cimitero, perché le catacombe sono identiche. A cena col vampiro abbonda di citazioni: al di là di Frankenstein Junior, ci sono rimandi a Nosferatu, a Nightmare (“una volta ho visto un film dove le persone sognavano di morire, e poi lo facevano veramente”) e in una videocassetta usata come “arma impropria” si legge il titolo dello splendido film di Roman Polanski, Per favore non mordermi sul collo. Un piccolo appunto: se in Una notte al cimitero lo zombie palpava la zomba e rimediava un ceffone, anche qui il vampiro si lancia in una scena di palpeggio me, in quanto vampiro, pur se incartapecorito, sortisce effetti un po’ diversi: una sorta di “continuità della tetta palpata” in questa serie di film? Non me ne stupirei… Evitatelo, gente, evitatelo come la peste.


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Di Lamberto Bava ho già parlato qui e qui, Yvonne Sciò, che interpreta una delle tre sciacquette, la trovate qui.


George Hilton interpreta Jurek. L’attore non ha nessuna parentela con la mia amica Paris, visto che è Uruguayano e il suo vero nome è Jorge Hill Acosta y Lara, e in Italia costui si è affermato come caratterista per piccole perle trash del passato come Due mafiosi contro Goldginger e per capisaldi dei cupissimi gialli all’italiana come Lo strano vizio della signora Wardh, La coda dello scorpione, Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer?, per poi declinare lentamente con roba tipo Abbronzantissimi 2 – Un anno dopo e Natale in Crociera. Per la TV ha lavorato nella famosissima (in Italia, ovvio) serie College. Ha 75 anni.


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Riccardo Rossi interpreta Gianni. Per la serie: dove ho già visto sta faccetta, l’attore romano era uno de I ragazzi della terza C, ha partecipato a parecchi programmi della RAI e anche ad alcune pubblicità (io mi ricordo la sua faccia in quella della Ferrarelle..). Tra i suoi film ricordo Grandi magazzini, l’orrido Piccolo grande amore accompagnato dall’indegno S.P.Q.R. e l’improponibile Scusa ma ti chiamo amore. Per la TV ha anche lui lavorato nella serie College, poi Don Matteo e Tutti pazzi per amore. Ha inoltre doppiato episodi di Barbapapà e Jeeg robot d’acciaio. Ha 46 anni.


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Patrizia Pellegrino interpreta Rita. La carriera cinematografica di costei è praticamente inesistente, ma diciamo che, come futura protagonista de L’isola dei famosi, può giustamente essere considerata la punta di diamante trash di tutto il film. Ha partecipato ad un episodio di Don Matteo ma ora lavora soprattutto per il teatro. Ha 47 anni.


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Isabel Russinova interpreta la mezza umana/mezza vampira che non smette un attimo di ridere. Lungi dall’essere russa o che, la nostrana Maria Isabella Cociani ha recitato in film come Tex e il signore degli abissi, Momo, Rimini, Rimini – Un anno dopo (giusto a voler confermare la sua bravura, eh..), il geniale Il commissario Lo Gatto e I miei primi quarant’anni. Ha 51 anni e un film in uscita.


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Valeria Milillo interpreta Sasha. Attrice milanese, ha partecipato soprattutto a produzioni televisive come Il commissario Montalbano, Distretto di polizia e il recente L’onore e il rispetto. Tra i suoi film ricordo il già citato Il commissario Lo Gatto e Uomo d’acqua dolce. Ha 43 anni.


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Vi lascio ora con il trailer del DVD USA... che contiene anche la pregevole colonna sonora "spagnoleggiante", unico pregio del film. ENJOY!


venerdì 6 novembre 2009

Una notte al cimitero (1987)

Tempi di suine e di malanni, tempi in cui ci si ritrova a vedere un po’ il fondo della propria collezione di DVD. Che, guarda caso, è arrivata ad un cofanetto di Lamberto Bava per cui, dopo Ghost Son, mi è toccato spararmi Una notte al cimitero, filmetto prodotto da Rete Italia (ergo televisivo, ergo scadente…) e diretto dal nostro nel 1987, come parte di un ciclo di quattro film che comprendeva anche La casa dell’orco, A cena col vampiro e Fino alla morte.

 


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La trama: cinque ladruncoli, dopo aver derubato un supermercato, fuggono in zone semi – paludose e si ritrovano appiedati a dormire nei ruderi di una chiesa costruita sopra delle catacombe. D’un tratto trovano anche una locanda con dei dubbi figuri che li sfidano a passare una notte nelle cripte per poter ottenere un favoloso tesoro che, si dice, risalga ai tempi di Giuda. Superfluo dire che nelle cripte troveranno di tutto di più..



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Sono costernata. Non so davvero da che parte cominciare a parlare del trash e della pochezza che trasudano da ogni fotogramma di questa pellicola. Il film è più o meno comprensibile ed accettabile finché non comincia a dipanarsi la trama, in fondo ci sono questi strepponcelli che si perdono nel bosco e decidono di dormire nel primo luogo che trovano, ovvero le rovine di una chiesa. E da qui comincia l’assurdità… Povere creature, ovvio che in mezzo alla nebbia non si accorgano dell’enorme PUB costruito sotto la chiesa stessa (sfidando ogni logica architettonica, devo dire), con tanto di insegna “Miller” luminosa all’esterno. Colpa della nebbia, ovviamente. Ma all’interno del pub non ce n’è quindi non vedo il motivo per cui della gente con un minimo di senno ci si dovrebbe fermare, e soprattutto perché dovrebbe stare ad ascoltare bufale tipo “Qui non si parla di lupi mannari!!” oppure “Qui non si scherza sulle scommesse!” detto ovviamente da esseri che a definirli umani si fa loro un complimento; ora, passi i “clienti”, che sono giusto un po’ bianchicci (però vestiti da contadini dell’’800…) ma l’oste è un mostro orrido con l’occhio sinistro che balugina di rosso, un incrocio tra Terminator e una creatura della Troma! Ma tutto passa in secondo piano di fronte all’oro! Aah, la meraviglia di possedere una boccia di vetro con dentro gioielli, monete e carte di credito… se è vero che quel cumulo di ricchezze risale ai tempi di Giuda, mi chiedo perché all’interno ci siano per la maggior parte American Express (utili eh, in un tesoro…) e dollari americani: pub e catacombe itineranti oppure semplicemente i turisti lì ci arrivano a frotte? E tanta è la paura una volta entrati nel vivo del film e della “sfida”: cadaveri semoventi talmente pietosi che verrebbe da abbracciarli, teste baffute (suore?) incastrate nei muri che si limitano ad aprire gli occhi, impiccati volanti, pozze colme di melma fumante ed ossa, e dulcis in fundus una famiglia di freaks ottocenteschi impegnati in una cena che scappano a gambe levate appena vedono i nostri.



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Scapperei anche io, povere creature, davanti ad una recitazione che non definirei imbarazzante, perché sarebbe un complimento. E’ ovvio che il doppiaggio italiano non rende, soprattutto quando i giovani attori recitano in inglese e vengono ridoppiati.Toglie loro naturalezza, e rimangono solo le espressioni facciali, che sono da dimenticare. L’unico che più o meno si salva è Tognazzi, che palesemente parla italiano e porta un po’ di brio con la sua parlata romanaccia, che pur non aiuta a far prendere il film più sul serio, intendiamoci. I personaggi in generale, al di là della capacità degli attori, sono però imbarazzanti, nemmeno dei clichè, ma proprio delle macchiette. C’è il “belloccio”, che a mio avviso è identico al Samvise del Signore degli Anelli, e che per enfatizzare questa sua “belloccità” dorme a torso nudo e fuori dal sacco a pelo mentre tutti gli altri ci si infilano con tanto di giacche. Lo vorrei vedere su a Bardineto, d’agosto, st’idiota… Ma tralasciando i lardominali scolpiti del nostro, ci sono anche le chicche della sensitiva improvvisata (una sciacquetta che nemmeno saprebbe fare due più due e che all’improvviso diventa la medium del gruppo..) e del locandiere “sinistro” che parte con la risata malefica a sproposito o alla fine di ogni battuta.



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E a proposito di “fine”. Il finale è una boiata pazzesca, ad un certo punto lo spettatore è incerto se i ragazzi siano o meno morti, ma il dubbio viene fugato e il film chiuso nel modo più assurdo possibile (com’è possibile uccidere quella che dovrebbe essere, a ragion veduta, la Morte stessa?). Il picco trash del film, oltre al furgoncino Ford ipertruccato e alla cena di mostri, è ovviamente lo zombie che si prende un ceffone dalla “zomba” che ha risvegliato palpandole il seno. Per quanto riguarda la regia, è piatta e televisiva, gli effetti speciali non sono malvagi nonostante tutto, ma il tasso di gore è praticamente inesistente, come quello di ansia ed inquietudine. Evitatelo se siete da soli (perché vi addormentereste come ho fatto io ad un certo punto…) ma guardatelo tranquilli in compagnia di amici che abbiano spirito un po’ goliardico e che non vi facciano volare fuori dalla finestra: vi divertirete, credo. (ma anche no). Una curiosità: il film viene distribuito anche all’estero, ma col titolo Graveyard Disturbance.



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Di Lamberto Bava ho parlato qui mentre, fortunatamente, del manzo Gregory Lech Taddeus (il belloccio) si sono perse le tracce, e anche suoi compari hanno goduto di una gloria effimera: Karl Zinny (che interpreta David) ha sicuramente ottenuto il ruolo in questo ed altri film come Demoni in quanto figliastro di Remo Girone, Lea Martino si è persa nelle nebbie di pochi film e un telefilm mentre l'altra interprete, Beatrice Ring, ha girato Zombie 3 con Fulci.

 

Gianmarco Tognazzi interpreta Johnny. Figlio d’arte del grande ed indimenticato Ugo Tognazzi, si è destreggiato tra commedie, drammi moderni all’italiana e produzioni televisive senza mai emergere troppo. Tra i suoi film ricordo Vacanze in America, Sposerò Simon Le Bon, Ultrà, I laureati, Romanzo Criminale. Ha 42 anni e tre film in uscita tra cui l’ennesima rovina per il cinema italiano, il cinepanettone Natale a Beverly Hills. Ma un bel Natale tra le grinfie di Al Qaeda no?



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 Vi lascio ora con il trailer inglese, le cui voci mi sembrano paradossalmente un pò  migliori! ENJOY!!

 

 

venerdì 30 ottobre 2009

Ghost Son (2006)

E dopo tanto tempo torniamo un po’ all’horror italiano, che di recente non sta dando troppe soddisfazioni. Diciamo pure che è dagli anni ’80 che il genere si è affossato. Anni ’80 che vedevano il buon Lamberto Bava regalarci un pur imperfetto capolavoro come Demoni, mentre oggi dobbiamo accontentarci, ahimé, del mediocre Ghost Son, sempre dello stesso regista, girato nel 2006 e distribuito in Italia un anno dopo, ovviamente in sordina.



locandina

 

La trama: in Africa, Stacey e Mark conducono la loro felice vita di fidanzatini, finché lui non muore in un incidente con la jeep. Nella casa che i due dividevano comincia però a manifestarsi quello che parrebbe il fantasma dell’uomo che, dapprima, cerca di indurre Stacey al suicidio in nome di un amore eterno e poi, non riuscendo a sortire effetti, le regala un’ultima notte d’amore dalla quale nasce Martin. Un bambino troppo strano per non destare sospetti…



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Questa pellicola si divide in momenti pregevoli e momenti decisamente trash. Peccato che questi ultimi siano legati strettamente al bambino che, in teoria, dovrebbe essere la presenza più inquietante del film. Cominciamo col dire che quello che temevo di più, ovvero l’ambientazione africana, è in realtà il punto di forza del film, che affonda le radici nelle leggende legate agli spiriti, alla morte, e al loro rispetto. Emblematiche in questo senso le figure della vecchia che rifiuta di vendere una scultura di legno perché scrigno dell’anima del proprio figlio, e anche quella della la piccola Thandie, orfana di madre ma non dello spirito della stessa, che continua a darle saggi consigli anche dall’aldilà. E’ interessante la contrapposizione tra la concezione rituale della vita e della morte, tipica di una realtà diversa da quella occidentale, e la nostra, alterata da un costante senso di sicurezza ed arroganza, legato al volere tutto e subito: non a caso Stacey, che non vuole accettare la morte di Mark, si appropria di un rito Africano che nemmeno capisce, ed attira su di sé uno spirito troppo inquieto e maligno, incapace di stare solo nella morte.



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Peccato che ad un certo punto, dato il titolo del film, arriva il Ghost Son. Premesso che il concepimento di questa creatura è quanto meno ambiguo e a tratti ricorda quello di Mia Farrow in Rosemary’s Baby, il dilemma sta in questo: ma perché dopo la nascita di Martin il pargolo viene considerato “posseduto” dallo spirito di Mark, mentre all’atto del concepimento si capisce benissimo che il padre non è lui, visto che il suo fantasma osserva la fidanzata venire praticamente violentata da un mostro scaglioso con le sue ingannevoli sembianze? Però dopo questa scena inequivocabile, a quanto pare gli sceneggiatori hanno deciso di cambiare rotta, e qui arrivano le chicche trash. Come il Baby Herrman di Chi ha incastrato Roger Rabbit?, il pargolo posseduto ha le stesse voglie del papà. Quindi, in due scene magistrali, scapezzola la mamma a morsi fino a farle uscire il sangue (la mamma, all'infermiera: "Ma, signora, io ho sentito i denti!!" E l'infermiera: "Io no." Sì, non è che i dialoghi siano memorabili...) e in un altra le palpa sempre la tetta con la manima prensile, sotto la doccia, mentre lei sgrana tanto d'occhi, guardando inequivocabilmente le pudenda del pargolo che poi rimprovera con un: "Ma, MARTIN!!!". Ammazza, a 5 mesi già si eccita sessualmente? Sono indecisa se considerare la scena una trashata di rara fattura oppure un inno alla pedofilia. Le altre prodezze del bambino sono una svomitazzata degna dell'Esorcista e l'imitazione perfetta della voce del papà. Orrore. E non voglio nemmeno parlare dell'Elefante che scorazza per casa alla fine, o del coniglio che la stolta donna conserva nei sacchetti per freezer, ma con la testa intera e PELOSA!! Ma cosa te ne fai, sei scema?!



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Appurato dunque che la trama è un pò una boiatazza, restano le musiche, assai carine, e ovviamente la bravura di Bava che, tanto per cambiare, non è un registucolo qualsiasi, ma azzarda virtuosismi e riprese da particolari angoli (oltre le ventole del soffitto, tra le travi, dal fondo della vasca, ecc. ecc.) che elevano il prodotto rispetto alla media. Anche la fotografia è buona, le riprese interne sono abbastanza claustrofobiche e quelle esterne rendono decisamente onore all'Africa che le ha ospitate. Gli attori invece sono dei cani. Dei veri cani. Soprattutto i due interpreti maschili (Laura Harring è deliziosa nel crescendo della sua inquietudine), ma anche quella femminile non scherza a tratti, l'ho visto in inglese (per evitarmi un sicuramente orrendo doppiaggio) e posso assicurare che un Texano con la bocca piena di patate crude non avrebbe fatto di peggio. Menzione d'onore però alla mia amica Coralina Cataldi - Tassoni (vedi la perla: Il Bosco 1) che fa una guest appearence. Insomma, non dico di evitarlo, ma di mettersi a guardarlo con occhio molto critico. Io gli do una media sufficienza.


Lamberto Bava è il regista della pellicola. Italiano e figlio d'arte, visto che il padre era il divino Mario Bava, che ci ha regalato perle di horror gotico, lo ricorderei per film come Demoni e il suo seguito, Una notte al cimitero, A cena col vampiro, prima che la sua carriera venisse segnata dallo storico e trashissimo fantasy Fininvestiano Fantaghirò (che firmerà per ben 5 volte) e dagli orrendi Sorellina e il principe del sogno e Desideria e l'anello del drago. Ha 65 anni.



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Laura Harring interpreta Stacey. L'attrice messicana ha recitato in film come Mulholland Drive, l'orrendo Derailed, l'inedito (in Italia, ma io l'ho visto ed è molto carino) All Souls Day: Dia de los muertos e Chiamata senza risposta. Per la TV ha partecipato a Baywatch, Flipper, Baywatch Night e The Shield. Ha 45 anni e tre film in uscita.


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John Hannah interpreta Mark. Per la serie "dove ho già visto sta faccetta?", la risposta è nei tre episodi de La Mummia, con Brendan Fraser, dove interpretava il fratello della protagonista. L'attore scozzese ha anche partecipato a Quattro matrimoni e un funeraleSliding Doors. Per la TV ha lavorato ad alcuni episodi di Alias e Frasier. Ha 47 anni, due film e una serie TV in uscita.



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Pete Postlethwaite interpreta Doc, l'amico dei due sfortunati sposini. Anche lui scozzese, anche lui faccia conosciuta, visto che nel Romeo e Giulietta di Baz Luhrmann interpretava il frate. Tra i suoi altri film ricordo Amleto, Aliens, il bellissimo Nel nome del padre, lo splendido I soliti sospetti, Dragonheart, Il mondo perduto: Jurassic Park, The Shipping News: ombre dal passato, Dark Water, The Omen. Ha 63 anni e quattro film in uscita.



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E ora vi lascio con il trailer italiano del film, che pure avevo già messo in un altro post, se non rammento male... ENJOY E.... HAPPY HALLOWEEN!!!!!









giovedì 12 aprile 2007

I segni del male (2007)

Finalmente dopo un anno ieri sera è ricominciata la consuetudine che mi portava ogni mercoledì o quasi a vedere un horror in compagnia del mitico Ale, fido compare esperto di cultura cinematografica orrorifica, soprattutto se misconosciuta o italiana.

Ieri è toccato a I Segni del Male (The Reaping) pellicola di cui ho sentito parlare malissimo e che invece, a parer mio, non era peggiore di tante altre. Certo, la trama è banalotta e debitrice di mille altri film di genere: in una cittadina della Louisiana chiamata Haven, nientemeno, accadono strani fenomeni identici alle sette piaghe che colpirono l'Egitto. La probabile causa di tutto ciò è una dodicenne, e per evitare che la piccola venga linciata dai cittadini inferociti viene chiamata una studiosa (Hilary Swank) esperta a smascherare quelli che la gente comune considera miracoli. Peccato che la donna, di fronte all'evidenza, dovrà ricredersi...



La pellicola è veramente ben curata, arricchita dalla presenza di ottimi interpreti. La bambina in particolare è molto inquietante, carismatica ed espressiva. Come atmosfere horror, la parte migliore è quella iniziale e centrale, tutta imperniata sul dispiegarsi delle piaghe più "sottili" e sulle visioni della protagonista, che lascia lo spettatore incerto su cosa aspettarsi davvero, e su quale sia la verità. Il finale, pur se molto interessante dal punto di vista narrativo e pregno di colpi di scena <tranne uno un pò telefonato> è rovinato dagli effetti speciali che, seppur egregi, tolgono al film quella patina "grezza" che ogni horror dovrebbe avere. In pratica si percepisce un gran dispiego di mezzi e molta, molta freddezza, in un'operazione prettamente commerciale, che ha un pò il sapore di Film Evento, anche a causa del gran battage pubblicitario. Le sette piaghe vengono rese splendidamente, il fiume di sangue è impressionante e anche il fuoco divino è da pelle d'oca. La pellicola gode inoltre di un'ottima fotografia.

Infinite le citazioni da film che presentavano più o meno le stesse tematiche: l'atmosfera generale del film ricorda molto Stigmate , sia per la carismatica interprete femminile che per la leggera inquietudine che pervade tutta la pellicola. Omen e L'Esorcista vengono richiamati alla mente dalla figura del prete che avverte la protagonista del guaio in cui sta per andarsi a cacciare; inoltre, è interessante notare come la maggior parte dei film a sfondo satanista cominci con un prologo ambientato in un paese sottosviluppato... Forse che la disperazione e la povertà richiamano il diavolo? Io credevo che Satana preferisse le città viziose... Altra fonte di citazione è lo splendido Rosmary's Baby.

Se dovessi dare un giudizio complessivo sul film in questione direi che la pellicola è sufficiente. Ben diretta e ben recitata, mantiene alta la tensione fino alla fine, quando la trama si dipana e rischia di cadere nel ridicolo involontario. Tuttavia gli effetti speciali eccelsi dimostrano almeno la cura con la quale il film è stato confezionato. Certo, non è un horror forte, e nemmeno innovativo, però fa trascorrere piacevolmente un paio d'ore. In pratica è come trovarsi di fronte un episodio allungato di XFiles o Supernatural: godibile ma non indimenticabile.

Curiosità: esilarante uno dei molti cartelli che si vedono fuori dalle chiese della bigottissima Heaven. "Our god is a good God... but don't push it". Ovvero: "Il nostro Dio è un Dio buono ma.. non mettetelo alla prova". Col senno di poi direi che il cartello non è stato affatto letto dai probi cittadini...

Il regista del film è Stephen Hopkins, già pratico di pellicole horror, seppur non eccelse. Suo infatti è il penosetto  Nightmare V: il mito, così come Predator 2. Ha diretto anche Spiriti nelle Tenebre, Lost in Space e The Life and Death of Peter Sellers. Per la TV ha diretto alcuni episodi del telefilm I Racconti della Cripta e alcuni episodi di 24. Per il futuro ha in cantiere due progetti, uno che mi incuriosisce assai: "Untitled David Duchovny Series" ... chissà che diavoleria sarà mai....


La protagonista della pellicola, Katherine, è interpretata nientemeno che dalla due volte premio oscar Hilary Swank. Lanciata dal film Boys Don't Cry, è una veterana di horror, più o meno trash. Ha partecipato infatti all'orrendo Buffy L'Ammazzavampiri (embrione della splendida serie), all'altrettanto brutto A volte ritornano ancora. Dopo l'oscar per il succitato Boys Don't Cry ha interpretato lo splendido The Gift del geniale Sam Raimi, partecipato ad un'incursione nell'affascinante mondo della Rivoluzione Francese con L'Intrigo della collana (dove interpretava nientemeno che la splendida Jeanne Valois), per poi prender parte a Insomnia  e Million Dollar Baby, con il quale ha vinto il secondo Oscar. Per la cronaca, è stata una delle interpreti del miTTico ed indimenticato Beverly Hills 90210. Ha 37 anni e due film in uscita.



Ed ecco Jeanne in Lady Oscar *__*
David Morrissey interpreta Doug, l'insegnante che chiede aiuto a Katherine per salvare la piccola. Ha partecipato all'orrendo Mandolino del capitano corelli, che ogni buon patriota dovrebbe bruciare al rogo, Basic Instinct 2 e al noiosissimo Derailed. Inglese, ha 43 anni e un film in progetto.


AnnaSophia Robb interpreta la piccola Loren. La ragazzina è già stata protagonista di Charlie e la fabbrica di cioccolata di Tim Burton, dove aveva il ruolo della odiosa Violet. Ora ha 13 anni e quattro film in uscita.


In ultimo, ad interpretare il prete, una vecchia gloria: Stephen Rea. Costui ha partecipato a film dignitosi come In Compagnia dei Lupi, La moglie del soldato, Intervista col vampiro, Michael Collins, In Dreams (nostalgia della Spagna.. ç__ç) V come Vendetta e anche all'orribile D'Artagnan. Ha 60 anni e tre film in uscita.



Vi lascio ora con uno dei trailer precedenti il film, quello che mi ha sconvolta di più e ha fatto urlare me e Ale.... il ritorno all'horror di Lamberto Bava? Holy Socks speriamo bene!!

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