Dopo che ne aveva scritto Lucia gli ho fatto la posta per qualche tempo e finalmente sono riuscita a guardare Depraved, scritto e diretto dal regista Larry Fessenden.
Trama: Henry, reduce di guerra spezzato dagli orrori visti come medico da campo, decide di sperimentare una cura in grado di rianimare i cadaveri e "costruisce" Adam, un essere umano piagato dai ricordi di una vita che non riconosce come sua.
Prima di iniziare col post, un avvertimento. Di Depraved ne esiste anche un altro, reintitolato Hell Girl, sempre del 2019, ed è un film talmente brutto che non ci potete credere, così malbecciato che, per la prima volta in vita mia, ho deciso di non finirlo. Fortunatamente, nonostante la sua natura di pellicola indipendente, "grezza" e dotata di evidenti limiti di budget, il Depraved di Larry Fessenden è invece un film molto particolare che merita una visione, anche se vi sento già sbuffare fin qua: UN'ALTRA versione di Frankenstein? Sì, perché no? Il romanzo della Shelley, così come i film di James Whale, continuano ad essere molto attuali e a prestarsi ad interpretazioni che possano anche non scadere nella baracconata o nella banalità più bieca. In questo caso, il Dr. Frankenstein è un giovane medico reduce di guerra che ha deciso di affidarsi ai soldi di un ex compagno di università, il dottor Polidori (altro nome interessante), e sperimentare non per gloria personale o per chissà quale ossessione assurda, bensì per riuscire a rimettere in sesto persone spezzate dagli orrori della guerra, fisicamente menomate, morte inutilmente. Purtroppo, una persona traumatizzata come Henry è difficile che riesca a combinare qualcosa di buono, e il risultato degli esperimenti è Adam, essere creato ex novo da parti di cadavere che, ahilui, è afflitto da ricordi di più vite passate, una creatura spezzata e priva di identità che i suoi creatori non possono o non vogliono aiutare; Henry è mentalmente instabile, afflitto da problemi personali che gli impediscono di essere il "padre" che Adam meriterebbe, Polidori è un narcisista che pensa solo al profitto ed è talmente cinico da fungere come un novello Lucignolo all'interno di un oscuro Paese dei Balocchi. Preso tra due fuochi, nascosto alla vista degli umani e privato della propria identità, è normale che a un certo punto Adam sfoghi la sua disperazione, la sua tremenda solitudine, nel modo più goffo e pericoloso possibile, sperando di recuperare tutto ciò che è andato perduto e che si ripresenta a sprazzi nella sua mente tormentata.
La messa in scena di Fessenden è perfetta per dare un senso di spaesamento allo spettatore, lo stesso provato da una creatura neonata che cerca di imparare a parlare, a leggere, a dare un senso agli stimoli che lo circondano attraverso un fitta nebbia di droghe probabilmente psicotrope; l'utilizzo della camera a mano è fondamentale, tanto che a volte sembra di assistere a uno di quei guerrilla movie, soprattutto quando l'azione si fa più concitata. Non mancano effetti grafici particolari, non solo per sottolineare i flash allucinati (e allucinanti) di Adam ma anche per omaggiare i film di James Whale, soprattutto nella parte finale della pellicola, e talvolta Fessenden si concede anche un che di lirico, di delicato. Il prologo e l'epilogo del film, infatti, sono il perfetto esempio di come si possano introdurre dettagli importantissimi per capire la psicologia di un personaggio senza ricorrere a spiegazioni lunghe e pesanti, che dubitano dell'intelligenza dello spettatore; bastano una canzone ricorrente, un paio di dialoghi semplici e toccanti col senno di poi, lo sguardo disperato di chi ha capito di aver perso la cosa più importante della sua vita in modo inaspettato, violento e doloroso, e l'immagine di un uomo che decide di perdersi in mezzo alla gente, alzando una muro di noncuranza per difendersi da tutto, per farci empatizzare con tutti i personaggi, "buoni" o "cattivi" che siano. State dunque attenti alla "ragazzina dell'inferno" e cercate di recuperare questo Depraved, ve lo consiglio.
Del regista e sceneggiatore Larry Fessenden, che interpreta anche Ratso, ho già parlato QUI mentre Joshua Leonard, che interpreta Polidori, lo trovate QUA.
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martedì 24 dicembre 2019
lunedì 9 luglio 2018
Unsane (2018)
Nonostante un weekend intenso, che mi ha portata a rimandare la visione de La prima notte del giudizio, sono comunque riuscita a rimanere aggiornata sulle uscite settimanali grazie a Steven Soderbergh e all'ultimo film da lui diretto, Unsane.
Trama: Sawyer Valentini è una ragazza traumatizzata da un pesantissimo episodio di stalking accorso nel suo passato. Convinta di non essere in grado di superare il terrore da sola, Sawyer decide di recarsi in un centro comportamentale dove viene internata a causa di un inghippo burocratico e dove comincia a vedere il suo stalker dietro ogni angolo...
Quest'anno il superlavoro a cui si costringe Soderbergh (ma non aveva smesso di dirigere film o ricordo male io?) lo ha portato ad essere spesso presente nelle sale italiane, con due pellicole che più diverse non si può. Da una parte abbiamo La truffa dei Logan, divertente e quasi coeniano nella sua rappresentazione di personaggi al limite del borderline, diretto con tutti i crismi del caso; dall'altro, abbiamo questo Unsane, thriller ripreso interamente con un I-Phone 7 che rispetto al film precedente risulta quasi "piccolino", una sorta di divertissement. Peccato che di divertente Unsane non abbia proprio nulla e che, anzi, nella prima parte spinga lo spettatore a provare un'angoscia incredibile per la facilità con cui un paio di legalissime gabole presenti all'interno del complesso sistema sanitario-assicurativo americano possano privare una persona della libertà senza che né polizia né avvocati possano metterci becco. La storia, infatti, prevede che la protagonista, reduce da una terrificante esperienza di stalking e per questo costretta a cambiare città, lavoro e abitudini, non sia più in grado di relazionarsi normalmente con nessuno e decida quindi di chiedere aiuto ad un centro comportamentale. La povera Sawyer si aspetta di parlare con uno psichiatra e concordare un paio di incontri, non di più, invece si ritrova internata dopo avere messo una firma su fogli mai letti con attenzione (cosa sbagliatissima!!). Ora, il bello di Unsane è che la protagonista, interpretata da una fantastica Claire Foy, sia fondamentalmente una persona che ne ha le palle piene di vedersi mettere i piedi in testa da chicchessia e che si ritrova all'improvviso trattata da pazza, privata dei suoi diritti e costretta ad affrontare delle infermiere equiparabili a kapò, col risultato che la degenza di un giorno si prolunga inevitabilmente nel tempo in virtù dei suoi violentissimi scatti di rabbia. E poi, ovviamente, c'è lui, lo stalker, la cui presenza improvvisa all'interno della struttura potrebbe essere l'ennesimo segno di come Sawyer sia effettivamente matta da legare oppure la persona più sana del mucchio, dottori ed infermieri compresi.
Quest'incertezza sulla quale si costruisce l'intera prima metà del film è ciò che rende Unsane un gioiellino di suspance anche a fronte di una storia molto banale, già raccontata in decine di altri film simili, mentre la seconda parte si appoggia maggiormente all'aspetto più horror del genere thriller e in generale diventa abbastanza prevedibile ma non per questo sgradevole. Due aspetti interessanti hanno tuttavia catturato la mia attenzione, al di là della già citata bravura di Claire Foy, incazzosa e terrorizzata dall'inizio alla fine. Il primo aspetto è la forza con la quale, a un certo punto, Sawyer affronta il suo stalker, con un monologo fiume da applauso, in cui si concentra un tale mix di odio, disgusto, frustrazione e desiderio di fare male che bisognerebbe campionarlo e farlo ascoltare, a mo' di tortura, a tutti coloro (uomini e donne) che si fissano talmente tanto su una persona da distruggerle la vita, fantasticando su un amore impossibile ed egoista che bisogna assolutamente imporre sull'altro... per fare cosa, poi? Per raddoppiare l'inadeguatezza e l'infelicità? Ah, che bella cosa. Il secondo aspetto ad avermi colpita è la scelta di girare il film con un I-Phone 7. Nonostante, tecnicamente, non dimostri nulla se non che Soderbergh è in grado di realizzare un prodotto pulito e assolutamente guardabile persino con l'ausilio di un telefonino, io l'ho intesa come espressione di nera ironia. Infatti, Sawyer è alternativamente costretta a rinunciare al cellulare (e a tutte le app ad esso connesse, Facebook e Instagram in primis) in quanto principale mezzo attraverso cui lo stalker può arrivare a conoscere tutto di lei e dei suoi amici o familiari, oppure a dipendere da esso per cercare di riconquistare la sua libertà; il fatto che il regista sfrutti proprio questo mezzo per riprendere le sventure della ragazza rende ancor più, a mio avviso, l'idea di impotenza e vulnerabilità davanti a un occhio nascosto, invadente e malevolo. O forse, per carità, Soderbergh voleva solo fare il figo, tutto può essere. A prescindere, consiglio comunque la visione di Unsane, ottimo thriller per rinfrescare le calde serate estive!
Del regista Steven Soderbergh ho già parlato QUI. Joshua Leonard (David Strine), Amy Irving (Angela Valentini), Juno Temple (Violet) e Matt Damon (poliziotto, non accreditato) li trovate invece ai rispettivi link.
Claire Foy interpreta Sawyer Valentini. Inglese, ha partecipato a film come L'ultimo dei templari, The Lady in the Van e a serie quali The Crown. Anche, ha 34 anni e due film in uscita tra cui Quello che non uccide, dove interpreterà Lisbeth Salander.
Se Unsane vi fosse piaciuto recuperate Ratter: Ossessione in rete. ENJOY!
Trama: Sawyer Valentini è una ragazza traumatizzata da un pesantissimo episodio di stalking accorso nel suo passato. Convinta di non essere in grado di superare il terrore da sola, Sawyer decide di recarsi in un centro comportamentale dove viene internata a causa di un inghippo burocratico e dove comincia a vedere il suo stalker dietro ogni angolo...
Quest'anno il superlavoro a cui si costringe Soderbergh (ma non aveva smesso di dirigere film o ricordo male io?) lo ha portato ad essere spesso presente nelle sale italiane, con due pellicole che più diverse non si può. Da una parte abbiamo La truffa dei Logan, divertente e quasi coeniano nella sua rappresentazione di personaggi al limite del borderline, diretto con tutti i crismi del caso; dall'altro, abbiamo questo Unsane, thriller ripreso interamente con un I-Phone 7 che rispetto al film precedente risulta quasi "piccolino", una sorta di divertissement. Peccato che di divertente Unsane non abbia proprio nulla e che, anzi, nella prima parte spinga lo spettatore a provare un'angoscia incredibile per la facilità con cui un paio di legalissime gabole presenti all'interno del complesso sistema sanitario-assicurativo americano possano privare una persona della libertà senza che né polizia né avvocati possano metterci becco. La storia, infatti, prevede che la protagonista, reduce da una terrificante esperienza di stalking e per questo costretta a cambiare città, lavoro e abitudini, non sia più in grado di relazionarsi normalmente con nessuno e decida quindi di chiedere aiuto ad un centro comportamentale. La povera Sawyer si aspetta di parlare con uno psichiatra e concordare un paio di incontri, non di più, invece si ritrova internata dopo avere messo una firma su fogli mai letti con attenzione (cosa sbagliatissima!!). Ora, il bello di Unsane è che la protagonista, interpretata da una fantastica Claire Foy, sia fondamentalmente una persona che ne ha le palle piene di vedersi mettere i piedi in testa da chicchessia e che si ritrova all'improvviso trattata da pazza, privata dei suoi diritti e costretta ad affrontare delle infermiere equiparabili a kapò, col risultato che la degenza di un giorno si prolunga inevitabilmente nel tempo in virtù dei suoi violentissimi scatti di rabbia. E poi, ovviamente, c'è lui, lo stalker, la cui presenza improvvisa all'interno della struttura potrebbe essere l'ennesimo segno di come Sawyer sia effettivamente matta da legare oppure la persona più sana del mucchio, dottori ed infermieri compresi.
Quest'incertezza sulla quale si costruisce l'intera prima metà del film è ciò che rende Unsane un gioiellino di suspance anche a fronte di una storia molto banale, già raccontata in decine di altri film simili, mentre la seconda parte si appoggia maggiormente all'aspetto più horror del genere thriller e in generale diventa abbastanza prevedibile ma non per questo sgradevole. Due aspetti interessanti hanno tuttavia catturato la mia attenzione, al di là della già citata bravura di Claire Foy, incazzosa e terrorizzata dall'inizio alla fine. Il primo aspetto è la forza con la quale, a un certo punto, Sawyer affronta il suo stalker, con un monologo fiume da applauso, in cui si concentra un tale mix di odio, disgusto, frustrazione e desiderio di fare male che bisognerebbe campionarlo e farlo ascoltare, a mo' di tortura, a tutti coloro (uomini e donne) che si fissano talmente tanto su una persona da distruggerle la vita, fantasticando su un amore impossibile ed egoista che bisogna assolutamente imporre sull'altro... per fare cosa, poi? Per raddoppiare l'inadeguatezza e l'infelicità? Ah, che bella cosa. Il secondo aspetto ad avermi colpita è la scelta di girare il film con un I-Phone 7. Nonostante, tecnicamente, non dimostri nulla se non che Soderbergh è in grado di realizzare un prodotto pulito e assolutamente guardabile persino con l'ausilio di un telefonino, io l'ho intesa come espressione di nera ironia. Infatti, Sawyer è alternativamente costretta a rinunciare al cellulare (e a tutte le app ad esso connesse, Facebook e Instagram in primis) in quanto principale mezzo attraverso cui lo stalker può arrivare a conoscere tutto di lei e dei suoi amici o familiari, oppure a dipendere da esso per cercare di riconquistare la sua libertà; il fatto che il regista sfrutti proprio questo mezzo per riprendere le sventure della ragazza rende ancor più, a mio avviso, l'idea di impotenza e vulnerabilità davanti a un occhio nascosto, invadente e malevolo. O forse, per carità, Soderbergh voleva solo fare il figo, tutto può essere. A prescindere, consiglio comunque la visione di Unsane, ottimo thriller per rinfrescare le calde serate estive!
Del regista Steven Soderbergh ho già parlato QUI. Joshua Leonard (David Strine), Amy Irving (Angela Valentini), Juno Temple (Violet) e Matt Damon (poliziotto, non accreditato) li trovate invece ai rispettivi link.
Claire Foy interpreta Sawyer Valentini. Inglese, ha partecipato a film come L'ultimo dei templari, The Lady in the Van e a serie quali The Crown. Anche, ha 34 anni e due film in uscita tra cui Quello che non uccide, dove interpreterà Lisbeth Salander.
Se Unsane vi fosse piaciuto recuperate Ratter: Ossessione in rete. ENJOY!
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mercoledì 22 aprile 2015
The Town That Dreaded Sundown (2014)
Ultimamente avevo un po' abbandonato il recupero dei Best Horror 2014 According to Lucia ma qualche sera fa ho deciso di riprendere il listone e guardare The Town That Dreaded Sundown, diretto nel 2014 dal regista Alfonso Gomez - Rejon.
Trama: Nel 1947 la cittadina di Texarkana è stata la sede di efferati omicidi compiuti da un maniaco mai catturato e durante gli anni '70 i delitti sono stati trasposti nel film The Town That Dreaded Sundown, riproposto ogni anno ad Halloween. Ai giorni nostri, il killer ricomincia a mietere vittime, cominciando proprio durante l'annuale proiezione del film...
Quando credevo che ormai lo slasher non mi potesse più sorprendere, ecco arrivare The Town That Dreaded Sundown che, con tutte le sue imperfezioni, è comunque un film che si dimostra intelligente fin dalle prime battute. Sì perché la pellicola di Alfonso Gomez - Rejon è un remake sui generis che non nasconde la sua natura di omaggio, anzi; per tutta la durata le immagini dell'originale La città che aveva paura si affiancano e si alternano a quelle degli eventi che stanno "realmente" accadendo e il film di Charles B. Pierce diventa così una parte fondamentale della trama, un protagonista al pari del killer incappucciato che torna a terrorizzare gli adolescenti infoiati di Texarkana. I personaggi si documentano sul caso non solo scartabellando archivi ma soprattutto riguardandosi ininterrottamente un filmaccio girato negli anni '70, spaventandosi o ridendo assieme agli spettatori, intervistando registi, speculando sui pensieri di una cittadina che sul nome di un serial killer ha fatto fortuna ma ha anche vissuto nel terrore, con tutte le conseguenze del caso. Tutto questo contorno metacinematografico che, a tratti, sfocia nel documentario, è ovviamente molto più interessante della parte slasher, soprattutto considerato quanto deludente e tirata per i capelli sia la scoperta dell'identità del killer ma c'è da dire che, per una volta, la protagonista non è una povera sciocchina senza cervello né spina dorsale e che la presenza di adolescenti imbecilli è ridotta all'osso, con i realizzatori che preferiscono concentrarsi sui pittoreschi "vecchi" che popolano la peculiare città di Texarkana, metà texana e metà dell’Arkansas, con due consigli comunali, due diversi corpi di polizia e conseguenti, inevitabili rivalità tra le sue due nature (e io che, scioccamente, pensavo che l'esotico nome Texarkana derivasse da chissà quale misterioso ed esoterico passato…).
Alfonso Gomez - Rejon è il regista della pellicola. Americano, ha diretto episodi di serie come Glee, Red Band Society e American Horror Story. Anche produttore, assistente alla regia e attore, ha 43 anni.
Addison Timlin interpreta Jami. Americana, ha partecipato a film come Derailed - Attrazione letale e Uomini di parola. Ha 24 anni e due film in uscita.
Edward Herrmann interpreta il reverendo Cartwright. Americano, ha partecipato a film come Ragazzi perduti, Richie Rich - Il più ricco del mondo, The Aviator, The Wolf of Wall Street e a serie come MASH, Oz, Una mamma per amica, Grey's Anatomy, 30 Rock, CSI - Scena del crimine e How I Met Your Mother; come doppiatore ha inoltre lavorato per serie come American Dad!. E' morto nel 2014, all'età di 71 anni.
Siccome The Town That Dreaded Sundown è un particolare "meta-sequel" di La città che aveva paura, se vi fosse piaciuto vi direi di recuperare il film del 1976 (che devo ancora vedere) e aggiungerei Venerdì 13 e Scream. ENJOY!
Trama: Nel 1947 la cittadina di Texarkana è stata la sede di efferati omicidi compiuti da un maniaco mai catturato e durante gli anni '70 i delitti sono stati trasposti nel film The Town That Dreaded Sundown, riproposto ogni anno ad Halloween. Ai giorni nostri, il killer ricomincia a mietere vittime, cominciando proprio durante l'annuale proiezione del film...
Quando credevo che ormai lo slasher non mi potesse più sorprendere, ecco arrivare The Town That Dreaded Sundown che, con tutte le sue imperfezioni, è comunque un film che si dimostra intelligente fin dalle prime battute. Sì perché la pellicola di Alfonso Gomez - Rejon è un remake sui generis che non nasconde la sua natura di omaggio, anzi; per tutta la durata le immagini dell'originale La città che aveva paura si affiancano e si alternano a quelle degli eventi che stanno "realmente" accadendo e il film di Charles B. Pierce diventa così una parte fondamentale della trama, un protagonista al pari del killer incappucciato che torna a terrorizzare gli adolescenti infoiati di Texarkana. I personaggi si documentano sul caso non solo scartabellando archivi ma soprattutto riguardandosi ininterrottamente un filmaccio girato negli anni '70, spaventandosi o ridendo assieme agli spettatori, intervistando registi, speculando sui pensieri di una cittadina che sul nome di un serial killer ha fatto fortuna ma ha anche vissuto nel terrore, con tutte le conseguenze del caso. Tutto questo contorno metacinematografico che, a tratti, sfocia nel documentario, è ovviamente molto più interessante della parte slasher, soprattutto considerato quanto deludente e tirata per i capelli sia la scoperta dell'identità del killer ma c'è da dire che, per una volta, la protagonista non è una povera sciocchina senza cervello né spina dorsale e che la presenza di adolescenti imbecilli è ridotta all'osso, con i realizzatori che preferiscono concentrarsi sui pittoreschi "vecchi" che popolano la peculiare città di Texarkana, metà texana e metà dell’Arkansas, con due consigli comunali, due diversi corpi di polizia e conseguenti, inevitabili rivalità tra le sue due nature (e io che, scioccamente, pensavo che l'esotico nome Texarkana derivasse da chissà quale misterioso ed esoterico passato…).
Altro punto a favore di The Town That Dreaded Sundown è la sua natura indubbiamente stilosa. Il film è davvero bello e gradevole da vedere, Alfonso Gomez - Rejon mostra un gusto accattivante per la composizione delle immagini, la fotografia è nitida anche durante le sequenze notturne, i colori sono molto saturi ma non fastidiosi, il montaggio mixa sapientemente immagini vintage (tratte da La città che aveva paura ma non solo) a riprese "moderne" e il killer compare sempre in modi e luoghi inaspettati, come se avesse sempre fatto parte del paesaggio e noi ce ne accorgessimo solo quando è ormai troppo tardi. A proposito del killer, The Town That Dreaded Sundown è abbastanza gore e l'assassino particolarmente fantasioso (nonostante l'omicidio più eclettico venga ripreso praticamente identico all'originale e l'omaggio venga ribadito poco prima mostrando la stessa scena mentre uno dei personaggi guarda La città che aveva paura); le scene più sanguinose non sono molte, è vero, ma sono ben realizzate e tanto basta. Gli attori sono tutti abbastanza validi; come ho detto prima, la protagonista non è fastidiosa quanto altre sue "colleghe" anzi, a tratti ricorda la storica Sidney di Scream per il carico di sfiga che si porta appresso, ma gli elementi più pregevoli del cast sono fior di caratteristi come Anthony Anderson, Gary Cole e soprattutto il meraviglioso Denis O'Hare, professionisti in grado di prendere i loro personaggi "secondari" e renderli più tridimensionali di quelli principali. Per tutti questi motivi "tecnici" e non, ho trovato The Town That Dreaded Sunlight particolarmente piacevole. Sicuramente non è stato il film più innovativo del 2014 ma nel suo genere è comunque un piccolo gioiellino, da recuperare e vedere!
Di Veronica Cartwright (Lillian), Anthony Anderson (Lone Wolf Morales), Joshua Leonard (Agente Foster), Gary Cole (Capo Tillman), Ed Lauter (Sceriffo Underwood) e Denis O'Hare (Charles B. Pierce Jr.) ho già parlato ai rispettivi link.Alfonso Gomez - Rejon è il regista della pellicola. Americano, ha diretto episodi di serie come Glee, Red Band Society e American Horror Story. Anche produttore, assistente alla regia e attore, ha 43 anni.
Addison Timlin interpreta Jami. Americana, ha partecipato a film come Derailed - Attrazione letale e Uomini di parola. Ha 24 anni e due film in uscita.
Edward Herrmann interpreta il reverendo Cartwright. Americano, ha partecipato a film come Ragazzi perduti, Richie Rich - Il più ricco del mondo, The Aviator, The Wolf of Wall Street e a serie come MASH, Oz, Una mamma per amica, Grey's Anatomy, 30 Rock, CSI - Scena del crimine e How I Met Your Mother; come doppiatore ha inoltre lavorato per serie come American Dad!. E' morto nel 2014, all'età di 71 anni.
Siccome The Town That Dreaded Sundown è un particolare "meta-sequel" di La città che aveva paura, se vi fosse piaciuto vi direi di recuperare il film del 1976 (che devo ancora vedere) e aggiungerei Venerdì 13 e Scream. ENJOY!
domenica 25 agosto 2013
The Blair Witch Project - Il mistero della strega di Blair (1999)
E finalmente ci siamo arrivati alla fonte di tutti i mali o, meglio, di tutti i mockumentary. Chi avrebbe mai detto, nel lontano 1999, che questo The Blair Witch Project - Il mistero della strega di Blair (The Blair Witch Project) di Daniel Myrick ed Eduardo Sánchez avrebbe aperto la via a miriadi di cineasti perlopiù inetti e alla crisi dell'horror classico?
Trama: tre studenti si recano a Burkitsville, ex Blaire, per indagare su una leggenda locale legata alla figura di una strega. Non torneranno mai più a casa, ovviamente, ma di loro rimarrà un'ultima, terribile testimonianza.
Nel 1999 televisioni, internet e giornali sono stati invasi dalle foto di Heather, Josh e Mike, tre ragazzi andati nei boschi per girare un documentario e mai più rivisti da allora. E' bastato questo semplice escamotage pubblicitario per spingere milioni di persone in tutto il mondo a riversarsi nei cinema per guardare i documenti che ne testimoniavano la presunta scomparsa, fatti passare per vero girato e gettati in pasto al pubblico in gran parte credulone. Seppure conscia che non si sarebbe trattato di una storia vera, c'ero anche io quell'anno in mezzo alla bolgia di spettatori, curiosa di vedere questa ultima frontiera dell'horror e accompagnata da amici che, dopo l'esperienza, non avrebbero mai più guardato nessun film appartenente al genere. Anzi, ricordo distintamente che, alla fine della proiezione, una di loro si era girata verso di me e mi aveva chiesto "Ma alla fine il cavallo peloso cosa c'entrava? E' stato lui?" mentre io ero ancora intenta a farmi passare la tachicardia che mi aveva abbattuta nel 10 minuti finali. Questo per dire che The Blair Witch Project è un film imperfetto che, probabilmente, all'epoca aveva deluso i più sia per la mancanza di gore che per la novità di quelle riprese che sono davvero al limite dell'amatoriale... ma vi assicuro che, anche dopo più di 10 anni, risulta più efficace di tanti altri mockumentary recenti.
Tra le rimostranze dei DIlusi dell'epoca ce n'erano due in particolare che venivano spesso ripetute: "non succede niente" e "mi fa venire da vomitare". Oh, erano condivisibili entrambe, in effetti. Nel film non succede davvero niente per più di metà della durata, sta allo spettatore mettersi nei panni dei tre protagonisti e agitarsi per i rumori lontani, per le macabre scoperte nei boschi, per i momenti in cui lo schermo diventa completamente buio e si sente solo parlare o urlare, perché la presenza della strega Elly Kedward è palpabile benché invisibile, come se fosse nascosta tra le fronde ad osservarli maligna, facendoli perdere e litigare o peggio. Quanto alle riprese da mal di mare concorrono ovviamente a dare al tutto un tocco più realistico perché sono state effettuate dagli stessi attori, assolutamente inesperti nell'arte della regia e, spesso e volentieri, realmente terrorizzati grazie alla bastardaggine dei due registi che, magari, li svegliavano in piena notte scuotendo la tenda a loro insaputa. Però, nonostante questo (anzi, proprio per questi motivi) The Blair Witch Project ha inaugurato un nuovo modo di fare cinema, a me era piaciuto all'epoca ed è piaciuto anche dopo averlo rivisto in DVD. Probabilmente guardandolo in salotto mi ha fatto meno paura... ma adesso bisogna vedere per quanto tempo ancora mi si staglieranno nella mente le terribili immagini del devastante finale tutte le volte che arriverò a casa, da sola, dopo una serata passata con gli amici.
Daniel Myrick è uno dei due registi della pellicola. Americano, dopo questo film ne ha diretti altri quattro, quasi tutti horror che tuttavia non conosco. Anche sceneggiatore, produttore e attore, ha 41 anni.
Eduardo Sánchez (Eduardo Miguel Sánchez-Quiros) è il secondo regista della pellicola. Cubano, ha diretto anche Altered - Paura dallo spazio profondo, Lovely Molly e V/H/S 2. Anche sceneggiatore, produttore e attore, ha 45 anni e un film in uscita.
Heather Donahue interpreta Heather. Americana, ha partecipato a serie come Oltre i limiti, Taken e It’s Always Sunny in Philadelphia. Ha 39 anni.
Joshua Leonard interpreta Josh. Americano, ha partecipato a film come Hatchet, Che la fine abbia inizio e a serie come Oltre i limiti, CSI: NY, CSI: Miami, Numb3rs, Bones e Criminal Minds. Anche regista e sceneggiatore, ha 37 anni e sei film in uscita.
Michael C. Williams interpreta Mike. Americano, dei tre protagonisti è quello che ha fatto meno carriera, infatti ha partecipato al film Altered - Paura dallo spazio profondo e alla serie Senza traccia. Ha 40 anni.
I due finali scartati prevedevano Mike impiccato o legato in guisa degli omini fatti coi legnetti nel bosco... e per fortuna i realizzatori hanno rinunciato alla scellerata idea di far inseguire i tre protagonisti proprio da uno di questi omini formato gigante! A parte questo, del film esiste un seguito, il mediocre Il libro segreto delle streghe: Blair Witch 2 che, a sua volta, ha dato origine al mockumentary televisivo Shadow of the Blair Witch, andato in onda sul canale Sci Fi nel 2000. Inoltre, durante la conferenza stampa di Lovely Molly, Sánchez si è lasciato scappare di essere interessato a girare un terzo capitolo della saga, quindi staremo a vedere.Nel frattempo, se il film vi fosse piaciuto consiglio la visione dei tre REC. ENJOY!!
Trama: tre studenti si recano a Burkitsville, ex Blaire, per indagare su una leggenda locale legata alla figura di una strega. Non torneranno mai più a casa, ovviamente, ma di loro rimarrà un'ultima, terribile testimonianza.
Nel 1999 televisioni, internet e giornali sono stati invasi dalle foto di Heather, Josh e Mike, tre ragazzi andati nei boschi per girare un documentario e mai più rivisti da allora. E' bastato questo semplice escamotage pubblicitario per spingere milioni di persone in tutto il mondo a riversarsi nei cinema per guardare i documenti che ne testimoniavano la presunta scomparsa, fatti passare per vero girato e gettati in pasto al pubblico in gran parte credulone. Seppure conscia che non si sarebbe trattato di una storia vera, c'ero anche io quell'anno in mezzo alla bolgia di spettatori, curiosa di vedere questa ultima frontiera dell'horror e accompagnata da amici che, dopo l'esperienza, non avrebbero mai più guardato nessun film appartenente al genere. Anzi, ricordo distintamente che, alla fine della proiezione, una di loro si era girata verso di me e mi aveva chiesto "Ma alla fine il cavallo peloso cosa c'entrava? E' stato lui?" mentre io ero ancora intenta a farmi passare la tachicardia che mi aveva abbattuta nel 10 minuti finali. Questo per dire che The Blair Witch Project è un film imperfetto che, probabilmente, all'epoca aveva deluso i più sia per la mancanza di gore che per la novità di quelle riprese che sono davvero al limite dell'amatoriale... ma vi assicuro che, anche dopo più di 10 anni, risulta più efficace di tanti altri mockumentary recenti.
Tra le rimostranze dei DIlusi dell'epoca ce n'erano due in particolare che venivano spesso ripetute: "non succede niente" e "mi fa venire da vomitare". Oh, erano condivisibili entrambe, in effetti. Nel film non succede davvero niente per più di metà della durata, sta allo spettatore mettersi nei panni dei tre protagonisti e agitarsi per i rumori lontani, per le macabre scoperte nei boschi, per i momenti in cui lo schermo diventa completamente buio e si sente solo parlare o urlare, perché la presenza della strega Elly Kedward è palpabile benché invisibile, come se fosse nascosta tra le fronde ad osservarli maligna, facendoli perdere e litigare o peggio. Quanto alle riprese da mal di mare concorrono ovviamente a dare al tutto un tocco più realistico perché sono state effettuate dagli stessi attori, assolutamente inesperti nell'arte della regia e, spesso e volentieri, realmente terrorizzati grazie alla bastardaggine dei due registi che, magari, li svegliavano in piena notte scuotendo la tenda a loro insaputa. Però, nonostante questo (anzi, proprio per questi motivi) The Blair Witch Project ha inaugurato un nuovo modo di fare cinema, a me era piaciuto all'epoca ed è piaciuto anche dopo averlo rivisto in DVD. Probabilmente guardandolo in salotto mi ha fatto meno paura... ma adesso bisogna vedere per quanto tempo ancora mi si staglieranno nella mente le terribili immagini del devastante finale tutte le volte che arriverò a casa, da sola, dopo una serata passata con gli amici.
Daniel Myrick è uno dei due registi della pellicola. Americano, dopo questo film ne ha diretti altri quattro, quasi tutti horror che tuttavia non conosco. Anche sceneggiatore, produttore e attore, ha 41 anni.
Eduardo Sánchez (Eduardo Miguel Sánchez-Quiros) è il secondo regista della pellicola. Cubano, ha diretto anche Altered - Paura dallo spazio profondo, Lovely Molly e V/H/S 2. Anche sceneggiatore, produttore e attore, ha 45 anni e un film in uscita.
Heather Donahue interpreta Heather. Americana, ha partecipato a serie come Oltre i limiti, Taken e It’s Always Sunny in Philadelphia. Ha 39 anni.
Joshua Leonard interpreta Josh. Americano, ha partecipato a film come Hatchet, Che la fine abbia inizio e a serie come Oltre i limiti, CSI: NY, CSI: Miami, Numb3rs, Bones e Criminal Minds. Anche regista e sceneggiatore, ha 37 anni e sei film in uscita.
Michael C. Williams interpreta Mike. Americano, dei tre protagonisti è quello che ha fatto meno carriera, infatti ha partecipato al film Altered - Paura dallo spazio profondo e alla serie Senza traccia. Ha 40 anni.
I due finali scartati prevedevano Mike impiccato o legato in guisa degli omini fatti coi legnetti nel bosco... e per fortuna i realizzatori hanno rinunciato alla scellerata idea di far inseguire i tre protagonisti proprio da uno di questi omini formato gigante! A parte questo, del film esiste un seguito, il mediocre Il libro segreto delle streghe: Blair Witch 2 che, a sua volta, ha dato origine al mockumentary televisivo Shadow of the Blair Witch, andato in onda sul canale Sci Fi nel 2000. Inoltre, durante la conferenza stampa di Lovely Molly, Sánchez si è lasciato scappare di essere interessato a girare un terzo capitolo della saga, quindi staremo a vedere.Nel frattempo, se il film vi fosse piaciuto consiglio la visione dei tre REC. ENJOY!!
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