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venerdì 14 gennaio 2022

Scream 4 (2011)

Siccome ieri è uscito Scream 5 (con un po' di fortuna dovrei andarlo a vedere lunedì!), dopo la bellezza di 11 anni ho deciso di recuperare Scream 4, diretto nel 2011 dal regista Wes Craven, così da completare, finalmente, la quadrilogia.


Trama: quando Sidney Prescott torna a Woodsboro per presentare il suo libro, un nuovo Ghostface comincia ad uccidere gli abitanti della cittadina...


Nell'aprile del 2011 scrivevo questo: "Speravo di poter andare a vedere Scream 4 durante la prima settimana di uscita, ma siccome dalle mie parti hanno preferito sacrificarlo per fare spazio a quella vacca di Bélen e al suo ridicolo film, ho dovuto sopperire con Limitless". Ecco quindi spiegato il motivo per cui non avevo guardato Scream 4 al cinema, ma ciò non spiega perché non lo abbia recuperato per 11 anni; ho un vago ricordo di avere cominciato a guardarlo su qualche sito tipo Megavideo (che nostalgia!) decenni fa ma di avere poi desistito, probabilmente a causa della scarsa qualità della copia, e boh, probabilmente sarà finito nel dimenticatoio, complice anche la mia scarsa opinione su Scream 3 (sto riguardando anche la trilogia originale, nel frattempo, ma se Scream l'avrò visto almeno una ventina di volte nel corso degli anni, i capitoli successivi si saranno fermati a un paio di visioni) ma ora che, dopo altri 10 anni, è uscito il quinto episodio della saga, non potevo esimermi. Ed è stato un bel recupero, contrariamente alle aspettative. Tornare a Woodsboro, nonostante sia una delle cittadine fittizie più pericolose d'America, è un po' come tornare a casa e ritrovare dei vecchi amici. Anche Sidney, per l'appunto, torna a casa, e il suo percorso di "recupero" da tutti gli orrori della giovinezza si è concretizzato in un libro di autoaffermazione, che lei pensa possa portare speranza e coraggio a tutti quelli che si trovano in situazioni simili alle sue; purtroppo, se Sidney tenta di rifarsi una vita tenendo i piedi piantati in terra e guardando alla realtà, nell'oscurità si nasconde chi continua a preferire la finzione e l'orrore, chi vede ciò che lo circonda attraverso il pericoloso filtro di "trame" e "regia" e, nell'epoca di Facebook e Youtube, è consapevole di poter sfruttare la spettacolarizzazione della morte per poter assurgere a fama imperitura. Scream 4 fa molta leva su sulla leggenda venutasi a creare (già nel secondo film, in effetti) attorno ai veri omicidi di Woodsboro e gioca con lo spettatore sul cortocircuito di vedere personaggi che guardano una serie di film tratti dagli eventi "reali" descritti all'interno di altri film, tra rimandi alla trilogia di Scream, ai fittizi Stab e ad altri mille horror moderni usciti nel frattempo. 


E' un film, inoltre, che mette sullo stesso piano i fan della prima trilogia e il trio di sopravvissuti, ovvero Sidney, Gale e Linus, e lo fa sottolineando in maniera anche spietata il tempo passato, non solo in senso anagrafico ma anche a livello di generi horror, di tecnologie, di "stile". Personalmente, mi sono sentita vecchissima guardando Scream 4 (nel mio caso la sensazione si è acuita perché le nuove starlette utilizzate per il passaggio generazionale hanno a loro volta ormai fatto il loro tempo, come Hayden Panettiere, oppure sono diventate nuove icone dell'horror, come Emma Roberts, che qui sembra davvero un bambina) e anche i tre protagonisti "anziani" mi sono parsi spersi, condannati a rincorrere un killer senza davvero capirlo e spesso a fare da spettatori impotenti, perché nel frattempo le regole sono cambiate e se è vero che "la prima regola del remake è che non si cambia l'originale", è anche vero che "l'inaspettato è il nuovo cliché" ed è difficile per chi è rimasto ancorato al tipo di horror à la Randy trovare motivi, schemi e regole all'interno di una realtà nuova e ciò vale non solo per il Cinema ma anche per la società. Anche per questo, Scream 4 è un film che andrebbe rivisto più volte per poterne cogliere al meglio tutte le sfumature, i piccoli indizi, l'ironia dei depistaggi, persino le sbavature e le speranze riposte all'interno di una sceneggiatura rimaneggiata e destinata a non avere un seguito a causa del flop al botteghino del film e, soprattutto, della morte di Wes Craven, che qui regala ai suoi fan un'ultima, sanguinosissima pellicola, con un cuore amaro e malinconico perfettamente percepibile al di là dell'ironia dei dialoghi, parecchie spanne sopra il deludente (almeno per me) Scream 3. Certo, a me si spezza il cuore non solo all'idea che Craven non abbia più firmato alcuna regia, ma anche a vedere messe su schermo (anche in maniera spietata, diciamolo) tutte le crepe del matrimonio tra la Cox e Arquette, separatisi alla fine delle riprese, e ammetto che l'idea di rivedere entrambi in Scream 5, a rischio di perdere o Gale o, soprattutto, il mio adorato Linus, mi uccide. Spero di non dover mettermi a piangere in sala, ché già in casa, guardando Scream 4, avevo le lacrime agli occhi! 


Del regista Wes Craven ho già parlato QUI. Lucy Hale (Sherrie), Anna Paquin (Rachel), Kristen Bell (Chloe), Britt Robertson (Marnie Cooper), Neve Campbell (Sidney Prescott), Alison Brie (Rebecca Walters), David Arquette (Dewey/Linus Riley), Courteney Cox (Gale Weathers-Riley), Emma Roberts (Jill Roberts), Marley Shelton (Vicesceriffo Judy Hicks), Rory Culkin (Charlie Walker), Anthony Anderson (Agente Perkins) e Adam Brody (Agente Hoss) li trovate invece ai rispettivi link.

Hayden Panettiere interpreta Kirby Reed. Americana, famosa all'epoca per il ruolo di Claire Bennet nella serie Heroes, la ricordo per altre serie quali ... E vissero infelici per sempre, Ally McBeal e Malcom; come doppiatrice ha lavorato in A Bug's Life - Megaminimondo, Robot Chicken e American Dad!. Anche produttrice, ha 33 anni.   


Scream 4
avrebbe dovuto essere seguito da un quinto film, dove si sarebbe scoperto che Kirby è sopravvissuta, ma la morte di Wes Craven e il reboot in forma di serie TV hanno cancellato ogni progetto. Nell'attesa di vedere Scream 5, ovviamente, recuperate i primi tre film e magari anche la serie prodotta da MTV, che non era affatto male. ENJOY!

mercoledì 22 aprile 2015

The Town That Dreaded Sundown (2014)

Ultimamente avevo un po' abbandonato il recupero dei Best Horror 2014 According to Lucia ma qualche sera fa ho deciso di riprendere il listone e guardare The Town That Dreaded Sundown, diretto nel 2014 dal regista Alfonso Gomez - Rejon.


Trama: Nel 1947 la cittadina di Texarkana è stata la sede di efferati omicidi compiuti da un maniaco mai catturato e durante gli anni '70 i delitti sono stati trasposti nel film The Town That Dreaded Sundown, riproposto ogni anno ad Halloween. Ai giorni nostri, il killer ricomincia a mietere vittime, cominciando proprio durante l'annuale proiezione del film...



Quando credevo che ormai lo slasher non mi potesse più sorprendere, ecco arrivare The Town That Dreaded Sundown che, con tutte le sue imperfezioni, è comunque un film che si dimostra intelligente fin dalle prime battute. Sì perché la pellicola di Alfonso Gomez - Rejon è un remake sui generis che non nasconde la sua natura di omaggio, anzi; per tutta la durata le immagini dell'originale La città che aveva paura si affiancano e si alternano a quelle degli eventi che stanno "realmente" accadendo e il film di Charles B. Pierce diventa così una parte fondamentale della trama, un protagonista al pari del killer incappucciato che torna a terrorizzare gli adolescenti infoiati di Texarkana. I personaggi si documentano sul caso non solo scartabellando archivi ma soprattutto riguardandosi ininterrottamente un filmaccio girato negli anni '70, spaventandosi o ridendo assieme agli spettatori, intervistando registi, speculando sui pensieri di una cittadina che sul nome di un serial killer ha fatto fortuna ma ha anche vissuto nel terrore, con tutte le conseguenze del caso. Tutto questo contorno metacinematografico che, a tratti, sfocia nel documentario, è ovviamente molto più interessante della parte slasher, soprattutto considerato quanto deludente e tirata per i capelli sia la scoperta dell'identità del killer ma c'è da dire che, per una volta, la protagonista non è una povera sciocchina senza cervello né spina dorsale e che la presenza di adolescenti imbecilli è ridotta all'osso, con i realizzatori che preferiscono concentrarsi sui pittoreschi "vecchi" che popolano la peculiare città di Texarkana, metà texana e metà dell’Arkansas, con due consigli comunali, due diversi corpi di polizia e conseguenti, inevitabili rivalità tra le sue due nature (e io che, scioccamente, pensavo che l'esotico nome Texarkana derivasse da chissà quale misterioso ed esoterico passato…).


Altro punto a favore di The Town That Dreaded Sundown è la sua natura indubbiamente stilosa. Il film è davvero bello e gradevole da vedere, Alfonso Gomez - Rejon mostra un gusto accattivante per la composizione delle immagini, la fotografia è nitida anche durante le sequenze notturne, i colori sono molto saturi ma non fastidiosi, il montaggio mixa sapientemente immagini vintage (tratte da La città che aveva paura ma non solo) a riprese "moderne" e il killer compare sempre in modi e luoghi inaspettati, come se avesse sempre fatto parte del paesaggio e noi ce ne accorgessimo solo quando è ormai troppo tardi. A proposito del killer, The Town That Dreaded Sundown è abbastanza gore e l'assassino particolarmente fantasioso (nonostante l'omicidio più eclettico venga ripreso praticamente identico all'originale e l'omaggio venga ribadito poco prima mostrando la stessa scena mentre uno dei personaggi guarda La città che aveva paura); le scene più sanguinose non sono molte, è vero, ma sono ben realizzate e tanto basta. Gli attori sono tutti abbastanza validi; come ho detto prima, la protagonista non è fastidiosa quanto altre sue "colleghe" anzi, a tratti ricorda la storica Sidney di Scream per il carico di sfiga che si porta appresso, ma gli elementi più pregevoli del cast sono fior di caratteristi come Anthony Anderson, Gary Cole e soprattutto il meraviglioso Denis O'Hare, professionisti in grado di prendere i loro personaggi "secondari" e renderli più tridimensionali di quelli principali. Per tutti questi motivi "tecnici" e non, ho trovato The Town That Dreaded Sunlight particolarmente piacevole. Sicuramente non è stato il film più innovativo del 2014 ma nel suo genere è comunque un piccolo gioiellino, da recuperare e vedere!


Di Veronica Cartwright (Lillian), Anthony Anderson (Lone Wolf Morales), Joshua Leonard (Agente Foster), Gary Cole (Capo Tillman), Ed Lauter (Sceriffo Underwood) e Denis O'Hare (Charles B. Pierce Jr.) ho già parlato ai rispettivi link.

Alfonso Gomez - Rejon è il regista della pellicola. Americano, ha diretto episodi di serie come Glee, Red Band Society e American Horror Story. Anche produttore, assistente alla regia e attore, ha 43 anni.


Addison Timlin interpreta Jami. Americana, ha partecipato a film come Derailed - Attrazione letale e Uomini di parola. Ha 24 anni e due film in uscita.


Edward Herrmann interpreta il reverendo Cartwright. Americano, ha partecipato a film come Ragazzi perduti, Richie Rich - Il più ricco del mondo, The Aviator, The Wolf of Wall Street e a serie come MASH, Oz, Una mamma per amica, Grey's Anatomy, 30 Rock, CSI - Scena del crimine e How I Met Your Mother; come doppiatore ha inoltre lavorato per serie come American Dad!. E' morto nel 2014, all'età di 71 anni.


Siccome The Town That Dreaded Sundown è un particolare "meta-sequel" di La città che aveva paura, se vi fosse piaciuto vi direi di recuperare il film del 1976 (che devo ancora vedere) e aggiungerei Venerdì 13 e Scream. ENJOY!

mercoledì 3 dicembre 2014

The Departed - Il bene e il male (2006)

Per il debutto del Bollalmanacco su V-Radio (a proposito, per chi se lo fosse perso il podcast è QUI) mi è stato chiesto di parlare di The Departed - Il bene e il male (The Departed), diretto da Martin Scorsese nel 2006 e vincitore di quattro premi Oscar (Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura non originale, Miglior Montaggio). E forse, vista la qualità dell'opera, è bene parlarne anche un po' qui!


Trama: Colin Sullivan è appena diventato agente di polizia e la sua carriera è in costante ascesa; purtroppo, il ragazzo è un poliziotto corrotto al soldo del boss Frank Costello. Anche Billy è un novellino ma a lui è toccato invece lo scomodo compito di infiltrarsi nella gang di Costello per riuscire ad assicurare il boss alla polizia. Quando le strade dei due si incroceranno la situazione precipiterà inevitabilmente...


Lo sapete perché non avevo visto The Departed quando era uscito al cinema? Molto probabilmente anche perché ero in Australia ma soprattutto perché Leonardo Di Caprio mi stava incredibilmente sulle scatole e non potevo accettare che il mio Martino si abbassasse a collaborare con quel mocciosetto imberbe. Poi sono arrivati Scorsese e Nicholson e mi hanno presa a schiaffi forti sulla faccia perché The Departed è il più bel film recente diretto dal regista, perfetto in ogni suo aspetto, dalla trama alla regia, dagli attori alla colonna sonora. Sì, anche se è stato Mark Wahlberg (quasi irriconoscibile!) l'unico a portare a casa una nomination, tutti gli attori sono favolosi, anche e soprattutto Di Caprio, che non sfigura affatto né durante i duetti con il mostro sacro Jack Nicholson né davanti ai suoi colleghi, pur essendo costretto ad interpretare il personaggio più difficile della pellicola. Dei due protagonisti, Billy è infatti quello che, per come è stato costruito, rischiava di venire banalizzato oppure troppo caricato; un ragazzo proveniente da un ambiente malavitoso che è riuscito ad allontanarsi dalle sue radici solo per essere brutalmente ricacciato nel sottobosco criminale e che, ogni giorno, perde la sua identità e la sua sanità mentale. Di Caprio riesce a rendere il suo Billy credibile ed umano, fragile e duro al tempo stesso, mentre Matt Damon da vita a uno degli esseri più abietti mai visti al cinema, un codardo profittatore talmente falso e miserabile da risultare patetico, un verme celato da un'apparenza di bellezza, professionalità e carisma che in realtà non è altro che un lacché facilmente malleabile dalle sataniche mani di Frank Costello. Ecco, ovviamente Jack Nicholson da il bianco con un personaggio totalmente imprevedibile, un vero e proprio agente del Caos in grado di spezzare gli equilibri con uno schioccare di dita; ogni volta che la "partita" a carte coperte tra Colin e Billy, il loro gioco del gatto e del topo, sembra arrivare da qualche parte e favorire l'uno o l'altro inconsapevole contendente, spunta Costello a rimescolare tutto e a schiacciare lo spettatore con un costante senso di ansia e di imminente, sanguinosa tragedia.


Scorsese da par suo dirige con la solita finezza, dando vita a sequenze indimenticabili che acquistano ulteriore profondità grazie al montaggio della fantastica Thelma Schoonmaker e che creano sì un'atmosfera tesa ma anche molto grottesca, quasi una prefigurazione di quello che sarebbe stato poi The Wolf of Wall Street; ad una scena drammatica ne segue subito un'altra quasi farsesca (la morte di uno dei personaggi principali colpisce allo stomaco proprio perché è inaspettata visto il "clima" goliardico del momento), senza soluzione di continuità. Lo spettatore assiste così ad un vero e proprio balletto dalle mosse finemente pianificate, un'emozionante e tesissima corsa che ci fa arrivare alla fine senza fiato, cadenzata dalla splendida colonna sonora di Howard Shore, uno stranissimo mix di melodie latine (il cui ritmo somiglia molto a quello di un tango) e chitarre "americane", tipiche dei film polizieschi, a cui ovviamente si aggiungono pezzi già conosciuti come la devastante I'm Shipping Out to Boston dei Dropkick Murphys che, non so voi, ma a me esalta sempre un sacco e soprattutto incarna perfettamente un certo spirito irlandese. Oltre alla perfezione "formale", la tensione e il ritmo sono quindi assicurati in ogni aspetto di The Departed e lo spettatore viene inevitabilmente catturato da quel mondo fatto di sangue, religione, criminalità ed ipocrisia che ha sempre affascinato Martin Scorsese e che rende i suoi film migliori dei capolavori unici nel loro genere, da vedere, ascoltare e vivere fino in fondo. E pazienza se stavolta la sceneggiatura non è originale ed è stata addirittura tratta dal film hongkonghese Internal Affairs, pazienza se ci allontaniamo dai miei adorati mafiosi italo-americani per addentrarci nei meandri della mala irlandese: il cuore nero e malato dell'America, il malcelato senso di colpa di vivere una vita al di fuori dei dettami cattolici e sociali, il desiderio di diventare altro da sé non hanno confini né limiti e Martin lo sa bene!


Del regista Martin Scorsese ho già parlato QUI. Di Leonardo Di Caprio (Billy), Matt Damon (Colin Sullivan), Jack Nicholson (Frank Costello), Mark Wahlberg (Dignam), Ray Winstone (Mr. French), Vera Farmiga (Madolyn), Alec Baldwin (Ellerby), Kevin Corrigan (Cugino Sean) e James Badge Dale (Barrigan) ho già parlato ai rispettivi link.

Martin Sheen (vero nome Ramon Antonio Gerard Estevez) interpreta Queenan. Americano, padre di Charlie Sheen ed Emilio Estevez, lo ricordo per film come Apocalypse Now, Gandhi, La zona morta, Fenomeni paranormali incontrollabili, Wall Street, Hot Shots! 2 e Prova a prendermi, inoltre ha partecipato a serie come Colombo, Due uomini e mezzo e doppiato episodi delle serie Capitan Planet e i Planeteers e I Simpson. Anche produttore e regista, ha 74 anni e quattro film in uscita.


Anthony Anderson interpreta Brown. Americano, ha partecipato a film come Io, me & Irene, Urban Legend: Final Cut, Scary Movie 3 - Una risata vi seppellirà, American Trip - Il primo viaggio non si scorda mai, Scary Movie 4, Scream 4 e a serie come Tutto in famiglia e The Bernie Mac Show; come doppiatore ha invece partecipato a film come Cappuccetto rosso e gli insoliti sospetti. Anche produttore, sceneggiatore e regista, ha 44 anni e un film in uscita.


Per partecipare a The Departed Leonardo Di Caprio ha rifiutato il ruolo di protagonista in The Good Shepherd - L'ombra del potere, subito sostituito da Matt Damon, mentre Robert De Niro ha rifiutato il ruolo di Queenan proprio per partecipare a quel film; Ray Liotta, invece, ha dovuto rinunciare al ruolo di Dignam per impegni pregressi e lo stesso è successo a Mel Gibson, scelto per il ruolo di Ellerby ma già impegnato sul set di Apocalypto. Brad Pitt invece, dopo aver rifiutato la parte di Colin Sullivan (e Tom Cruise avrebbe dovuto essere Billy), è diventato uno dei produttori della pellicola. Tra gli altri "rifiuti" c'è anche quello di RZA, per fortuna, contattato per la parte di Brown ma impegnato in altri progetti. Come ho detto nel post, inoltre, The Departed è praticamente il remake di Internal Affairs e dei suoi due seguiti, di cui contiene alcuni elementi. Se il film vi fosse piaciuto potreste provare a guardarli, altrimenti buttatevi fiduciosi su The Town, Heat - La sfida e Donnie Brasco. ENJOY!

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