Grazie all'amico Roberto, martedì sera sono andata all'anteprima (savonese, miracolo in Terra!!) di
Ready Player One, diretto da
Steven Spielberg e tratto dal romanzo omonimo di
Ernest Cline. Segue post entusiasta ma
SENZA SPOILER, tranquilli!
Trama:
in un futuro neppure troppo lontano tutte le persone sono connesse a OASIS, mondo virtuale dove ognuno può essere ciò che desidera. All'interno di questa realtà si conduce da anni una caccia al tesoro che consentirebbe al vincitore di ottenere una rendita bilionaria e il controllo di OASIS: il giovane Parzival è uno di questi "cacciatori" e si ritroverà ad avere a che fare con gli spietati dirigenti della IOI, multinazionale che vorrebbe OASIS tutta per sé...
Nonostante un paio di trailer ad alto tasso di scimmia sulla spalla ammetto che, dopo avere letto e adorato il libro di
Cline, l'idea di andare a vedere
Ready Player One mi terrorizzava un po', soprattutto a causa della poraccitudine di alcune di
queste locandine. Mi aspettavo un film coi pupazzetti, un novello
GGG che avrebbe confermato la definitiva incapacità Spielberghiana di approcciarsi all'elemento fantastico dopo anni di dignitosissime pellicole "serie", un'opera tutta tecnica e niente cuore... invece sono uscita dal cinema stordita e anche un po' impreparata a riaffrontare la fredda realtà del mondo reale, dopo avere condiviso il mio entusiasmo con parecchi amici esaltati quanto me. Per chi non avesse letto il romanzo di
Ernest Cline, la versione "cartacea" di
Ready Player One è un gigantesco omaggio ai videogame, film, serie TV, cartoni animati, libri e fumetti anni '80 condensato in una caccia al tesoro articolata in tre prove, avente per protagonista un moccioso nerd dai comportamenti talvolta discutibili; stare dietro a tutte le citazioni presenti nel romanzo è faticosissimo e spesso si ha l'impressione che
Cline perda un po' il filo della trama, troppo impegnato a mostrare la sua conoscenza della cultura pop e a strizzare l'occhio al lettore per curare l'insieme come dovrebbe. Ciò non accade nel film di
Spielberg, peraltro co-sceneggiato dallo stesso
Cline, che "lima" le tre prove presenti nel libro (obiettivamente poco cinematografiche) e ammorbidisce il personaggio principale, rendendolo un ragazzone simpatico e un po' ingenuo privo della paranoica misantropia che caratterizza la sua versione cartacea; inoltre, come accadeva già nei migliori film di avventura della nostra infanzia, quando la situazione si fa pesante ci sono solo dei ragazzi giovanissimi a risolverla, senza nessun intervento da parte degli adulti (cosa che invece nel libro accade, almeno un paio di volte), il che porta a un certo punto ad avere in scena un gruppo di personaggi simpatici e scafati ma anche tremendamente goffi, ben diversi dagli avatar potentissimi ed infallibili che li rappresentano in OASIS. Questo a mio avviso è il vero tocco di magia spielberghiana, il gusto per l'avventura senza pensieri e anche un po' incosciente che si accompagna naturalmente ad un messaggio positivo più marcato rispetto a quello già presente nel romanzo di
Cline, un invito non tanto a distinguere la realtà dal mondo virtuale (bella forza, visto il mondo distopico in cui vivono i protagonisti!) ma ad affrontare con coraggio tutto ciò che ci fa paura, assaporando ogni istante di libertà e "vita" concessoci senza paura di rimanere delusi o preoccuparsi troppo per il futuro; le lacrime finali di Parzival hanno raggiunto anche il mio cuore cinico e ammetto di avere avuto un groppo in gola durante le scene dedicate alle malinconiche figure dei due creatori di OASIS, caratterizzati al meglio nonostante il pochissimo tempo di presenza sullo schermo (nonché interpretati da due attori che adoro. Ciao
Simon! Oh hi,
Mark!).
Ready Player One è dunque un film con un grande cuore umano... ma vorremo mica dimenticare OASIS? La gioia e l'aspettativa di vedere
Spielberg alle prese con un mondo in cui qualunque cosa può essere omaggiata e riproposta (tranne tutto ciò che appartiene alla
Disney, maledetta, egoista Casa del Topo) sono state ripagate con intere sequenze da riguardare nei mesi a venire con il dito immobilizzato sul pulsante
still così da analizzarle fotogramma per fotogramma, perché le citazioni, persino nell'adorato campo horror, sono davvero infinite. Si va da quelle microscopiche, perse nella marea di personaggi o mezzi di locomozione presenti nelle scene di massa e quasi impossibili da decifrare a meno di non avere una cultura
nerd enciclopedica, a quelle buttate in faccia allo spettatore a mo' di bruschetta nell'occhio, sia visive che musicali (lo score è di
Alan Silvestri. Vi dice nulla?), per arrivare ad almeno tre megacitazioni che diventano parte integrante della trama e che in due occasioni mi hanno fatto partire le coronarie nello sforzo di non mettermi a urlare e saltellare in sala; se siete fan di
Spielberg o comunque lo riconoscete come uno dei più grandi registi viventi, arriverete ad ammettere che lo scontro finale tra tre personaggi, due dei quali pilastri di Nippolandia, è la cosa più epica che vedrete quest'anno. In tutto questo, il timore di ritrovarsi a guardare una schifezza in CG si è sciolto come neve al sole davanti all'incredibile fluidità ipercinetica delle scene d'azione e del montaggio (per dire, la corsa iniziale è da manuale) e anche gli avatar dei singoli personaggi sono bellissimi. Benché quelli dei "cattivi" siano palesemente finti e volutamente bruttarelli, Parzival e Art3mis funzionano perché non si è cercato di renderli realistici per forza: nei primi piani danno l'idea di essere delle colorate e dettagliatissime maschere di lattice ma nelle inquadrature un po' più distanziate non sembrano i personaggi di un videogame quanto piuttosto un riuscito mix tra animazione computerizzata e
live action (la scena del ballo è una delle più belle viste nel 2018 a mio umilissimo parere). L'unico difetto che posso trovare a
Ready Player One, in quanto maledetta Precisina Della Fungia, è l'aver trasformato Nolan Sorrento da
villain tout court in belinone gabbabile con trucchetti da bambini oltre a un adattamento italiano da pelle d'oca ("Zio" utilizzato sempre più a sproposito ma anche robe come "ci KILLerai tutti"... Gesù, so di essere vecchia ma non si possono sentire!) ma anche questo lieve fastidio passa in secondo piano davanti a un film entusiasmante e ben realizzato, capace di tenere avvinto alla poltrona sia lo spettatore "acculturato" corso al cinema per fare il conteggio dei riferimenti (o fare le pulci a
Spielberg) sia quello che vorrebbe godersi "solo" due ore e passa di sano divertimento. Io sono tornata bambina come non mi succedeva da tempo e per questo, dopo essermi profusa in ringraziamenti per
Del Toro, torno a ringraziare un altro grandissimo Regista che non ha mai smesso di essere tale, nemmeno col
GGG.
Del regista
Steven Spielberg ho già parlato
QUI.
Tye Sheridan (Wade Owen Watts/Parzival),
Olivia Cooke (Samantha Evelyn Cook/Art3mis),
Ben Mendelsohn (Nolan Sorrento),
T. J. Miller (i-R0k),
Simon Pegg (Ogden Morrow/Og),
Mark Rylance (James Halliday/Anorak) e
Ralph Ineson (Rick) li trovate invece ai rispettivi link.
Tra i registi in lizza per dirigere il film c'erano
Christopher Nolan,
Robert Zemeckis (pluricitato, per inciso),
Matthew Vaughn,
Peter Jackson e
Edgar Wright: nel 2015 Spielberg ha firmato il contratto e, tra le cose fatte nel corso della realizzazione del film, ha chiesto a
Gene Wilder di partecipare, ottenendo un fermo rifiuto da parte dell'attore poi morto nel 2016. Altri attori che invece "non ce l'hanno fatta" sono
Michael Keaton per il ruolo di Halliday ed
Elle Fanning per quello di Art3mis. Detto questo, se
Ready Player One vi piacerà non dimenticate di recuperare il libro da cui è tratto e magari ripescate
Ralph Spaccatutto... oltre ai millemila film citati nella pellicola. Per non fare spoiler vi dico "aspettate, segnate, recuperate" ma intanto mi permetto di dire:
Buckaroo Banzai. Almeno quello, visto che lo conosciamo in dodici. ENJOY!