In un mondo ideale questo post avrebbe dovuto essere già scritto e postato prima che io andassi a vedere Alla ricerca di Dory ma purtroppo il mio è un mondo fatto di minuti risicati. Quindi, oggi vi beccate con orrida mancanza di consecutio temporum la recensione di Alla ricerca di Nemo (Finding Nemo) diretto dai registi Andrew Stanton (anche sceneggiatore) e Lee Unkrich, vincitore nel 2003 dell'Oscar come Miglior Lungometraggio Animato.
Trama: a causa dell'attacco di un barracuda, il pesce pagliaccio Nemo si ritrova vedovo e con un unico figlio superstite, il piccolo Nemo dalla pinna atrofica. Quando il pesciolino viene pescato per essere messo in un acquario, Marlin parte alla sua ricerca, accompagnato dalla smemorata Dory...
Non guardavo Alla ricerca di Nemo da qualche anno e, ovviamente, ho tirato fuori dalla libreria il DVD in occasione dell'uscita di Alla ricerca di Dory, uscendo estasiata dalla visione come già era successo la prima volta al cinema. La storia di Marlin e della sua disperata ricerca del figlio Nemo è un emozionante racconto di formazione che tocca più di un personaggio, tra momenti genuinamente tragici, sequenze commoventi e altre di puro, indimenticabile divertimento. La sceneggiatura del film parte da un'esperienza terribile come la perdita dei familiari e mostra un protagonista evidentemente traumatizzato, incapace di vivere per paura che qualsiasi cosa fuori dall'ordinario possa celare mortali pericoli; Marlin prova per Nemo ciò che probabilmente tutti i genitori provano per i propri figli (il timore di lasciarli andare per la loro strada, di permettere loro di vivere esperienze anche negative sulla loro pelle) ma ovviamente il tutto viene esasperato al punto che il pesciolino viene soffocato dall'amore genitoriale anche all'interno della relativa sicurezza di una scuola. Quando Nemo, portato all'imprudenza proprio dall'atteggiamento del padre, viene rapito, Marlin è costretto ad ignorare l'atavico terrore di ciò che sta "oltre" la barriera e a collaborare con altre creature per il bene del figlio, uscendo letteralmente dal guscio in cui si era rinchiuso al momento della morte dell'amata moglie. Allo stesso tempo, il piccolo Nemo scopre il significato della parola fiducia, imparando a credere in sé stesso (oltre che in quel papà troppo noioso e pavido agli occhi di un bambino) grazie ad un gruppo di pesci da acquario che arrivano a considerarlo loro pari, rendendolo la chiave del loro piano di fuga nonostante il suo difetto fisico. Alla crescita di Nemo e Marlin si aggiunge il percorso per nulla banale della "spalla" Dory, pesciolina afflitta da perdita di memoria a breve termine che in Marlin trova il punto fisso dal quale partire per costruirsi quel senso di appartenenza che la malattia le ha sempre precluso: attraverso Dory, gli sceneggiatori intavolano un meraviglioso discorso relativo alla natura di famiglia al di là del nucleo costituito da genitori e figli, innescando riflessioni che si estendono non solo agli spettatori, ma agli stessi personaggi, facendoli maturare.
Ai momenti squisitamente malinconici dei quali Alla ricerca di Nemo è pieno, si affiancano ovviamente sequenze di altissimo umorismo, perfettamente adatte sia ai grandi sia ai piccoli, affidate non solo a personaggi esilaranti quali gli squali "vegetariani", la stessa Dory oppure i gabbiani col loro favoloso verso "Mio! Mio! Mio!", ma anche a piccoli inside joke nascosti abilmente all'interno delle scene o (soprattutto nella versione originale) ai vari accenti e modi di dire dei singoli personaggi, strettamente legati alla loro origine Australiana. L'abilità tecnica della Pixar è in questo caso strabiliante anche dopo tredici anni. Non parlo solo dell'incredibile bellezza delle sequenze ambientate nei fondali marini, un trionfo di colori e forme talmente variegati da far venire voglia di indossare maschera e muta e tuffarsi nella barriera corallina (magari senza macchina fotografica per flashare i poveri pesci...), ma anche per l'espressività dei singoli personaggi e per la commistione perfetta di animazione e colonna sonora. Due esempi su tutti: sfido chiunque a non farsi venire l'ansia prima, e a morire di magone poi, davanti allo sguardo determinato della sfortunata Coral, che soppesa il pericolo del barracuda per poi lanciare un'occhiata determinata ai piccoli ancora nascosti, oppure a non disperarsi assieme a Marlin quando la barca porta via Nemo, accompagnata da un martellante score da film horror. Questi sono ovviamente solo alcuni degli importanti ingredienti della perfetta ricetta Pixar, casa di produzione dotata dell'intelligenza di creare film adatti ai bambini senza prenderli in giro addolcendo la pillola con scene consolanti o happy ending definitivi (obiettivamente, il destino dei pesci nell'acquario non è proprio quello di totale trionfo), offrendo loro film capaci di emozionare e far riflettere l'intera famiglia, magari su diversi livelli. Purtroppo, lo sapete già, questo non è successo con Alla ricerca di Dory che, scivolando nella concessione ai fan, si è rivelato privo di quella complessità che ha reso Alla ricerca di Nemo un capolavoro senza tempo in grado di non sfigurare accanto ai cosiddetti Grandi Classici Disney, che vivono imperituri nella memoria di chiunque abbia avuto la fortuna di vederli.
Del co-regista Lee Unkrich ho già parlato QUI mentre il co-regista e co-sceneggiatore Andrew Stanton lo trovate QUA. Albert Brooks (voce originale di Marlin), Ellen DeGeneres (Dory), Willem Dafoe (Gill/Branchia), Allison Janney (Peach/Diva), Geoffrey Rush (Nigel/Amilcare), Eric Bana (Anchor/Randa) e Bruce Spence (Chum/Fiocco) li trovate invece ai rispettivi link.
La voce originale del dentista è quella dell'attore australiano Bill Hunter, che ha interpretato Bob in Priscilla la regina del deserto, mentre tra i doppiatori italiani figurano invece Luca Zingaretti (Marlin) e Carla Signoris (Dory). William H. Macy aveva prestato la voce Marlin per una prima versione del film ma, dopo le proiezioni negative della stessa per i vertici della Disney, Andrew Stanton ha deciso di far ridoppiare il personaggio ad Albert Brooks (che, per inciso, era sempre stato la prima scelta del regista). Un'altra attrice ad aver perso la possibilità di partecipare al progetto è stata Megan Mullally dopo aver rifiutato di modulare la voce come quella del personaggio per la quale era famosissima all'epoca, la caustica Karen della serie Will & Grace. Il film è stato seguito, dopo la bellezza di tredici anni, da Alla ricerca di Dory: se Alla ricerca di Nemo vi fosse piaciuto recuperatelo e aggiungete Monsters & Co., Il re leone e la trilogia di Toy Story. ENJOY!
Molto, molto carino, ma da amante della Pixar devo ammettere di non averlo mai considerato tra i migliori in assoluto dello Studio.
RispondiEliminaComunque, lo riguardo sempre molto volentieri.
Io l'ho sempre adorato, fin dalla sua uscita. Forse per questo Dory mi ha dilusa un po' più del necessario...
EliminaBellissimo, ma anche per me non è uno dei preferiti con la P maiuscola.
RispondiEliminaI gabbiani mi fanno morire ogni volta.
In Australia avevo conosciuto un ragazzo che imitava i gabbiani alla perfezione. A ripensarci rido ancora adesso XD
EliminaNon uno dei migliori della Pixar ma le mie nipotine lo adorano quindi...pollice su!
RispondiEliminaMa alla fine 'sto povero Nemo piace solo a me? :P
EliminaManco a me fa impazzire. Il tuo è un amore solitario XD
RispondiEliminaTu non fai testo, sei un uomo MALE XD
EliminaSai, lo recuperato solo qualche anno fa...
RispondiEliminaNon mi ha fatto sognare, ma lo trovo un ottimo film. Ho apprezzato molto la morale finale.
niente, mi state distruggendo un mito. Conosco solo gente che AMA Nemo alla follia, almeno dei miei amici non-blogger!
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