L'avevo perso per i soliti disagi distributivi ma ora sono finalmente riuscita a recuperare Morgan, esordio alla regia di Luke Scott, figlio di Ridley Scott.
Trama: dopo un sanguinoso incidente, la consulente di una misteriosa ditta viene incaricata di indagare una struttura segretissima dove è rinchiusa Morgan, essere umano creato artificialmente in laboratorio che sta sfuggendo al controllo dei suoi creatori...
Nonostante il regista sia figlio d'arte, Morgan è passato un po' sotto silenzio e sinceramente non ricordo di avere visto qualche recensione in proposito (se ce ne sono sui blog che seguo abitualmente mi scuso, segnalatemele, grazie!). Ne ho quindi affrontato la visione memore dei pochi trailer passati al cinema, convinta che mi sarei trovata davanti un horror tout court. Invece, come spesso succede ultimamente, il trailer è stato realizzato meglio del film o, per essere più precisi, veicola delle atmosfere ben precise che in Morgan ho ritrovato soltanto nella prima parte, per poi perdersi miseramente nella seconda. Non sto dicendo che il film di Luke Scott sia brutto, per carità, solo che sfrutta male i concetti che stanno alla base della sceneggiatura e non solo per quel che riguarda la creazione di determinati momenti di tensione ma anche per le riflessioni scaturite dalla natura di Morgan. Può un essere creato artificialmente, con delle direttive di programmazione ben precise, sviluppare una coscienza di sé al punto da poter arrivare a dire "sono finalmente me stesso"? Da dove nascono le emozioni o, meglio, come può una creatura non umana distinguere tra amore reale e amore indotto semplicemente dalle buone azioni altrui? Questi interrogativi vengono sì posti durante il film ma diventano a poco a poco delle mere domande oziose, utili solo per scatenare la fuga di Morgan della struttura e lasciate un po' lì a morire per concentrarsi sulla sete di sangue dell'essere che da il titolo alla pellicola. E' un peccato perché l'inizio, con il team di dottori legato da una sorta di vincolo di parentela, faceva presagire l'approfondimento di tematiche molto importanti e la stessa figura della comportamentista Amy (o dei "papà e mamma" Ziegler e Cheng) avrebbe potuto essere sviluppata meglio invece di ridursi all'animaletto terrorizzato e pigolante mostrato sul finale. Anche l'aspetto horror della vicenda, concentrato sulla misteriosa figura di Morgan e di quelli che dovrebbero essere i suoi poteri, si perde per diventare un'accozzaglia di cat fight e scene d'azione che di inquietante hanno davvero poco o nulla.
Un altro aspetto particolare di Morgan, anche lì poco sfruttato, è l'abbondanza di attori della madonna che hanno accettato di partecipare con ruoli purtroppo risibili. Jennifer Jason Leigh e Brian Cox avrebbero potuto anche non venire coinvolti nel film in quanto i loro personaggi non apportano nulla di particolare alla trama e sarebbero stati identici anche con l'ausilio di attori meno blasonati; va un po' meglio a Toby Jones, Michelle Yeoh e Paul Giamatti, anche se sinceramente non capisco il motivo del piglio astioso che il Dottor Shapiro, interpretato da quest'ultimo, utilizza durante la valutazione psichica di Morgan, che in teoria avrebbe dovuto essere condotta con calma e perizia invece che da un pazzo umorale. Kate Mara e Anya Taylor-Joy sono invece molto brave e perfette per i personaggi che interpretano. L'espressione "talmente antipatica da spingere i container ad andarsene da soli" (cit.) della Mara è l'ideale per un personaggio che fa della mancanza di empatia e dell'efficienza a tutti i costi un punto d'onore mentre Anya Taylor-Joy conferisce a Morgan tutta l'inquietudine nervosa del suo sguardo particolare, già apprezzato in Split e The Witch, ma purtroppo a causa della sceneggiatura banalotta non riesce a rendersi memorabile come nelle altre sue performance. Per quel che riguarda la regia, Scott se la cava bene nella pluricitata "prima parte", tra immagini riflesse che allo spettatore attento rivelano più di quanto facciano i dialoghi, ambienti claustrofobici e momenti di quiete quasi onirica ma in generale non regala emozioni particolari né sequenze capaci di consacrarlo ai posteri come degno figlio/nipote di tanto padre/zio. Pur non essendo giovanissimo, c'è solo da sperare che il ragazzo si possa fare col tempo, anche se non tratterrò il fiato nell'attesa!
Kate Mara (Lee Weathers), Anya Taylor-Joy (Morgan), Rose Leslie (Dr. Amy Menser), Toby Jones (Dr. Simon Ziegler), Boyd Holbrook (Skip Vronsky), Michelle Yeoh (Dr. Lui Cheng), Brian Cox (Jim Bryce), Jennifer Jason Leigh (Dr. Kathy Grieff) e Paul Giamatti (Dr. Alan Shapiro) li trovate ai rispettivi link.
Luke Scott è il regista della pellicola. Inglese, figlio di Ridley Scott, è al suo primo e finora unico lungometraggio. Anche attore, ha 49 anni.
Se Morgan vi fosse piaciuto recuperate Ex Machina. ENJOY!
Anche per me un film dal buon potenziale, mandato purtroppo all'aria nella seconda parte.
RispondiEliminaLa classica occasione sprecata.
Sì, è come se avessero girato due film diversi. Chissà poi perché.
Eliminanon mi ispirava poi molto, però chissà...
RispondiEliminaSe ti piace l'horror/sci-fi un po' più soft perché no? :)
EliminaComunque io il figlio di Scott lo terrei sott'ecchi, che se non fosse per quella parte finale staremmo parlando di un film interessante.
RispondiEliminaAssolutamente sì, non mi pare un baluba qualsiasi!
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