La notte degli Oscar si avvicina a grandi passi e fortunatamente anche il multisala di Savona si adegua. Così, domenica sono riuscita a vedere Green Book , diretto nel 2018 dal regista Peter Farrelly e candidato a cinque statuette: Miglior Film, Miglior Attore Protagonista (Viggo Mortensen), Miglior Attore Non Protagonista (Mahershala Ali), Miglior Sceneggiatura Originale, Miglior Montaggio.
Trama: Tony Lip, buttafuori italo-americano del Copacabana, si ritrova per carenza di lavoro a far da autista a Don Shirley, raffinato pianista di colore, durante un tour nel profondo sud americano.
Green Book è un affare di famiglia, letteralmente. Co-sceneggiato da Nick Vallelonga, figlio del vero Tony Lip, popolato dai veri membri del clan Vallelonga in diversi ruoli di genitori, fratelli e figli, profuma di Soprano e Quei bravi ragazzi (Tony Lip ha partecipato sia all'uno che all'altro) e forse è per questo che l'ho adorato dal primissimo fotogramma. Sinceramente, non sono una che si infastidisce con lo stereotipo dell'italo-americano, anzi, soprattutto quando viene reiterato da coloro che italo-americani lo sono e che, immagino, non si ritrarrebbero così se non si riconoscessero nei tratti esagerati di mangioni dall'accento pesante e dal turpiloquio generoso, sempre un po' ai margini della legalità. L'unica cosa che mi ha lasciata dubbiosa, in effetti, alla fine di Green Book, è l'eccessiva tolleranza dimostrata da Tony Lip nei confronti del Dottor Don Shirley, la capacità quasi ingenua di accettarlo nonostante il colore della pelle arrivando a vederne dopo pochissimo le qualità intrinseche nella persona, forse una concessione di un figlio devoto al padre. Ma, in sostanza, chissenefrega a un certo punto, perché Green Book è un film divertentissimo e coinvolgente, privo della volontà di far commuovere a tutti i costi (altrimenti avrei passato il tempo col fazzoletto in mano), pronto a far riflettere lo spettatore sul valore dell'amicizia e, soprattutto, della dignità umana, tanto spesso sottovalutata ma a mio avviso fondamentale in tempi bui e razzisti come questi. Green Book è l'esilarante e spesso dolente storia di un reietto, un pianista classico di colore che, nonostante il prestigio e le buone maniere, per i bianchi è poco più di una scimmietta beneducata, un raffinato fenomeno da baraccone, mentre per i suoi conrazziali è letteralmente una mosca bianca, qualcuno da cui prendere le distanze in quanto "venduto"; ad accompagnare quest'uomo malinconico in un viaggio verso le terre più razziste d'America, un "working class hero" incapace di vedere più in là del suo naso, concentrato sul presente, sulla famiglia, sui soldi, soprattutto sul cibo. Tony Lip è naif ma non stupido, ha un codice d'onore, se così si può chiamare, tutto suo, il codice della strada in cui è cresciuto, e del resto del mondo gliene frega poco o nulla, aspetto del suo carattere che, dopo l'iniziale titubanza, gli consente di fare da autista per un cliente molto scomodo, pieno di fisime e soprattutto d'orgoglio, giustamente poco propenso a chinare il capo davanti alle assurde leggi razziali ancora in vigore in buona parte degli Stati Uniti.
Insomma, una strana coppia se mai ce n'è stata una (ancora più strana, in effetti, di quella presentata in A spasso con Daisy, spesso nominato da chi ha criticato aspramente Green Book) che funziona e conquista un pubblico sempre più interessato alle vicissitudini del duo e allo sviluppo del loro rapporto, non solo grazie ad una bella scrittura ma anche e soprattutto grazie ad una coppia di attori straordinaria. A Viggo Mortensen non gli si può dire nulla, davvero. Se ci fosse bisogno di un'ulteriore conferma del suo talento di attore, la sua performance in Green Book fugherebbe ogni dubbio. Come sempre, il mio unico vero rimpianto è quello di non aver visto il film in lingua originale solo per sentirlo parlare in italiano e con l'accento che aveva Tony Lip ne I Soprano, ma mi è bastato leggere il labiale e, soprattutto, concentrarmi sulla sua fisicità, sulle smorfie del volto, sui gesti, per capire che Mortensen ha nuovamente azzeccato tutto del personaggio, riuscendo con un'eleganza invidiabile a camminare sul filo sottilissimo tra genuinamente divertente e terribilmente farsesco. Il suo Tony Lip è una creatura "alla chef Rubio", trash all'inverosimile e succido, ma con un fascino nascosto impossibile da ignorare. Per contro, Mahershala Ali è un signore, e pensare che come attore non mi ha mai fatta impazzire. Se l'interpretazione di Mortensen è debordante, quella di Ali è misuratissima, elegante, si prende tutto il tempo di trasformare il manichino impagliato che è Don Shirley nelle prime scene in un uomo vero, sciogliendo a poco a poco il ghiaccio che gli stringe il cuore impedendo la naturalezza di sguardi e movimenti. Il calore, la disperazione, la solitudine profonda nascosti in Shirley, emergono concretizzandosi in espressioni dolentissime e rendono la danza armoniosa di quelle mani delicate (non tanto al piano, quanto piuttosto nei gesti quotidiani) ancora più elegante e raffinata. Green Book sarà anche paraculo e falsato, come da critiche italiane ed internazionali, ma ho preferito questa storia di amicizia vissuta all'apologia della self-made singer di A Star Is Born o all'edificante romanzo su Freddy Mercury. Un guilty pleasure dal sapore familiare e "peccaminoso", un po' come mangiare pollo fritto con le mani, direttamente dal secchiello.
Del regista Peter Farrelly ho già parlato QUI. Viggo Mortensen (Tony Lip), Mahershala Ali (Dottor Don Shirley), Linda Cardellini (Dolores) e P.J. Byrne (Direttore della casa discografica) li trovate invece ai rispettivi link.
Nick Vallelonga, figlio di Tony Lip, ha scritto il film ma interpreta anche Augie. Detto questo, se non avete mai visto A spasso con Daisy e vi fosse piaciuto Green Book, potrebbe essere arrivato il momento di recuperarlo! ENJOY!
Paraculo, molto, ma come dicevo non gli si può volere male. Non a caso, accanto a Roma e La favorita, resta una delle migliori visioni di questi Oscar, per verve della scrittura e recitazione impeccabile. Due Oscar (sceneggiatura, attore non protagonista) se li porta, con buona pace di Lanthimos che, prevedo, resterà a bocca asciutta.
RispondiEliminaAd avercene, in ogni caso, di americanate così spudoratamente di cuore e ben fatte.
La sceneggiatura spero vivamente finirà in mano sua, al momento prevedo anche qualcosa per Mahershala Ali ma, come ho detto, io ho ancora l'incognita Richard E. Grant, che adoro :)
EliminaNon condivido il tuo entusiasmo... mi è sembrato davvero stucchevole e costruito oltre ogni misura: ogni situazione, ogni scena è studiata a tavolino per strappare lacrime o risate a comando (peraltro prevedibilissime). Gli attori sono straordinari (Mortensen in particolare) ma non ci ho trovato un briciolo di sincerità. Proprio come "A star is born", ma non come "Bohemian Rhapsody": il film su Mercury ha tutti i suoi bravi difetti, ma è sincero e restituisce bene lo spirito del suo personaggio. Questo invece l'ho trovato falso come pochi...
RispondiEliminaA me invece è saputo più di "finto", per quanto incredibilmente trascinante, Bohemian Rhapsody, film che per inciso mi è piaciuto molto. Qui potrebbe esserci l'apologia di un figlio verso il padre, ma là c'è sicuramente la visione volutamente idilliaca di May e soci, quindi più o meno giocano sullo stesso campo da gioco.
EliminaA Bohemian non gli si perdona la sceneggiatura da sceneggiato Rai. Scommettiamo che il film TV sulla Martini sarà, nel bene e nel male, di quel livello?
EliminaQuesto, almeno, è scritto come Dio (un Dio stucchevole, vero) comanda. Grant non l'ho ancora visto purtroppo!
Erica, ti ho risposto sul mio blog. Non volevo offendere nessuno, tantomeno te (ci mancherebbe!), giuro… e se così è stato mi scuso! peace :)
Elimina@Kris Ora vado a leggere ma tranquillo, non mi sono offesa :P
EliminaSolo che non ritengo che Green Book sia un film solo per un pubblico "medio", visto quanto è ben confezionato e piacevole.
@MrInk: non lo so, mi fiderò di te, non ho intenzione di guardare un biopic TV sulla Martini, sinceramente :D
Lo vedrò domani sera in v.o. (non nmi odiare!) e ovviamente non vedo l'ora. E il fatto che ti sia piaciuto mi lascia ben sperare. :)
RispondiEliminaNon potrei mai odiarti, lo sai! :D
EliminaL'ho visto ieri su TimVision, mi è piaciuto molto. L'elemento che funziona di più a mio giudizio è il rapporto tra i due protagonisti, che si evolve in modo delizioso nel corso del film, sopratutto di come i difetti di uno vengono stemperati dall'intervento dell'altro.
RispondiEliminaHai assolutamente ragione. E' uno sviluppo classico, se ci pensi, e immagino anche molto più idilliaco che nella realtà, però funziona benissimo in pellicola.
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