domenica 3 febbraio 2019

The Wife - Vivere nell'ombra (2017)

Un altro film che mi ero persa e che ho recuperato in vista degli Oscar è The Wife - Vivere nell'ombra (The Wife), diretto nel 2017 dal regista Björn Runge, tratto dall'omonimo romanzo di Meg Wolitzer e candidato all'Oscar per la Miglior Attrice Protagonista, Glenn Close.


Trama: quando lo scrittore Joe Castleman vince il Premio Nobel per la letteratura, lui e la moglie volano a Stoccolma ma l'evento felice si trasforma fin da subito in un crogiolo di risentimento...



Di The Wife mi avevano detto peste e corna ed effettivamente non sarà mai un film particolarmente memorabile, soprattutto per la carriera di una Glenn Close candidata per un ruolo meno interessante rispetto ad altri da lei interpretati (ricordiamoci che la Close ha mancato l'Oscar per Le relazioni pericolose e ho capito che l'ha battuta Jodie Foster ma, insomma, un po' di vergogna), tuttavia l'ho trovato una pellicola gradevole e angosciante, graziata da due attori bravissimi. Quella di The Wife è una storia che gioca di sottrazione. Ciò che è importante, infatti, non sono i dialoghi ma quello che non viene detto, gli sguardi degli attori, le loro espressioni che stridono con quello che dovrebbe, di regola, essere il momento più felice per i due protagonisti. Joe Castleman ha appena vinto il Premio Nobel per la letteratura ed è innamoratissimo della moglie Joan. Quest'ultima è la sposa che tutti vorrebbero avere: premurosa, pratica, gestisce marito e famiglia come fosse la cosa più facile del mondo, sostiene la carriera dello sposo rimanendo defilata, in rispettoso silenzio. Eppure, c'è qualcosa nello sguardo e nell'atteggiamento di Joan che spinge lo spettatore a non credere all'illusione di un matrimonio e una vita perfetti. Si potrebbe banalmente pensare alla stanchezza di dover sopportare un ego grande come quello di Joe, di fare da balia a un uomo incapace di gestirsi e già vittima di diversi infarti, di essere sempre considerata solo "la moglie dello scrittore famoso", un oggetto o un cucciolo carino che quest'ultimo si porta appresso come un trofeo, e non le si potrebbe dare torto per questo, anche se l'invidia è sempre un sentimento biasimevole. Ovviamente, la questione è un po' più complicata e The Wife scopre le sue carte a poco a poco così che, anche se il segreto di Joan viene intuito fin dal primo flashback e rivelato definitivamente a metà film, è comunque interessante vedere come le parole taciute esplodono nelle mani consapevoli dei personaggi e di tutti quelli che, senza saperlo, sono stati toccati e afflitti da questo oscuro mistero.


Glenn Close e Jonathan Pryce sono entrambi molto bravi e sicuramente lei si accolla il personaggio più difficile, offrendo un'interpretazione misurata e silente, defilata, quasi lo spettatore si trovasse davanti una pentola che ribolle di una furia lasciata trapelare da occhiate gelide, da un contegno eccessivamente composto, da un'ironia in qualche modo triste; non nego che, per quanto abbia trovato superiore Olivia Colman, l'interpretazione di Glenn Close non mi è affatto dispiaciuta, anzi, l'ho trovata molto emozionante, soprattutto nei momenti di interazione col sottovalutato Jonathan Pryce, attore che a me è sempre piaciuto moltissimo e che si ritrova per le mani un personaggio codardo e fanfarone ma fondamentalmente, in qualche modo, odiosamente "buono", vittima di inettitudine e noncuranza più che di reale cattiveria. A mio avviso i due attori si equivalgono per quel che riguarda la bravura, l'unico vero difetto di The Wife è, piuttosto, la scelta di inserire dei flashback (per quanto indispensabili) caricati sulle spalle di due interpreti non particolarmente meritevoli, tra i quali figura peraltro la figlia di Glenn Close. Onestamente, per il resto la realizzazione generale del film non è granché degna di nota e The Wife si conferma semplicemente un prodotto ordinario, gradevole dall'inizio alla fine, capace di far emozionare sul finale (ammetto di avere pianto, cosa che non è successa con A Star Is Born, guarda un po') e anche di fare un po' riflettere sul trattamento riservato alle donne in campo artistico, con gli esponenti del cosiddetto sesso debole troppo spesso costretti a scegliere tra ciò che la società ritiene più opportuno per loro (famiglia, figli, matrimonio) e le proprie aspirazioni, ritenute frivole ed inutili. Un film non da Oscar e sicuramente non memorabile ma che lo stesso sono stata contenta di vedere.


Di Glenn Close (Joan Castleman), Jonathan Pryce (Joe Castleman), Christian Slater (Nathanial Bone), Harry Lloyd (Joe da giovane) ed Elizabeth McGovern (Elaine Mozell) ho già parlato ai rispettivi link.

Björn Runge è il regista della pellicola. Svedese, ha diretto film come Daybreak. Anche sceneggiatore e produttore, ha 58 anni e un film in uscita.


Max Irons, che interpreta David Castleman, è figlio dell'attore Jeremy Irons mentre Annie Starke, che interpreta Joan da giovane, è figlia della stessa Glenn Close. Quest'ultima, per inciso, avrebbe voluto Gary Oldman nel ruolo di Joe ma l'attore purtroppo non era disponibile. ENJOY!



8 commenti:

  1. Non era dispiaciuto neanche a me, pur avendolo già rimosso. Forse, avrebbe dovuto fare così pure l'Academy? La Close è tra le più grandi, ma non dovrebbero darle un contentino per un film così.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Esatto, la Close ha fatto decisamente di meglio!
      Comunque film assai gradevole.

      Elimina
  2. Già, film che sa di già visto e non particolarmente memorabile. Lei sovrasta tutti, elegante e perfetta com'è, ma non basta per una nomination contentino. L'Academy aveva la Streep non a disposizione visto l'orribile ruolo in Mary Poppins?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il problema di The Wife è che risulta inviso ai più proprio per la nomination, mentre in realtà è un film gradevole che merita una visione senza troppi sensazionalismi.
      Quest'anno Meryllona ha battuto la fiacca :P

      Elimina
  3. Sa anche a me di "nomination contentino", ma all'Accademy sono famosi per queste cose, un pò come quando si sono inventati gli "Oscar alla Carriera" per rimediare a tante sviste precedenti, tipo attori mai candidati oppure attori candidati diecimila volte ma sempre sconfitti nelle altre categorie.

    RispondiElimina
  4. A me è piaciuto. Glenn Close mostruosa che si porta sulle spalle l'intero film. E anche se Olivia Colman merita, che lo stravinca lei l'Oscar, eccheccavolo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il problema è che a me è piaciuto moltissimo anche Pryce e per me le due interpretazioni si equivalevano. Quindi, o a tutti o a nessuno :P

      Elimina

Se vuoi condividere l'articolo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...