venerdì 20 settembre 2019

C'era una volta a... Hollywood (2019)

Dear Quentin,

sono sempre io, dopo ben quattro anni. Nel frattempo ti sei sposato, aspetti un figliolo, e io dico: c'era bisogno di arrivare a tanto con questa donna dello schermo quando io, la tua Beatrice, non avrei problemi a dichiarare al mondo il nostro aMMore? Guarda, ti giuro che non è per ripicca che vado dicendo in giro di come C'era una volta a... Hollywood non sia il tuo film migliore e te lo dimostrerò scrivendo solo cose belle, anzi, bellissime, sul tuo ultimo film, senza SPOILER. Posso però dire che sei stato un maledetto a tagliare le scene con Tim Roth? E posso altresì permettermi di dirti che la prossima volta mi piacerebbe un "pochettino" di coesione in più all'interno della trama, ché va bene la struttura sfilacciata, le trame incrociate e le digressioni citazioniste ma a tratti mi è sembrato di ripiombare nella lunghissima introduzione di A prova di morte (per me il film meno bello - MAI brutto! - che hai realizzato)? Bon, basta, quello che dovevo dire di negativo l'ho detto, ora passiamo alla gioia.


In tempi di orrido cinismo e snobismo cinèfilo, dove tutti hanno già visto tutto e chiunque ha un'opinione perlopiù negativa su qualsiasi pellicola, dove non ci sono più curiosità né mistero, perché tanto ogni singolo segreto di un film si può trovare on line, mi chiedo come diamine fai tu, caro Quentin, a sognare ancora. A custodire dentro il cuore ricordi lucidissimi eppure ancora intrisi di magia, a fomentare continuamente l'Amore per quel Cinema che ti ha dato tutto, fin da quando non eri nemmeno famoso, al punto da annullare ogni confine tra la realtà, il gossip da tabloid patinato e il cliché. Come Noodles che usciva da quella stazione, vecchio e zeppo di memorie filtrate dal tempo e dall'oppio, così tu ci consegni la TUA storia, la TUA Hollywood, una città fatta di luci al neon e cinema, di star che possono venirti a vivere accanto a casa, dove ogni giorno può diventare una (dis)avventura e dove fiumi di alcool e fumo mettono a tacere le coscienze di coloro per i quali il sogno o è morto o sta per trasformarsi in un incubo. I tre personaggi che sfrecciano sulle strade di Los Angeles con in capelli al vento e la musica nelle orecchie sono i tre estremi di un'ideale triangolo che racchiude in sé tutta la leggenda Hollywoodiana. Certo, il Rick Dalton di Di Caprio è il veicolo attraverso il quale ci consenti di vivere la Hollywood degli addetti ai lavori, quella non così esaltante; la Hollywood di chi, come probabilmente Luke Perry (bonanima), è rimasto confinato all'interno di un archetipo televisivo e, invecchiando, non è più riuscito ad emergere nel mare di starlette in continuo movimento, trasformandosi in una sorta di leggenda o figura indistinta nella memoria. E' con Rick Dalton che si scoprono gli "altarini" del cinema che più hai amato, quello degli italiani banfoni che con due lire si accaparravano vecchie star in declino per creare pellicole (s)cult da pochi spiccioli insinuandosi nei cuori dei cinefili onnivori, con i loro set esotici, le trame bizzarre e le locandine disegnate in maniera splendida. Ma anche qui, non si costruiva forse la leggenda? Non c'era la voglia di divertire e far sognare il pubblico, a prescindere dalla coerenza delle trame e alla faccia di qualsiasi, gigantesco what the fuck?


Quell'enorme what the fuck che è Brad Pitt, per esempio. Non fraintendermi, io l'ho amato e, come ho detto ai miei compagni di visione, vorrei un Brad Pitt personale in casa per morire dal ridere ogni volta che sono depressa, ma riflettendo su Cliff Booth ho trovato l'elemento di pura finzione all'interno del film, l'estremo "surreale" del triangolo. Cliff Booth è l'eroe tipico degli spaghetti western, il cowboy bruciato dal sole dalla battuta facile e dall'indolenza gigantesca, un po' cavaliere dal cuore d'oro e un po' galeotto, colui che ha il compito di difendere il Sogno contro la realtà che minaccia di privarlo di tutta la sua innocenza, in una Los Angeles di fine anni '60 trasformata in isola felice contro tutti i cambiamenti sociali e le brutture dell'America e del mondo. La realtà gli scivola addosso, come già succedeva ad Aldo Rayne in Bastardi senza gloria, e non è un caso se l'artefice del più clamoroso what if? della pellicola è proprio lui. E poi c'è lei, Margot Robbie. Ora, c'è stato un momento, verso la fine del film, in cui la gente rideva e applaudiva. Io non ce l'ho fatta. Non lo so perché la storia di Sharon Tate e dell'orribile destino toccato in sorte a lei e ai suoi amici mi ha sempre toccata nel profondo, sta di fatto che mentre tutti ridevano io lottavo contro il magone. Sì perché tu sei riuscito a trasformare Sharon Tate nella fata buona, nell'incarnazione stessa di quel sogno chiamato Cinema. Bellissima e leggiadra, Margot Robbie col suo sorriso incantevole trasuda amore e giovinezza da ogni poro, ed è l'immagine stessa dell'innocenza di una Hollywood che non tornerà mai più e forse non è mai esistita; vederla piena di entusiasmo varcare la soglia di un cinema che proietta uno dei suoi film scalda il cuore e trasmette un briciolo della sensazione di trionfo che sicuramente anche tu hai provato nel corso non solo di blasonate anteprime, ma soprattutto quando nessuno ti considerava, confuso nella folla, nascosto nell'ombra a spirare la reazione degli spettatori davanti a ciò che avevi scritto, magari diretto. Ma fosse solo quello. La figura di Sharon Tate trasporta in un mondo altro, in una Favola che si vorrebbe non finisse mai, e quello che è rimasto durante i titoli di coda, almeno a me, è un enorme nodo alla gola al pensiero che quell'innocenza meravigliosa e anche un po' ignorante l'abbiamo persa tutti da troppo tempo.


E allora, abbandoniamoci all'amore e all'innocenza, che cazzo. Alla gioia di rivedere facce amatissime (ciao Michael, ciao Zoe, ciao Lorenza, ciao Kurt), di prendere le tue auto-citazioni, le ricostruzioni di film e telefilm, i tuoi marchi di fabbrica e usarli come una calda coperta di Linus per affrontare il freddo della steppa di cinèfili dell'internet senza cuore, perché alla fine se è vero che il Cinema è un mondo e che siamo fatti al 90% dei film che abbiamo visto, il tuo microcosmo è uno di quelli in cui mi perdo più volentieri. E allora, abbandoniamoci alle grasse risate davanti al solito, favoloso Di Caprio che solo tu riesci a fare brillare come una stella, accoppiato ad un Brad Pitt che, porco cane, ma manda al diavolo il futuro film di Star Trek (dai, amore mio, mi fa schifo, lo sai. Rinunciaci) e realizza una COMMEDIA con loro due come protagonisti, ti prego! Abbandoniamoci e soprattutto chiniamo il capo davanti alla bellezza incredibile della colonna sonora, che mi ha fatto muovere a tempo la testa per tutta la durata del film, quando non ero impegnata a rimanere a bocca aperta davanti alle immagini che scorrevano sullo schermo (apro parentesi. Si vede che qui hai potuto fare un po' come hai voluto, libero da Weinstein ecc. C'era una volta a Hollywood è meno "stiloso" in maniera artefatta e più "tuo"). Abbandoniamoci (anche se lì, lo ammetto, ho fatto resistenza ma hai capito perché. Anche per questo devo rivedere il film) alla fottuta catarsi da cinema di serie Z, a quella valvola di sfogo che incanala tutto il disprezzo nei confronti di chi ha privato Hollywood di buona parte della sua innocenza per colpa di un matto invidioso che ha mandato "il Diavolo a fare i cazzi del Diavolo", giusto per ribadire come davanti a gente inutile si debba rispondere con menefreghistico disprezzo. Abbandoniamoci alla speranza, all'ottimismo, al "e vissero tutti felici e contenti", per una volta, facendoci accogliere dai volti amici di persone che vediamo sullo schermo quasi ogni giorno e che ogni volta ci fanno fuggire dalla realtà, così come loro, chissà, fuggono dalla propria solo grazie a noi umili spettatori.


Che ti devo dire, ancora, Quentin mio? Più ci rifletto sopra, più C'era una volta a... Hollywood diventa bellissimo e interessante. Vorrei rivederlo subito, ovviamente in lingua originale, che l'adattamento italiano lasciamolo perdere, per cogliere tutti i dettagli che ho perso durante la prima visione e scoprire ancora ulteriori strati di questo splendido delirio cinefilo, quindi grazie, come sempre. E anche un po' vaffanculo, dai, ché son buoni tutti a sposarsi la sgnoccolona trentatreenne israeliana. Potevi anche accontentarti della sgnoccolona trentottenne ligure, vecchio porcello.


Del regista e sceneggiatore Quentin Tarantino, la cui voce si può sentire durante lo spot delle Red Apple, ho già parlato QUI. Leonardo di Caprio (Rick Dalton), Brad Pitt (Cliff Booth), Margot Robbie (Sharon Tate), Emile Hirsch (Jay Sebring), Timothy Olyphant (James Stacy), Dakota Fanning (Squeaky Fromme), Bruce Dern (George Spahn), Luke Perry (Wayne Maunder), Al Pacino (Marvin Schwarz), Lorenza Izzo (Francesca Capucci), Harley Quinn Smith (Froggie), Danielle Harris (Angel), Clifton Collins Jr. (Ernesto il vaquero messicano), Rumer Willis (Joanna Pettet), Rebecca Gayheart (Billie Booth), Kurt Russell (Randy e, in originale, anche il narratore), Zoe Bell (Janet) e Michael Madsen (Sceriffo Hackett di Bounty Law) li trovate invece ai rispettivi link.

Margaret Qualley interpreta Pussycat. Americana, ha partecipato a film come The Nice Guys, Death Note e a serie quali Fosse/Verdon. Ha 25 anni e un film in uscita.


Tra le millemila guest star presenti nella pellicola segnalo la ahimé moglie di Quentin, Daniella Pick,  il Friederich di Tutti insieme appassionatamente, Nicholas Hammond (che interpreta Sam Wanamaker) e, tra i figli d'arte, quella di Ethan Hawke e Uma Thurman, Maya Hawke, nei panni di Flowerchild, mentre il povero Tim Roth, inserito nei titoli di coda, è protagonista delle scene eliminate, quindi non compare nel film. Non ce l'ha fatta nemmeno Burt Reynolds (che, di fatto, era il "cattivo" dell'episodio di F.B.I. presente nel film), purtroppo venuto a mancare prima di poter girare le scene in cui avrebbe dovuto interpretare George Spahn. Se il film vi fosse piaciuto, ovviamente vi consiglierei di recuperare la filmografia di Tarantino ma siccome lo stesso Quentin ha stilato un elenco di pellicole da vedere in preparazione di C'era una volta a Hollywood, perché non seguirlo e recuperare Bob & Carol & Ted & Alice, Fiore di cactus, Easy Rider, L'amante perduta, La battaglia del Mar dei Coralli, L'impossibilità di essere normale, Missione compiuta stop. Bacioni Matt Helm, Trafficanti del piacere, Il sentiero della violenza e I pistoleri maledetti? ENJOY!

14 commenti:

  1. Per me un film stupendo, la parte finale da antologia e in tuta la finzione alla fine la realtà diventa a fare parte di essa. Era già accaduto, ma questa volta più che nella precedente vvorremmo fosse proprio accaduto questo.

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    1. Eh già. Magari fosse successo davvero. Però forse anche quella cosa orribile ha contribuito a creare una leggenda.

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  2. Finale fa a bocca aperta, per lo stravolgimento storico ovviamente, ma il resto di gran lunga al di sotto delle attese...salvo un memorabile Brad Pitt, sempre più redfordizzato...😁

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    1. Cavolo, anche tu hai notato che Pitt sembra sempre più Robert Redford? XDXD
      Ne parlavamo giusto durante il film...

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  3. Sì, hai ragione: Tarantino non fa mai film brutti, al massimo "meno belli". Ma questo, per me, è davvero al suo minimo sindacale. "Carino" per confezione, ironia, regìa (vorrei vedere!), molto nostalgico, malinconico, però... insomma, anche due ore e mezza di (quasi) nulla prima della scontatissima, consueta mattanza finale. Ti dico che l'ho sofferto abbastanza e mi sono pure annoiato nel vedere Brad Pitt appollaiato sul tetto per un quarto d'ora a riparare un'antenna... Mi sa che Tarantino ha esaurito gli argomenti ben prima del suo, annunciato, decimo e ultimo film.

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    1. Ti dirò che per me la mattanza finale non è stata per nulla scontata, anzi. Mi ha scioccata senza darmi quel senso di liberazione catartica che mi sarei aspettata, trasmettendomi più rabbia impotente che altro.
      Quanto al pezzo dell'antenna, pensa che è uno di quelli che mi è piaciuto di più XD
      Non parlerei di argomenti esauriti, però. C'era una volta a Hollywood per me è la summa di tutto quello che Quentin avrebbe voluto raccontare, una sorta di "riassunto", forse per chiudere un'epoca, chissà.

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  4. L'ho amato, e non sono un super fan di Tarantino come te. Mi ha lasciato un senso di leggerezza e malinconia davvero strani...

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    1. Strano secondo me è la parola adatta. Non è come gli altri film di Quentin, lascia quel non so che di malinconico che solitamente gli difetta, hai ragione.

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  5. Visto anche io Sabato. Bello bello bello, Brad Pitt é pazzesco, per me quasi meglio di DiCaprio, Margot Robbie sta poco in scena, ma ti rimane davvero impressa, una perfetta Sharon Tate. Una favola poco tarantiniana sicuramente, ma veramente un bel film

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    1. Io ho amato entrambi allo stesso modo ma Di Caprio ha una marcia in più forse. Alla Robbie cosa le vuoi dire? Una dea!

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  6. Non ho ancora visto il film (lo so! Sono una brutta persona!) quindi non posso giudicare il film. Premetto che adoro Tarantino alla follia dai tempi di "Reservoir Dogs" però su diverse scene dei suoi tanti film provo anche sensazioni ambivalenti.
    Mi spiego meglio !
    Ritengo che Tarantino sia un vero amante del Cinema tout court, che conosca bene la materia di cui parla e che abbia una grandissima capacità tecnica. I suoi film sono un misto di ispirazioni nutritesi di un milione di film di serie B tratti da varie cinematografie mondiali: Italiana, messicana,spagnola, filippina, inglese e così via,il tutto mescolato anzi frullato assieme in un calderone magico. Vedere cose come "Kill Bill","Pulp Fiction "o "Django Unchained" in momenti diversi mi hanno riconciliato con il Cinema.
    E allora dove sarebbe il problema?
    Il fatto per me è che c'è un altro aspetto della poetica tarantiniana che ha nei miei confronti un effetto respingente ed è l'eccessivo aspetto logorroico dei dialoghi tarantiniani ed il loro sembrare spesso irreali e fuori contesto. E questo non è un aspetto che ho notato oggi ma un marchio di fabbrica della poetica del nostro esistente già dai tempi di "Reservoir Dogs", non che questo sia un male però alle volte da spettatore mi sembra che questo insistere disequilibri un poco i film di Tarantino.
    Nonostante questo però continuo ad adorarlo e ad apprezzare i suoi film.

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    1. Purtroppo conosco molte persone che sono state "allontanate" da Tarantino proprio per i dialoghi fiume, che io invece ritengo divertentissimi e parte integrante della sua poetica, qualcosa che troppi hanno cercato di imitare senza riuscirci.
      Non condivido ma capisco, ci mancherebbe: purtroppo mi si spezza il cuore davanti a sbadigli o sguardi persi nel vuoto proprio a causa di questo ç_ç

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    2. No,ma io non sono stato allontanato da Tarantino, anzi continuo ad apprezzarlo. Alle volte sono anche giustificati dalla trama, vedi ad esempio le scene iniziali di "Bastardi senza Gloria" col dialogo tra il colonnello Landa ed il fattore francese, lì si capisce benissimo che il Nazista sta giocando al gatto con il topo con l'altro è semplicemente che quando di queste cose se ne verificano a decine nell'ambito della stessa pellicola specie quando sembrano non avere senso ai fini della trama la cosa comincia non solo a perdere senso ma finisce per stufare. Un po la stessa cosa che succede anche con certe scene stranianti dei film di Lynch, o il meta cazzeggio alla Kevin Smith. Tutti e due registi che adoro come adoro Tarantino. Semplicemente alle volte capita che alcune cose sembrano fuori contesto.
      Tutto qui.

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    3. Sì sì ho capito il senso del tuo commento, infatti non mi riferivo a te quando parlavo di gente che si è allontanata da Quentin :)
      E non parlarmi di Lynch, che tutte le volte mi vien da piangere per l'inadeguatezza XD

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