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venerdì 14 luglio 2023

Bolla loves Bruno: L'ultimo boy scout - Missione: sopravvivere (1991)

Dopo un paio di mesi di stop, torna la rubrica dedicata all'adorato Bruno e, stavolta, con un pezzaccio: L'ultimo boy scout - Missione: sopravvivere (The Last Boyscout), diretto nel 1991 dal regista Tony Scott.


Trama: un detective disilluso riceve l'incarico di proteggere una spogliarellista ma, quando quest'ultima viene uccisa, è costretto ad unire le forze con il suo ragazzo, un'ex promessa del football americano, per riuscire a smascherare i colpevoli...


Dopo una serie di film atipici, si torna finalmente a parlare del Bruce Willis consacratosi ad imperitura memoria dello spettatore, ovvero l'interprete di personaggi dalla parte giusta della legge ma sconfitti dalla vita, con problemi di alcolismo e famiglie allo sfascio, incapaci di tenersi stretto un futuro che sembrava roseo e scolpito nella pietra e, soprattutto, sprezzanti davanti al pericolo al punto da permettersi di scherzare (sempre con la noia scazzata di chi ti prende in giro nonostante tu sia armato di kalashnikov) anche quando tutto sembra perduto. Dall'unione della penna magica di Shane Black, dello stile strafottente dello Scott migliore e della faccia perfetta di Bruce Willis è nato uno dei più iconici action di inizio anni '90, un film impossibile da spiegare a chi non ha avuto la fortuna di vederlo, sconvolgente ancora oggi per il modo in cui inizia con l'acceleratore già pigiato al massimo (fatemi sapere se siete riusciti a ritrovare la mascella caduta in terra alla fine della prima, spettacolare sequenza ambientata durante una piovosa partita in notturna) e non si ferma più. Raccolta la mascella da terra, facciamo la conoscenza di Joe Hallenbeck, talmente straccionato dalla vita che nel giro di cinque minuti ce lo becchiamo con uno scoiattolo morto sul petto e alle prese con il monologo più demotivazionale di sempre, ma se fosse solo questo la "gioia" non sarebbe completa; altri cinque minuti e scopriamo infatti che quella (inserire insulto a caso oppure la foto di Giovanni Storti che ti manda a cagare) di sua moglie se la fa col migliore amico di lui. Mi fermo un secondo. L'ultimo boyscout è PIENO di momenti inverosimili, nella fattispecie quasi tutti quelli legati alla figlia di Joe e alle sue "naturalissime" reazioni davanti a eventi che porterebbero in terapia anche me, ma il più inverosimile è che, spinta dalla solitudine, la moglie di Willis vada a letto con 'sto coso. Capisco tu abbia la patata frizzante, signò, ma si aspetta con pazienza il ritorno del marito e poi lo si lega al letto per non farlo andare mai più via. Eh, che diamine, devo insegnarti tutto. Mi sono persa un attimo, torniamo al film, scusate.


A fianco di un Bruce Willis dal carisma fuori scala, qualche genio ha deciso di piazzare Damon Wayans (quello di Tutto in famiglia, quello che mi fa venire voglia di prenderlo a ceffoni da mane a sera assieme a Will Smith, sì). Per farvi capire quanto L'ultimo boy scout - Missione: sopravvivere sia un meccanismo di finezza incomparabile, vi dico solo che funziona anche lui e che la naturalezza della coppia Willis/Wayans si riproporrà solo quando a Bruno verrà affiancato Samuel L. Jackson in Die Hard e poi mai più. Con la sua strafottenza e quei rari ma importanti momenti di debolezza che tanto disgustano Joe, Jimmy Dix diventa uno di quei personaggi di cui, all'inizio, quasi non ti accorgi, ma che riescono poi a portare sulle spalle il peso di almeno mezzo film, diventando l'elemento indispensabile non solo come comic relief ma proprio come figura a tutto tondo, veicolo di importanti scoperte e ancora più importanti risoluzioni, utile anche per tenere sotto controllo il pessimismo cosmico del protagonista e il suo indiscutibile egoismo. E dopo gli eroi, vengono i cattivi. Ecco, dovessi proprio trovare un neo a L'ultimo boy scout - Missione: sopravvivere è che ai molti criminali che popolano la pellicola non viene dato il giusto peso e, salvo un paio di eccezioni, servono giusto a rendere Joe ancora più meravigliosamente badass e non raggiungono quel livello di memorabilità che mi aspetterei da un film di questa portata. Non prendetela come una lamentela, ché la badassitudine di Willis è uno dei motivi che mi rende ancora felice di essere al mondo, anche perché L'ultimo boy scout - Missione: sopravvivere è il trionfo della gente che muore malissimo ma con ironia, soprattutto quando lo fa per mano di Bruce; se non vi fosse caduta la mascella alla fine della succitata scena iniziale, sappiate infatti che ci saranno molti altri momenti in cui salterete dalla poltrona davanti all'esplosivo e sanguinolento scatenarsi di violenza improvvisa, non solo ai danni di esseri umani ma anche di confezioni di gelato innocenti o di genitori asfaltati dal turpiloquio di una ragazzina col sembiante apparecchiuto di Danielle Harris. E se tutto ciò non vi fa venire voglia di vedere subito L'ultimo Boyscout (o ballare una giga nell'attesa) temo siate delle persone irrecuperabilmente MALE. 


Del regista Tony Scott ho già parlato QUI. Bruce Willis (Joe Hallenbeck), Danielle Harris (Darian Hallenbeck), Halle Berry (Cory), Bruce McGill (Mike Matthews), Kim Coates (Chet) li trovate invece ai rispettivi link.

Damon Wayans interpreta Jimmy Dix. Famoso per il ruolo di in Tutto in famiglia, lo ricordo per film come Beverly Hills Cop - Un piedipiatti a Beverly Hills, Roxanne, Le ragazze della terra sono facili, Senti chi parla 2 e Last Action Hero. Americano, anche sceneggiatore, produttore e regista, ha 63 anni. 


Chelsea Field interpreta Sarah Hallenbeck. Americana, ha partecipato a film come Commando, I dominatori dell'universo, La metà oscura, Flipper e serie quali I racconti della cripta, Cold Case e Senza traccia. Ha 66 anni.


Noble Willingham interpreta Sheldon Marcone. Americano, ha partecipato a film come Chinatown, L'ululato, Good Morning Vietnam, Scappo dalla città - La vita, l'amore e le vacche, Mister Hula Hoop, Ace Ventura - L'acchiappanimali, Scappo dalla città 2 e serie quali Dallas, Chips, Hazzard, A-Team, Quell'uragano di papà, La signora in giallo, I racconti della cripta e Walker Texas Ranger. E' morto nel 2004, all'età di 72 anni.


Dicono che nel film compaia anche il mio amatissimo James Gandolfini come scagnozzo di Marcone, quello grosso e con gli occhiali da sole che butta giù Jimmy dal cavalcavia. Nonostante L'ultimo boy scout abbia un numero spropositato di fan, sia Scott che Shane Black hanno odiato il risultato finale, zeppo di riscritture volute da Bruce Willis, quando invece il tono della sceneggiatura originale era molto più cupo e crudo, oltre che più centrato su Milo e Marcone (un esempio su tutti: la moglie di Joe, minacciata da Milo con una motosega sul set di uno snuff, ottiene vendetta uccidendolo personalmente con la pistola del marito). Un po' mi spiace ma un po', anche, pazienza. Il risultato finale per me è ottimo e, se L'ultimo boy scout - Missione: sopravvivere  vi fosse piaciuto, vi consiglio di recuperare la saga di Die Hard e Hudson Hawk - Il mago del furto. ENJOY! 
 

martedì 25 ottobre 2016

Urban Legend (1998)

E' giunto il momento di parlare di uno degli horror che preferivo negli anni dell'adolescenza, Urban Legend di Jamie Blanks, uscito nel 1998.


Trama: in un college americano gli studenti cominciano a venire uccisi da qualcuno che ha deciso di riproporre nella realtà le più famose leggende metropolitane...



"Mi ha detto mio cuGGino che una volta si è svegliato in un fosso tutto bagnato che gli mancava un rene!". Così cantavano gli Elii nell'immortale Mio cuggino, la celebrazione tutta italiana delle cosiddette leggende metropolitane, situazioni paradossali e fondamentalmente terrificanti che TUTTI giureremmo siano capitate all'amico, dell'amico, dell'amico del cuGGino appunto. Le leggende metropolitane sono nate in America, almeno quelle più famose, ma alzi la mano chi non se n'è mai sentita raccontare una da ragazzino: io da bambina tremavo ascoltando quella della "mano leccata" ma girava anche la versione cattolica di Bloody Mary, quella in cui se qualcuno avesse recitato l'Ave Maria al contrario (ma perché???) davanti allo specchio avrebbe visto Satana nel riflesso, e sicuramente mille altri racconti atroci che ora non rammento. Scopo delle leggende metropolitane, così si dice, è quello di educare l'utente a non compiere le azioni che condannano i protagonisti alla morte o alla follia (se sei una baby sitter poco attenta probabilmente un assassino arriverà ad ucciderti) oppure a fare attenzione all'ambiente che lo circonda (bisognerebbe controllare SEMPRE il sedile posteriore della macchina, se non addirittura quello che si cela sotto la stessa) e, in generale, contengono una morale assai simile a quella delle antiche fiabe. Il film di Jamie Blanks si basa interamente su questo folklore moderno americano e crea un serial killer particolarmente fantasioso che sceglie di trasformare i malcapitati studenti di un college nei protagonisti di queste leggende metropolitane, imbastendo attorno a questi omicidi una storia fatta di sospetti, segreti passati e vendette postume. Il risultato di questo collage di leggende è una pellicola simpatica, zeppa di citazioni e guest star, interessante nella misura in cui lo spettatore decide di farsi prendere dalla curiosità e approfondire l'argomento: per esempio, io conoscevo la fonte primaria di tutti gli omicidi tranne uno e cercando in rete per colmare questa lacuna ho scoperto il macabro retroscena legato alla canzone Love Rollercoaster , peraltro presente nella colonna sonora di Urban Legend.


Poi, ovviamente, c'è da dire che guardare Urban Legend a diciott'anni non è proprio come guardarlo ora. All'epoca sorvolavo su moltissime cose e badavo essenzialmente all'aspetto folkloristico e gore della pellicola, visto oggi il film di Jamie Blanks è una belinata, per quanto simpatica, e diventa ancora più scemo per chi, come me, si è divorato la prima stagione di Scream Queens. Nella serie creata da Murphy, Falchuk e compagnia i personaggi e le situazioni sono caricati all'estremo ma la somiglianza con Urban Legend ha dell'incredibile: al di là dei soliti studenti stereotipatissimi, ci sono una guardia giurata di colore (mai stupenda quanto Denise Hempville, ah-ha, no sir!), lo studentello giornalista che si atteggia manco lavorasse per il Time e decide di aiutare la protagonista a risolvere il mistero, professori e "decani" che guardano dall'altra parte scegliendo di coprire gli scandali della scuola, killer mosso da sentimenti condivisibili che tuttavia sbrocca facendola fuori dal vaso e scemenza distribuita a palate, tutti aspetti della trama che sono praticamente gli elementi cardine di entrambe le opere. Gli attori, nemmeno a dirlo, sono dei mezzi cani ed era giusto il doppiaggio italiano a mettere una pezza alle vocette monocordi di tutti i coinvolti. L'unico che ancora oggi merita considerazione e simpatia è Joshua Jackson, talmente pronto a prendersi in giro per l'iconico personaggio di Pacey da prestarsi non soltanto alla gag della macchina che si accende sparando "annouannauei" a tutto volume (cosa che mi fa ridere tuttora) ma anche ad omaggiare una delle scene madri di Animal House. E se è vero che Robert Englund, John Neville, Brad Dourif e Danielle Harris sono sempre un bel vedere, soprattutto all'interno di un horror, bisogna anche ammettere che Alicia Witt è una protagonista senza nerbo, Jared Leto un povero minchietta alle prime armi e Rebecca Gayheart un'imbarazzante quasi trentenne costretta nei panni palesemente troppo giovani di una studentessa del college. A parte questo, per passare una serata tra leggende metropolitane e strilli di terrore Urban Legend è perfetto e per mille motivi, non ultima una questione di amore nostalgico, non mi sento di volergli male.


Di Jared Leto (Paul Gardener), Alicia Witt (Natalie Simon), Rebecca Gayheart (Brenda Bates), Joshua Jackson (Damon Brooks), Tara Reid (Sasha Thomas), Robert Englund (Prof. William Exler), Danielle Harris (Tosh Guaneri) e Brad Dourif (che interpreta il benzinaio Michael McDonnel, non accreditato) ho già parlato ai rispettivi link.

Jamie Blanks è il regista della pellicola. Australiano, ha diretto film come Valentine - Appuntamento con la morte. Anche compositore, sceneggiatore e produttore, ha 55 anni.


Michael Rosenbaum interpreta Parker Riley. Americano, ha partecipato a film come Mezzanotte nel giardino del bene e del male, Cursed - Il maleficio, Catch .44 e a serie come Smallville (dove interpretava Lex Luthor). Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 44 anni e un film in uscita.


Loretta Devine interpreta Reese Wilson. Americana, ha partecipato a film come Nikita, spie senza volto, Urban Legend: Final Cut, Mi chiamo Sam e a serie come Ally McBeal, Supernatural, Cold Case, Glee e Grey's Anatomy; inoltre, ha doppiato un episodio di The Cleveland Show. Anche produttrice, ha 67 anni e un film in uscita.


John Neville interpreta il decano Adams. Inglese, lo ricordo per film come Le avventure del Barone di Munchausen, Baby Birba - Un giorno in libertà, Piccole donne, Il quinto elemento, X-Files - Il film e Spider, inoltre ha partecipato a serie come X-Files. E' morto nel 2011, all'età di 82 anni.


Julian Richings interpreta il bidello. Inglese, ha partecipato a film come Il pasto nudo, Mimic, Cube - Il cubo, X-Men - Conflitto finale, Saw IV, Survival of the Dead - L'isola dei sopravvissuti, The Conspiracy, Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet, The Witch e a serie come Kingdom Hospital, Mucchio d'ossa, Hemlock Grove, Supernatural e Hannibal. Ha 61 anni e un film in uscita.


Sarah Michelle Gellar aveva accettato il ruolo di Sasha ma aveva dovuto rinunciare perché già impegnata con le riprese della serie Buffy - L'ammazzavampiri mentre sia Reese Witherspoon che Melissa Joan Hart hanno rifiutato la parte di Natalie. Tra i mille inside joke di cui il film è pieno, molti dei quali comprensibilissimi anche per il pubblico italiano, ce n'è uno che effettivamente può essere apprezzato solo dagli americani: sul finale, una delle studentesse dice "E scommetto che Brenda era la ragazza nella pubblicità della Noxzema" ed effettivamente Rebecca Gayheart, che interpreta Brenda, aveva partecipato a parecchi spot di quel marchio. Il film ha generato ben tre seguiti, tutti di qualità discutibile: Urban Legend: Final Cut è l'unico in qualche modo direttamente collegato poi ci sono Urban Legend 3 (dai risvolti sovrannaturali e legato alla figura di Bloody Mary) e Ghosts of Goldfield (nato come ennesimo capitolo della serie e poi andato per i fatti suoi), entrambi distribuiti straight-to-video; se Urban Legend vi fosse piaciuto eviterei tutti e tre i sequel e punterei invece su So cos'hai fatto, la saga di Scream e Final Destination. ENJOY! 


martedì 4 ottobre 2016

Among Friends (2012)

A proposito di thriller/horror scelti a scatola chiusa, qualche sera fa ho guardato Among Friends, diretto nel 2012 dalla regista Danielle Harris.


Trama: un gruppo di amici viene invitato da una psicologa ad una "cena con delitto" che tirerà fuori da ognuno dei presenti i peggiori segreti.



Danielle Harris bazzica l'horror dalla tenera età di undici anni, dal momento cioé della sua partecipazione ad Halloween 4. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e il visetto di Danielle, nonostante le incursioni in film e telefilm lontani dal genere, è comunque diventato riconoscibile per gli appassionati, consacrando di fatto la fanciulla a reginetta dell'horror moderno, ed era inevitabile che prima o poi le venisse voglia di passare dietro la macchina da presa. Among Friends è il primo film che la vede alla regia in solitaria (nel 2008 c'era già stato Prank, che non ho visto, diretto a sei mani con Ellie Cornell e Heather Langenkamp) e, pur non essendo nulla di eclatante, è un simpatico filmetto che avvince lo spettatore grazie alle confidenze di un gruppo di amici che, per come sono fatti, assecondano alla perfezione il detto "dai nemici mi guardi Iddio che dagli amici mi guardo io". Interamente girato all'interno di una sala da pranzo, Among Friends è infatti la tipica pellicola all'interno della quale degli apparentemente solidi legami di amicizia vengono distrutti da un paio di rivelazioni piazzate ad hoc, in questo caso con l'ausilio di un paio di filmati e di una padrona di casa particolarmente sadica; il divertimento, per lo spettatore, non sta tanto nel godere delle torture appioppate ai poveri malcapitati, bensì quello di vedere sputtanate delle persone odiosissime, emblema di una classe sociale fatta di attorucoli e fancazzisti che passano il loro tempo a drogarsi, bere e viziarsi con i loro passatempi da ricconi annoiati. Provare antipatia per Bernadette, psichiatra più pazza dei suoi pazienti, è difficile una volta scoperti gli altarini degli amichetti e fortunatamente la pellicola lascia spazio anche ad un minimo di giustizia karmica ponendo un paio di domande di scottante attualità (è più colpevole chi compie una violenza o chi vi assiste senza fare nulla per fermarla, facendo persino finta che non sia successo nulla? Pensateci, perché la risposta non è facile).


Purtroppo, nonostante le buone premesse la Harris si è affidata ad un branco di terribili cagnastri ai quali ha affidato l'interpretazione di persone che, sì, non necessitavano di reduci dell'Actor's Studio, però avrebbero potuto anche essere rese meglio. L'unico che si salva in tutta la baracca è AJ Bowen, il cui personaggio è fornito perlomeno dello spessore di uno straccio da cucina (mentre agli altri è toccata la carta velina), gli altri vanno dal livello "In the Market", come per esempio la sceneggiatrice Alyssa Lobit la quale avrebbe dovuto limitarsi a scrivere senza comparire nel film, al livello "Ubaldo Terzani Horror Show", come Dana Aubrey con la sua vocetta terrificante oppure Brianne Davis, insopportabile nei panni della bionda strafatta di droghe e perennemente allucinata. Purtroppo il personaggio di Jules è il necessario veicolo per una delle scene più carine e metacinematografiche del film, all'interno della quale la tavolata di amici si trasforma in un incubo a base di veri attori e registi, zeppo di omaggi all'attuale scena horror. Il resto del film, bisogna dirlo, scorre via piacevole ma senza troppi guizzi registici, sequenze memorabili o splatter esagerato: al limite, può far sorridere la scelta del dressing code richiesto per la "cena con delitto", che trasforma l'intera operazione in un kitschissimo ritorno agli anni '80 tra pizzi, frisée, colori shocking e mullet. Perlomeno, c'è da essere quasi sicuri che i coinvolti si siano divertiti!


Della regista Danielle Harris, che compare in un cameo travestita da clown come in Halloween 4, ho già parlato QUI. AJ Bowen (Adam), Kane Hodder (l'autista), Xavier Gens (se stesso) e Michael Biehn (se stesso) li trovate invece ai rispettivi link.

Jennifer Blanc interpreta Melanie. Moglie dell'attore Michael Biehn, ha partecipato a film come Il corvo - The Crow,  The Divide e a serie come Beverly Hills 90210, Bayside School, Party of Five, Dark Angel, CSI - Scena del crimine e Veronica Mars. Anche produttrice, regista e sceneggiatrice, ha 42 anni e ben quattordici film in uscita.


Dana Daurey, che interpreta Lily, la ricordo dai tempi di ... E vissero infelici per sempre, dove interpretava la zoccolotta Amber. Detto questo, se Among Friends vi fosse piaciuto recuperate Cheap Thrills, Piccoli omicidi tra amici, Una cena quasi perfetta e Cose molto cattive. ENJOY!

mercoledì 10 luglio 2013

Hatchet III (2013)

Estate, tempo di indulgere nell'attività casalinga più adatta alla stagione: la visione di horror cazzoni. E cosa c'è di più cazzone di Hatchet III, diretto da BJ McDonnell? Beh, Hatchet II, ovvio, ma di quello abbiamo già parlato.


Trama: Marybeth, sopravvissuta alla strage del film precedente e con lo scalpo di Victor Crowley in mano, si costituisce alla stazione di polizia e viene accusata di essere l'autrice di tutti gli omicidi. Gli sbirri, purtroppo per loro, si accorgeranno del madornale errore solo quando sarà troppo tardi... 


Cosa si può dire di un film dall'assunto talmente scemo che persino Adam Green, regista dei primi due capitoli e sceneggiatore di questo Hatchet III, arriva a prendersi per il chiulo da solo? Niente, appunto, gli si può solo voler bene, magari dopo aver perdonato gli svarioni e la noia del secondo capitolo, pronti a ridere nuovamente dell'esagerata brutalità di Victor Crowley, il babau più brutto e ignorante (con rispetto parlando) della storia del cinema. E se pensate che il deforme spettro non possa diventare ancor più brutto, ignorante e brutale... vi sbagliate di grosso! Basta solo aumentare la carne da macello, spingere una squadra di sbirri e una di SWAT all'interno dell'ormai famigerata palude del boogeyman e sedersi comodamente in poltrona a guardare Crowley smembrarli a mani nude o quasi, nonostante tutte le loro spacconerie e, soprattutto, grazie alla loro incredibile dabbenaggine. Poi, ovviamente, c'è la questione "come liberarsi definitivamente del mostro", che sembra avere più vite dei gatti e che non muore nemmeno centrifugandolo e poi mettendolo nel forno, aspetto della trama che ci permette di vedere una Danielle Harris decisamente in forma e più scazzata del solito (come darle torto?), compresa nel ruolo di esorcista riluttante.


La recensione potrebbe finire qui perché c'è poco altro da dire, in effetti. BJ McDonnell sostituisce Adam Green alla regia e lo fa in modo dignitoso, gli effetti speciali sono pregevoli in virtù della loro artigianalità e l'appassionato horror può continuare a divertirsi col gioco delle citazioni: in questo caso, troviamo la bella Rileah Vanderbilt, già comparsa in Frozen e anche nei primi due capitoli di Hatchet sotto il pesante trucco di un giovane Victor, il solito Sid Haig ormai a suo agio nell'esilarante ruolo di redneck rincoglionito, l'enorme Derek Mears, la cui presenza risponde al quesito "tra Crowley e Jason Voorhes/Predator chi vincerebbe?", un irriconoscibile Zach Galligan nei panni dello sceriffo, il Roach de La casa nera e l'immancabile Parry Shen, che porta a casa la tripletta di presenze e, di conseguenza, anche l'esperienza dei due personaggi precedenti. Tirando le somme, dunque, direi che la saga di Hatchet (sempre che sia finita!!) si sia conclusa degnamente, con un film che chiude tutti i discorsi lasciati in sospeso e che, apparentemente, esaurisce tutti gli escamotage necessari al genere per continuare a cannibalizzarsi e propinare allo spettatore sempre la stessa solfa. Umorismo a grana grossa e sangue a fiumi non mancano, così come una gran bella dose di autoironia, e forse è quest'ultima caratteristica che rende Hatchet più simpatico di altri prodotti simili e mi porta a consigliare anche quest'ultimo capitolo come "tranquilla" visione estiva per rivangare i bei tempi di Notte Horror.



Di Danielle Harris (Marybeth), Kane Hodder (Victor Crowley), Derek Mears (Hawes), Sean Whalen (Randy), Adam Green (l'uomo ubriaco in carcere) e Sid Haig (Abbott McCullen) ho già parlato ai rispettivi link.

BJ McDonnell è il regista della pellicola, alla sua prima esperienza “solitaria”. Anche attore, produttore e, soprattutto, assistente di regia, ha 38 anni.


Zach Galligan (vero nome Zachary W. Galligan) interpreta lo sceriffo Fowler. Americano, lo ricordo per film come Gremlins, Waxwork - Il museo delle cere è arrivato in città, Gremlins 2 - La nuova stirpe e Waxwork 2 - Bentornati al museo delle cere, inoltre ha partecipato alla serie Melrose Place. Ha 49 anni.


Caroline Williams interpreta Amanda. Americana, ha partecipato a film come Non aprite quella porta - Parte 2, Il patrigno II, Non aprite quella porta - Parte 3, Giorni di tuono, Leprechaun 3, Il Grinch, Halloween II e alle serie Hunter, La signora in giallo, E.R. - Medici in prima linea, Sabrina vita da strega Nip/Tuck. Ha 56 anni e tre film in uscita.


Se Hatchet III vi fosse piaciuto, non perdetevi Hatchet e, nonostante sia meno bello, Hatchet II... è l'unico consiglio che posso darvi! ENJOY!

domenica 16 dicembre 2012

Hatchet II (2010)

A qualche giorno di distanza dal primo, a grandissima richiesta, arriva anche la recensione di Hatchet II, diretto nel 2010 sempre da Adam Green.


Trama: Marybeth riesce a scampare alle grinfie del deforme Victor Crowley e a tornare in città. Lì si allea col Reverendo Zombie e assieme a lui, allo zio e ad un gruppo di cacciatori, decide di andare nuovamente nelle paludi per mettere fine una volta per tutte all'esistenza del killer...

Achittammuoooort'...!!!!
Diciamolo subito: Hatchet II non è bello come il primo capitolo della serie. Innanzitutto, perché manca dell'ironia assolutamente stupida che era la caratteristica principale del primo film, secondariamente perché Crowley è diventato già troppo icona horror per poter spaventare davvero, infine perché gli effetti splatter sembrano ancora più "finti" ed esagerati. Parliamo comunque di un film che si lascia guardare, che scorre piacevole e che regala un'ora e mezza di sano intrattenimento horror condito da un'abbondante dose di citazionismo. L'aspetto più divertente di Hatchet II, infatti, è l'autoreferenzialità di Adam Green: se nel primo Hatchet, infatti, il regista era ricorso all'espediente delle comparsate eccellenti, qui arriva direttamente a citare sé stesso riprendendo aspetti e situazioni del primo film (tornano con un ruolo maggiore dei personaggi che all'inizio della saga erano comparsi solo per pochi minuti, come Cracker e il Reverendo Zombie, in un video viene mostrato il girato di Shapiro, viene svelato il background di altri personaggi già conosciuti, etc.) oppure infilando rimandi ad altre sue "opere" o camei di amici e conoscenti. Tecnicamente invece il fanciullo non migliora né peggiora, perché le soluzioni di montaggio e regia sono praticamente delle fotocopie della sua prima pellicola.

Sexy voice per eccellenza!
Passando agli attori, se nel primo capitolo della saga l'attenzione era puntata su giovani decerebrati e sgualdrinelle dalle tette al vento, qui i riflettori si spostano sulla comunità di cacciatori bifolchi di cui avevamo già avuto un assaggio grazie a Robert Englund e "figlio", con tutte le esagerazioni e gli stereotipi del caso. La Marybeth di Danielle Harris è assai più carismatica di quella interpretata da Tamara Feldman (sostituita per volere dello stesso regista) e Tony Todd infonde tutta la sua bravura e le sue qualità di caratterista d'eccezione in ogni gesto (senza contare che il signore ha una voce talmente sexy che... vabbé...); interessante, inoltre, la sequenza che racconta della nascita di Crowley, con la moglie del padre Thomas che ricorda tantissimo la terribile Zelda di Pet Sematary e lo spessissimo Kane Hodder per una volta struccato ed impegnato in un ruolo triste e drammatico. Per concludere, dunque, anche questo Hatchet II è un film che, nonostante sia davvero poco innovativo, si lascia assolutamente guardare e che potrebbe accontentare i fan dell'horror. A patto, però, che cerchiate la versione UNRATED, perché i tagli effettuati alla versione "ripulita" del film sono innanzitutto fatti letteralmente con l'accetta, a rischio di inficiare la scorrevolezza della pellicola... e poi perché non capita tutti i giorni di vedere DUE uomini tagliati contemporaneamente con la stessa, lunghissima motosega e altre scene che superano il già alto tasso di splatter presente nel primo film.

A volte le dimensioni contano...!
Del regista Adam Green (che compare nei credits iniziali come il tizio che vomita proprio nel momento in cui appare sullo schermo il suo nome) ho già parlato qui, mentre di Danielle Harris (Marybeth),  Tony Todd (Reverendo Zombie), Kane Hodder (Victor e Thomas Crowley) e Tom Holland (lo zio Bob) ho già parlato ai rispettivi link.

L’asiatico Parry Shen torna col ruolo di Justin, fratello di quello Shawn defunto nel primo capitolo. Tornano anche, in alcune “immagini” di repertorio, Shapiro e le due stupidissime divette del porno mentre, tra le altre guest star, segnalo  Shawn  Ashmore (già comparso in Frozen e qui nel ruolo di pescatore), Emma Bell (con un piccolo omaggio al già citato Frozen), il regista della Troma Lloyd Kaufmann (nei panni di un cacciatore) e persino il regista di Abominable, Ryan Schifrin, sempre nei panni di uno dei cacciatori. Detto questo, se Hatchet II vi fosse piaciuto vi consiglio di guardare ovviamente il primo capitolo della saga (a cui sta per aggiungersi una terza pellicola, Hatchet III, che dovrebbe uscire l’anno prossimo) e il simpatico Severance – Tagli al personale. ENJOY!!

martedì 18 settembre 2012

Halloween - The Beginning (2007)

Nonostante non ami molto lo slasher fine a sé stesso, nella mia collezione di DVD è finito anche Halloween – The Beginning (Halloween), diretto nel 2007 dal regista Rob Zombie.


Trama: il film racconta la “leggenda” di Michael Myers cominciando dall’infanzia, passando per lo sterminio della famiglia per poi arrivare al presente, quando lo spietato killer evade dal manicomio criminale per uccidere anche la sorella minore…


So che è brutto da dire per una persona che cura un blog di cinema e si dichiara appassionata di horror, ma l’Halloween di Carpenter non l’ho mai visto. Avevo beccato moltissimo tempo fa, a tarda sera, il secondo capitolo (senza capirci una beneamata mazza, ovviamente, visto che comincia direttamente dalla fine del primo film) e anche il moscerello Vent’anni dopo, ma in generale non mi avevano entusiasmata troppo. Quindi, non dovrete stupirvi se il mio giudizio nei confronti di Halloween – The Beginning sarà molto positivo, per il semplice fatto che non sono mai stata fan dell’originale e non potrò quindi fare un confronto. Aggiungo inoltre che il maledetto Rob Zombie mi ha catturata fin dal suo primo, imperfetto film d’esordio, La casa dei 1000 corpi, grazie al suo stile particolare, all’incredibile generosità nel regalare indimenticabili scene splatter e all’impeccabile uso di grandi caratteristi e azzeccatissime colonne sonore. In questo, Halloween – The Beginning non fa eccezione, sebbene sia sicuramente più debole delle due pellicole “zombiane” che lo hanno preceduto.


Ad essere sinceri, il film patisce di una sorta di divisione in due parti distinte, ovvero l’infanzia di Michael Myers e la seguente evasione dal manicomio con ricerca della sorellina sopravvissuta. Io ho sicuramente apprezzato molto di più la prima parte, nonostante anch’essa soffra di qualche piccolo difetto: personalmente, avrei trovato molto più interessante vedere il bimbo Michael che sviluppava la sua follia all’interno di una famiglia amorevole, non nella solita squallida casetta con madre amorevole ma spogliarellista, patrigno ubriacone e fancazzista, sorella maggiore zoccola e odiosa. Per fortuna Zombie non attribuisce tutta la colpa della malattia di Michael all’ambiente familiare, e ci mostra chiaramente come il ragazzino fosse già nato psicopatico ma con la faccetta (grassoccia) d’angelo, tuttavia è difficile biasimare il pargolo armato di coltello mentre taglia la gola al sacco di brenno accozzato sul divano o mentre bastona a morte un compagno di scuola simpatico come una cacca nel letto. Interessante, sebbene un po’ prolissa, anche la parte in cui il regista sviluppa il rapporto che si instaura tra il Dr. Loomis e il piccolo paziente, con Michael sempre più silenzioso, tetro ed inquietante man mano che le sue maschere di cartapesta (spettacolari!) diventano più elaborate. E’ alla fine di questo percorso, tra l’altro, che viene mostrata con forza inaudita la definitiva vittoria della follia sull’innocenza; prima della melodrammatica scena che porta alla morte fisica di Deborah, infatti, Zombie ci permette di vedere il momento in cui la donna muore davvero, una sequenza agghiacciante e magistrale in cui il figlio, ormai più bestia che essere umano, le urla in faccia dopo l’ultimo omicidio commesso.


Da qui in poi il film ridiventa uno slasher tout court, introdotto dalla scritta in sovrimpressione “Trick or Treat”. A differenziare Halloween – The Beginning da altri film simili spiccano personaggi particolarmente odiosi e stupidi, di una demenza che sconfina nella cattiveria (allucinante la scena dello stupro ai danni di una delle pazienti del manicomio, quasi insostenibile nella sua brutalità) e che per questo meritano ogni sevizia del gigantesco ed inquietante Michael, e, ovviamente, una cura dei dettagli quasi maniacale accompagnata da un sadico gusto gore. Zombie, infatti, riesce a regalare sia allo spettatore “normale” che al fan momenti a dir poco epici come quello in cui Michael ritrova nella casa abbandonata la maschera che diventerà il suo marchio di fabbrica, oppure sanguinosissime macellate come quella del camionista in bagno e dei genitori di Laurie. In tutto questo, comunque, la mia sequenza preferita è forse quella che precede l’ambiguo finale, in cui la sorellina ormai cresciuta cerca di fuggire al fratellone all’interno della loro vecchia casa, dove il regista si sbizzarrisce con arditissime inquadrature e un montaggio talmente serrato che la tensione non cala nemmeno per un secondo. Altra particolarità da me molto apprezzata è l’abbondante uso di caratteristi d’eccezione a fare da “spalla” a interpreti stranamente validi per il tipo di pellicola in questione: vedere Udo Kier, Danny Trejo, Clint Howard e Brad Dourif è sempre un piacere immenso, a prescindere dal poco tempo che viene loro concesso, Sheri Moon Zombie è adorabile e brava come al solito, Malcom McDowell parte male (quell’orrida parrucchetta all’inizio non si può vedere) ma poi riesce con la solita dignità a raccogliere lo scomodo scettro di Donald Pleasence, il piccolo Daeg Faerch non è all’altezza dei classici bambini malvagi del cinema horror ma il suo visetto inespressivo è sufficientemente inquietante per essere credibile, infine Scout Taylor – Compton ci mette tutta la sua capacità polmonare nell’interpretare la scream queen di turno e, soprattutto nel finale, mette i brividi. Per farla breve, avendo solo questo Halloween – The Beginning come punto di partenza della saga, mi sento di consigliarlo caldamente ai fan dell’horror, tuttavia se amate il film originale di Carpenter non saprei dire se l’operazione zombiana potrebbe o meno essere di vostro gusto.


Di Malcom McDowell (Dott. Samuel Loomis), Danny Trejo (Ismael Cruz), Bill Moseley (si vede solo nella versione cinematografica nei panni di una delle guardie, ma io a casa ho il DVD unrated, quindi me lo sono perso, sigh!), Brad Dourif (lo sceriffo Lee Brackett), Clint Howard (Dott. Koplenson), Udo Kier (Morgan Walker) e Dee Wallace (Cynthia Strode) ho già parlato nei rispettivi link.

Rob Zombie (vero nome Robert Bartleh Cummings) è regista e sceneggiatore della pellicola. “Nato” come musicista, lo ricordo per aver girato film come La casa dei 1000 corpi, La casa del Diavolo, il trailer Werewolf Women of the S.S. per il film Grindhouse, Halloween II, The Haunted World of El Superbeasto e un episodio di CSI:Miami. Anche compositore, produttore e attore, ha 47 anni e un film in uscita, l’imminente e attesissimo Lords of Salem.


Scout Taylor – Compton (vero nome Desariee Starr Compton) interpreta Laurie Strode. Americana, ha partecipato a film come Halloween II e a serie come Allie McBeal, E.R. Medici in prima linea, Una mamma per amica, Cold Case, Streghe, Bones, CSI, CSI:NY e Grey’s Anatomy. Ha 23 anni e quattro film in uscita.


Tyler Mane (vero nome Daryl Karolat) interpreta Michael Myers da adulto. Ex wrestler, lo ricordo per avere interpretato il francamente orribile Sabretooth di X – Men, inoltre ha partecipato ad altri film come Troy, La casa del Diavolo e Halloween II. Canadese, anche produttore e sceneggiatore, ha 46 anni e un film in uscita.

Con tutto il rispetto, ciccio, ma è meglio Liev Schreiber..!
Sheri Moon Zombie (vero nome Sheri Lyn Skurkis) interpreta Deborah Myers. Moglie di Rob Zombie, la ricordo per film come La casa dei 1000 corpi, La casa del Diavolo, il trailer Werewolf Women of the S.S. per il film Grindhouse, Halloween II e The Haunted World of El Superbeasto (dove dava la voce a uno dei personaggi); inoltre ha partecipato a una puntata di CSI: Miami. Americana, anche produttrice, ha 42 anni e un film in uscita, Lords of Salem.


William Forsythe interpreta Ronnie White. Americano, ha partecipato a film come C’era una volta in America, Dick Tracy, Cosa fare a Denver quando sei morto, The Rock, La casa del diavolo e a serie come Chips, Saranno famosi, Masters of Horror, CSI: Miami e Boardwalk Empire. Anche produttore e sceneggiatore, ha 57 anni e quattro film in uscita.


Danielle Harris interpreta Annie Brackett. Americana, ha partecipato a film come Halloween 4: il ritorno di Michael Myers, Halloween 5, Scappo dalla città – la vita, l’amore e le vacche, Non dite a mamma che la babysitter è morta, L’ultimo boyscout – missione sopravvivere, Free Willy: Un amico da salvare, Daylight – Trappola nel tunnel, Urban Legend e Halloween II, oltre a serie come Genitori in blue jeans, Pappa e ciccia, E.R. – Medici in prima linea, Streghe e Cold Case. Anche regista e produttrice, ha 34 anni e otto film in uscita.


Nella miriade di comparse d’eccezione segnalo anche Sid Haig, qui nei panni del becchino che indica al Dr. Loomis dov’è sepolta la madre di Michael Myers. Non avendo mai visto Halloween II, diretto nel 2009 sempre da Rob Zombie (si vocifera l’uscita di un terzo capitolo ad opera di Patrick Lussier), se Halloween – The Beginning vi fosse piaciuto consiglio di recuperare assolutamente La casa dei 1000 corpi e il suo seguito, il bellissimo La casa del Diavolo. Da parte mia, cercherò invece di guardare finalmente il primo Halloween di Carpenter. ENJOY!

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