domenica 12 gennaio 2020

The Farewell - Una bugia buona (2019)

Incuriosita dalla vittoria di Awkwafina ai Golden Globes ho deciso di recuperare The Farewell - Una bugia buona (The Farewell), diretto e sceneggiato nel 2019 dalla regista Lulu Wang.


Trama: alla scoperta del cancro terminale della nonna, Billi e tutta la famiglia si recano in Cina con la scusa di un matrimonio, per poter passare del tempo con lei.


Questa sarà probabilmente l'unica recensione on line di The Farewell che non si profonderà in entusiasmo totale. Non starò a spiegare qui i motivi personali che mi hanno portata a guardare il film della Wang con un occhio cinico che normalmente non avrei, sta di fatto che questa "bugia buona", tratta peraltro dalla storia vera della famiglia della regista e sceneggiatrice, ha scatenato in me non la commozione che avrei sperato ma una buona dose di rabbia sì (forse persino di invidia) lasciandomi perplessa a chiedermi come diamine sia possibile nascondere un cancro incurabile a chi ne è afflitto, viste le cure invasive a cui dovrebbe essere sottoposto. La decisione di non tentare alcuna cura, per esempio, presa arbitrariamente senza sapere se la persona malata voglia o meno appigliarsi alla speranza, non andrebbe presa dal malato in questione invece che dalla famiglia? E dal momento in cui il cancro dovesse palesarsi così chiaramente da non lasciare più adito a dubbi, avrebbe senso continuare la pantomima "fin quasi in punto di morte"? Lo so, sono le stesse domande che si pone Billi, la protagonista del film, in un chiaro momento di scontro tra culture, quella di chi è rimasto in Cina e preferisce sollevare il singolo dal dolore, distribuendolo equamente tra i familiari in salute, e quella di chi è fuggito in America, dove ognuno deve farsi carico dei suoi problemi, e forse questo è indice di un film riuscito, che mi ha coinvolta più di quanto avrei creduto, anche se in modo diverso. A parte infatti la mia percezione alterata, The Farewell è un buon connubio tra dramma e commedia, che fa riflettere anche laddove la realtà che descrive parrebbe mille miglia lontana dalla nostra, non solo geograficamente ma anche culturalmente... ma è davvero così?


Il centro di tutto è la malattia di Nai Nai, la nonna, il cuore di una famiglia sparsa ai quattro angoli del globo che, come tutte le signore anziane che si rispetti, ha una parola buona per tutti i familiari ma anche quattro adorabili parole cattive, imbandisce tavolate alle quali conviene onorare il desco pena sguardi di biasimo, ha dalla sua mille piccoli trucchi di sopravvivenza imparati ovviamente in decenni di esperienza e una mentalità addirittura più aperta di chi è più giovane di lei. In due parole, Nai Nai è una nonna adorabile, è l'incarnazione di tutte le nonne che abbiamo avuto la fortuna di avere e conoscere, e tutto il film gira attorno a lei, all'amore ricambiato per la famiglia e ai tanti, piccoli screzi che dividono e uniscono il resto del suo nucleo famigliare, i cui singoli membri sono uniti dall'impegno comune di non mostrare il dolore per una perdita imminente e comportarsi come se nulla stesse succedendo, arrivando persino a celebrare un matrimonio organizzato (almeno a giudicare dal comportamento dei futuri sposi) in fretta e furia, proprio per avere l'occasione di dare l'ultimo addio alla nonna lontana. Una simile situazione genera momenti di triste condivisione e tremende litigate, ma anche sequenze in cui è l'umorismo lieve a farla da padrone, perché la vita, si sa, è una tragicommedia e per uno o due parenti normali ce ne ritroviamo altrettanti che sono dei casi umani, ma non devo dirvelo io, ovviamente. L'attrice che interpreta Nai Nai, la famosissima (in patria, ché io non la conoscevo, devo ammetterlo) Shuzhen Zhao, è comunque la cosa migliore della pellicola. E' strepitosa e verrebbe voglia di abbracciarla in ogni singola scena e onestamente ritengo che si mangi a colazione la brava ma sopravvalutata Awkwafina, anche se è vero che l'interazione tra le due genera un magico realismo di sentimenti corrisposti e amore tra nonna e nipote; sapere che Nai Nai è reale stringe il cuore ma fortunatamente, prima di un orrenda cover di Without You cantata sui titoli di coda, c'è una bella sorpresa per lo spettatore, l'unica cosa, a dire il vero, che ha sollevato dal mio cuore tutti i pensieri cupi.

Lulu Wang (vero nome Wang Ziyi) è la regista e sceneggiatrice della pellicola. Nata a Pechino, ha diretto un altro lungometraggio, Posthumous. Anche produttrice, ha 37 anni.


Awkwafina (vero nome Nora Lum) interpreta Billi. Americana, ha partecipato a film come Ocean's 8 e Jumanji: The Next Level, inoltre ha doppiato episodi de I Simpson. Anche rapper, produttrice e sceneggiatrice ha 32 anni e due film in uscita tra cui SpongeBob: Amici in fuga.


3 commenti:

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  2. Mah, a me è piaciuto davvero poco e niente. Uno di quei film che non fanno né ridere né piangere, affascinanti soltanto per il ritratto di una cultura lontana dalla nostra. Se la vecchina è adorabile, ho trovato la protagonista noiosa e monocorde: inspiegabile il Golden, ha la gamma espressiva di un pesce palla.

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    1. Onestamente, da sola Awkawfina non vale nulla, detto proprio brutalmente. E' l'interazione con gli altri personaggi a far risaltare il suo, ma ho visto di meglio tra le candidate.

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