Domenica scorsa il buon Mirco mi ha portata a vedere Amsterdam, film diretto e sceneggiato dal regista David O. Russell che mi aveva attirata fin dal trailer...
Trama: negli anni '30, due reduci della prima guerra mondiale, un medico e un avvocato, rimangono coinvolti in una serie di delitti e complotti che li spingono a riallacciare i rapporti con un'ex infermiera conosciuta al fronte...
Non guardavo un film di David O. Russell dai tempi di Joy e mi duole abbastanza ammettere che la sensazione lasciatami da Amsterdam è stata più o meno la stessa, ovvero quella di un'enorme, grandiosa confezione per una cosetta esile e dimenticabile. Più che altro, sono arrivata chiedermi se non sia meglio che O. Russell, bravissimo come regista e dotato di un fiuto enorme per il casting e la direzione degli attori, posi per qualche tempo la penna di sceneggiatore e si faccia scrivere una storia da qualcuno un po' più centrato, capace di conferire equilibrio e sostanza a quelle che, spesso, sembrano una serie di idee tanto interessanti quanto evanescenti. Nel caso di Amsterdam, per esempio, abbiamo un'ottimo incipit mistery d'ispirazione noir, con tanto di voce fuori campo e flashback, dove i protagonisti vengono incastrati da criminali senza volto e decisamente insidiosi, al quale si aggiunge la parte migliore del film, ovvero una storia d'amore e di amicizia che mette in scena il più adorabile trio di amici/amanti dell'anno (magnificamente interpretati, poi ci torno), eppure questi due elementi della trama, invece di intrecciarsi dando vita a qualcosa di memorabile, scorrono dalle mani e dalla mente dello spettatore come rivoli d'acqua, messi al servizio di una vicenda fantapolitica (per quanto basata su una storia vera) che sembra quasi fare a pugni con tutto il resto. Più che altro, sembra quasi che allo sceneggiatore, pur palesemente innamorato dei suoi protagonisti, non bastasse puntare i riflettori su loro tre, già potenziali fonti di moltissimi punti di riflessione (c'è la lotta di classe di Burt, invischiato in un matrimonio nato per amore e proseguito per interesse, la questione razziale incarnata da Harold, l'indipendenza femminile di Valerie, un potenziale spaccato delle famiglie influenti americane e di tutto quello che si nasconde dietro di esse, tutto il discorso sull'importanza dei reduci di guerra e sulle difficoltà oggettive del loro reintegro in società), ma godesse un mondo all'idea di inserirli in un delirio "giallo" di altri personaggi connotati come macchiette, pronto a correre come un treno verso la risoluzione finale di un mistero trattato alla stregua di un giocattolone grottesco.
Il risultato, purtroppo, è deludente. Non tanto, come ho detto, per i tre protagonisti principali, i quali fanno tutti un'ottima figura, Christian Bale in primis (l'ho già scritto nel post dedicato a Thor: Love and Thunder, quest'uomo nobiliterebbe anche una recita di Natale parrocchiale, è sempre e comunque perfetto e fa scomparire tutti quelli che lo circondano, giusto Margot Robbie riesce a tenergli testa), quanto per il resto di un cast all star che si è ritrovato sul set di un film che avrebbe potuto essere "coeniano" o, come minimo, divertente e scoppiettante quanto Knives Out o Omicidio nel West End, mentre invece risulta facilone e perplimente. La conseguenza, per esempio, è che una Anya Taylor-Joy, che pure riesce, nonostante l'inconsistenza del suo personaggio, ad imbroccare un paio di momenti memorabili, appare inutile quanto Chris Rock, messo lì giusto per fare un paio di battute a tema nigger e poi scomparire come se non fosse mai esistito. Lungi da me, per carità, lamentarmi quando vedo spuntare facce adorate come quelle di Mike Myers, Timothy Olyphant o Michael Shannon, ma quando mi sembra di avere davanti una lista della spesa con tanto di spunte, allora ci rimango male. Per il resto, nulla da eccepire. La confezione di Amsterdam è extra-lusso, letteralmente, visto che la fotografia splendida è di Emmanuel Lubezki, e scenografie e costumi sono molto curati, soprattutto per quanto riguarda le mise di Margot Robbie e tutto l'apparato artistico legato a quella parentesi favolistica ambientata nella città che dà il titolo alla pellicola, affascinante ed intrigante più degli sconvolgenti rimandi ad un pezzo di storia americana che non conoscevo affatto e che, a mio avviso, avrebbe meritato un approccio un po' più serio. Amsterdam, per inciso, non finirà nella Worst 5 dell'anno ma in un'ideale classifica delle delusioni più cocenti, nonostante le molte cose positive, sarebbe di sicuro ai primi posti. Peccato.
Del regista e sceneggiatore David O. Russell ho già parlato QUI. Christian Bale (Burt Berendsen), Margot Robbie (Valerie Voze), John David Washington (Harold Woodman), Alessandro Nivola (Detective Hiltz), Andrea Riseborough (Beatrice Vandenheuvel), Anya Taylor-Joy (Libby Voze), Chris Rock (Milton King), Matthias Schoenaerts (Detective Lem Getweiler), Michael Shannon (Henry Norcross), Mike Myers (Paul Canterbury), Timothy Olyphant (Taron Milfax), Zoe Saldana (Irma St. Clair), Rami Malek (Tom Voze), Robert De Niro (Generale Gil Dillenbeck) e Colleen Camp (Eva Ott) li trovate invece ai rispettivi link.
La cantante Taylor Swift interpreta Liz Meekins. Michael B. Jordan avrebbe dovuto interpretare Harold, ma i ritardi produttivi dovuti al Covid lo hanno costretto a rinunciare. Se Amsterdam vi fosse piaciuto recuperate American Hustle. ENJOY!
I problemi di sceneggiatura sono evidenti: gli "spiegoni" finali sono stati palesemente appiccicati dalla produzione, appesantendo inutilmente il film... che mette al fuoco troppa roba per cucinarla tutta a puntino. Tuttavia il risultato finale per me non è tremendo: temo che le ragioni del flop commerciale siano più nel pregiudizio verso il regista (certo non un gentiluomo nei suoi ormai annosi comportamenti) che verso un film che comunque si segue con interesse fino alla fine.
RispondiEliminaPensa che della fama del regista vengo a sapere ora da te. Io sono andata in fiducia perché, a parte quello scivolone di Joy, gli altri film di O. Russell mi sono sempre piaciuti molto, ma questo l'ho trovato, a livello di scrittura, davvero debole. Il resto, per carità, è curato e bellissimo!
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