Trama: Sara è una ragazza sovrappeso che viene presa in giro ed isolata dalle sue coetanee. Quando, un giorno, diventa la testimone di un orribile delitto, la sua vita prende una svolta imprevista...
Piggy è un film angosciante. Io non sono mai stata obesa e, per fortuna, non ho mai sperimentato sulla mia pelle il livello di bullismo mostrato all'interno del film di Carlota Pereda, ma ho avuto la mia bella dose di prese in giro alle elementari e alle medie, e la mia bella dose di umiliazioni alle superiori e all'università. Purtroppo, capita quando porti gli occhiali, l'apparecchio, hai le proporzioni di un cubo di Rubik e sei circondata o da splendide dee (le quali, per fortuna, erano di buon cuore o comunque intelligenti, a differenza delle "amiche" di Sara, ma accanto a loro la mia bruttezza saltava all'occhio lo stesso) o da imbecilli senza speranza, e se dovessi dire che, all'età di 41 anni, mi sono lasciata alle spalle tutte le insicurezze legate a questi "simpatici" periodi della mia vita... beh, basta solo dire che le situazioni mondane (cene, pranzi, conferenze, ecc.) in cui sono costretta ad interagire con persone che non conosco mi annientano. Questo è uno dei mille motivi per cui vedere Piggy mi ha lasciato addosso una tristezza infinita. I livelli di angoscia della protagonista non li ho mai sperimentati, ma l'odio che la poveretta prova nei confronti delle sue aguzzine, dell'ex amichetta delle elementari e persino della sua famiglia, i cui membri sono rei di non darle una mano e lasciarla sempre lì, grassa e colpevole di esserlo, è qualcosa che mi è entrato dentro al punto che, ovviamente, mi sono lasciata catturare dalla trappola psicologica di Carlota Pereda, e ho cominciato a sperare che Piggy diventasse un Carrie, solo molto più violento, viscerale e sanguinoso. In realtà, senza nulla togliere al capolavoro di De Palma e King, Piggy è molto più complesso di così, nonché più subdolo. Con tutto il bene che arriviamo a volere a Sara, ci aspettiamo che la ragazza diventi, finalmente, il mostro che tutti credono sia, affogando nel sangue i suoi aguzzini, e in questo modo abbracciamo il punto di vista di questi ultimi, a ben pensarci. La regista fa di tutto per spingerci a sperare verso questa risoluzione, ma ogni volta cambia un po' le carte in tavola, sfruttando i cliché del genere per spingere la vicenda in una direzione diametralmente opposta e aumentare ulteriormente il tormento della protagonista, le cui emozioni grezze ed alimentate dalla paura si tingono delle mille sfumature del grigio (o del rosso), senza mai essere univoche e nette.
Altro non aggiungo per non togliere il gusto della visione, ma vorrei parlare un po' della messa in scena di Piggy. Girato in un claustrofobico "formato accademico" che rende ancora più piccolo il mondo di Sara, già costretta dalla famiglia a passare buona parte della giornata all'interno della macelleria di famiglia, ubicata in un paesino rurale di pochissime anime, Piggy è anche un horror che sfrutta la luce diurna come mezzo per aumentare il disagio della protagonista e degli spettatori; in un'estate bruciata dal sole, una cosa normale come rinfrescarsi in piscina diventa per Sara un incubo che rende il suo corpo ancora più esposto e visibile, ferito dagli sguardi e dai raggi solari, costretto all'interno di un bikini impietoso. Persino il colore rosa, solitamente associato alla grazia femminile e probabilmente apprezzato dalla protagonista che ne fa largo uso, trasforma la povera Sara in un vero maialino e la fa sembrare sempre nuda, altra cosa che gioca subdolamente con la mente dello spettatore: io per prima, a un certo punto, ho pensato "figlia mia ma perché non cambi colore o stile?" per poi mordermi le mani dalla vergogna, dispiaciuta al solo pensiero di costringere una persona a vestirsi in un modo che non le piace solo per "mitigare" il giudizio altrui. Anche perché, parliamoci chiaro, Laura Galán se ne frega del suo aspetto fisico e vive con giusto orgoglio il suo momento di gloria, basta guardare il contrasto tra lo sguardo umile e dimesso della sua intensa Sara e le foto che la ritraggono raggiante e bella sulle varie passerelle dei mille festival che hanno presentato Piggy; Laura Galán ha tutta la sicurezza di sé derivante dall'essersi accettata, cosa che probabilmente le ha consentito di girare delle scene quasi "pornografiche" senza preoccuparsi del fatto che milioni di persone avrebbero visto il suo corpo bullizzato sul grande schermo, un pensiero che, per quanto mi riguarda, mi bloccherebbe in casa. Ben vengano dunque persone come lei, che possano fungere da modello per chi soffre a causa del proprio aspetto distante dai canoni di bellezza, e ben vengano film come Piggy, che scatenano nello spettatore riflessioni non banali, costringendolo anche a mettersi in discussione.
Carlota Pereda è la regista e sceneggiatrice della pellicola. Spagnola, ha diretto The Devil's Tail ed episodi de Il segreto. E' anche produttrice.
Piggy è tratto dal corto omonimo, sempre diretto da Carlota Pereda. Si trova facilmente su Youtube e vi consiglio di guardare prima quello, poi di recuperare il lungometraggio. ENJOY!
So che questo film esiste, e da come ne parli pare anche riuscire a svolgere la sua premessa in maniera non scontata, ma non so se me la sentirò mai di vederlo... Deve essere una botta di tristezza potente.
RispondiEliminaMagari prima prova con il corto, disponibile su Youtube. Il cuore è quello, e non è meno triste del film.
Eliminaadesso che l'ho visto, trovo qualche scelta registica, nel finale, discutibile... dopo che Sara si è spinta [SPOILER] a un livello di collaborazione decisamente oltre il limite con l'assassino (ad esempio quando "avalla" l'uccisione della madre), la riscossa finale e il salvataggio delle due stronze superstiti mi convince fino a un certo punto.
EliminaSecondo me, invece (ma è un punto di vista personalissimo) rende ancora più efficacemente l'idea di un animo molto travagliato, diviso tra il desiderio di amore, per quanto sbagliato, e quello di essere una persona bella dentro e fuori, non il mostro che tutti dipingono.
EliminaUn film che mi attira e allo stesso tempo respinge, per la tristezza che mi racconti (sono reduce dal film di Marcello, molto triste anche quello), ma visto che mi dici che c'è un corto proverò da quello...le immagini che metti sono molto cult, molto cinefile e adoro da sempre il cinema spagnolo, capace di raccontare cose "tristi" in modo sempre originale.
RispondiEliminaSai che non so a quale film ti riferisci? Comunque fammi sapere se e quando riuscirai a vedere Piggy e se ti è piaciuto!
EliminaMi riferisco al film di Pietro Marcello Le vele scarlatte molto malinconico, molto triste, ma un piccolo gioiellino di film d'autore, migliore del suo precedente Martin Eden. Per ora su youtube ho visto il corto e non mi è dispiaciuto (sopratutto il finale). Vedrò di recuperare il film.
EliminaNon lo conoscevo, ti ringrazio per la segnalazione!
EliminaBeh, senz'altro un film che scardinera' qualche cliché a livello di narrazione, immagino non sia come ce lo aspettiamo, sarebbe troppo scontato l'ennesimo revenge movie. Non so quando mai riuscirò a beccarlo, né se sia prevista l'uscita in sala, intanto mi sono goduta il corto che ci regala davvero l'introduzione a una storia inquietante. La protagonista, chapeau per il coraggio avrà dovuto sottostare anche a indumenti che in qualche modo rendano al meglio l'immagine che la regista ci vuol dare, farla apparire quasi nuda è il modo migliore per farci partecipare diversamente, non solo come spettatori ma come suoi sostenitori.
RispondiEliminaL'attrice mi ha ricordato la protagonista di 'Family dinner', Nina Kathlein, film visto al TFF a novembre, altro film che ha a che fare col corpo e le diete in questo caso, opera prima, thriller/horror, che se forse ti fa intuire qualcosa, è comunque girato davvero bene regalando momenti ansiogeni.
Ciao Bolla 😉
Sull'uscita in sala non saprei, ovviamente in Italia siamo sempre le ultime ruote del carro per quanto riguarda thriller e horror. Nell'attesa, c'è sempre il corto che, se non altro, offre un ottimo assaggio delle capacità sia della regista che dell'attrice, sulla quale concordo. Family Dinner non lo conoscevo ma mi segno il titolo, grazie!
EliminaPresto lo guarderò pure io :)
RispondiEliminaBrava!
EliminaFilm strepitoso, tra i più belli visti di recente. La prima parte ho fatto fatica a guardarla, in alcuni momenti cercavo persino di non scrutare i dettagli di ciò che stavo vedendo. Del tipo che non volevo sentirmi complice della violenza usata sulla protagonista. Come poi giustamente dici tu, arrivi al punto in cui ti ritrovi a sperare il peggio per le persecutrici. Altra cosa che ho adorato, e che vorrei più spesso nel cinema, è il non avere la minima idea di come potesse finire. Lo guardavo e pensavo: "Può finire in qualsiasi modo e sarebbe plausibile". L'horror è uno dei generi che meglio riesce a raccontare la contemporaneità, film come questo lo dimostrano. Due cose off topic per alleggerire: recentemente (oggi 😅) ho letto l'opinione di Mereghetti su Everything Everywhere All at Once, "Un videogame che parla solo ai più giovani, voto 6 -". Bene, molto bene. Continuiamo così. Il film dei Daniels non parla di relazioni consumate, genitorialità, il tempo, il valore dei sentimenti nel tempo. No, è un videogame. Benissimo 👍🏽. Ad ogni modo complimenti per il tuo intervento sul Podcast Nuovi Incubi. 🙂
RispondiEliminaSì, è incredibile come questo Piggy ti sorprenda dall'inizio alla fine e ti consenta di sperimentare diversi punti di vista e sensazioni, non tutte piacevoli, anzi.
EliminaQuanto a Mereghetti, ormai ha 74 anni, secondo me non ha neppure la capacità (con tutto il rispetto) di andare oltre l'apparenza di un film innovativo e fuori dagli schemi come quello dei Daniels. Ce ne fossero di videogame così, guarda.
E grazie per i complimenti, anche se il merito della riuscita è interamente di Lucia e Marika!!