mercoledì 25 gennaio 2023

Babylon (2022)

Invogliata da un trailer favoloso, domenica sono corsa al cinema a vedere Babylon, diretto e sceneggiato nel 2022 dal regista Damien Chazelle. Con oggi comincia ufficialmente la Road to the Oscar, visto che Babylon è candidato a tre statuette (Miglior Scenografia, Colonna Sonora e Costumi).


Trama: nella Hollywood di fine anni '20, grandi star e semplici mestieranti devono fare i conti con una nuova era inaugurata dall'avvento del sonoro...


Dopo l'esordio strepitoso con Whiplash avevo un po' litigato con Chazelle. Il suo La La Land, osannato da chiunque, mi aveva lasciata abbastanza tiepida nonostante l'indubbia bellezza formale, mentre di First Man non ricordo nemmeno un fotogramma. Ciò nonostante, il trailer di Babylon, dal montaggio forsennato e accompagnato da una splendida colonna sonora, mi ha attirata fin dalla prima volta che l'ho visto e lo stesso vale per il cast all star che si è piano piano svelato agli occhi dei futuri spettatori. A dimostrazione di quante speranze riponessi in Babylon, non mi sono fatta sviare né dalle stroncature praticamente unanimi di critica e pubblico, né dalla durata elefantiaca della pellicola e, a posteriori, devo dire che sono strafelice di essermelo goduto al cinema (l'unica pecca, come sempre, doppiaggio e adattamento, ma che cosa ci posso fare se a Savona è già un lusso che i film escano?) perché Babylon è diventata la mia prima folgorazione per questo 2023. Ovviamente, capisco perché possa non piacere, e per questo chiedo scusa ai miei due compagni di visione, che verranno testé tirati in ballo: nonostante entrambi abbiano dichiarato di essersi divertiti e abbiano apprezzato molti aspetti del film, il Bolluomo lo ha definito una pellicola "riservata" agli addetti ai lavori, a gente che ama il cinema e ne conosce un po' la storia, la nostra compare invece non ha saputo bene come prenderlo, in quanto troppo strano e sbilanciato nei toni della commedia o della tragedia. In effetti, Babylon è un film sul cinema, scritto e diretto da un autore che il cinema lo ama e lo vive, e tratta un periodo storico ben preciso con riferimenti a fatti ben noti e persone realmente esistite. Le vicende narrate nascono non solo dall'avvento del sonoro, che aveva fatto piazza pulita di molte star del cinema muto (inadeguate per via di una voce inadatta, in totale contrasto con l'aspetto fisico, come nel caso di John Gilbert, che ha ispirato il personaggio di Jack Conrad), ma anche dal ben più "castrante" avvento del Codice Hayes, un compendio di regole severissime atte non solo a regolare regie e sceneggiature (soprattutto per quanto riguardava sesso e violenza ma si andavano a toccare anche mille questioni morali e di "decoro", così che nulla potesse anche solo indurre in tentazione lo spettatore), ma anche la vita degli attori fuori dal set dopo anni di eccessi che il folgorante inizio di Babylon, uno schizofrenico mix di piani sequenza e raccordi di montaggio ad hoc, sbatte in faccia allo spettatore tenendo perfettamente fede al titolo. Hollywood come una Babilonia delirante fatta di orge e morti accidentali, sacrificati all'altare dello spettacolo o del piacere, completamente priva dell'aura di magia che ogni film acquista agli occhi dello spettatore facendolo sognare eppure, lo stesso, affascinante, glamour e desiderabile, come se ogni cosa orribile o scatologica facesse comunque parte dello spettacolo e, dunque, non potesse fare troppo male perché "finta". 


Passando alla critica mossa dalla mia compare, Babylon è certamente un film strano ed atipico ma, a mio avviso, rispecchia in pieno la mancanza di regole dell'epoca del muto nel momento in cui i toni della commedia grottesca la fanno da padrone, perché nella prima parte i protagonisti sono o troppo innocenti o troppo addentro agli ingranaggi del sistema per poter anche solo pensare di offrire il fianco alla disperazione (sempre presente nelle vite dei quattro personaggi principali, basti pensare alla madre di Nelly, alla famiglia perduta di Manny, al razzismo subito da Sidney, ai mille vizi e follie di Jack); con l'arrivo dei grandi cambiamenti nell'industria cinematografica muta anche il tono del film, che diventa sempre più malinconico e tragico, più lento, se vogliamo, perché "il tempo passa quando ci si diverte", ma quando cominciano i problemi inizia a pesare come piombo. La struttura di Babylon, in questo, somiglia molto a quella di capolavori Scorsesiani come Quei bravi ragazzi, Casinò o The Wolf of Wall Street, dove lo spettatore subisce il "fascino dello schifo" e viene talmente distratto dall'abbondanza di dettagli da arrivare a parteggiare persino per personaggi deprecabili e autodistruttivi come Jack o Nelly, la cui vita fatta di eccessi corre, inesorabilmente, incontro al destino di chi non è in grado di gestirsi e, soprattutto nel caso di Nelly, rovina l'esistenza di chiunque abbia la (s)fortuna di incontrarli. Anche in questo caso, giusto per continuare il parallelo con Scorsese, ci sono personaggi con un piede appena fuori dall'illusoria bellezza di Hollywood che fungono da occhio esterno pur non essendo totalmente estranei all'influsso della "Babilonia" e anche il loro destino (abbandonare il carro dei vincitori con la dignità ancora intatta o venire buttati giù a calci perché ancora non sono riusciti a capire le regole del gioco) dipende dal grado di coinvolgimento o di distacco coi quali si rapportano alla sirena del successo; in particolare, l'occhio dello spettatore viene rappresentato da quello di Manny che, in un cerchio (im)perfetto, parte come sognatore appassionato di film, si spoglia di ogni illusione nel momento in cui diventa parte integrante del business, e torna a sognare dopo anni di rifiuto quando si rende conto che, nonostante tutte le delusioni e le esperienze negative, il Cinema è una magia che si rinnova in eterno. 


In tal senso, l'unica critica vera che posso muovere a Chazelle è, forse, l'eccessiva indulgenza nei confronti dell'industria cinematografica. Nonostante venga spesso sottolineato l'orrore nascosto dietro la patina luccicante, il regista e sceneggiatore si mostra anche troppo innamorato dei suoi personaggi e li ammanta di un'aura malinconica e poetica, rendendoli rappresentanti di "bei tempi che non torneranno più" quando, razionalmente, sia Nelly che Jack hanno ben pochi aspetti positivi, salvo l'essere delle vivaci schegge impazzite che vanno contro ogni convenzione. Eppure, magia del cinema o di attori talmente in parte da essere perfetti (sì, Brad Pitt sembra quasi il doppelganger di Di Caprio in C'era una volta... Hollywood ma è comunque intensissimo, la Robbie, con quel vestitino rosso che può portare solo lei, è una dea scesa in terra a prescindere da quanto sia sfatta, il semi-esordiente Diego Calva si porta a casa un primo piano finale da applausi e un'interpretazione degna di un veterano, Jovan Adepo fa una tenerezza infinita e persino Flea è bello, ma mai quanto un P.J. Byrne che vorrei al lavoro ad urlare e bestemmiare ogni volta che qualcuno scazza), quando il film si è avviato verso la sua china tragica e triste non ho potuto fare altro che emozionarmi e piangere, passando attraverso quell'unico momento di ansia e disgusto vero che mi ha fatto pensare a un Chazelle come possibile regista horror e mi ha scosso i nervi più di quanto credessi possibile, alla faccia della bellezza barocca e della grandeur di tutto il resto di Babylon. Il film, per inciso, conferma la bravura di Chazelle come regista, sempre più a suo agio dietro la macchina da presa, con riprese ed inquadrature che annullano ogni confine tra finzione e realtà e si fanno metacinema di alto livello, fonte di interesse per gli spettatori curiosi, affiancate ad altre quasi oniriche, Felliniane, per non parlare di quel finale che sembra quasi un testamento, più che un atto d'amore. E siccome le citazioni e i rimandi non bastano mai, Chazelle omaggia se stesso con la colonna sonora jazzissima del fido Justin Hurwitz, che in qualche modo rievoca quella di La La Land soprattutto nel pezzo strappacuore intitolato Manny and Nellie's Theme (ripresa di Call Me Manny), riproposto più volte a mo' di leitmotiv, il mio preferito assieme a quella splendida Voodoo Mama che si sente già nei trailer. Mi rendo conto di avere scritto un post lungo, raffazzonato e pesante come un macigno, quindi mi taccio e vi dico l'unica cosa importante, ovvero "correte a vedere Babylon", ovviamente al cinema, perché val la pena di passare tre ore (che sembrano una) in quel magico luogo che, da sempre, veicola mille emozioni!


Del regista e sceneggiatore Damien Chazelle ho già parlato QUI. Margot Robbie (Nelly La Roy), Flea (Bob Levine), Brad Pitt (Jack Conrad), Olivia Wilde (Ina Conrad), Joe Dallesandro (Charlie/Fotografo), Lukas Haas (George Munn), Patrik Fugit (Agente Elwood), Eric Roberts (Robert Roy), P.J. Byrne (Max), Max Minghella (Irving Thalberg), Samara Weaving (Costance Moore), Katherine Waterston (Estelle), Ethan Suplee (Wilson), Tobey Maguire (James McKay) e Spike Jonze (Otto) li trovate invece ai rispettivi link.

Jovan Adepo interpreta Sidney Palmer. Inglese, ha partecipato a film come Barriere, Madre!, Overlord e a serie quali L'ombra dello scorpione. Ha 35 anni e un film in uscita. 


Jean Smart, che interpreta Elinor St. John, era la Melanie della serie Legion mentre del carismatico Diego Calva, che interpreta Manny ed è stato persino nominato al Globe, non ho mai visto nulla. Tra gli altri attori più o meno conosciuti segnalo Kaia Gerber (già nel cast di American Horror Story/Stories, qui interpreta un'attricetta), Li Jun Li (la Rose della serie L'esorcista, qui nei panni di Lady Fay Zhu) e Olivia Hamilton (interpreta Ruth Adler e, oltre ad essere la moglie di Chazelle, ha partecipato a La La Land e First Man). Emma Stone era stata scelta per il ruolo principale quando il film doveva essere una sorta di biografia della diva del muto Clara Bow ma ha dovuto rinunciare a causa dei ritardi della produzione e, quando è stata ingaggiata Margot Robbie, il suo personaggio si è distaccato maggiormente dalla fonte di ispirazione iniziale. Se Babylon vi fosse piaciuto recuperate C'era una volta a... Hollywood, La La Land, Viale del tramonto e Cantando sotto la pioggia. ENJOY!


22 commenti:

  1. Di First Man ricordo solo la monoespressione di Ryan Gosling e le scene "traballanti" nella navicella incasinatissima di bottoni leve e spie. LaLaLand mi era piaciuto nel suo esser un Musical leggero, ma io in genere amo i Musical tranne certe brutture come l'ultimo Cats.

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    1. Di First Man ricordo anche io bene solo le scene più "tecniche", più che altro il realismo di quelle "bare" che facevano passare per navicelle. La la land era, per l'appunto, leggerino: amo anche io i musical ma ero rimasta perplessa dal fatto che tutti lo abbiano additato come capolavoro, quando invece è un bel film godibile ma nulla più.

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  2. Per me un film immenso, e il suo clamoroso insuccesso è la prova che ci meritiamo la prof del Corsivo e altre scemenze.

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    1. Giuro che non capisco il senso di alcune critiche. Ho letto quella tradotta e pubblicata su L'internazionale e sono rimasta di stucco perché l'autore dimostra di non avere neppure capito cosa stava guardando...

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    2. Comunque su l'internazionale cartaceo questo articolo non c'è. Ho gli ultimi numeri e proprio su quello di venerdì scorso c'è una recensione su Babylon, ma non è la stessa. Un film a tre ***, non una recensione che incensa ma neanche così cattiva.
      Invece online l'Internazionale ha pubblicato l'articolo che abbiamo letto, ma in fondo all'articolo se vai a vedere c'è scritto: questo articolo è uscito sulla rivista statunitense 'Jacobin '. Perché lo abbiano voluto pubblicare non lo so 🤔

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    3. E' una mossa che, onestamente, vorrei capire anche io. E' davvero un articolo parziale e di cattivo gusto, che non mi aspetterei di vedere condiviso e tradotto da una testata seria come L'internazionale.

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  3. Il film non l'ho visto e a naso, non so neanche se sarei in grado di apprezzarlo, non conoscendo il periodo, i retroscena, le varie storie che si intersecano legate a personaggi dell'epoca, se ho ben capito, e allora mi chiedo se un film già chiacchierato/distrutto (in parte) prima della sua uscita, possa non solo piacermi, ma farmelo apprezzare per quello che dovrebbe rappresentare di cui so ben poco. Ma a parte questo, la chiusa dell'articolo dell'Internazionale, così come tutto l'articolo per la verità, mi sembra troppo....non mi pare la recensione di un critico, ma di qualcuno a cui hai pestato i piedi...troppo personale quasi nella ferocia delle parole e la chiusa è una dichiarazione di disistima, se anche fosse realistica la sua disamina, le parole dimostrano altro. Senza parole io. Nello stesso tempo non essendo un film che mi invoglia particolarmente, mi sono permessa di leggere varie recensioni tutte abbastanza equilibrate nel male ma anche nel benissimo, perché il film divide ma la bilancia mi par di capire penda di più a favore dei SI. Dal film di Ostlund, quello di Blonde, sembra che il cinema stia percorrendo una strada tutta sua e senz'altro i cinefili aggiungeranno altri esempi, pare che sta diventando un po' di moda l'irriverenza spinta.....non saprei che pensare, resto dell'idea che chi scrive per recensire dovrebbe usare argomenti per criticare e non insulti che in qualche modo ottengono esattamente l' effetto opposto.

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    1. Guarda, secondo me per apprezzarlo basta amare tantissimo il cinema, e tu mi sembri rientrare nella categoria. Quell'articolo è davvero orribile e mi stupisco che l'abbiano tradotto e pubblicato, onestamente: non è una recensione, è uno sputare veleno su un film nemmeno fosse In the Market o una porcata della Asylum, e nemmeno il regista avesse ammazzato il cane del recensore. Comunque a me sono piaciuti molto anche Blonde e Ostlund ma, forse, più che di irriverenza parlerei di disillusione? Vista la società in cui viviamo, ci sta.

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    2. Giusto, disillusione hai detto bene, in una parola sei stata sintetica e chiara, da quanto ho letto mi pare proprio questo il senso. Poi a me La la land è piaciuto molto, così come Whiplash, e molto è piaciuto questo regista che oggi decantano e domani affossano. Non so quanto veramente un regista possa tenere a un riconoscimento che possa essere un Oscar o un altro premio, mi auguro davvero che per loro conti di più aver realizzato qualcosa a cui tenevano molto, e penso anche a Spielberg, sarà che ai premi ormai credo sempre meno, mi sembrano sempre spinti da altre motivazioni e da logiche estranee, mah....comunque ho letto belle recensioni su Babylon (una mi ha colpito particolarmente, se la trovo te lo scrivo). L'Internazionale è un giornale che acquisto spesso, proprio da questa testata non mi sarei aspettata una caduta di stile così.

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    3. La recensione di cui ti accennavo su Babylon è sul sito Cinematografo.it, una bella recensione che spiega davvero bene tutto il contesto, ciao!

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    4. Appena possibile allora andrò a leggere la recensione, intanto grazie per avermela segnalata!
      Personalmente, ritengo che ormai gli Oscar abbiano fatto un po' il loro tempo e non riescano più a stare al passo coi tempi che cambiano. Ci provano, certo, ma mi pare seguano più delle mode, o il botteghino, o la politica del momento, piuttosto che la qualità effettiva di opere ed interpretazioni; un esempio su tutti (ma ce ne sono mille altri) è la mancata considerazione di Mia Goth, che in Pearl offre una performance da brividi, ma guai a considerare l'horror un genere serio, almeno finché non ci si mette Peele. Insomma, secondo me Chazelle vivrà sereno anche senza un Oscar in saccoccia!

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    5. Bene, allora quando andrai a leggere, troverai tra gli articoli correlati proprio un'intervista al regista che mi sono letta giusto ora. Leggerai appunto quanto lui sia soddisfatto così e ringrazia la Paramount che gli ha concesso carta bianca, perché lui non era disposto a scendere ad alcun compromesso.

      Per quanto riguarda Nope, nonostante il mio parere che conosci, mi è sembrato alquanto strano che per il comparto tecnico, la fotografia, sia rimasto escluso dalle varie candidature.

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    6. Secondo me Nope non l'hanno candidato perché l'"outsider", quest'anno, è Everything Everywhere All at Once (che, purtroppo, non vincerà nulla) e svecchiare troppo sarebbe stato eccessivo per l'Academy.
      L'intervista a Chazelle la leggerò molto volentieri!

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    7. Grazie del tuo tempo e della tua passione che trasmetti sempre!

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    8. Ma grazie a te che mi leggi e commenti, altroché!

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  4. Siamo uscite in contemporanea e pure unite dall'amore per questo pazzo film.
    Forse la tua compagna di visione ha ragione, i drogati del cinema lo ameranno di più (anche il giovine lo ha apprezzato, ma con riserve per il poco conoscere la storia del cinema) anche se i critici americani lo stanno demolendo.
    Salviamolo noi, che nonostante il minutaggio esagerato avrei già voglia di rivederlo.

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    1. Ho visto, purtroppo sul fisso il tuo blog mi dà qualche problemino, rifiuta di aprirlo, chissà perché. Ho rimediato dal cellulare ma non mi spiego il rifiuto.
      I critici americani, quando vanno a razzolare nell'età d'oro demolendola per quello che è stata, piangono come bambini. L'importante è che il film ci sia e che noi si possa rivederlo!

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  5. Un grande film americano, che omaggia la magia del cinema... il cinema sopravviverà a tutto, come spiega il bellissimo finale. Mi ha ricordato molto Boogie Nights di PT Anderson: un pezzo di storia a stelle e strisce raccontato attraverso la Settima Arte. Coraggioso e classico, mi è piaciuto tantissimo.

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    1. Non potrei essere più d'accordo, anche con il paragone con Boogie Nights! E speriamo davvero che il bel cinema sopravviva, anche se non viene capito!

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  6. Per me un film grandioso, esagerato,decadente, debordante. Tutto declinato al superlativo, all'eccesso. L'estetica trionfa ma il contenuto non manca anche se bisogna ammettere che non è pellicola per tutti i gusti. Colonna sonora strepitosa. Insomma l'ho adorato ,senza noia nonostante la lunghezza forse un pò eccessiva.

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    1. Ad oggi, continua ad essere, almeno per me, uno dei migliori film dell'anno!

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    2. Sì,anche per me una delle migliori visioni dell'anno.

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