martedì 10 gennaio 2023

Rumore bianco (2022)

Neanche il tempo di smaltire i panettoni che è arrivata la stagione dei premi cinematografici. A fronte della candidatura ai Golden Globes per Adam Driver e dell'uscita su Netflix, mi sono messa dunque a guardare Rumore Bianco (White Noise), diretto e sceneggiato nel 2022 dal regista Noah Baumbach a partire dal romanzo omonimo di Don DeLillo.


Trama: la normalissima vita di Jack, Babette e dei loro figli viene sconvolta da una nube tossica che minaccia di porre fine all'esistenza di quanti sono così sventurati da trovarsi nel suo raggio d'azione...


Sto invecchiando male, me ne rendo conto. Non ho più la pazienza di affrontare lunghi film popolati da personaggi logorroici che disquisiscono ininterrottamente di fuffa spacciandola per concetti importanti che, tra l'altro, vengono già sbattuti in faccia allo spettatore senza che finiscano anche per essere reiterati 700 volte nel corso della pellicola; un conto sono gli infiniti dialoghi di Tarantino, zeppi di citazioni pop e sciocchezze talmente divertenti da fare il giro e diventare cool, ma il mumblecore (neppure gore, mannaggia!) d'autore ha cominciato a darmi parecchio sui nervi, soprattutto quando l'autore se la crede troppo. E Noah Baumbach, a quanto pare, se la crede talmente tanto che ha provato a filmare l'infilmabile Rumore bianco di Don DeLillo. Il libro è stato definito infilmabile da chiunque lo abbia letto, insieme di persone all'interno delle quali non rientro, quindi non sarò io a dire se il regista è riuscito o meno nel suo intento. Personalmente, posso solo dire che ho trovato Rumore bianco quasi antipatico come How it Ends, col quale condivide, almeno in parte, un "viaggio della speranza" per fuggire ad una presunta fine del mondo, sfruttato come mezzo per spingere gli strani personaggi ad amare e profonde riflessioni condivise con altri tipi umani peculiari quanto loro; un altro film da me poco apprezzato col quale ho riscontrato delle affinità, almeno a livello di veicolazione del messaggio, è Men, per via dei suoi concetti semplici eppure stiracchiati e convoluti all'infinito tramite la pretesa di un filtro intellettuale atto a mostrare quanto l'Autore sia superiore ai comuni spettatori che hanno la fortuna di ammirare un suo film. In questo caso, Rumore bianco racconta la storia di un'umanità (la nostra) incapace di vivere senza circondarsi di qualunque cosa possa distrarre dal costante pensiero della morte e delle malattie, e, allo stesso tempo, impossibilitata ad andare avanti senza subirne il fascino, quasi fossimo costretti sempre a torturarci o metterci alla prova invece di vivere un po' sereni, godendo della "banale" pace di una vita ordinaria. Tutto il film gira su questi concetti, che passano attraverso le insicurezze della coppia formata da Jack e Babette e i loro goffi tentativi di superarle con metodi non convenzionali, ulteriormente complicati da un paio di situazioni surreali, ovvero una nube tossica che minaccia di uccidere chiunque si trovi nel suo raggio di azione e lo spaccio di una misteriosa medicina dagli effetti sconosciuti.


Tutto ciò che esula dal riassunto che ho postato nelle ultime quattro righe è, appunto, "rumore bianco", il tentativo di Baumbach di riportare sullo schermo lo stile del libro che, mi è parso di capire, dà moltissima importanza al consumismo americano, all'onnipresenza della tecnologia e alla necessità di razionalizzare ogni cosa, tradotto nel mezzo cinematografico attraverso una sovrabbondanza di dettagli e colori (il supermercato è uno spettacolo) e un continuo rumore di sottofondo fatto di parole, suoni, trasmissioni televisive o radiofoniche, oltre alla voce narrante del protagonista. E devo dire che, a livello di regia e, soprattutto, interpretazioni, Rumore bianco non mi è nemmeno dispiaciuto, anzi. Baumbach non è uno scemo e realizza delle sequenze molto interessanti ed ironiche (tutta la tirata sugli incidenti stradali cinematografici è un geniale preludio a quelli che poi verranno girati più avanti da lui e le scene legate all'apocalisse non sfigurerebbero affatto, per montaggio e tensione, in un serissimo film di genere), sfruttando alla perfezione costumi, accessori e pettinature perfette per un'opera di Wes Anderson e che, qui, sottolineano ancor più il tentativo dei personaggi di spiccare, rendersi protagonisti e proteggersi, in qualche modo, dalla morte sempre presente nell'ombra. Adam Driver è ormai una garanzia e la sua lezione su Hitler è una delle scene più belle del film, ne conferma il talento e la capacità di mangiarsi tutto il resto del pur interessante cast, dove spiccano Don Cheadle e la sempre gradita Raffey Cassidy, mentre stavolta ho trovato un po' sottotono la Gerwig, alla quale probabilmente non si addice granché il personaggio plumbeo di Babette. Pur consapevole di tanta bravura e tanta bellezza visiva, non ho potuto fare a meno di annoiarmi spesso e, peggio ancora, di provare irritazione per tutti i motivi di cui ho parlato sopra, il che mi porta a conferire a Rumore bianco il premio di prima delusione cinematografica dell'anno... e a pensare che, forse, io e Baumbach non andiamo particolarmente d'accordo
  

Del regista e co-sceneggiatore Noah Baumbach ho già parlato QUI. Don Cheadle (Murray), Adam Driver (Jack), Greta Gerwig (Babette), Raffey Cassidy (Denise), Lars Eidinger (Mr. Gray), Bill Camp (Uomo con la TV) e Kenneth Lonergan (Dr. Hookstratter) li trovate invece ai rispettivi link.


Ad interpretare Heinrich e Steffie ci sono i due figli dell'attore Alessandro Nivola, Sam e May; Jodie Turner-Smith, che interpreta Winnie, era la Queen di Queen & Slim. Se Rumore bianco vi fosse piaciuto recuperate I Tenenbaum e Don't Look Up. ENJOY!

14 commenti:

  1. Non mi è dispiaciuto, ma Baunbach ha fatto decisamente meglio :)

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    1. Di Baumbach mi ispira solo Frances Ha, che però devo ancora vedere. Storia da un matrimonio lo avevo trovato molto irritante, nonostante i bravissimi interpreti.

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  2. Nemmeno io ho mai avuto troppo feeling con Baumbach (eccezion fatta per "Storia di un matrimonio"), comunque tranquilla: "Rumore bianco" non è piaciuto proprio a nessuno! ;)

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    1. Come sai, io ho patito un po' anche Storia di un matrimonio, ma forse l'ho preferito a questo.

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  3. Don DeLillo è roba complessa da maneggiare se non sei David Cronenberg, infatti Baumbach non lo è, film che proprio non mi ha convinto, non avevo grandi aspettativa ma non mi ha conquistato. Cheers

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    1. Pensa che Cosmopolis devo ancora vederlo: è uscito in quel periodo in cui detestavo Mr. Twilight ed ero un po' "in lite" con Cronenberg, quindi dovrei recuperarlo ora che ho fatto pace con entrambi.

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  4. Non ho letto il libro e di sicuro questo non mi ha aiutato...però nel complesso l'ho trovato un film irritante e noiosetto, sto blah blah continuo alla fine mi ha stancato.Driver è tanto bravo quanto antipatico...

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    1. Il libro non l'ho letto nemmeno io, forse questo ci ha aumentato la "sofferenza"? Chissà. Purtroppo, a differenza di quanto mi succede di solito, non ho neppure la voglia di recuperarlo! Quanto a Driver, con me era partito proprio malissimo (l'ho detestato in Star Wars) ma sta diventando uno degli attori che preferisco :)

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  5. Il libro lo avevo letto, mal sopportato e dimenticato. Del film posso dire lo stesso, qualche scena a sé funziona, la parte apocalittica ha il suo perché, ma alla fin fine resta davvero pochissimo. Forse solo la canzone finale, finita in playlist.

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    1. Io, passati pochi giorni, non ricordo più nemmeno la canzone finale. Ma non faccio testo, ho la memoria di un bradipo!

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  6. Pur amando Adam Driver non penso di aver il coraggio di dargli una chance, anche perché Storia di un Matrimonio mi aveva scartevetrato gli zebedei come poche cose al mondo.

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    1. Storia di un matrimonio è pesantello, sì, ma questo è peggio. Evita pure di guardarlo, in serenità!

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  7. Perfettamente d'accordo con te, anche se io parto prevenuto: trovo Adam Driver un ottimo attore ma impegnato sempre in opere "particolari" che di solito riscuotono la mia totale antipatia :-D

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    1. A me sono piaciuti quasi tutti i film che ha interpretato, ma c'è da dire che è abbastanza eclettico!

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