Siccome ne parlavano tutti benissimo e ha fatto faville ai Golden Globe (è in lizza con sei nomination), la scorsa sera ho guardato su Netflix Storia di un Matrimonio (Marriage Story), scritto e diretto dal regista Noah Baumbach.
Trama: Charlie e Nicole, regista e attrice, decidono di divorziare dopo un matrimonio durato dieci anni. Nonostante le buone intenzioni di separarsi senza avvocati e senza traumatizzare il figlio, le cose prenderanno una piega sempre più spiacevole...
Il matrimonio è la tomba dell'amore, recita un vecchio adagio. Modo sicuramente banale di iniziare un post su Storia di un matrimonio, ma questo è quanto si evince dal film di Baumbach. Il matrimonio è la tomba dell'amore ma i piccoli gesti quotidiani, reiterati, dettati da un affetto (sopportazione? Complicità?) difficile da sradicare, restano anche nei momenti peggiori, quando sia il desiderio che l'amore sono scomparsi da chissà quanto tempo e restano solo i ricordi di tempi più felici, di episodi dolci e banali che ci facevano sciogliere di tenerezza. Di base, è ciò che succede a Charlie e Nicole, che dopo dieci anni passati assieme, una carriera condivisa e un figlio, decidono di separarsi. I problemi sono molteplici: lei, come diceva Bisio, ricerca "nuovi scampoli d'assenza", schiacciata nella sua professione di attrice dall'ego del marito regista e genio, che l'ha sradicata da Los Angeles per portarla a vivere a New York, lui invece non ascolta e non capisce, lì per lì parrebbe totalmente clueless e convinto che Nicole stia passando una "fase", una follia temporanea facilmente ricomponibile, anche perché, che diamine!, c'è di mezzo un figlio. Convinti di poterla risolvere con le buone, a Los Angeles Nicole si farà convincere a coinvolgere un'avvocatessa/squalo che la spingerà a volere di più e volerlo per sé, come risarcimento di un decennio di sofferenze e incomprensioni sempre rimaste sotto la superficie di una vita apparentemente felice, col risultato di rendere ancor più orribile una situazione già non bella di suo e di trasformare la separazione in una continua serie di sottesi e ripicche. Se posso dire, niente di nuovo sotto il sole e io che speravo di commuovermi e struggermi per questo amore finito, mi sono ritrovata a testimoniare gli sfoghi egoisti di due drama queen, una perenne scontenta priva di carattere e un passivo aggressivo con deliri di onnipotenza che non ammetterebbe nemmeno a se stesso; se penso che tutto nasce dalle esperienze del regista (separato da Jennifer Jason Leigh), Scarlett Johansson (separata da Ryan Reynolds e dal giornalista Romain Dauriac) e Adam Driver (figlio di genitori separati) mi fa strano ammettere di avere visto dinamiche migliori portate sul piccolo e grande schermo.
Quindi sì, le diatribe di Charlie e Nicole non mi hanno toccata più di tanto, forse perché il bambino che avrebbe dovuto risentire della separazione e scatenare la parte "tenera" dello spettatore è un piccolo moscio e non particolarmente accattivante, ma riconosco che invece Storia di un matrimonio è un gran bell'esempio di regia e soprattutto di bravura attoriale (ma quanto è meravigliosa Laura Dern?). La sequenza più bella, a mio avviso, è quella in cui Driver e la Johansson si scagliano l'uno contro l'altro in un parossismo di insulti e rabbia, accusandosi reciprocamente di aver rovinato l'esistenza del coniuge; Driver in particolare si mangia la Johansson con parole dure e dolorosissime, le uniche che sono riuscite a scatenare in me una qualche reazione (magonato stupore, se lo avessi avuto davanti probabilmente lo avrei massacrato di pugni tra un pianto e l'altro), e sul finale si profonde in una canzone splendida, perfetta per il suo vocione e per il tema della pellicola, senza sbagliare nemmeno una nota, riconfermandosi (fuori da Star Wars) uno degli attori più versatili e particolari in circolazione. Probabilmente è anche merito della sceneggiatura. Alla Johansson è stata offerta infatti la parte di una donna affettuosa e fragile ma in competizione con un marito che non esita, direi anche giustamente vista la spietatezza della realtà sociale in cui è costretta a muoversi, a lasciarsi alle spalle col sorriso sulle labbra, mentre Driver, pur non interpretando un personaggio positivo, a un certo punto ha proprio un crollo, nella vita, nella carriera e persino nei gesti, ritrovandosi spesso, letteralmente, prostrato a terra. Il finale in cui rilegge tutti i pregi elencati all'inizio dalla moglie (presentati con un delizioso uso della camera a mano e del montaggio) è la triste condanna di un uomo che, per noncuranza o senso di superiorità, ha perso tutto quello che aveva di importante nella vita, rimanendo solo come un cane, pieno di rimpianti e ritrovandosi paradossalmente in una situazione che, l'avesse accettata anni prima invece di farsi i fatti suoi, gli avrebbe permesso di salvare il matrimonio. #JeSuisCharlie, quindi, ma anche #JeNeSuisPasMarriageStory , per quanto sia un film che merita una visione, soprattutto se siete abbonati a Netflix.
Di Adam Driver (Charlie), Scarlett Johansson (Nicole), Wallace Shawn (Frank), Laura Dern (Nora Fanshaw) e Ray Liotta (Jay Marotta) ho parlato ai rispettivi link.
Noah Baumbach è il regista e sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Il calamaro e la balena, Lo stravagante mondo di Greenberg e Frances Ha. Anche produttore e attore, ha 50 anni.
Se Storia di un matrimonio vi fosse piaciuto potreste recuperare Kramer contro Kramer e La guerra dei Roses. ENJOY!
Non è che mi attiri tanto questo film, e la tua descrizione non mi aiuta a vederlo. Forse è una cosa già vista. O non racconta niente di sensazionale. Mah, valuterò. Intanto grazie per la recensione, è la prima che leggo su "Storia di un matrimonio".
RispondiEliminaStrano, credevo ne avessero già parlato in mille. Comunque a moltissimi è piaciuto proprio tanto, quindi magari un'occhiata dagliela :)
EliminaDevo dire che è la prima recensione negativa che leggo... ma aldilà di questo mi colpisce il fatto che non ti abbia suscitato emozioni, di qualsiasi tipo. Io ne sono uscito piuttosto devastato, ma in fatto di cuore sono sempre stato abbastanza ingenuo :D scherzi a parte, secondo me il paragone con Kramer Vs Kramer e La Guerra dei Roses non regge perchè qui si parla di una storia che finisce tra due persone mature, adulte, che provano a lasciarsi civilmente senza rendersi conto di essere sempre più destabilizzati dagli interessi che girano intorno ai loro sentimenti. L'ho trovato invece un film molto attuale e attinente alla società odierna, purtroppo.
RispondiEliminaNon è negativa, solo, non è entusiasta. Riconosco che è un bel film con degli ottimi attori ma non mi ha toccata, purtroppo. E nessun paragone con gli altri film: semplicemente, nei "consigli" che do alla fine, segnalo pellicole con un tema simile, so benissimo che sono tre film che più diversi non si può :P
EliminaNon amo particolarmente Adam Driver(anche se in "L'uomo che uccise Don Chichotte" mi era piaciuto molto), e non vedo un tema di mio interesse.
RispondiEliminaMi sa che lo salto!
Conoscendoti in effetti potrebbe anche non piacerti. Però Driver è davvero bravo anche qui!
EliminaIo mi sono emozionata in più punti, invece. E loro due sono mastodontici. Da qui a gridare al capolavoro ce ne vuole ovviamente, però secondo me è un gran bel film.
RispondiEliminaNiente emozioni per me, sorry. Ma loro due sono bravissimi davvero.
EliminaSceneggiatura pregevole,bravi attori, vocazione Alleniana ma risultato smorto.
RispondiEliminaNon mi ha entusiasmata neanche un pò. Stupisco di tutto questo clamore di critica e pubblico.
Mi sento meno sola ora!
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