martedì 6 giugno 2023

Sanctuary: Lui fa il gioco. Lei fa le regole (2023)

Attirata non so nemmeno io da cosa, mercoledì scorso sono andata a vedere Sanctuary: Lui fa il gioco. Lei fa le regole (Sanctuary), diretto dal regista Zachary Wigon.


Trama: l'erede di una catena di hotel e la sua dominatrix, chiusi all'interno di una camera d'albergo, si affrontano in una lotta senza esclusione di colpi quando lui decide di licenziarla.


Non riuscivo a capacitarmi del perché su Facebook, dove tutti fanno a gara per recensire le nuovissime uscite, soprattutto thriller o horror, non si parlasse di Sanctuary: Lui fa il gioco. Lei fa le regole (da qui in poi solo Sanctuary, per piacere. Che razza di titolo logorroico), anche perché su Letterboxd, uno dei miei "aggregatori" di riferimento, il film in questione ha una media di voti piuttosto alta. Questo, ora che mi viene in mente, è il motivo che mi ha spinta ad accettare la proposta di andarlo a vedere, ma le cose sono due: o gli utenti di Letterboxd si sono rincoglioniti o mi sono rincoglionita io.  C'è solo un motivo, infatti, per andare al cinema e vedere Sanctuary, ed è Margaret Qualley. Considerato, tuttavia, che noi ce la becchiamo doppiata, vi dico fin da ora che converrebbe aspettare l'uscita di Sanctuary in streaming, se siete fan dell'attrice. Se, come me, non bazzicate le serie televisive, il nome Margaret Qualley probabilmente non vi dirà nulla, anche perché spero abbiate dimenticato tutto dell'orribile Death Note di Netflix e magari siete stati colpiti da altro guardando C'era una volta a Hollywood e The Nice Guys, ma sappiate che la fanciulla è una delle giovani attrici più quotate attualmente (ha cinque film in uscita); in Sanctuary, la Qualley regge da sola l'intero film con un'interpretazione che trasuda carisma e fascino in ogni fotogramma, senza mai scadere nel ridicolo involontario che un personaggio come Rebecca richiama a gran voce e rimanendo sempre in elegante equilibrio sul limite sottilissimo che separa la testarda, disperata tenacia dall'isteria incomprensibile. Probabilmente la ragazza ha avuto gioco facile, considerato che il resto del film è fuffa della peggior specie, giusto un pelino meno fastidioso di Piccoli crimini coniugali. 


Senza fare troppi spoiler, nonostante il film si concluda nel modo più banale possibile, Sanctuary è lo scontro tra due personalità diversissime, ovvero un belino mollo (in ogni senso, letterale e figurato) schiacciato dall'enorme personalità di una figura paterna che gli ha lasciato in eredità una fortuna in alberghi e denaro, e la donna che detto belino mollo ha assunto come dominatrix. Non fatevi ingannare da quest'ultima parola: Sanctuary è il film sessualmente meno eccitante che vedrete quest'anno (a meno che non vi titilli l'idea di vedere gente che si masturba a comando fuori dall'inquadratura), perché Rebecca esercita il suo potere su Hal soltanto attraverso le parole. Ciò rende Sanctuary il trionfo della logorrea e dei concetti sempre uguali rigirati su loro stessi in loop, fatto di dialoghi che si possono riassumere con "tu sei una pippa e hai bisogno che io ti ricordi di esserlo" e "non sono una pippa, non ti permettere, tu non mi servi, ti credi importante perché ti pago" e il risultato è che anche i pochi elementi interessanti della sceneggiatura, in primis l'affermazione del potere femminile in una società che tende a schiacciarlo o ad etichettarlo secondo un'ottica prevalentemente maschile, si perdono in un mare di sciocchezze inutili. Lo stesso rapporto tra Rebecca e Hal, per com'è stato scritto, è profondo quanto un litigio tra scimmie e più volte i due personaggi fanno mostra di una stupidità rara, altro che "battle of wits", come si legge sui siti stranieri, mentre il giovane regista sembra più impegnato a vantarsi della sua capacità di indulgere in virtuosismi fine a se stessi e non riesce a comunicare allo spettatore neppure la minima tensione, thriller o erotica che sia. Finito il film, non ho potuto fare a meno di pensare a quale perla perversa avrebbero potuto tirare fuori i giovani Almodóvar e Polanski da un soggetto simile, e mi sono intristita. Non intristitevi anche voi, datemi retta.


Di Margaret Qualley, che interpreta Rebecca, ho già parlato QUI mentre Christopher Abbott, che interpreta Hal, lo trovate QUA.

Zachary Wigon è il regista della pellicola. Americano, ha diretto un altro lungometraggio, The Heart Machine. Anche sceneggiatore, ha 37 anni. 



2 commenti:

  1. Sembra un film da segnarsi per... essere sicuri di evitarlo. Ringrazio per l'opera di avvertimento e allarme che stai compiendo.

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    1. Ma guarda, ne avrei fatto a meno ma ero in minoranza!!

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