martedì 6 febbraio 2024

Il gabinetto del dottor Caligari (1920)

In qualche modo sto riuscendo a continuare la challenge horror di Letterboxd e oggi tocca a "Most popular horror film you haven't seen that's not on your watchlist". Ho avuto quindi occasione di recuperare Il gabinetto del dottor Caligari (Das Cabinet des Dr. Caligari), diretto nel 1920 dal regista Robert Wiene.


Trama: Franzis racconta la terrificante esperienza avuta con l'ipnotista Caligari e il sonnambulo sotto il suo diretto controllo, trasformato in un assassino..


Siccome non avevo mai visto prima Il gabinetto del dottor Caligari, e il film in questione rientra di diritto nel novero dei capolavori dibattuti nel corso dei decenni, mi asterrò, come sempre, da qualsiasi recensione "tecnica" ma cercherò semplicemente di riportare delle personalissime impressioni. Il gabinetto del dottor Caligari è un'esperienza allucinante. Dopo giorni, ancora mi chiedo come sia stato possibile, nel 1920, girare un'opera così moderna, in grado trasmettere inquietudine anche dopo 100 anni. Non è solo questione di scenografie, anche se quelle aiutano: opera simbolo dell'Espressionismo Tedesco, il film restituisce allo spettatore una realtà distorta, filtrata dal ricordo di chi ha vissuto un'esperienza terrificante, e ogni ambiente rappresentato è un tripudio di angoli aguzzi, linee storte, sentieri senza uscita, geometrie sghembe e chi più ne ha più ne metta. Più che luoghi reali, quelli de Il gabinetto del dottor Caligari sembrano sfondi teatrali e non c'è nessuna volontà, da parte degli scenografi, di far venire meno la sensazione che i personaggi siano intrappolati all'interno di un tunnel dell'orrore, privi di punti di riferimento e disorientati. Non fraintendetemi, trovo le scenografie del film tra le più belle e fantasiose mai realizzate, delle vere e proprie opere d'arte, ma la loro bellezza deriva soprattutto dall'angoscia straniante che provocano, e lo stesso vale per il trucco pesantissimo indossato dai personaggi. A proposito di questi ultimi, c'è un equilibrio incredibile tra aspetti grotteschi ed eleganza gotica, sia tra i personaggi maschili che per Jane, bellissima eppure esageratamente truccata, al punto da sembrare un'illustrazione a china semovente. I primissimi piani degli attori rivelano, come da "programma" del movimento, l'angoscia quasi ultraterrena che li assale, inserendoli di diritto in un mondo dove non solo è il confine tra vita e morte ad essere labile, ma anche quello tra bene e male, con questi occhi grandissimi e pittati che sembrano voler inghiottire lo spettatore e coinvolgerlo nelle stesse spirali di follia di cui sono preda i protagonisti.


A proposito di follia, anche la trama è modernissima. Il gabinetto del dottor Caligari è un gioco di scatole cinesi, un racconto nel racconto introdotto da una cornice malinconica ma "naturale", quella di una conversazione al parco. L'incubo, anche visivo, comincia solo dopo un paio di minuti e si amalgama alle sensazioni veicolate dalle scenografie di cui ho parlato prima in quanto si parla di assassini involontari, di esseri umani privi del controllo del loro corpo e alla mercé di una follia imprevedibile, che stana gli innocenti nelle loro case portando la morte quando meno se lo aspettano. Nonostante, da un certo punto in poi, la trama si inserisca nei binari del giallo horror alla Edgar Allan Poe, col tentativo del protagonista di smascherare il Dottor Caligari e fermare il terrificante Cesare, il plot twist onirico (che non vi racconterò, nel caso ci fossero altre bestie ignoranti come me alla lettura!) è in agguato e arriva a scombinare tutte le carte in tavola, lasciando persino lo spettatore moderno con un palmo di naso e pronto a ricominciare la visione da capo, per lo stupore di essersi lasciato gabbare da un centenario con la verve di un ragazzino. Un'altra cosa che ho apprezzato tantissimo, a tal proposito, è lo stile delle didascalie, allucinante e sghembo quanto quello delle scenografie, che trasmette tutto il caos presente nella testa del narratore e rende anche difficile (ma forse quello è stato un mio limite, tra tedesco che ricordo poco e un carattere al quale non sono abituata) una rapida lettura. Siccome potete trovare il film su Youtube, restaurato dalla Cineteca di Bologna e con sottotitoli in italiano, il mio consiglio è di approfittarne, in quanto non è mai troppo tardi per recuperare certi capolavori e goderne!

Robert Wiene è il regista della pellicola. Tedesco, ha diretto film come Orlacs Hände. Anche sceneggiatore, attore, scenografo e costumista, è morto nel 1938 all'età di 65 anni.


Conrad Veidt i
nterpreta Cesare. Tedesco, ha partecipato a film come Orlacs Hände, L'uomo che ride, Contrabbando, Il ladro di Bagdad e Casablanca. Anche regista e produttore, è morto nel 1943 all'età di 50 anni. 



2 commenti:

  1. Film incredibile, straordinario, eterno. Hai detto bene: pare impossibile che sia stato girato oltre un secolo fa, per la complessità della trama, delle riprese, per la tecnica di montaggio. Un'opera incredibilmente moderna e (ancora) rivoluzionaria, che ancora oggi stupisce. Nel cinema con cui collaboro lo programmammo qualche anno fa, con accompagnamento musicale dal vivo: fu una serata memorabile!

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