E' uscito la settimana scorsa un altro dei pluricandidati per l'imminente notte degli Oscar, Past Lives, diretto e sceneggiato nel 2023 dalla regista Celine Song e candidato a due statuette: Miglior Film e Miglior Regia.
Trama: Na Young e Hae Sung sono due ragazzini coreani che si frequentano e si piacciono. Il giovanissimo sentimento viene stroncato dalla partenza di Na Young, che si trasferisce coi genitori e la sorella in Canada. Passano dodici anni, Na Young è ormai diventata Nora Moon e, un giorno, trova su Facebook un messaggio di Hae Sung, che vorrebbe parlare di nuovo con lei...
Lo sapete, io sono refrattaria alle storie d'amore. Forse però non sapete che, se amore dev'essere, allora deve andare come dico io, perché all'età di 43 anni io, gli amori di finzione, li gestisco come delle ship: a me piace il personaggio X quindi mi incazzo come un'ape se il/la protagonist* finisce insieme a Y. Non c'è verso che i miei desideri irrealizzati non mi infondano nervoso, nemmeno quando, razionalmente, capisco tutti i motivi per cui non è andata come speravo, ché già ci sono tante delusioni nella vita, quindi perché anche nei film/libri/fumetti deve finire male? (cioè, un attimo. Preferisco che piuttosto il personaggio non realizzi il suo amore perché l'altro muore, pensate fin dove arriva la mia psicosi) Ecco, Past Lives mi ha lasciato questo tipo di nervoso. Ma è un film talmente bello che non ho potuto arrabbiarmi, giusto piangere sul finale perché, all'età di 43 anni, sono una bambina che detesta i sentimenti adulti, anche se li comprendo bene. Past Lives, basato in parte su un'esperienza autobiografica di Celine Song, racconta il rapporto decennale tra Nora Moon (nata Na Young) e Hae Sung. Da bambini, i due sono migliori amici, competono per i voti, si cercano e si piacciono, c'è del potenziale perché possano fidanzarsi alla maniera tenera dei ragazzini. Invece, i genitori di Nora decidono di emigrare in Canada e, per dodici anni, i due non si vedono né si sentono. Ci pensa internet a riunirli, quando Nora scopre che Hae Sung la sta cercando, ma è una riunione a distanza, fatta di sentimenti soffocati da un'inevitabile differenza linguistica, sociale, lavorativa, e nessuno dei due sembra in grado di fare un salto nel buio e abbandonare la propria nuova vita. Da questi presupposti, seguiti da un'altra fase dell'esistenza di Nora e Hae Sung, Celine Song costruisce una riflessione sul concetto coreano di in-yun.
In-yun è qualcosa che travalica le epoche e che destina due persone a stare insieme o comunque ad incontrarsi, ed è tanto più intenso quanto più, nelle vite passate, il legame tra questi due individui era profondo. E' un concetto interessante e quasi "fatalista", se mi passate il termine, che potrebbe predisporre ad attendere un momento più propizio in un'altra esistenza, oppure a "bloccare" le persone in questa: Hae Sung è rimasto ancorato al passato, all'immagine di una Nora piagnucolona e sognatrice, bisognosa del suo sostegno, mentre la ragazza ha dovuto affrontare la solitudine in un paese straniero, ha tirato su una bella corazza, si è letteralmente dimenticata di lui. Quando i due si ritrovano su Internet, anche Nora si accorge che lo in-yun li lega ma, come Hae Sung, non ha il coraggio di rinunciare ai suoi sogni per seguire l'amore, né la pazienza di aspettare di, eventualmente, rimanere delusa. I sentimenti raccontati da Celine Song sono trattenuti e ragionati, la regista dà loro il tempo di respirare e di venire messi alla prova dal tempo e dall'intrecciarsi di destini, in una rappresentazione della vita tanto malinconica quanto "spietata" per chi spera che le cose non possano mai cambiare. Se avete visto il film, dal mio incipit capirete quanto ho odiato il personaggio di Arthur, il marito di Nora, che il mio cervello ha etichettato fin dalla prima scena come "terzo incomodo rompipalle". In realtà, poveraccio, l'occidentale Arthur è anche troppo consapevole di come il concetto di in-yun possa inghiottire in un boccone quello di sliding doors, e di come sia stata solo questione di fortuna diventare il marito di Nora. Una fortuna cementata, nel tempo, da amore, vita in comune e mille altri fattori, ma passabile di venire sgretolata nel momento stesso in cui la "vera" anima gemella, quella eletta fin dall'infanzia, dovesse ripresentarsi.
Questo triangolo amoroso viene gestito da Celine Song con una delicatezza incredibile e con un esito non scontato, sottilmente intrecciato ad una regia funzionalissima alla sceneggiatura. Past Lives non è un film granché dialogato (nonostante, soprattutto sul finale, il gap tra coreano e inglese diventi una delle cose più importanti del film), perché ci pensano le immagini a veicolare più concetti di mille parole. La sequenza iniziale, col "gioco" delle voci fuori campo che cercano di capire quale sia il legame che intercorre tra Nora, Arthur e Hae Sung, le due stradine che si dividono per poi scorrere parallele durante l'addio infantile e silenzioso dei protagonisti, l'insistenza sugli sguardi, sui gesti non portati a termine, quel tesissimo prefinale in cui Nora e Hae Sung sembrano separati da una calamita che cerca di attirarli l'uno all'altra, il ritorno al passato di Hae Sung mentre Nora si avvia verso il futuro, sono tutti esempi di una raffinatezza rara per un'esordiente. E gli attori hanno un'alchimia talmente forte che, anche se Past Lives non è né mucciniano né teatrale a livello di espansività, sembra davvero che Greta Lee e Teo Yoo abbiano un passato comune di attrazione reciproca, con tutto quello che ne consegue. John Magaro, infine, è talmente dimesso da fare tenerezza e i dialoghi stentati tra Arthur e Hae Sung colpiscono molto più di quelli tra marito e moglie, così come il linguaggio corporeo e gli sguardi di un uomo che aspetta, con rassegnazione, la bastonata peggiore della sua vita. Insomma, a me le storie d'amore non piacciono ma mi è piaciuto Past Lives. Non è il film dell'anno e lo avrei candidato "solo" per la sceneggiatura, però è una bellissima sorpresa, da recuperare assolutamente.
Di John Magaro, che interpreta Arthur, ho già parlato QUI.
Celine Song è la regista e sceneggiatrice della pellicola, al suo primo lungometraggio. Sud-coreana, anche produttrice, ha 36 anni.
Se il film vi fosse piaciuto recuperate la "Before Trilogy" di Richard Linklater e Decision to Leave. ENJOY!
che bello tornare a commentare sul bollalmanacco! ♥ spero di riuscire a vedere questo film, mi ispira tantissimo e, dopo la tua recensione, sono ancora più curiosa!
RispondiEliminaBentornata e ripassa quando vuoi, magari una volta che avrai visto Past Lives, così mi fai sapere che ne pensi!
EliminaIo le ship le vivo in maniera diversa: preferisco quando i personaggi che mi piacciono non finiscono insieme, perché così è tutto ancora più poetico e sofferto, e quindi beh, ho amato Past Lives anche per questo :)
RispondiEliminaUh mamma mia, no, orrore! XD Sofferenza ne abbiamo già abbastanza nella vita reale!
EliminaL'ho adocchiato ma adesso non sono nella giusta modalità per un film di questo tipo. Prima o poi lo guarderò! :p
RispondiEliminaCi sta. Io, per esempio, non riesco a finire La società della neve, sono in un periodo di ansia totale e quello non aiuta!
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