Trama: Samira, afflitta da un tumore in stadio avanzato, cerca di raggiungere un luogo a lei caro quando un'invasione aliena condanna l'umanità al silenzio e ad una potenziale estinzione...
Michael Sarnoski, io ti denuncio, maledetto. Già i primi due A Quiet Place non erano stati una passeggiata, per me. Probabilmente, qualcosa a livello inconscio mi porta a stare particolarmente al gioco orchestrato da Krasinski e compagnia fin dal 2018, perché quel silenzio necessario alla sopravvivenza dei personaggi mi spinge a non respirare, per paura di emettere un suono che possa allertare le terribili creature aliene che li cacciano, e quando queste ultime compaiono perdo ogni volta dieci anni di vita. A peggiorare la situazione ci pensavano personaggi ben caratterizzati, assai uniti a livello familiare, verso i quali era impossibile non investire una gran quantità di empatia, anche perché Millicent Simmonds ha un volto di una dolcezza incredibile. A queste mie debolezze si è aggiunto stavolta un trigger molto personale che, probabilmente, è l'anticamera di un disagio psicologico più profondo, ne sono consapevole, un complicato mix di tristezza sedimentata da quando è mancata per colpa di un tumore una carissima zia, di ipocondria e di terrore all'idea che, presto o tardi, dovrò affrontare un lutto ancora più grave e vicino. Il magone non mi viene solo davanti alla rappresentazione dei malati, ma anche davanti a quella del dolore di chi sta loro vicino, ed è per questo che ho cominciato a piangere dopo un minuto di film e sono arrivata alla fine ridotta come uno straccio. A Quiet Place - Giorno 1 racconta, infatti, la progressiva accettazione di un destino infausto ed ineluttabile, davanti al quale rimane solo un piccolissimo desiderio da esaudire. A molti potrà sembrare una sceneggiatura inverosimile, a me risulta solo difficile da accettare, pur non trovandola criticabile, e compie un ulteriore step verso la rappresentazione di un'umanità normale, dove non esistono più (super)eroi. Mi spiego meglio. I protagonisti di A Quiet Place erano più "cinematografici", perché le loro azioni erano atte alla sopravvivenza del nucleo familiare, quindi da un punto di vista "culturale" esse mi risultavano più accettabili, pur consapevole che io, al posto loro, sarei morta dopo mezzo minuto. Samira, invece, rinuncia alla sopravvivenza, si accontenta di tirare avanti fino ad arrivare in un luogo ben preciso, poi sia quel che sia. Questa forma mentis non ce l'ho (ancora?) per ovvi motivi, ma il desiderio di spegnersi con dignità, di scegliere liberamente e coraggiosamente come affrontare la morte o godersi gli ultimi giorni di vita è una cosa splendida e merita di essere raccontata, anzi, merita di diventare il fulcro di un thriller horror al punto da far passare le creature aliene in secondo piano.
L'efficacia di una simile scelta di sceneggiatura, ardita anche per la saga in questione, poggia tantissimo sulle spalle di Lupita Nyong'o. Un giorno forse capirò perché l'horror, se non è stra-elevated e mascherato da altri generi, non venga riconosciuto come merita, ma non scherzo quando dico che Lupita Nyong'o dovrebbe essere candidata come protagonista per gli Oscar 2025 e portarsi a casa la seconda statuetta (già avrebbero dovuto nominarla per Noi. Vabbé.). Sguardi, espressività, mimica corporea, la capacità di veicolare infinite emozioni senza aprire bocca: l'interpretazione della Nyong'o è semplicemente favolosa, entra sottopelle e spezza il cuore. Certo, non è sola. Un irriconoscibile Joseph Quinn le fa da tenera spalla, e pazienza se le sue motivazioni non sono forti come quelle della protagonista e se alcune sequenze che lo vedono protagonista sembrano costruite apposta per aumentare l'effetto "lacrima" (come se ce ne fosse bisogno) oppure accontentare chi voleva un po' di azione in più, perché gli ho voluto bene dall'inizio alla fine. E poi c'è il gattone Frodo, una bestiola morbidosa, espressiva e piena di personalità, terzo protagonista assoluto nonché fonte dei peggiori momenti di ansia, ché pazienza se muoiono male i bambini, ma i gatti no, questo mai nella vita. Per chi si chiede, invece, come sia il film a livello di regia ed effetti speciali, per quanto mi riguarda Sarnoski ha fatto un ottimo lavoro, trasformando le strade di Londra in una New York desolata che, a tratti, mi ha ricordato un altro mirabile esempio di angoscia cinematografica, il The Mist di Frank Darabont, e riempendole di orrori alieni di cui sembra quasi di sentire il peso mentre ti saltano addosso urlando. Quindi sì, tensione a pacchi. Ma, come ho scritto prima, magari ciò vale solo per me, visto che il sonoro dei vari A Quiet Place mi agghiaccia. E potrebbe anche essere che il mio amore verso Giorno 1 dipenda da tutta una serie di fattori che nulla hanno a che vedere col film, quindi capirò se a voi è sembrato una gran sòla invece di una delle pellicole migliori dell'anno. Per inciso, ho adorato il film ma non lo riguarderò nemmeno se mi pagassero, perché fa troppo, troppo male.
Di Lupita Nyong'o (Samira), Alex Wolff (Reuben) e Djimon Hounsou (Henri) ho già parlato ai rispettivi link.
Michael Sarnoski è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto il film Pig. E' anche montatore, produttore e attore.
Joseph Quinn interpreta Eric. Famoso per il ruolo di Eddie nell'ultima stagione di Stranger Things, ha partecipato ad altre serie come Il trono di spade e film come Overlord. Ha due film in uscita, Il Gladiatore II e l'ennesimo reboot dei Fantastici Quattro, dove interpreterà la Torcia umana. Inglese, ha 30 anni.
Il film è fruibile senza avere visto A Quiet Place - Un posto tranquillo e A Quiet Place II (anche se il personaggio di Henri compare per la prima volta nel secondo capitolo) ma se A Quiet Place - Giorno 1 vi fosse piaciuto, recuperateli! ENJOY!
Mi piace il tuo essere tutta cuore, perché Michael Sarnoski lo ha fatto di nuovo, due film entrambi usciti proprio quando ne avevo più bisogno, tanto di cappello! Ora voglio il capitolo spin-off sul micio ;-) Cheers
RispondiEliminaAdesso devo addentare il cosciotto di Pig. Magari quando sarò un po' meno triste!
EliminaPapà, come te, mi ha confessato di essere uscito dalla sala in lacrime.
RispondiEliminaNon vedo l'ora di andarlo a vedere. Questa volta mi tocca aspettare mio fratello...
Bravo papà sensibile! Io ero sola in mezzo a cuori di pietra ç_ç
EliminaNon mi aspettavo che fosse un film da "effetto lacrima", ma a questo punto sono incuriosito :)
RispondiEliminaNemmeno io, e onestamente avrei preferito andare molto più preparata!!
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