Siccome mi piace molto Sarah Paulson, ho recuperato Hold Your Breath, uscito in queste settimane su Disney +, diretto e sceneggiato dai registi Karrie Crouse e William Joines.
Trama: nell'Oklahoma degli anni '30, Margaret e le sue figlie vivono in una fattoria isolata, in una zona colpita da ripetute tempeste di sabbia. La loro vita scorre più o meno tranquilla, finché un predicatore non arriva a sconvolgerla insinuando dubbi e paranoie nella mente di Margaret...
Ammetto senza troppi problemi di aver faticato tantissimo con Hold Your Breath, quindi vi do un consiglio spassionato: se siete stanchi, proni ad addormentarvi per un nonnulla, in cerca di un film dinamico, rimandate la visione di Hold Your Breath a un periodo più consono. Lo dico perché la pellicola di Karrie Crouse e William Joines impiega tantissimo prima di entrare nel vivo della vicenda, e nel corso della prima parte insiste molto (anche troppo) sulla lotta di Margaret contro la sabbia, in un avvicendarsi continuo di gente che ramazza e infila pezzi di stoffa nelle fessure tra le porte. E' una scelta sensata, ci mancherebbe, perché la cosiddetta Dust Bowl è una dei protagonisti principali del film, così come il paesaggio brullo che circonda le sfortunate donne Bellum. La Dust Bowl è uno dei primi disastri ecologici causati dall'uomo e dall'agricoltura intensiva, che riduceva le Grandi Pianure ad aride distese prive di erba; questo, combinato con una lunga siccità, ha portato alla comparsa di devastanti tempeste di sabbia che sono durate decenni e che hanno costretto moltissimi americani a migrare verso zone più favorevoli climaticamente ed economicamente. Così ha fatto il marito di Margaret, ma lei è rimasta nella fattoria di famiglia per non abbandonare la tomba della figlia Ada, morta di malattia in tenera età, e la speranza è quella di riunirsi all'uomo non appena ci saranno i soldi necessari a poter vivere tutti insieme. Nel frattempo, Margaret si carica addosso l'arduo compito di proteggere le due figlie superstiti (una adolescente in boccio, l'altra bambina segnata da una malattia che l'ha resa sordomuta) in una realtà che non perdona né gli incauti che si avventurano all'esterno senza precauzioni, né le donne sole, viste con sospetto da una comunità che non aspetta altro se non definirle pazze e incapaci a gestire i figli. Alla perenne ansia da "prestazione" di Margaret si aggiungono, inoltre, un passato già pregiudicato da comportamenti non proprio normali e l'arrivo di un misterioso predicatore proprio nel momento in cui, in famiglia, si comincia a leggere la terrificante storia del Gray Man, colui che riesce a trasformarsi in polvere e possedere le persone che lo respirano senza saperlo, spingendole a compiere le peggio nefandezze.
Hold Your Breath dissemina, per tutta la sua durata, tante piccole micce che deflagrano (senza troppo clamore né danni, a dire il vero) sul finale, ma la vera forza del film è quella di avere un doppio setting claustrofobico, reso ulteriormente tale dall'utilizzo di colori desaturati che enfatizzano la cupezza dell'ambientazione e creano un contrasto disperato con le visioni solari e verdissime della protagonista. Da una parte, c'è la casa di Margaret, un luogo fragile che offre temporanea sicurezza dalla sabbia all'esterno, permeabile tuttavia non solo a quest'ultima, ma anche a una cabin fever alimentata da terrore, solitudine e diffidenza; dall'altra, c'è l'esterno fatto di praterie sconfinate ma impossibili da affrontare senza maschere protettive, privo di punti di riferimento e a rischio di venire sferzato da mortali tempeste di sabbia che cancellano in un attimo l'odiato sole, facendo piombare i personaggi in una cupa oscurità. Ambientazioni simili sono perfette per una storia di paranoia crescente, dove la sanità mentale dei personaggi viene invasa dal pulviscolo del dubbio, in un parallelo reso evidente dalle persistenti inquadrature della polvere che turbina nell'aria e contribuisce ad aumentare la disperazione della protagonista. Quanto a quest'ultima, Sarah Paulson è una garanzia, come sempre. Abbonata ai ruoli di donna sull'orlo di una crisi di nervi, alla quale basta una spintarella per diventare matta come un cavallo, fomentata dall'odio verso chi rifiuta di assecondare la sua follia (la scena in cui il predicatore brucia la lettera del marito per toglierle ancora più credibilità è allucinante), l'attrice ci si abbandona con consumata abilità e i suoi fan non potranno che apprezzare. A me piacerebbe che la bravissima Paulson riuscisse finalmente a staccarsi da quel genere di storie che vivono solo dello stereotipo dentro cui è stata incatenata, ma probabilmente sono in minoranza. In definitiva, come succede a molte delle produzioni streaming che escono durante la Spooky Season, non ho trovato Hold Your Breath particolarmente entusiasmante ma neppure così brutto da sconsigliarne la visione, anzi, si vede che Karrie Crouse e William Joines sono autori eleganti, però mi è parso mancasse loro il coraggio. Comunque a molt* amic* della mia amata cerchia horror è piaciuto, quindi recuperatelo e fatemi sapere cosa ne pensate!
Di Sarah Paulson (Margaret Bellum) e Frances Lee McCain (Bertha Bell) ho già parlato ai rispettivi link.
Karrie Crouse e William Joines sono i registi della pellicola (la Crouse è anche sceneggiatrice). Americani, sono al loro primo lungometraggio.
Amiah Miller, che interpreta Rose, era la Gretchen di My Best Friend's Exorcism. Se Hold Your Breath vi fosse piaciuto recuperate Run. ENJOY!
Sarah Paulson una sicurezza, il film molto interessante, ma forse un po' scollato tra le sue parti, vero che dissemina tante micce, risulta un po' a lenta cottura quindi bene per noi appassionati, ma non so se il grande che lo troverà su Disney+ potrà apprezzarlo in pieno. Cheers!
RispondiEliminaIn realtà, da appassionata ho avuto un po' di difficoltà anche io. Va bene lo slow burning ma deve avere anche un po' di ciccia intorno, e questo non ne ha moltissima.
EliminaGiuro, mi stavo abbioccando 😅
RispondiEliminaIo mi sono addormentata. Più volte. E spesso ho dovuto rimandare indietro il film XD
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