martedì 15 ottobre 2024

Il fantasma dell'opera (1925)

Il tema odierno della challenge horror di Letterboxd era "gothic". La scelta è caduta su Il fantasma dell'opera (The Phantom of the Opera), diretto nel 1925 dal regista Rupert Julian (e molti altri).


Trama: innamorato della cantante Christine, il Fantasma dell'Opera di Parigi, orribilmente deforme, usa ogni mezzo per ottenere il cuore della sua protetta, scatenando il terrore...


Pur amando il cinema in generale e l'horror in particolare, mi mancano parecchi capisaldi. La challenge di Letterboxd (che, per inciso, do già per fallita, visto che, al momento in cui scrivo, è fine settembre e sono arrivata appena a metà sfida) mi ha spinta a recuperare molte opere che rientrano nel novero di questi capisaldi, e uno è proprio Il fantasma dell'Opera. Del romanzo di Gaston Leroux conosco solo la versione musical e un paio di horror a esso ispirati, oltre a Il fantasma del palcoscenico di Brian De Palma, quindi diciamo che ho una percezione molto falsata della storia, più legata alle sue rappresentazioni teatrali; non a caso, mentre guardavo il film del 1925, stavo molto attenta allo score musicale, e potrei giurare che qualcosina sia finita nel capolavoro di Andrew Lloyd Webber, anche solo a livello di ispirazione. Ma torniamo al film di Rupert Julian, un pastiche a cui ha messo mano sicuramente il regista Edward Sedgwick, responsabile delle sequenze finali, e forse persino Lon Chaney. Julian non era granché rispettato nell'ambiente e cast e troupe facevano, giustamente, quello che volevano, cosa che si riflette sulla resa finale del film. Infatti, Il fantasma dell'Opera è statico anche per gli standard dell'epoca, nonché privo di uno stile riconoscibile, ma spicca per la grandeur delle scenografie, una più spettacolare dell'altra, e per il terrore puro che Lon Chaney è in grado di infondere ancora oggi. L'Erik di Chaney non è il villain romantico, l'"Angel of Music" che affascina Christine con la sua "Music of the Night", sdoganato da quasi tutte le versioni seguenti (lasciamo pure perdere quella di Argento, in cui la Christine più scema di sempre si barcamena, letteralmente, tra lui e Raoul), bensì un folle nato con un sembiante mostruoso, esperto di magia nera e malvagio dentro e fuori. Il Fantasma del 1925 non suscita alcuna pietà e non si limita ad uccidere le persone, arriva persino a torturarle ingannando più volte la terrorizzata Christine; un epilogo privo di compassione come quello girato da Sedgwick risulta dunque più che naturale, sia in termini di spettacolarizzazione, sia per venire incontro a quegli happy ending violenti e risolutivi che tanto piacciono al pubblico americano, ben poco convinto da un finale originale in cui il Fantasma moriva di crepacuore dopo avere rinunciato a Christine per amore. 


Tornando a Lon Chaney, il film è passato giustamente alla storia per il terrificante make-up da lui creato ed applicato personalmente, e non fatico a credere che qualcuno sia svenuto alla rivelazione del volto di Erik, in una delle scene più genuinamente sorprendenti del genere horror. Parlare di jump scare sarebbe improprio, perché la rivelazione viene anticipata dai dialoghi in cui Erik ammonisce Christine a non tentare di togliergli la maschera e dal modo quasi giocoso, pregno di sciocca curiosità femminile, con cui la cantante disobbedisce (per inciso, Mary Philbin è splendida, adorabile); ma la scena della rivelazione, con l'inquadratura che passa da laterale a frontale con uno stacco così subitaneo che il volto di Chaney sembra saltargli fuori dal corpo nemmeno stessimo parlando di uno di quei tremendi pupazzi a molla, mi ha fatto cadere la mascella anche nell'anno del Signore 2024, guardando il film su Youtube. Un'altra cosa che mi ha molto stupita è l'uso del colore, indice dell'enorme sforzo economico infuso dal produttore Carl Laemmle, che evidentemente credeva moltissimo nel progetto. Nella versione che ho visto io (la trovate gratuitamente sul canale Youtube Cult Cinema Classics), la scena della Maschera della Morte Rossa è colorata e sfarzosa, un tripudio di comparse, set dettagliati e abiti sgargianti che surclassa quelle monocrome, già molto sontuose, durante le quali viene rappresentato il Faust, inoltre la chicca del mantello rosso viene mantenuta quando Erik ascolta di nascosto i piani di Christine e Raoul sul tetto dell'Opera. Noterete che mi sono riferita alle sequenze del film usando il termine "monocromo", ora vi spiego. L'utilizzo del Technicolor è una scelta originale della produzione dell'epoca, di questo sono certa, ma la versione de Il fantasma dell'opera che ho trovato su Youtube è praticamente priva di scene in bianco e nero. La pellicola risulta colorata di ambra, giallo, blu, porpora, a seconda degli ambienti rappresentati e dei toni delle scene, e non riesco a trovare informazioni chiare che mi tolgano il dubbio se questa colorazione fosse già presente nel 1925 oppure se sia stata introdotta nei restauri/riedizioni seguenti. Se qualcuno mi illuminasse nei commenti gliene sarei grata, intanto ribadisco la gioia di essermi goduta questa perla horror che conoscevo solo di fama e, neanche a dirlo, vi consiglio di recuperarla!

Rupert Julian è il regista della pellicola. Neozelandese, ha diretto film come The Right to Be Happy, The Kaiser, the Beast of Berlin e Creaking Stairs. Anche attore, sceneggiatore e produttore, è morto nel 1943 all'età di 64 anni.


Lon Chaney
(vero nome Leonidas Frank Chaney) interpreta il Fantasma. Americano, lo ricordo per film come Il gobbo di Notre Dame e Il trio infernale. Anche regista e sceneggiatore, è morto nel 1930 all'età di 47 anni.


Mary Philbin
, che interpreta Christine Daae, ha partecipato anche al film L'uomo che ride. Se Il fantasma dell'opera vi fosse piaciuto recuperate, ovviamente, Il fantasma dell'opera di Joel Schumacher , Il fantasma del palcoscenico e Il fantasma dell'Opera con Robert Englund. ENJOY!

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