martedì 26 febbraio 2019

Velvet Buzzsaw (2019)

Me lo hanno consigliato un paio di amici, così ho deciso di guardare Velvet Buzzsaw, produzione originale Netflix diretta e sceneggiata dal regista Dan Gilroy.


Trama: l'assistente di una famosa gallerista scopre un gran numero di opere appartenenti a un artista defunto. Dopo la scoperta, chi ha a che fare col mondo dell'arte in generale e con quei quadri in particolare comincia a finire vittima di inspiegabili e mortali incidenti.



Madonna, la pesantezza. Dopo Roman J. Israel, Esq., avrei dovuto ricordare che avere Dan Gilroy alla sceneggiatura E alla regia sarebbe stato sinonimo di mattonata sicura, di tedium vitae prolungato e concluso con un meraviglioso "e quindi?". Dopo aver sfrangiato le scatole con le insicurezze di un avvocato Forrest Gump, Gilroy torna alla carica con un horror all'acqua di rose verbosissimo, ambientato nell'elegante mondo delle case d'arte e dei critici blasonati, dove chiunque si venderebbe persino la madre per un briciolo di potere e per far vedere che la sua parola, il suo occhio, contano più di quello degli altri. E così arriva il metaforone: chi di critica e brama di fama ferisce, di critica e brama di fama perisce, attraverso gli inquietanti quadri di un artista sconosciuto, scoperti in maniera casuale dopo la sua morte, vere e proprie entità sovrannaturali intrise di sangue maledetto che uccideranno chiunque avrà a che fare con loro. Ma, in soldoni, chi è, appunto, che si ritroverà per le mani questi quadri? Ovviamente, il vuoto cosmico del mondo dell'arte, gente che al confronto i protagonisti di American Psycho erano di una profondità sconfinata. Abbiamo il critico d'arte bisessuale e infido, la stronzetta arrivista, l'artista eclettica e matta come un cavallo, la mecenate fredda e spietata, l'artista sfigato che ti prego John Malkovich, che diamine, ti paga a cottimo Netflix per partecipare senza motivo a 'ste cretinate?, tutta gente che non muore nemmeno troppo male e di cui, onestamente, non frega nulla a nessuno. Ah, e poi c'è la ragazzetta di Stranger Things messa a mo' di comic relief, protagonista della gag più riuscita di un film che vuole essere horror, thriller, caustico, ironico, drammatico, sentimentale e non è, purtroppo per lui e per gli spettatori, nessuna di queste cose.


Di tutto sto cucuzzaro, salvo solamente la regia e le scenografie, oltre ad alcune soluzioni omicide niente male. Dan Gilroy cerca di infondere "arte" e particolarità anche nella scelta di alcune riprese e nella costruzione di un paio di sequenze, per il resto ho apprezzato la scelta di ambientare diversi omicidi all'interno di ambienti "falsi", che risultano tali all'occhio dello spettatore solo quando l'inquadratura si allarga mostrando allo spettatore la situazione nella sua interezza; Gilroy strizza l'occhio agli amanti dell'horror con un paio di topoi sempre terrificanti come le bambole e i burattini assassini (ecco, Hoboman è la cosa più geniale di tutto il film e mette davvero paura), e i quadri dell'artista maledetto sono genuinamente inquietanti, così come il repentino e mortale cambio di prospettiva che decreta la fine di una dei protagonisti, inghiottita letteralmente da un'opera d'arte. Se posso dire la mia e permettermi di criticare Gilroy, uno che ha scritto film come Lo sciacallo, le scelte sbagliate sono state fatte proprio in fase di sceneggiatura. Intanto, Velvet Buzzsaw è un titolo fuorviante che porta ad immaginare una qualche implicazione di Rhodora nella natura maledetta dei quadri, come si evince da almeno un dialogo, invece la cosa finisce lì e non ha sbocchi, tranne sul finale posticcio graziato solo dalla penultima, poetica inquadratura; secondo, vista l'ambientazione alla American Psycho, non avrebbe avuto più senso prendere il personaggio di Jake Gyllenhaal e renderlo talmente ossessionato da quei quadri da spingerlo ad uccidere in maniera pulpissima ed artistica quanta più gente possibile? Ma soprattutto, ribadisco: la funzione di John Malkovich, qual è? Quella di disegnare cerchietti sulla sabbia nei titoli di coda? Dan Gilroy, se vuoi fare dei film "strani" e infilarci in mezzo Malkovich, riguardati per l'appunto Essere John Malkovich, poi ne riparliamo. Mi spiace, ma per me è no.


Del regista Dan Gilroy ho già parlato QUI. Jake Gyllenhaal (Morf Vandewalt), Rene Russo (Rhodora Haze), Toni Collette (Gretchen), John Malkovich (Piers) e Billy Magnussen (Bryson) li trovate invece ai rispettivi link.


Natalia Dyer, che interpreta Coco, è la Nancy di Stranger Things. ENJOY!

17 commenti:

  1. Risposte
    1. No ma il bello è che me lo hanno sentitamente consigliato. Io alla fine del film ero basita XDXD

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    2. Oh, non avremo capito una cippa noi!

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  2. Io conoscendo ormai bene certi elementi (colleghi, conoscenti) prendo i consigli, ma anche le stroncature, esattamente al contrario e devo dire che funziona quasi sempre. XD

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    1. Ma io invece di quello che me l'ha consigliato mi fidavo, santo Cielo!! Perché?? XD

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  3. Sa di schifezzona, ma Gyllenhal con l'occhiale intellettuale, apperò!

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  4. Questo film è un vero grande pezzo d'arte.

    Saluti,
    Alta

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    1. Mah, guarda, per me l'arte è altra, anche a livello cinematografico :D

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  5. Very interessting blog. I love movies. I am following you. Would you like to follow back😊. Have a nice evening.

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  6. Madonna la Noia. Con la N maiuscola. Quella che si personifica e ti canta la ninna nanna mentre sei seduto sul divano XD

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