Un'altra delle pillole di Lucia era Killer Therapy, diretto e co-sceneggiato nel 2019 dal regista Barry Jay.
Trama: Brian è un ragazzino dalle tendenze sociopatiche, ulteriormente peggiorate con l'arrivo di una sorellina adottata. Una volta cresciuto, dopo essere passato nelle mani di svariati psicoterapeuti, Brian decide di vendicarsi di tutti quelli che hanno cercato inutilmente di curarlo...
Qualche giorno fa leggevo uno spassosissimo post su Facebook scritto dal geniale John Cleese. All'interno del lungo post, tra le altre cose, si diceva che gli americani non sono in grado di gestirsi da soli e devono continuamente ricorrere a psichiatri e avvocati per sopravvivere; tolti gli avvocati, Killer Therapy è la quintessenza di quanto affermato da Cleese e dimostra come non è sempre consigliabile sostituire il vero contatto umano con psichiatri e psicoterapeuti. Aggiungo inoltre che gli americani hanno anche degli enormi problemi col concetto di adozione (in lockdown avevo letto le storie orribili degli Stauffer e della loro smania di adozione compulsiva, cercateli su Google e inorridite assieme a me), che probabilmente ritengono un'inquietante panacea per tutti i mali familiari, come nel caso dei genitori di Brian, ragazzino "difficile" che viene costretto a sopportare la presenza di una sorellina adottiva. L'inizio di Killer Therapy è funzionale a far montare nello spettatore non solo la paura verso ciò che Brian potrebbe fare ma anche l'odio nei confronti di tutti gli esseri più o meno imbecilli che lo circondano, genitori in primis, perché passi il padre padrone che palesemente lo odia ma anche la mamma psicoterapeuta ed incapace di capire il figlio (per non parlare dei traumi che gli sta provocando il primo psichiatra...) andrebbe appesa per i pollici, porca miseria. Un improvviso scatto di violenza con conseguenze terribili serve ai due fantagenitori per capire, finalmente ma tardivamente, che Brian non è normale e che l'unica cosa da fare è mandarlo in un manicomio... non fosse che, anche lì, i medici volponi lo ritengono pronto a tornare in società dopo qualche anno e via che ricomincia tutto da capo. Non c'è dunque da stupirsi che Brian, a un bel momento, decida che la psichiatria è inutile e che l'unica cosa da fare per riprendere il controllo della propria esistenza in pezzi sia uccidere tutti quelli che lo hanno curato male, assieme ovviamente a tutti gli stronzi che pensano di poterlo prendere a pesci in faccia solo perché "strano".
La buona Lucia nel suo post ha scritto che Killer Therapy è “tutto ciò che Joker avrebbe dovuto essere e non è stato" e in effetti il meccanismo è molto simile, perché alla base di tutto c'è una psicosi latente trattata con superficialità ed esasperata da persone, familiari e conoscenti compresi, incapaci di trattare Brian con tutte le cautele del caso: Brian nasce sbagliato, è vero, tuttavia le sue esplosioni di violenza sono intrinsecamente legate non solo a terapeuti da denuncia oppure superficiali ma anche e soprattutto a genitori incapaci di gestire un figlio (anzi, i figli: che in anni di assenza la madre psicologa non sia riuscita a preparare la figlia adottiva al ritorno del fratello è semplicemente folle) se non con cieca severità o ancor più cieco lassismo. In tutto questo, se la storia di Brian è sconvolgente e molto interessante, non ho però trovato Killer Therapy altrettanto esaltante a livello di regia e, soprattutto, attori. A parte che io non amo molto lo stile "grezzo" e "squallido", due aggettivi che spesso calzano a pennello alla fotografia, al montaggio e alla regia del film, probabilmente per esasperare ancora di più le sensazioni di disagio provate da Brian, non so come sia venuto in mente al casting di utilizzare un rosso malpelo zeppo di lentiggini per interpretare il piccolo Brian e poi un moretto per la sua versione adulta, al quale peraltro, verso la fine, hanno appiccicato con lo sputo barba e capelli fintissimi, giusto per farlo somigliare un po' di più a Charles Manson. Per fortuna Michael Queliqi, che interpreta Brian, è bravo ed è circondato da vecchie glorie horror che commuove vedere sullo schermo, cosa che mi rende comunque felice di avere visto Killer Therapy, film che consiglio a tutti, almeno per una visione.
Di P.J. Soles (Dottoressa Emily Lewis) ho già parlato QUI.
Barry Jay è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Americano, anche produttore, ha diretto un altro horror, Ashes.
Adrienne King interpreta Mrs. Perkins. Americana, ha partecipato ad altri film come Hair, La febbre del sabato sera, Venerdì 13, L'assassino ti siede accanto e The Butterfly Room - La stanza delle farfalle. Anche produttrice, sceneggiatrice e stuntwoman, ha 65 anni e un film in uscita.
Thom Mathews interpreta John Langston. Americano, ha partecipato a film come La signora in rosso, Il ritorno dei morti viventi, Venerdì 13: Parte VI - Jason vive, Il ritorno dei morti viventi 2, The Peacemaker e serie come Dynasty e E.R. Medici in prima linea. Anche produttore, ha 62 anni.
Il mostruoso Daeg Faerch, che interpreta Blake Corbin, era il giovane Michael Myers in Halloween - The Beginning. ENJOY!
Lo recupererò.
RispondiEliminaA me l'inizio del tuo post fa venire un po' in mente quel che accade puntualmente su Reddit, dove se esprimi un problema personale di stampo sociologico, la risposta tipo è quella di contattare subito uno psicologo con annessi psicofarmaci, ecc.ecc.
Fortuna che non bazzico Reddit. Anche perché, davvero, la psicoterapia funziona ma non è che psicologi e psichiatri siano la panacea di tutti i mali, eh.
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