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martedì 19 aprile 2022

L' allievo (1998)

Ultimamente ho deciso di riguardare L'allievo (Apt Pupil), diretto nel 1998 dal regista Bryan Singer e tratto dal racconto omonimo di Stephen King, contenuto nella raccolta Stagioni diverse. Con l'occasione mi faccio gli auguri ché oggi ridivento vecchia e quale modo migliore per festeggiare se non parlando del mio amore Stephen? 19, ka- tet...


Trama: all'ultimo anno di liceo, Todd Bowden scopre che l'anziano Kurt Dussander è un nazista che vive negli USA sotto falso nome e lo costringe a raccontargli gli orrori dei campi di concentramento, rimanendone influenzato...


Il primo giorno di lockdown, parliamo quindi di due anni fa, ho deciso di rileggere i libri di King in ordine cronologico. Ovviamente, tra nuove uscite che interrompono il percorso e il poco tempo a disposizione, non sono arrivata neppure ancora a metà, e in questo periodo sto leggendo Stagioni diverse. Siccome conosco a menadito sia Stand by Me che, soprattutto, Le ali della libertà, arrivata alla fine de L'allievo mi sono ricordata di avere visto il film soltanto una volta e mi è venuta la curiosità di riguardarlo. Non vorrei dire una bestialità, ma credo che all'epoca del passaggio televisivo de L'allievo non avessi ancora letto il racconto da cui è stato tratto e non mi sembra neppure che la pellicola di Singer mi avesse colpita in qualche modo; rivista oggi, continua in effetti a non suscitare in me chissà quale entusiasmo, ma di sicuro è una rilettura onesta di un racconto non facile, interpretata da due ottimi attori, ed è una spanna sopra rispetto al 90% delle scarsissime versioni cinematografiche delle opere kinghiane. Ho parlato di racconto non facile. Per una volta, posso sfoggiare un po' di conoscenza, essendo fresca di lettura, e scrivere con cognizione di causa. Il racconto (o novella, se preferite) L'allievo è un'opera che copre un periodo di parecchi anni e segue la crescita di Todd Bowden, ragazzino affascinato dalla storia e, soprattutto, dall'Olocausto, e il rapporto che si viene a creare con Kurt Dussander, anziano ex nazista che vive in America sotto falso nome; all'inizio, Todd viene connotato come un ragazzino intraprendente e petulante che, dopo aver scoperto la vera identità di Dussander, lo costringe a raccontargli gli orrori del nazismo fino a rovinarsi la vita per colpa degli incubi, ma qualcosa nella descrizione che ne fa King stona fin da subito e, man mano che Todd cresce, diventa chiara la sua natura di psicopatico in fieri, incapace di sottrarsi all'influenza del male. 


Quanto a Dussander, dopo la prima reazione di paura ed odio verso chi minaccia di distruggergli l'esistenza e un'apparente volontà di cancellare gli orrori di cui si è fatto carico in passato, arriva a diventare praticamente dipendente da Todd e a sfruttarlo come "scusa" per liberare le pulsioni deviate presenti in lui da sempre. Il racconto di King parla quindi di un male che alimenta altro male, di un grumo oscuro che, dal passato, esplode all'interno di una realtà all american, fatta di giovani ricchi e belli, genitori premurosi e scuole prestigiose, e lo fa utilizzando immagini terrificanti, senza risparmiare i dettagli della progressiva discesa nella follia di Todd e Dussander, a spese non solo di persone ma anche di animali. Ovviamente, la versione di Singer è molto più edulcorata e, passatemi il termine, "rassicurante" nonostante gli argomenti trattati. Anche in questo caso Todd (interpretato da un meraviglioso Brad Renfro. Parentesi nella parentesi: onestamente trovo inquietante che a un tredicenne sia stato affibbiato un ruolo così ambiguo. E sì, diciamo che L'allievo ha più di una scena dallo smaccato contesto omosessuale, il che è ancora più inquietante se si pensa alle accuse che sono piovute in testa a Singer nel corso degli anni) subisce l'influenza di Dussander e "coltiva" un male già presente dentro di lui, tuttavia il film non lo connota come futuro psicopatico: Todd uccide un essere umano, è vero, ma nonostante la freddezza lo fa più per autodifesa e voglia di pararsi il culo, e sul finale c'è un minimo di incertezza sul futuro del ragazzo, che potrebbe anche essere quello di diventare un semplice riccone faccia di merda consapevole del suo potere sugli altri e di poterla passare liscia praticamente in ogni occasione, non necessariamente un pazzo omicida.


Dal canto suo, Dussander mi è parso meno approfondito rispetto alla sua versione cartacea. Il fulcro dello sguardo di Singer è Todd, e il vecchio nazista (tremendamente patetico nella novella) sembra quasi un totem maligno la cui unica funzione è quella di fungere da mentore più o meno volontario del ragazzo. Probabilmente, questo succede perché Ian McKellen è magnetico e carismatico, non potrebbe essere un vecchio "normale" neanche volendolo, e l'abilità del regista e dello sceneggiatore sta proprio nel trovare un equilibrio perfetto, là dove qualcuno di meno esperto rischierebbe di farsi prendere la mano dalla grandezza dell'attore e spingere lo spettatore a provare sconforto o pietà per Todd, "schiacciato" da un tale mostro di malvagità. Anzi, grazie anche al montaggio, la reciproca influenza dei due personaggi risulta chiara quanto la loro duplice natura di vittima e carnefice, e la loro lotta per la supremazia, unita a una sorta di pericolosa fascinazione, eclissa senza problemi tutto ciò che li circonda, creando un microcosmo maligno i cui tentacoli toccano persone di cui ci importa veramente poco, Ed French in primis (sarà la faccia molla di Schwimmer che non aiuta? Il suo mustacchio da pederasta? Chissà), forse perché tutto ciò che esula dal cuore della vicenda, anche a livello tecnico, ha un sapore "televisivo" e non in senso buono. Con tutti i suoi pregi e difetti, trovo però che L'allievo sia un film abbastanza riuscito e mi fa un po' strano che non venga mai nominato quando si parla di adattamenti Kinghiani, ma forse il motivo è che, almeno in Italia, non si trova su nessuna piattaforma di streaming. E' un peccato, perché meriterebbe almeno una visione.    


Del regista Bryan Singer ho già parlato QUI. Ian McKellen (Kurt Dussander), Joshua Jackson (Joey), Ann Dowd (Monica Bowden), Bruce Davison (Richard Bowden), David Schwimmer (Ed French) e Elias Koteas (Archie) li trovate invece ai rispettivi link.

Brad Renfro interpreta Todd Bowden. Americano, ha partecipato a film come Il cliente, Sleepers e Ghost World. Anche sceneggiatore e produttore, è morto nel 2008, all'età di 25 anni.


Nel 1984 era in progetto la realizzazione di un film tratto da L'allievo, con James Mason nei panni di Dussander; la morte dell'attore ha fatto sì che il ruolo venisse proposto a Richard Burton, che purtroppo è venuto a mancare prima di poter anche solo accettare. L'allievo è stato poi quasi realizzato nel 1987 (c'erano Ricky Schroder nei panni di Todd Bowden e Nicol Williamson in quelli di Kurt Dussander, ed era diretto da  Alan Bridges) ma la realizzazione è stata fermata a dieci giorni dalla fine delle riprese a causa del superamento del budget. Per quanto riguarda la versione di Singer, Anthony Hopkins ha rifiutato il ruolo di Dussander, mentre Kevin Pollak ha perso contro David Schwimmer per il ruolo di Ed French. Ciò detto, consiglio ovviamente il recupero della raccolta Stagioni diverse! ENJOY!

martedì 25 ottobre 2016

Urban Legend (1998)

E' giunto il momento di parlare di uno degli horror che preferivo negli anni dell'adolescenza, Urban Legend di Jamie Blanks, uscito nel 1998.


Trama: in un college americano gli studenti cominciano a venire uccisi da qualcuno che ha deciso di riproporre nella realtà le più famose leggende metropolitane...



"Mi ha detto mio cuGGino che una volta si è svegliato in un fosso tutto bagnato che gli mancava un rene!". Così cantavano gli Elii nell'immortale Mio cuggino, la celebrazione tutta italiana delle cosiddette leggende metropolitane, situazioni paradossali e fondamentalmente terrificanti che TUTTI giureremmo siano capitate all'amico, dell'amico, dell'amico del cuGGino appunto. Le leggende metropolitane sono nate in America, almeno quelle più famose, ma alzi la mano chi non se n'è mai sentita raccontare una da ragazzino: io da bambina tremavo ascoltando quella della "mano leccata" ma girava anche la versione cattolica di Bloody Mary, quella in cui se qualcuno avesse recitato l'Ave Maria al contrario (ma perché???) davanti allo specchio avrebbe visto Satana nel riflesso, e sicuramente mille altri racconti atroci che ora non rammento. Scopo delle leggende metropolitane, così si dice, è quello di educare l'utente a non compiere le azioni che condannano i protagonisti alla morte o alla follia (se sei una baby sitter poco attenta probabilmente un assassino arriverà ad ucciderti) oppure a fare attenzione all'ambiente che lo circonda (bisognerebbe controllare SEMPRE il sedile posteriore della macchina, se non addirittura quello che si cela sotto la stessa) e, in generale, contengono una morale assai simile a quella delle antiche fiabe. Il film di Jamie Blanks si basa interamente su questo folklore moderno americano e crea un serial killer particolarmente fantasioso che sceglie di trasformare i malcapitati studenti di un college nei protagonisti di queste leggende metropolitane, imbastendo attorno a questi omicidi una storia fatta di sospetti, segreti passati e vendette postume. Il risultato di questo collage di leggende è una pellicola simpatica, zeppa di citazioni e guest star, interessante nella misura in cui lo spettatore decide di farsi prendere dalla curiosità e approfondire l'argomento: per esempio, io conoscevo la fonte primaria di tutti gli omicidi tranne uno e cercando in rete per colmare questa lacuna ho scoperto il macabro retroscena legato alla canzone Love Rollercoaster , peraltro presente nella colonna sonora di Urban Legend.


Poi, ovviamente, c'è da dire che guardare Urban Legend a diciott'anni non è proprio come guardarlo ora. All'epoca sorvolavo su moltissime cose e badavo essenzialmente all'aspetto folkloristico e gore della pellicola, visto oggi il film di Jamie Blanks è una belinata, per quanto simpatica, e diventa ancora più scemo per chi, come me, si è divorato la prima stagione di Scream Queens. Nella serie creata da Murphy, Falchuk e compagnia i personaggi e le situazioni sono caricati all'estremo ma la somiglianza con Urban Legend ha dell'incredibile: al di là dei soliti studenti stereotipatissimi, ci sono una guardia giurata di colore (mai stupenda quanto Denise Hempville, ah-ha, no sir!), lo studentello giornalista che si atteggia manco lavorasse per il Time e decide di aiutare la protagonista a risolvere il mistero, professori e "decani" che guardano dall'altra parte scegliendo di coprire gli scandali della scuola, killer mosso da sentimenti condivisibili che tuttavia sbrocca facendola fuori dal vaso e scemenza distribuita a palate, tutti aspetti della trama che sono praticamente gli elementi cardine di entrambe le opere. Gli attori, nemmeno a dirlo, sono dei mezzi cani ed era giusto il doppiaggio italiano a mettere una pezza alle vocette monocordi di tutti i coinvolti. L'unico che ancora oggi merita considerazione e simpatia è Joshua Jackson, talmente pronto a prendersi in giro per l'iconico personaggio di Pacey da prestarsi non soltanto alla gag della macchina che si accende sparando "annouannauei" a tutto volume (cosa che mi fa ridere tuttora) ma anche ad omaggiare una delle scene madri di Animal House. E se è vero che Robert Englund, John Neville, Brad Dourif e Danielle Harris sono sempre un bel vedere, soprattutto all'interno di un horror, bisogna anche ammettere che Alicia Witt è una protagonista senza nerbo, Jared Leto un povero minchietta alle prime armi e Rebecca Gayheart un'imbarazzante quasi trentenne costretta nei panni palesemente troppo giovani di una studentessa del college. A parte questo, per passare una serata tra leggende metropolitane e strilli di terrore Urban Legend è perfetto e per mille motivi, non ultima una questione di amore nostalgico, non mi sento di volergli male.


Di Jared Leto (Paul Gardener), Alicia Witt (Natalie Simon), Rebecca Gayheart (Brenda Bates), Joshua Jackson (Damon Brooks), Tara Reid (Sasha Thomas), Robert Englund (Prof. William Exler), Danielle Harris (Tosh Guaneri) e Brad Dourif (che interpreta il benzinaio Michael McDonnel, non accreditato) ho già parlato ai rispettivi link.

Jamie Blanks è il regista della pellicola. Australiano, ha diretto film come Valentine - Appuntamento con la morte. Anche compositore, sceneggiatore e produttore, ha 55 anni.


Michael Rosenbaum interpreta Parker Riley. Americano, ha partecipato a film come Mezzanotte nel giardino del bene e del male, Cursed - Il maleficio, Catch .44 e a serie come Smallville (dove interpretava Lex Luthor). Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 44 anni e un film in uscita.


Loretta Devine interpreta Reese Wilson. Americana, ha partecipato a film come Nikita, spie senza volto, Urban Legend: Final Cut, Mi chiamo Sam e a serie come Ally McBeal, Supernatural, Cold Case, Glee e Grey's Anatomy; inoltre, ha doppiato un episodio di The Cleveland Show. Anche produttrice, ha 67 anni e un film in uscita.


John Neville interpreta il decano Adams. Inglese, lo ricordo per film come Le avventure del Barone di Munchausen, Baby Birba - Un giorno in libertà, Piccole donne, Il quinto elemento, X-Files - Il film e Spider, inoltre ha partecipato a serie come X-Files. E' morto nel 2011, all'età di 82 anni.


Julian Richings interpreta il bidello. Inglese, ha partecipato a film come Il pasto nudo, Mimic, Cube - Il cubo, X-Men - Conflitto finale, Saw IV, Survival of the Dead - L'isola dei sopravvissuti, The Conspiracy, Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet, The Witch e a serie come Kingdom Hospital, Mucchio d'ossa, Hemlock Grove, Supernatural e Hannibal. Ha 61 anni e un film in uscita.


Sarah Michelle Gellar aveva accettato il ruolo di Sasha ma aveva dovuto rinunciare perché già impegnata con le riprese della serie Buffy - L'ammazzavampiri mentre sia Reese Witherspoon che Melissa Joan Hart hanno rifiutato la parte di Natalie. Tra i mille inside joke di cui il film è pieno, molti dei quali comprensibilissimi anche per il pubblico italiano, ce n'è uno che effettivamente può essere apprezzato solo dagli americani: sul finale, una delle studentesse dice "E scommetto che Brenda era la ragazza nella pubblicità della Noxzema" ed effettivamente Rebecca Gayheart, che interpreta Brenda, aveva partecipato a parecchi spot di quel marchio. Il film ha generato ben tre seguiti, tutti di qualità discutibile: Urban Legend: Final Cut è l'unico in qualche modo direttamente collegato poi ci sono Urban Legend 3 (dai risvolti sovrannaturali e legato alla figura di Bloody Mary) e Ghosts of Goldfield (nato come ennesimo capitolo della serie e poi andato per i fatti suoi), entrambi distribuiti straight-to-video; se Urban Legend vi fosse piaciuto eviterei tutti e tre i sequel e punterei invece su So cos'hai fatto, la saga di Scream e Final Destination. ENJOY! 


mercoledì 27 agosto 2008

Ombre dal Passato (2008)

Ieri sera parto con Ale tutti e due lieti per l’imminente visione di un film molto atteso, Ombre dal passato di Masayuki Ochiai. Premesso che nessuno dei due aveva mai visto il Coreano Shutter del 2004, da cui la pellicola è stata tratta, siamo entrati nel cinema pieni di aspettative.


La trama è questa: due sposini vanno in Giappone per la luna di miele e la prima sera hanno un incidente, causato da una donna che si staglia in mezzo alla strada. Quando i due si riprendono, della donna non c’è più traccia ma la sua immagine comincia a comparire nelle foto che scattano e la sua presenza si fa sentire sempre più vicina e pericolosa.

Quello della fotografia spiritica è un fenomeno interessante, che viene dibattuto fin dall’esordio di questa nuova forma di espressione e documentazione. Meno interessante è invece questo horror che ricalca fin troppo il solco dei predecessori più illustri (The Ring e The Grudge solo per fare qualche nome) e che nonostante una bella trama e un’ancor più bella regia non decolla affatto.

La mia buona amica Nora mi aveva parlato del finale dello Shutter coreano come di una genialata, al limite della perfezione. Ora, prima o poi lo guarderò, ma se devo basarmi sul remake americano la “genialata” sta semplicemente nel luogo dove si scopre risiedere il fantasma alla fine (una scena esilarante), visto che il mistero del film è facilmente intuibile dopo dieci minuti di visione. Sarà che Joshua Jackson esordisce bisbigliando agli amici di non raccontare alla neo sposina di alcune questioni accadute in passato? Eh, forse per quel motivo lì.

Fotografia e regia sono ineccepibili, splendidi gli scorci di Tokyo, le vedute del Fujihama e alcune scene di buio, dove lo spirito viene rivelato dagli scatti del flash, decisamente inquietanti. Gli attori non sono malvagi, tutti di stampo televisivo a cominciare dall’ex Pacey Joshua Jackson, per finire con John Hensley che è decisamente adatto per il ruolo del giovane laido.

Purtroppo il giudizio su questo film non può essere positivo: troppo banale nello schema e nelle scene, piatto, e persino poco inquietante nonostante la solita mostrA dagli occhioni spiritati, capelli neri e faccia bianca bianca. Il motivo risiede nella fondamentale essenza di questo spirito e dalla consapevolezza che, almeno per una volta, il rancore non è fine a sé stesso ma scatenato per una ragione condivisibile. 

Masayuki Ochiai è un regista già esperto nel campo del j-horror. Tra le sue pellicole, la trasposizione cinematografica di Parasite Eve ed Infection. Che ci crediate o no, non esistono informazioni biografiche su questo regista, che al momento non ha altre pellicole in cantiere.


Joshua Jackson interpreta il fotografo Benjamin Shaw e su costui informazioni biografiche ce ne sono fin troppe, visto che il paffuto attore si contendeva all’epoca il primato di “fico” per eccellenza assieme all’altro idiota protagonista di Dawson’s Creek nel cuore di miliardi di ancor più dementi ragazzine. Oltre al succitato serial, tra i lavori dell’ex Pacey ci sono Scream 2, L’Allievo, Urban Legends (splendido cammeo durante il quale, mentre sta imboscato in macchina con la protagonista, parte la sigla di Dawson’s Creek, bruscamente stroncata sul nascere da una manata!), Cruel Intentions, The Skulls, Cursed. Ha 30 anni e 2 film in uscita.


Rachael Taylor, Australiana, interpreta la moglie di Benjamin, Jane. Ha partecipato, come quasi tutte le attrici Australiane, al serial Le Sorelle McLeod, e inoltre ha interpretato Il Collezionista d’Occhi e Transformers. Ha 24 anni e due film in uscita.


John Hensley interpreta il laido procacciatore di modelle Adam, ed è famoso per la partecipazione al serial Nip/Tuck, dove interpreta Matt MacNamara. Ha anche avuto piccoli ruoli ne I Sopranos, e, ovviamente, recitato in Denti! Ha 31 anni.


Ultima chicca, la partecipazione di James Kyson Lee, attore coreano già mitico Ando nella serie Heroes, che qui interpreta il direttore della rivista paranormale che si occupa di foto spiritiche. Costui è un veterano delle comparsate televisive, ha partecipato a episodi di Alias, ha 35 anni e 10 film in uscita.


E ora godetevi il trailer dello Shutter originale, decisamente inquietante... ENJOY!!




















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