E' finita. Non so come ma è finita, grazie a tutti gli dei. O, almeno, spero. Il regista Anthony C. Ferrante ha sfornato anche quest'anno l'ennesimo capitolo della sua più fortunata creatura, The Last Sharknado: It's About Time! e stavolta pare non ci saranno altri sequel. Ma perché ora sono così amareggiata quando l'anno scorso non vedevo l'ora di guardare il sesto episodio di Sharknado?
Trama: Fin e soci sono costretti a viaggiare nel tempo per combattere gli sharknado e impedire al terribile fenomeno atmosferico di distruggere il mondo.
L'anno scorso, alla fine del noiosissimo e discutibile quinto episodio, ero rimasta basita innanzi alla visione di Dolph Lundgren che, in guisa di figlio di Fin, invitava il padre ad imbarcarsi in un viaggio nel passato onde distruggere lo sharknado fonte di tutti i mali. Galvanizzata da tanta sfacciata ambizione tamarra, ho atteso col fiato sospeso The Last Sharknado: It's About Time!, confidando in un tripudio di trash e spacconate assortite ma dopo cinque minuti avevo già capito che Lundgren aveva mostrato a tutti il dito medio e abbandonato il progetto, lasciando il ruolo di Gil a comparse e signori nessuno e Ferrante e soci in preda alla deboscia più nera. A prescindere dalla sua infima qualità tecnica, che ormai è persino incapace di fare ridere, The Last Sharknado: It's About Time! è proprio noioso, ripetitivo, permeato da un autocompiacimento nostalgico che annulla persino le poche trovate buone e ammoscia quello che avrebbe dovuto essere l'obiettivo principale dell'ultimo episodio: sfogarsi, buttare tutto in ancor più caciara, rimanere negli annali come il trionfo dell'ignoranza, una roba da parlarne per anni. E invece. E invece abbiamo sempre lo stesso pattern di sceneggiatura: Fin e soci (i quali cambiano di volta in volta, per venire incontro a quei pochi attori che ancora credevano nel progetto o avevano bisogno di soldi contanti) saltano in un warp spaziotemporale, combattono lo sharknado di turno, cercano un mezzo abbastanza veloce da ricreare un altro passaggio per saltare nell'epoca successiva, ricominciano tutto da capo. Alla terza volta, il pattern diventa una palla cosmica. E voi direte, è come gli altri anni, cosa cambia? Sì, è vero, ma per l'ultimo capitolo speravo almeno in un colpo di coda, invece mi sono rimasti solo gli imbarazzanti siparietti di gente costretta a citare film della madonna (The Rocky Horror Show, Ritorno al futuro, La storia fantastica, di nuovo Guerre Stellari per la miseria...) o a darsi di gomito ammiccando (un'orripilante Tori Spelling che, vedendo Ian Ziering, gli chiede "Ma noi non andavamo al liceo assieme?") mentre passa dalla preistoria al medioevo inglese, dalla guerra d'indipendenza americana al Far West, dagli anni '60 ad un lontanissimo futuro, talmente apocalittico che penso nessuna distopia potrebbe reggere il confronto (SPOILER cloni di Tara Reid ovunque, che orrore!!!).
A parte la trama, se di trama si può parlare ché a un certo punto coi paradossi temporali gli sceneggiatori fanno un casino che scànsati, quello che mi offende è che, al SESTO episodio, non si sia riusciti a tirare su un minimo di effetto speciale decente. Secondo me qui non si può più parlare di budget scarso ma di incompetenza e di mancanza di rispetto per lo spettatore, della serie "tanto se li sono visti tutti così, cazzucene". E non parlo solo dei dinosauri appiccicati sullo schermo in modo da non combaciare con gli attori costretti a interagire con loro, nemmeno degli squali che in sei anni non sono riusciti a rimanere di dimensione standard manco una volta, quanto proprio della poraccitudine dell'insieme, dei "props", chiamiamoli così: basterebbero anche solo l'enorme mazza da baseball brandita da Judah Friedlander, la corona posticcia posata in testa a Tara Reid e, in generale, tutti i "costumi" per far urlare allo scandalo, ché in una recita parrocchiale persino questi dettagli sarebbero più curati di quanto viene mostrato in The Last Sharknado. E vi dirò anche che, salvo alcuni attori che se la godono da morire come la favolosa drag queen Alaska Thunderfuck, vera punta di diamante del film con una Morgana esilarante, risulta palese come Ziering e soci si siano stufati e recitino col pilota automatico oppure caricando all'inverosimile la loro interpretazione, come il belinone che interpreta Billy the Kid, un guitto pescato nei peggiori bar di Caracas, probabilmente. Ovvio, Ziering e soprattutto la Reid non sono MAI stati due attori, per carità di ogni divinità, ma il vecchio Fin è ormai scoglionato, si vede, l'imbarazzo con cui i suoi comprimari si palleggiano battute da avanspettacolo è evidente e sono quasi certa che l'unica a crederci ancora fortissimamente sia solo Tara Reid, impegnata nel doppio ruolo di testa e moglie ma anche di Biancaneve, Jeeg Robot d'Acciaio, Regina Cersei, gatto di marmo, ecc. ecc. Insomma, il diludendo e non sto nemmeno a sprecare parole sulle guest star a meno di non sottolineare lo shock di vedere le due colonne portanti degli Offspring ridotte a umarell bolsi oppure quello di ritrovarmi davanti Tori Spelling ricoperta di cerone e col fisico sfondato. Prego Dio di non farmi invecchiare a 'sto modo o mi impicco. E credetemi, mi spiace vomitare tanto astio su una cretinata come The Last Sharknado, col quale speravo di congedarmi in goliardica amicizia ma quando è troppo è troppo. Speriamo sia davvero la Fin, stavolta!
Del regista Anthony C. Ferrante, che compare anche come membro della band che suona sulla spiaggia, ho già parlato QUI. Ian Ziering (Fin), Tara Reid (April), Vivica A. Fox (Skye), James Hong (Confucio), Bo Derek (Mary), Gary Busey (Wilford Wexler) e John Heard (George, in un filmato d'archivio) li trovate invece ai rispettivi link.
Judah Friedlander interpreta Bryan, ruolo ripreso da Sharknado 2: A volte ripiovono. Americano, ha partecipato a film come Ti presento i miei, Zoolander, ... E alla fine arriva Polly, Starsky & Hutch, Cabin Fever 2 - Il contagio, Star Wars - Il risveglio della forza e a serie come 30 Rock; come doppiatore, ha lavorato in American Dad!. Anche sceneggiatore, regista e produttore, ha 49 anni e un film in uscita.
Leslie Jordan interpreta Benjamin Franklin. Americano, ha partecipato a film come Jason va all'inferno, The Help, Fear, Inc. e a serie come Jarod il camaleonte, Dharma e Greg, Ellen, Più forte ragazzi, Sabrina vita da strega, Nash Bridges, Ally McBeal, Monk, Desperate Housewives, Supernatural, American Horror Story e Will & Grace; come doppiatore, ha lavorato in Mucche alla riscossa e American Dad!. Anche sceneggiatore, ha 63 anni e due film in uscita.
Tori Spelling interpreta Raye. Americana, la ricordo per film come Scream 2 e Scary Movie 2 , inoltre ha partecipato a serie quali Love Boat, Bayside School, Melrose Place, Beverly Hills 90210, Perfetti... ma non troppo, Smallville e 90210; come doppiatrice, ha lavorato in Biker Mice da Marte, American Dad!, I Griffin - La storia segreta di Stewie Griffin e I Griffin. Anche produttrice, sceneggiatrice e regista, ha 45 anni.
Tra le guest star presenti nel film segnalo la già citata drag queen Alaska Thunderfuck nei panni di Morgana, l'astrofisico Neil deGrasse Tyson in quelli di Merlino, la Troi di Star Trek, Marina Sirtis, come Winter, gli invecchiatissimi (gesù, che shock!) Dexter Holland e Noodles degli Offspring nei panni di due membri della marina britannica, il comico Darrell Hammond (George Washington), il cantante dei Twisted Sisters Dee Snider (lo sceriffo), Chris Owen (lo Sherman di American Pie, qui nei panni di Gil trentenne), Christopher Knight (nonno Clarke), Bernie Kopell (in quanto ex-membro del cast di Love Boat gli tocca la parte del capitano del battello), LaToya Jackson (Cleopatra), Kato Kaelin (era l'amichetto di O.J. Simpson, qui interpreta il Re vichingo) e l'immancabile Al Roker nei panni di se stesso; dai vecchi Sharknado tornano inoltre Charles Hitting, ovvero Matt il figlio maggiore di Fin, Ryan Newman (la figlia Claudia), i due malviventi che aprivano il primo Sharknado, Mark McGrath (Martin) e Masiela Lusha (Gemini). Troppa gente, porca miseria! Per finire, se volete conoscere tutti i passaggi della saga che ha rovinato l'estate ai cinefili e rallegrato, almeno per un po', quella dei trashofili, recuperate Sharknado, Sharknado 2: A volte ripiovono, Sharknado 3: Attacco alla casa bianca, Sharknado 4 e Sharknado 5: Global Swarming. ENJOY!
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venerdì 31 agosto 2018
venerdì 11 agosto 2017
Sharknado 5: Global Swarming (2017)
Come ogni anno è arrivato lo scotto da pagare: Sharknado 5: Global Swarming, diretto dal regista Anthony C. Ferrante, è uscito negli USA il 6 agosto con un battage pubblicitario da fare invidia a Dunkirk... e potevo quindi forse non guardarlo?? Leggete tranquilli, NON CI SONO SPOILER!
Trama: dopo aver trafugato un antico manufatto da Stonehenge, Fin e Nova scatenano sharknado in tutto il mondo...
Quando dico che non mi fido molto delle iperboli e dei giudizi definitivi, lo dico con cognizione di causa: a 15 minuti dall'inizio e fino a tre dalla fine, il quinto capitolo della saga creata dalla Asylum per me era "già il peggior Sharknado di sempre". Il che è vero, per carità, perché se dovessi fare un elenco di tutte le cose sbagliate di Global Swarming (dove per sbagliate intendo ANCORA PIU' rispetto agli altri episodi, salvo forse quell'orrore del secondo) scriverei un post fiume... il problema è che davanti ad un finale sborone, trash, sfacciato, terrificante, epico e commovente come quello concertato dagli sceneggiatori sono stata costretta a timbrare già il cartellino per l'appuntamento dell'anno prossimo e vergognarmi pubblicamente di aver anche solo PENSATO che la saga di Sharknado fosse finita. Ma non pensiamo al futuro, guardiamo al presente. Avevamo lasciato Fin e famiglia (il cui numero di membri varia a seconda dei mesi, credo) felici, contenti e lontani dagli squali ma ovviamente con la famiglia Shepard la tranquillità non può durare: pargolo alla mano, il nostro eroe e la iron woman April volano in Inghilterra per, credo, aiutare gli 007 inglesi a creare una task force anti Sharknado e lì Fin viene contattato da Nova per rinvenire un manufatto strettamente collegato con i tornado squaluti. Da lì, il delirio, tra Shark God, booby traps, teletrasporto e soprattutto il Global Swarming del titolo, che arriva a toccare una decina di diverse capitali mondiali, con tutti gli stereotipi del caso e con la solita, infinita ridda di citazioni, che quest'anno passano sfacciatamente da Indiana Jones (con intere scene e dialoghi presi di peso da I predatori dell'arca perduta) a 007 fino ad arrivare a... no, non ve lo dico, l'omaggio finale è talmente commovente che posso solo lasciarvi il gusto di scoprirlo. Oddio, sto però mettendo troppo affetto in questo post e giustamente voi vorrete leggere il solito elenco di insulti perché, mi preme sottolinearlo ancora una volta, nonostante la sboronaggine Sharknado 5 non è disgustosamente bello come il capitolo che lo ha preceduto, bensì brutto forte come il secondo, nonché zeppo di guest star a me totalmente sconosciute: ad interpretare la regina, per esempio, c'è un puchiaccone rifatto di nome Charo, che a rigor di logica dovrebbe essere la Raffaella Carrà americana. Agghiacciante su più livelli, ma di alcune delle altre mille guest star parlerò nel solito trafiletto a fine post.
La regia, solo per iniziare con qualcosa di semplice, è tornata a livelli imbarazzanti (non che li abbia mai abbandonati ma...) e non avete idea di quanti primi piani vengano sprecati sulle facce inespressive di Ian Ziering e Tara Reid. Soffermiamoci un attimo su quest'ultima, prima di cominciare a parlare di effetti speciali (LOL), sebbene persino Ian Ziering, protagonista di una delle scene "strappalacrime" più esilaranti di sempre, meriterebbe altro che un Razzie Award. Tralasciando la mise inguardabile sintetizzata in ciocche di capelli fucsia, lilla e bionde combinata ad un corpetto striminzito e uno di quei pellicciotti fucsia in pelo di Uan che vendevano da H&M, sono proprio i primi piani e, mai come quest'anno, le urla della Reid (a un certo punto persino in versione Super Sayan) ad offendere occhi e orecchie dello spettatore, anche il più ben disposto: definirla cagna maledetta è un'offesa alle povere cagne maledette, aggiungo solo che nei momenti topici la fanciulla è indecisa tra una resting bitch face, l'espressione di chi sta per vomitare e quella di chi ha dimenticato gli occhiali da sole quando l'astro celeste picchia secco contro il parabrezza dell'auto. Gli effetti speciali sono ai livelli degli anni precedenti, con gli squali che cambiano dimensione a seconda che debbano colpire o venire colpiti dal personaggio (alcuni spiaccicano le vittime al suolo, altri arrivano ad un metro dal protagonista prima di rimpicciolirsi così da venire colpiti e uccisi con un pugno, persino dal figlio di Fin) ma quest'anno hanno deciso di superarsi creando il cosiddetto Blob of Sharks, praticamente la versione radioattiva del banco di pescetti che aiutavano Dory e Marlin a cercare Nemo combinandosi in varie forme e, dovendo ambientare delle scene a Tokyo, non poteva mancare lo Sharkzilla (o Pokémon Go, se per questo) e neppure lo SHARKSAFARINADO. Don't Ask. Avrei ben due pagine di appunti con le quali corredare questo post ma avevo promesso niente spoiler quindi le terrò per me, nonostante siano esilaranti. L'unica cosa che mi sento di aggiungere è un plauso a chi ha creato i titoli di testa a cartoni animati, con Lilli e il Vagabondo versione squalo e alcune sequenze realizzate in stile anime, un coppino a chi ha deciso di ricreare il video di Lord of the Board con gli Offspring in sottofondo manco fossimo negli anni '90 e uno sputo ai "dialoghisti": roba come "London Bridge is Falling Down", "Same Shark Different Day", "We'll Make The World Great Again", "Che cavolo! Mamma mia!" messo in bocca a degli italiani e soprattutto "Forgive Me Father For I Am Fin (detto al PAPA. Al Papa, santo Cielo!!! E non vi dico chi è il Papa...)" non si può sentire. E poi, soprattuttamente, MANCA DAVID HASSELHOFF, cosa molto MALE, nonostante la guest star finale che... no, di questo non posso proprio parlare! All'anno prossimo, squaletti!
Del regista Anthony C. Ferrante ho già parlato QUI. Ian Ziering (Fin Shepard), Tara Reid (April Shepard) e Dan Fogler (Se stesso) li trovate invece ai rispettivi link.
David Naughton interpreta l'ambasciatore Kesler. Americano, lo ricordo per film come Un lupo mannaro americano a Londra e I gusti del terrore, inoltre ha partecipato a serie come Love Boat, La signora in giallo, Ai confini della realtà, MacGyver, Melrose Place, E.R Medici in prima linea, Grey's Anatomy e American Horror Story. Ha 67 anni e quattro film in uscita.
Ora, parliamo un po' di guest star e qui OCCHIO AGLI SPOILER. Oltre a gente a me ben poco conosciuta come il cantante dei Poison Bret Michaels e lo skater Tony Hawk nei panni di loro stessi, c'è l'ex comico del Saturday Night Live Chris Kattan nel ruolo di primo ministro inglese, la trekkie Nichelle Nichols in quello del Segretario Generale Starr, l'attore di Z Nation Russell Hodgkinson in quello di Steven Beck (che è poi lo stesso personaggio del telefilm), il presentatore Geraldo Rivera in quello del Dr. Angels, la campionessa olimpica di pattinaggio artistico Sasha Cohen, Olivia Newton-John assieme alla figlia Chloe Lattanzi, entrambe nei panni delle due dottoresse che rimontano April, il wrestler un tempo conosciuto come Johnny Nitro nel ruolo di Rodolfo, il modello Fabio in quello del Papa (Gesù...) e soprattutto lui... Dolph Lundgren nel ruolo più inaspettato di sempre, che ovviamente non spoilero in caso non abbiate tenuto conto dell'avvertenza di cui sopra. Aggiungo solo che il film è dedicato alla memoria di John Heard, comparso come guest star nel primo Sharknado e, nell'attesa che esca il sesto capitolo l'anno prossimo, vi comando di rinfrescarvi la memoria guardando i primi cinque episodi della saga più trash di sempre. ENJOY!
Trama: dopo aver trafugato un antico manufatto da Stonehenge, Fin e Nova scatenano sharknado in tutto il mondo...
Quando dico che non mi fido molto delle iperboli e dei giudizi definitivi, lo dico con cognizione di causa: a 15 minuti dall'inizio e fino a tre dalla fine, il quinto capitolo della saga creata dalla Asylum per me era "già il peggior Sharknado di sempre". Il che è vero, per carità, perché se dovessi fare un elenco di tutte le cose sbagliate di Global Swarming (dove per sbagliate intendo ANCORA PIU' rispetto agli altri episodi, salvo forse quell'orrore del secondo) scriverei un post fiume... il problema è che davanti ad un finale sborone, trash, sfacciato, terrificante, epico e commovente come quello concertato dagli sceneggiatori sono stata costretta a timbrare già il cartellino per l'appuntamento dell'anno prossimo e vergognarmi pubblicamente di aver anche solo PENSATO che la saga di Sharknado fosse finita. Ma non pensiamo al futuro, guardiamo al presente. Avevamo lasciato Fin e famiglia (il cui numero di membri varia a seconda dei mesi, credo) felici, contenti e lontani dagli squali ma ovviamente con la famiglia Shepard la tranquillità non può durare: pargolo alla mano, il nostro eroe e la iron woman April volano in Inghilterra per, credo, aiutare gli 007 inglesi a creare una task force anti Sharknado e lì Fin viene contattato da Nova per rinvenire un manufatto strettamente collegato con i tornado squaluti. Da lì, il delirio, tra Shark God, booby traps, teletrasporto e soprattutto il Global Swarming del titolo, che arriva a toccare una decina di diverse capitali mondiali, con tutti gli stereotipi del caso e con la solita, infinita ridda di citazioni, che quest'anno passano sfacciatamente da Indiana Jones (con intere scene e dialoghi presi di peso da I predatori dell'arca perduta) a 007 fino ad arrivare a... no, non ve lo dico, l'omaggio finale è talmente commovente che posso solo lasciarvi il gusto di scoprirlo. Oddio, sto però mettendo troppo affetto in questo post e giustamente voi vorrete leggere il solito elenco di insulti perché, mi preme sottolinearlo ancora una volta, nonostante la sboronaggine Sharknado 5 non è disgustosamente bello come il capitolo che lo ha preceduto, bensì brutto forte come il secondo, nonché zeppo di guest star a me totalmente sconosciute: ad interpretare la regina, per esempio, c'è un puchiaccone rifatto di nome Charo, che a rigor di logica dovrebbe essere la Raffaella Carrà americana. Agghiacciante su più livelli, ma di alcune delle altre mille guest star parlerò nel solito trafiletto a fine post.
La regia, solo per iniziare con qualcosa di semplice, è tornata a livelli imbarazzanti (non che li abbia mai abbandonati ma...) e non avete idea di quanti primi piani vengano sprecati sulle facce inespressive di Ian Ziering e Tara Reid. Soffermiamoci un attimo su quest'ultima, prima di cominciare a parlare di effetti speciali (LOL), sebbene persino Ian Ziering, protagonista di una delle scene "strappalacrime" più esilaranti di sempre, meriterebbe altro che un Razzie Award. Tralasciando la mise inguardabile sintetizzata in ciocche di capelli fucsia, lilla e bionde combinata ad un corpetto striminzito e uno di quei pellicciotti fucsia in pelo di Uan che vendevano da H&M, sono proprio i primi piani e, mai come quest'anno, le urla della Reid (a un certo punto persino in versione Super Sayan) ad offendere occhi e orecchie dello spettatore, anche il più ben disposto: definirla cagna maledetta è un'offesa alle povere cagne maledette, aggiungo solo che nei momenti topici la fanciulla è indecisa tra una resting bitch face, l'espressione di chi sta per vomitare e quella di chi ha dimenticato gli occhiali da sole quando l'astro celeste picchia secco contro il parabrezza dell'auto. Gli effetti speciali sono ai livelli degli anni precedenti, con gli squali che cambiano dimensione a seconda che debbano colpire o venire colpiti dal personaggio (alcuni spiaccicano le vittime al suolo, altri arrivano ad un metro dal protagonista prima di rimpicciolirsi così da venire colpiti e uccisi con un pugno, persino dal figlio di Fin) ma quest'anno hanno deciso di superarsi creando il cosiddetto Blob of Sharks, praticamente la versione radioattiva del banco di pescetti che aiutavano Dory e Marlin a cercare Nemo combinandosi in varie forme e, dovendo ambientare delle scene a Tokyo, non poteva mancare lo Sharkzilla (o Pokémon Go, se per questo) e neppure lo SHARKSAFARINADO. Don't Ask. Avrei ben due pagine di appunti con le quali corredare questo post ma avevo promesso niente spoiler quindi le terrò per me, nonostante siano esilaranti. L'unica cosa che mi sento di aggiungere è un plauso a chi ha creato i titoli di testa a cartoni animati, con Lilli e il Vagabondo versione squalo e alcune sequenze realizzate in stile anime, un coppino a chi ha deciso di ricreare il video di Lord of the Board con gli Offspring in sottofondo manco fossimo negli anni '90 e uno sputo ai "dialoghisti": roba come "London Bridge is Falling Down", "Same Shark Different Day", "We'll Make The World Great Again", "Che cavolo! Mamma mia!" messo in bocca a degli italiani e soprattutto "Forgive Me Father For I Am Fin (detto al PAPA. Al Papa, santo Cielo!!! E non vi dico chi è il Papa...)" non si può sentire. E poi, soprattuttamente, MANCA DAVID HASSELHOFF, cosa molto MALE, nonostante la guest star finale che... no, di questo non posso proprio parlare! All'anno prossimo, squaletti!
Del regista Anthony C. Ferrante ho già parlato QUI. Ian Ziering (Fin Shepard), Tara Reid (April Shepard) e Dan Fogler (Se stesso) li trovate invece ai rispettivi link.
David Naughton interpreta l'ambasciatore Kesler. Americano, lo ricordo per film come Un lupo mannaro americano a Londra e I gusti del terrore, inoltre ha partecipato a serie come Love Boat, La signora in giallo, Ai confini della realtà, MacGyver, Melrose Place, E.R Medici in prima linea, Grey's Anatomy e American Horror Story. Ha 67 anni e quattro film in uscita.
Ora, parliamo un po' di guest star e qui OCCHIO AGLI SPOILER. Oltre a gente a me ben poco conosciuta come il cantante dei Poison Bret Michaels e lo skater Tony Hawk nei panni di loro stessi, c'è l'ex comico del Saturday Night Live Chris Kattan nel ruolo di primo ministro inglese, la trekkie Nichelle Nichols in quello del Segretario Generale Starr, l'attore di Z Nation Russell Hodgkinson in quello di Steven Beck (che è poi lo stesso personaggio del telefilm), il presentatore Geraldo Rivera in quello del Dr. Angels, la campionessa olimpica di pattinaggio artistico Sasha Cohen, Olivia Newton-John assieme alla figlia Chloe Lattanzi, entrambe nei panni delle due dottoresse che rimontano April, il wrestler un tempo conosciuto come Johnny Nitro nel ruolo di Rodolfo, il modello Fabio in quello del Papa (Gesù...) e soprattutto lui... Dolph Lundgren nel ruolo più inaspettato di sempre, che ovviamente non spoilero in caso non abbiate tenuto conto dell'avvertenza di cui sopra. Aggiungo solo che il film è dedicato alla memoria di John Heard, comparso come guest star nel primo Sharknado e, nell'attesa che esca il sesto capitolo l'anno prossimo, vi comando di rinfrescarvi la memoria guardando i primi cinque episodi della saga più trash di sempre. ENJOY!
martedì 25 ottobre 2016
Urban Legend (1998)
E' giunto il momento di parlare di uno degli horror che preferivo negli anni dell'adolescenza, Urban Legend di Jamie Blanks, uscito nel 1998.
Trama: in un college americano gli studenti cominciano a venire uccisi da qualcuno che ha deciso di riproporre nella realtà le più famose leggende metropolitane...
"Mi ha detto mio cuGGino che una volta si è svegliato in un fosso tutto bagnato che gli mancava un rene!". Così cantavano gli Elii nell'immortale Mio cuggino, la celebrazione tutta italiana delle cosiddette leggende metropolitane, situazioni paradossali e fondamentalmente terrificanti che TUTTI giureremmo siano capitate all'amico, dell'amico, dell'amico del cuGGino appunto. Le leggende metropolitane sono nate in America, almeno quelle più famose, ma alzi la mano chi non se n'è mai sentita raccontare una da ragazzino: io da bambina tremavo ascoltando quella della "mano leccata" ma girava anche la versione cattolica di Bloody Mary, quella in cui se qualcuno avesse recitato l'Ave Maria al contrario (ma perché???) davanti allo specchio avrebbe visto Satana nel riflesso, e sicuramente mille altri racconti atroci che ora non rammento. Scopo delle leggende metropolitane, così si dice, è quello di educare l'utente a non compiere le azioni che condannano i protagonisti alla morte o alla follia (se sei una baby sitter poco attenta probabilmente un assassino arriverà ad ucciderti) oppure a fare attenzione all'ambiente che lo circonda (bisognerebbe controllare SEMPRE il sedile posteriore della macchina, se non addirittura quello che si cela sotto la stessa) e, in generale, contengono una morale assai simile a quella delle antiche fiabe. Il film di Jamie Blanks si basa interamente su questo folklore moderno americano e crea un serial killer particolarmente fantasioso che sceglie di trasformare i malcapitati studenti di un college nei protagonisti di queste leggende metropolitane, imbastendo attorno a questi omicidi una storia fatta di sospetti, segreti passati e vendette postume. Il risultato di questo collage di leggende è una pellicola simpatica, zeppa di citazioni e guest star, interessante nella misura in cui lo spettatore decide di farsi prendere dalla curiosità e approfondire l'argomento: per esempio, io conoscevo la fonte primaria di tutti gli omicidi tranne uno e cercando in rete per colmare questa lacuna ho scoperto il macabro retroscena legato alla canzone Love Rollercoaster , peraltro presente nella colonna sonora di Urban Legend.
Poi, ovviamente, c'è da dire che guardare Urban Legend a diciott'anni non è proprio come guardarlo ora. All'epoca sorvolavo su moltissime cose e badavo essenzialmente all'aspetto folkloristico e gore della pellicola, visto oggi il film di Jamie Blanks è una belinata, per quanto simpatica, e diventa ancora più scemo per chi, come me, si è divorato la prima stagione di Scream Queens. Nella serie creata da Murphy, Falchuk e compagnia i personaggi e le situazioni sono caricati all'estremo ma la somiglianza con Urban Legend ha dell'incredibile: al di là dei soliti studenti stereotipatissimi, ci sono una guardia giurata di colore (mai stupenda quanto Denise Hempville, ah-ha, no sir!), lo studentello giornalista che si atteggia manco lavorasse per il Time e decide di aiutare la protagonista a risolvere il mistero, professori e "decani" che guardano dall'altra parte scegliendo di coprire gli scandali della scuola, killer mosso da sentimenti condivisibili che tuttavia sbrocca facendola fuori dal vaso e scemenza distribuita a palate, tutti aspetti della trama che sono praticamente gli elementi cardine di entrambe le opere. Gli attori, nemmeno a dirlo, sono dei mezzi cani ed era giusto il doppiaggio italiano a mettere una pezza alle vocette monocordi di tutti i coinvolti. L'unico che ancora oggi merita considerazione e simpatia è Joshua Jackson, talmente pronto a prendersi in giro per l'iconico personaggio di Pacey da prestarsi non soltanto alla gag della macchina che si accende sparando "annouannauei" a tutto volume (cosa che mi fa ridere tuttora) ma anche ad omaggiare una delle scene madri di Animal House. E se è vero che Robert Englund, John Neville, Brad Dourif e Danielle Harris sono sempre un bel vedere, soprattutto all'interno di un horror, bisogna anche ammettere che Alicia Witt è una protagonista senza nerbo, Jared Leto un povero minchietta alle prime armi e Rebecca Gayheart un'imbarazzante quasi trentenne costretta nei panni palesemente troppo giovani di una studentessa del college. A parte questo, per passare una serata tra leggende metropolitane e strilli di terrore Urban Legend è perfetto e per mille motivi, non ultima una questione di amore nostalgico, non mi sento di volergli male.
Di Jared Leto (Paul Gardener), Alicia Witt (Natalie Simon), Rebecca Gayheart (Brenda Bates), Joshua Jackson (Damon Brooks), Tara Reid (Sasha Thomas), Robert Englund (Prof. William Exler), Danielle Harris (Tosh Guaneri) e Brad Dourif (che interpreta il benzinaio Michael McDonnel, non accreditato) ho già parlato ai rispettivi link.
Jamie Blanks è il regista della pellicola. Australiano, ha diretto film come Valentine - Appuntamento con la morte. Anche compositore, sceneggiatore e produttore, ha 55 anni.
Michael Rosenbaum interpreta Parker Riley. Americano, ha partecipato a film come Mezzanotte nel giardino del bene e del male, Cursed - Il maleficio, Catch .44 e a serie come Smallville (dove interpretava Lex Luthor). Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 44 anni e un film in uscita.
Loretta Devine interpreta Reese Wilson. Americana, ha partecipato a film come Nikita, spie senza volto, Urban Legend: Final Cut, Mi chiamo Sam e a serie come Ally McBeal, Supernatural, Cold Case, Glee e Grey's Anatomy; inoltre, ha doppiato un episodio di The Cleveland Show. Anche produttrice, ha 67 anni e un film in uscita.
John Neville interpreta il decano Adams. Inglese, lo ricordo per film come Le avventure del Barone di Munchausen, Baby Birba - Un giorno in libertà, Piccole donne, Il quinto elemento, X-Files - Il film e Spider, inoltre ha partecipato a serie come X-Files. E' morto nel 2011, all'età di 82 anni.
Julian Richings interpreta il bidello. Inglese, ha partecipato a film come Il pasto nudo, Mimic, Cube - Il cubo, X-Men - Conflitto finale, Saw IV, Survival of the Dead - L'isola dei sopravvissuti, The Conspiracy, Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet, The Witch e a serie come Kingdom Hospital, Mucchio d'ossa, Hemlock Grove, Supernatural e Hannibal. Ha 61 anni e un film in uscita.
Trama: in un college americano gli studenti cominciano a venire uccisi da qualcuno che ha deciso di riproporre nella realtà le più famose leggende metropolitane...
"Mi ha detto mio cuGGino che una volta si è svegliato in un fosso tutto bagnato che gli mancava un rene!". Così cantavano gli Elii nell'immortale Mio cuggino, la celebrazione tutta italiana delle cosiddette leggende metropolitane, situazioni paradossali e fondamentalmente terrificanti che TUTTI giureremmo siano capitate all'amico, dell'amico, dell'amico del cuGGino appunto. Le leggende metropolitane sono nate in America, almeno quelle più famose, ma alzi la mano chi non se n'è mai sentita raccontare una da ragazzino: io da bambina tremavo ascoltando quella della "mano leccata" ma girava anche la versione cattolica di Bloody Mary, quella in cui se qualcuno avesse recitato l'Ave Maria al contrario (ma perché???) davanti allo specchio avrebbe visto Satana nel riflesso, e sicuramente mille altri racconti atroci che ora non rammento. Scopo delle leggende metropolitane, così si dice, è quello di educare l'utente a non compiere le azioni che condannano i protagonisti alla morte o alla follia (se sei una baby sitter poco attenta probabilmente un assassino arriverà ad ucciderti) oppure a fare attenzione all'ambiente che lo circonda (bisognerebbe controllare SEMPRE il sedile posteriore della macchina, se non addirittura quello che si cela sotto la stessa) e, in generale, contengono una morale assai simile a quella delle antiche fiabe. Il film di Jamie Blanks si basa interamente su questo folklore moderno americano e crea un serial killer particolarmente fantasioso che sceglie di trasformare i malcapitati studenti di un college nei protagonisti di queste leggende metropolitane, imbastendo attorno a questi omicidi una storia fatta di sospetti, segreti passati e vendette postume. Il risultato di questo collage di leggende è una pellicola simpatica, zeppa di citazioni e guest star, interessante nella misura in cui lo spettatore decide di farsi prendere dalla curiosità e approfondire l'argomento: per esempio, io conoscevo la fonte primaria di tutti gli omicidi tranne uno e cercando in rete per colmare questa lacuna ho scoperto il macabro retroscena legato alla canzone Love Rollercoaster , peraltro presente nella colonna sonora di Urban Legend.
Poi, ovviamente, c'è da dire che guardare Urban Legend a diciott'anni non è proprio come guardarlo ora. All'epoca sorvolavo su moltissime cose e badavo essenzialmente all'aspetto folkloristico e gore della pellicola, visto oggi il film di Jamie Blanks è una belinata, per quanto simpatica, e diventa ancora più scemo per chi, come me, si è divorato la prima stagione di Scream Queens. Nella serie creata da Murphy, Falchuk e compagnia i personaggi e le situazioni sono caricati all'estremo ma la somiglianza con Urban Legend ha dell'incredibile: al di là dei soliti studenti stereotipatissimi, ci sono una guardia giurata di colore (mai stupenda quanto Denise Hempville, ah-ha, no sir!), lo studentello giornalista che si atteggia manco lavorasse per il Time e decide di aiutare la protagonista a risolvere il mistero, professori e "decani" che guardano dall'altra parte scegliendo di coprire gli scandali della scuola, killer mosso da sentimenti condivisibili che tuttavia sbrocca facendola fuori dal vaso e scemenza distribuita a palate, tutti aspetti della trama che sono praticamente gli elementi cardine di entrambe le opere. Gli attori, nemmeno a dirlo, sono dei mezzi cani ed era giusto il doppiaggio italiano a mettere una pezza alle vocette monocordi di tutti i coinvolti. L'unico che ancora oggi merita considerazione e simpatia è Joshua Jackson, talmente pronto a prendersi in giro per l'iconico personaggio di Pacey da prestarsi non soltanto alla gag della macchina che si accende sparando "annouannauei" a tutto volume (cosa che mi fa ridere tuttora) ma anche ad omaggiare una delle scene madri di Animal House. E se è vero che Robert Englund, John Neville, Brad Dourif e Danielle Harris sono sempre un bel vedere, soprattutto all'interno di un horror, bisogna anche ammettere che Alicia Witt è una protagonista senza nerbo, Jared Leto un povero minchietta alle prime armi e Rebecca Gayheart un'imbarazzante quasi trentenne costretta nei panni palesemente troppo giovani di una studentessa del college. A parte questo, per passare una serata tra leggende metropolitane e strilli di terrore Urban Legend è perfetto e per mille motivi, non ultima una questione di amore nostalgico, non mi sento di volergli male.
Di Jared Leto (Paul Gardener), Alicia Witt (Natalie Simon), Rebecca Gayheart (Brenda Bates), Joshua Jackson (Damon Brooks), Tara Reid (Sasha Thomas), Robert Englund (Prof. William Exler), Danielle Harris (Tosh Guaneri) e Brad Dourif (che interpreta il benzinaio Michael McDonnel, non accreditato) ho già parlato ai rispettivi link.
Jamie Blanks è il regista della pellicola. Australiano, ha diretto film come Valentine - Appuntamento con la morte. Anche compositore, sceneggiatore e produttore, ha 55 anni.
Michael Rosenbaum interpreta Parker Riley. Americano, ha partecipato a film come Mezzanotte nel giardino del bene e del male, Cursed - Il maleficio, Catch .44 e a serie come Smallville (dove interpretava Lex Luthor). Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 44 anni e un film in uscita.
Loretta Devine interpreta Reese Wilson. Americana, ha partecipato a film come Nikita, spie senza volto, Urban Legend: Final Cut, Mi chiamo Sam e a serie come Ally McBeal, Supernatural, Cold Case, Glee e Grey's Anatomy; inoltre, ha doppiato un episodio di The Cleveland Show. Anche produttrice, ha 67 anni e un film in uscita.
John Neville interpreta il decano Adams. Inglese, lo ricordo per film come Le avventure del Barone di Munchausen, Baby Birba - Un giorno in libertà, Piccole donne, Il quinto elemento, X-Files - Il film e Spider, inoltre ha partecipato a serie come X-Files. E' morto nel 2011, all'età di 82 anni.
Julian Richings interpreta il bidello. Inglese, ha partecipato a film come Il pasto nudo, Mimic, Cube - Il cubo, X-Men - Conflitto finale, Saw IV, Survival of the Dead - L'isola dei sopravvissuti, The Conspiracy, Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet, The Witch e a serie come Kingdom Hospital, Mucchio d'ossa, Hemlock Grove, Supernatural e Hannibal. Ha 61 anni e un film in uscita.
Sarah Michelle Gellar aveva accettato il ruolo di Sasha ma aveva dovuto rinunciare perché già impegnata con le riprese della serie Buffy - L'ammazzavampiri mentre sia Reese Witherspoon che Melissa Joan Hart hanno rifiutato la parte di Natalie. Tra i mille inside joke di cui il film è pieno, molti dei quali comprensibilissimi anche per il pubblico italiano, ce n'è uno che effettivamente può essere apprezzato solo dagli americani: sul finale, una delle studentesse dice "E scommetto che Brenda era la ragazza nella pubblicità della Noxzema" ed effettivamente Rebecca Gayheart, che interpreta Brenda, aveva partecipato a parecchi spot di quel marchio. Il film ha generato ben tre seguiti, tutti di qualità discutibile: Urban Legend: Final Cut è l'unico in qualche modo direttamente collegato poi ci sono Urban Legend 3 (dai risvolti sovrannaturali e legato alla figura di Bloody Mary) e Ghosts of Goldfield (nato come ennesimo capitolo della serie e poi andato per i fatti suoi), entrambi distribuiti straight-to-video; se Urban Legend vi fosse piaciuto eviterei tutti e tre i sequel e punterei invece su So cos'hai fatto, la saga di Scream e Final Destination. ENJOY!
venerdì 5 agosto 2016
Sharknado 4: The 4th Awakens (2016)
Errare è umano, perseverare diabolico. Talvolta però può essere anche la giusta strada da intraprendere e lo dimostra lo sfacciatissimo Sharknado 4: The 4th Awakens, sempre diretto dall'intrepido regista Anthony C. Ferrante e mandato in onda dall'iconico canale SyFy.
Trama: grazie alla ditta Astro-X, ormai da cinque anni l'America è libera dagli sharknado. Proprio quando Fin decide di prendersi una vacanza e andare a Las Vegas, però, gli sharknado ricominciano a manifestarsi in forme inaspettate...
Quest'anno ho preso appunti, ve lo giuro. Fin dal titolo mortale, prodromo di un'introduzione con testo scorrevole identica a quella storica di Guerre Stellari, che racconta brevemente come sia possibile che dal terzo film siano passati cinque anni, per di più senza sharknado, il quarto capitolo di questa ormai irrinunciabile saga estiva è un profluvio di citazioni cinematografiche messe ad minchiam. Talmente ad minchiam, in effetti, che se gli altri anni la "sceneggiatura" di Sharknado mi era parsa sottomettersi all'esigenza di inserire più guest star possibile (non che stavolta manchino, per carità), stavolta è diventata un puzzle capace di accorpare il già citato Guerre Stellari, Iron Man,The Avengers, Terminator, Pinocchio, Christine - La macchina infernale, Non aprite quella porta e persino Il mago di Oz; se riuscite a trovare un minimo comun denominatore tra le trame di questi film avete già le carte in mano per candidarvi a sceneggiatori di Sharknado 5 ma se bastasse così poco potrei riuscirci anche io. Il fatto è che i realizzatori di Sharknado devono avere letto i miei vecchi post, quelli in cui lamentavo una generale mancanza di coraggio nell'osare l'inosabile (eh no, a me l'idea di uno sharknado non è mai bastata) e hanno capito che per soddisfarmi appieno non avrebbero dovuto limitarsi a mostrare gente che combatte gli squali con pugni e sciabole finte, ma avrebbero dovuto proprio SBRAGARE. Mandare al diavolo ogni limite, ogni briciola di senso del pudore. E quest'anno l'hanno fatto, santo cielo, al punto da costringermi a fissare lo schermo incredula per un'ora e mezza costellata di risate a non finire. Sapete, quelle risate da manicomio, che indicano il cedimento dei nervi o dei neuroni. Ovviamente non voglio fare spoiler perché so che tra i lettori ci sono almeno un paio di fan scatenati della saga ma qui parliamo di cliffhanger risolti nel modo più imbecille possibile, supereroi, bambini convinti di essere figli di una squalA, automobili utilizzate come tavole da surf, matrioske di squali, pernacchie alle più elementari leggi della fisica, epica ignoranza davanti agli effetti di oggetti radioattivi, tecniche di rianimazione che al confronto il Dr. House di Marcello Cesena era un luminare, Boozy David come se piovesse e, soprattuttamente, ogni variazione possibile ed immaginabile del termine Sharknado. Insomma, una merdaviglia.
Una simile esagerazione pretendeva il coinvolgimento della WETA, che però ha fatto una leva ai produttori per non ritardare gli effetti speciali di film più seri. Ma pensate che Ferrante abbia deciso di rinunciare? GIAMMAI! Se la fotografia è un pelino migliorata rispetto agli altri anni, gli effetti speciali di questo quarto episodio fanno schifo a livelli inenarrabili: non c'è UNO squalo che rispetti le proporzioni di quelli che lo affiancano e neppure degli attori che dovrebbero interagire con lui, ça va sans dire, e non so se è peggiore il distacco tra i protagonisti e il green screen sul quale sono costretti a recitare oppure la resa grafica dei vari X-nado. In compenso gli attori danno moltissima soddisfazione, nel senso che ormai fanno davvero il cavolo che vogliono e nessuno pretende nulla da loro. A dire il vero, Ian Ziering, quest'anno anche produttore, l'ho trovato un po' sottotono, forse perché perso nell'infinita quantità di comprimari che gli hanno appioppato onde creare una sorta di clan Shepardiano di cacciatori di squali, con Hasselhoff e la Reid in testa, sui quali sarebbe bene spendere due parole. Boozy David si permette di interpretare un Colonnello che pare appena uscito da un centro di riabilitazione per alcolisti (ops!) e persino di canticchiare a fior di labbra la Cavalcata delle Valchirie, Tara Reid è invece così cagna maledetta e rifatta che non si sono neppure sbattuti ad insegnarle come si tirano dei pugni ad un sacco, hanno preferito velocizzare l'intera sequenza a mo' di comiche, roba da causare la morte istantanea di Sylvester Stallone. E tra un tizio che si ritrova la moglie morta e se la dimentica dopo due secondi senza versare neppure una lacrima, Gary Busey che sembra lo scienziato pazzo di Avanti un altro, bambini che strillano palesemente scoglionati in quanto lo storyboard li prevede aggrappati ad una trave per un tempo praticamente infinito, orripilanti e fintissimi baci tra moglie e marito e marchette all'imminente (evviva!) 2 Lava 2 Lantula, il Cinema e financo il cinema ma pure il cinema si sono fatti probabilmente esplodere in un tripudio di miccette formando in cielo la scritta Zio Cantante dinnanzi a cotanto sfoggio di bulla ignoranza. Io posso solo flagellarmi urlando WES ANDERSON! espiando così la vergogna di esser costretta a mettere nero su bianco queste parole: Best. Sharknado. Ever. All'anno prossimo, squaletti!
Del regista Anthony C. Ferrante ho già parlato QUI. Ian Ziering (Fin Shepard), Tara Reid (April Shepard), David Hasselhoff (Colonnello Gilbert Shepard), Gary Busey (Wilford), Steve Guttenberg (Colton), Stacey Dash (il sindaco di Chicago) e Caroline Williams (Stretch) li trovate invece ai rispettivi link.
Trama: grazie alla ditta Astro-X, ormai da cinque anni l'America è libera dagli sharknado. Proprio quando Fin decide di prendersi una vacanza e andare a Las Vegas, però, gli sharknado ricominciano a manifestarsi in forme inaspettate...
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Colpi di cippa sullo squalo |
Una simile esagerazione pretendeva il coinvolgimento della WETA, che però ha fatto una leva ai produttori per non ritardare gli effetti speciali di film più seri. Ma pensate che Ferrante abbia deciso di rinunciare? GIAMMAI! Se la fotografia è un pelino migliorata rispetto agli altri anni, gli effetti speciali di questo quarto episodio fanno schifo a livelli inenarrabili: non c'è UNO squalo che rispetti le proporzioni di quelli che lo affiancano e neppure degli attori che dovrebbero interagire con lui, ça va sans dire, e non so se è peggiore il distacco tra i protagonisti e il green screen sul quale sono costretti a recitare oppure la resa grafica dei vari X-nado. In compenso gli attori danno moltissima soddisfazione, nel senso che ormai fanno davvero il cavolo che vogliono e nessuno pretende nulla da loro. A dire il vero, Ian Ziering, quest'anno anche produttore, l'ho trovato un po' sottotono, forse perché perso nell'infinita quantità di comprimari che gli hanno appioppato onde creare una sorta di clan Shepardiano di cacciatori di squali, con Hasselhoff e la Reid in testa, sui quali sarebbe bene spendere due parole. Boozy David si permette di interpretare un Colonnello che pare appena uscito da un centro di riabilitazione per alcolisti (ops!) e persino di canticchiare a fior di labbra la Cavalcata delle Valchirie, Tara Reid è invece così cagna maledetta e rifatta che non si sono neppure sbattuti ad insegnarle come si tirano dei pugni ad un sacco, hanno preferito velocizzare l'intera sequenza a mo' di comiche, roba da causare la morte istantanea di Sylvester Stallone. E tra un tizio che si ritrova la moglie morta e se la dimentica dopo due secondi senza versare neppure una lacrima, Gary Busey che sembra lo scienziato pazzo di Avanti un altro, bambini che strillano palesemente scoglionati in quanto lo storyboard li prevede aggrappati ad una trave per un tempo praticamente infinito, orripilanti e fintissimi baci tra moglie e marito e marchette all'imminente (evviva!) 2 Lava 2 Lantula, il Cinema e financo il cinema ma pure il cinema si sono fatti probabilmente esplodere in un tripudio di miccette formando in cielo la scritta Zio Cantante dinnanzi a cotanto sfoggio di bulla ignoranza. Io posso solo flagellarmi urlando WES ANDERSON! espiando così la vergogna di esser costretta a mettere nero su bianco queste parole: Best. Sharknado. Ever. All'anno prossimo, squaletti!
Del regista Anthony C. Ferrante ho già parlato QUI. Ian Ziering (Fin Shepard), Tara Reid (April Shepard), David Hasselhoff (Colonnello Gilbert Shepard), Gary Busey (Wilford), Steve Guttenberg (Colton), Stacey Dash (il sindaco di Chicago) e Caroline Williams (Stretch) li trovate invece ai rispettivi link.
La saga di Sharknado quest'anno è diventata un affare di famiglia visto che tra le varie comparse ci sono Steffanie Busey (moglie di Gary) e Hayley e Taylor-Ann Hasselhoff (le figlie di Boozy David), mentre Gena Lee Nolin e Alexandra Paul, membri del cast di Baywatch, si riuniscono per qualche minuto a David Hasselhoff in un simpatico e nostalgico siparietto. Tra gli altri personaggi famosi (o meglio, tra quelli che ho riconosciuto io perché Sharknado conta almeno 40 guest star tirate fuori da sit-com, reality, persino YouTube), spuntano anche il creatore della Troma Lloyd Kaufman nei panni di un ingegnere spaziale e anche l'attore dietro la maschera di Leatherface in Non aprite quella porta 3D (Dan Yeager, che interpreta Gunnar, da Gunnar Hansen, ovvero il Leatherface originale). Detto questo, siamo sempre lì: se Sharknado: The 4th Awakens vi fosse piaciuto recuperate i precedenti Sharknado, Sharknado 2: The Second One, Sharknado 3: Oh Hell No! e ovviamente il tamarrissimo Lavalantula, nell'attesa di un probabile Sharknado 5 di cui, stranamente, non è ancora stato dato annuncio. Volete che muoro? ENJOY!
venerdì 18 dicembre 2015
Alone in the Dark (2005)
Tutto comincia da una cartella denominata "Serata Trash!", donatami dall'amico Dario parecchi anni fa. Complice tutta una serie di fattori non ho mai avuto il coraggio di aprirla finché, qualche mese fa, non ho cominciato con Pomodori assassini e, tra gli altri titoli, ho notato un nome ripetuto parecchie volte: Uwe Boll. Consapevole di stare per inoltrarmi nella peggio monnezza ho deciso di guardare Alone in the Dark, diretto appunto da Boll nel 2005 e tratto dall'omonimo videogame anni '90. Mamma mia.
Trama: Edward Carnby è un detective dell'occulto dall'oscuro passato che, un giorno, si ritrova a dover affrontare terribili mostri desiderosi di invadere il nostro mondo...
Che è il massimo sforzo che otterrete da me per quel che riguarda la stesura di una trama, poiché dopo due giorni di Alone in the Dark non ricordo altro che il sonno. Anzi, anche per darvi un'idea del poco tempo a mia disposizione per scrivere i post vi comunico che dalla stesura della riga precedente è passata addirittura una settimana e non so davvero cosa diavolo scrivere sul film di Uwe Boll tranne che fa davvero schifo. Già a mio parere non è una mossa saggia partire da un videogioco per girare un film horror però poi penso che, effettivamente, Silent Hill non era venuto male, anzi. Il problema è che Alone in the Dark come film (al videogame non ho mai giocato quindi non posso giudicare) è la quintessenza della banalità, della noia, del già visto, del "e ti pare una scena d'azione quella??": tutto ruota attorno ad un'organizzazione segreta che gestisce le minacce paranormali, soprattutto quelle aberrazioni scheletriche di cui non ricordo il nome che tentano di invadere la Terra e che uno scienziato ha cercato di incrociare, aiutato da una suora (!!!) con dei bambini. Il risultato saranno adulti zombizzati e un Christian Slater che è mezzo incrociato mezzo no quindi rimarrà bello fresco per tutto il film, ad aiutare l'organizzazione a distruggere gli orridi mostri. In quasi tutte le scene del film ci saranno dunque dei personaggi che "Soli Nel Buio" si ritroveranno, fucile alla mano, a sparare contro i mostrilli che un po' si vedono un po' non si vedono in quanto capaci di mimetizzarsi nelle tenebre fino a scomparire: avete idea di quanto sia bello vedere attori incapaci a recitare che corrono fingendo che ci sia qualcosa di cattivissimo e sanguinario alle loro spalle? Se non lo sapete, guardate Alone in the Dark e ve ne farete un'idea! Ma non è questo l'unico difetto del film, eh no.
Accanto ad una trama noiosissima ed inutilmente complicata (tanto che i realizzatori hanno dovuto aggiungere lo spiegone scritto in sovrimpressione all'inizio perché dopo le prime proiezioni il pubblico aveva difficoltà a capire) e ad attori cagnacci (credo che Stephen Dorff e Christian Slater abbiano semplicemente staccato il cervello, Tara Reid non ne ha mai avuto uno, nemmeno ai tempi di American Pie, ma almeno in Alone in the Dark non è ancora rifatta o in botta come in Sharknado) c'è la regia di Uwe Boll e mi spiace solo che il suo cognome sia così simile al mio. Potevo "quasi" sorvolare sulla trashissima scena di sesso tra la Reid e Slater, preceduta da un attacco di 7 Seconds così smaccato che mancava solo il filtro sfumato in fase di montaggio, ma le oscene battaglie contro i mostri, zeppe di immagini statiche illuminate dal flash dei fucili mentre gli attori stanno fermi ad urlare come dei dementi, o il vilipendio all'Aldilà Fulciano durante il pre-finale (è stato vilipeso persino Alien 2 sulla terra, vi pare possibile????) sono stati troppo anche per me. Ho giusto apprezzato la presenza di Wish I Had an Angel dei Nightwish, anche troppo bella per i titoli di coda di una rumenta simile: vi dico solo che ho continuato a fissare inebetita lo schermo scuotendo la testa finché non è finita, cercando di purgarmi la mente dall'orrore "cinematografico" appena conclusosi. Alone in the Dark ha avuto un seguito e la filmografia di Boll è praticamente sterminata ma seguirò il consiglio dell'amica Lucia e cancellerò dalle mie proprietà qualsiasi cosa sia legata anche solo lontanamente a questo regista. Per me l'esperienza Boll finisce qui!
Di Christian Slater (Edward Carnby), Tara Reid (Aline Cedrac) e Stephen Dorff (Richard Burke) ho già parlato ai rispettivi link.
Uwe Boll è il regista della pellicola. Tedesco, ha diretto film come House of the Dead, Bloodrayne, In the Name of the King e Rampage. Anche produttore, sceneggiatore e attore, ha 50 anni e due film in uscita.
La recensione più bella del film l'ha scritta tale Blair Erickson, autore non accreditato della prima bozza di sceneggiatura, dopo che Uwe Boll ha deciso di cambiare lo script per farlo assomigliare più ad un action che a un thriller. Ecco la traduzione di quello che ha scritto Erickson sul sito Somethingawful.com, una roba da facepalm definitivo: "La sceneggiatura originale di Alone In the Dark era stata scritta come la storia vera di un investigatore privato che scopriva un inquietante segreto paranormale nascosto dietro alcuni casi di persone scomparse. La storia veniva raccontata attraverso gli occhi di uno scrittore che era arrivato a collaborare con Edward Carnby durante la stesura di un romanzo e i due erano descritti come normalissime persone che non si sarebbero mai aspettate di incontrare nel buio degli esseri orribili. Abbiamo provato a rimanere fedeli allo stile di H.P. Lovecraft e al videogioco originale, decisamente meno hi-tech, cercando di tenere l'orrore nell'ombra, così che lo spettatore non vedesse mai di preciso ciò che aspettava nel buio i protagonisti. Per fortuna, il Dott. Boll è riuscito ad ingaggiare la sua fedele cricca di mestieranti per realizzare in tempo zero qualcosa di molto meglio della nostra storiella del cavolo e aggiungere un sacco di elementi terrificanti nonché indispensabili per un film horror, come portali che si aprono su dimensioni alternative, stupide archeologhe bionde, scene di sesso, scienziati pazzi, cani-mostro grondanti slime, forze speciali create per combattere cani-mostro grondanti slime realizzati in CG, Tara Reid, sparatorie in slow-motion stile "Matrix" e inseguimenti in auto. Ah già, e anche un prologo di dieci minuti il cui testo scorre sullo schermo ma viene anche letto a voce alta a beneficio degli spettatori analfabeti, ovvero gli unici che sono riusciti a bypassare tutte le critiche negative. Cioè cazzo, Boll sì che sa cosa fa davvero paura". Date un Nobel a quest'uomo!!! E se, inaspettatamente, Alone in the Dark vi fosse piaciuto, sappiate che c'è anche un Alone in the Dark 2: nonostante (o forse proprio a causa della) presenza di Lance Henriksen, Danny Trejo e Bill Moseley non garantisco la pregevolezza dell'opera ed evito di guardarla. ENJOY!
Trama: Edward Carnby è un detective dell'occulto dall'oscuro passato che, un giorno, si ritrova a dover affrontare terribili mostri desiderosi di invadere il nostro mondo...
Che è il massimo sforzo che otterrete da me per quel che riguarda la stesura di una trama, poiché dopo due giorni di Alone in the Dark non ricordo altro che il sonno. Anzi, anche per darvi un'idea del poco tempo a mia disposizione per scrivere i post vi comunico che dalla stesura della riga precedente è passata addirittura una settimana e non so davvero cosa diavolo scrivere sul film di Uwe Boll tranne che fa davvero schifo. Già a mio parere non è una mossa saggia partire da un videogioco per girare un film horror però poi penso che, effettivamente, Silent Hill non era venuto male, anzi. Il problema è che Alone in the Dark come film (al videogame non ho mai giocato quindi non posso giudicare) è la quintessenza della banalità, della noia, del già visto, del "e ti pare una scena d'azione quella??": tutto ruota attorno ad un'organizzazione segreta che gestisce le minacce paranormali, soprattutto quelle aberrazioni scheletriche di cui non ricordo il nome che tentano di invadere la Terra e che uno scienziato ha cercato di incrociare, aiutato da una suora (!!!) con dei bambini. Il risultato saranno adulti zombizzati e un Christian Slater che è mezzo incrociato mezzo no quindi rimarrà bello fresco per tutto il film, ad aiutare l'organizzazione a distruggere gli orridi mostri. In quasi tutte le scene del film ci saranno dunque dei personaggi che "Soli Nel Buio" si ritroveranno, fucile alla mano, a sparare contro i mostrilli che un po' si vedono un po' non si vedono in quanto capaci di mimetizzarsi nelle tenebre fino a scomparire: avete idea di quanto sia bello vedere attori incapaci a recitare che corrono fingendo che ci sia qualcosa di cattivissimo e sanguinario alle loro spalle? Se non lo sapete, guardate Alone in the Dark e ve ne farete un'idea! Ma non è questo l'unico difetto del film, eh no.
Accanto ad una trama noiosissima ed inutilmente complicata (tanto che i realizzatori hanno dovuto aggiungere lo spiegone scritto in sovrimpressione all'inizio perché dopo le prime proiezioni il pubblico aveva difficoltà a capire) e ad attori cagnacci (credo che Stephen Dorff e Christian Slater abbiano semplicemente staccato il cervello, Tara Reid non ne ha mai avuto uno, nemmeno ai tempi di American Pie, ma almeno in Alone in the Dark non è ancora rifatta o in botta come in Sharknado) c'è la regia di Uwe Boll e mi spiace solo che il suo cognome sia così simile al mio. Potevo "quasi" sorvolare sulla trashissima scena di sesso tra la Reid e Slater, preceduta da un attacco di 7 Seconds così smaccato che mancava solo il filtro sfumato in fase di montaggio, ma le oscene battaglie contro i mostri, zeppe di immagini statiche illuminate dal flash dei fucili mentre gli attori stanno fermi ad urlare come dei dementi, o il vilipendio all'Aldilà Fulciano durante il pre-finale (è stato vilipeso persino Alien 2 sulla terra, vi pare possibile????) sono stati troppo anche per me. Ho giusto apprezzato la presenza di Wish I Had an Angel dei Nightwish, anche troppo bella per i titoli di coda di una rumenta simile: vi dico solo che ho continuato a fissare inebetita lo schermo scuotendo la testa finché non è finita, cercando di purgarmi la mente dall'orrore "cinematografico" appena conclusosi. Alone in the Dark ha avuto un seguito e la filmografia di Boll è praticamente sterminata ma seguirò il consiglio dell'amica Lucia e cancellerò dalle mie proprietà qualsiasi cosa sia legata anche solo lontanamente a questo regista. Per me l'esperienza Boll finisce qui!
Di Christian Slater (Edward Carnby), Tara Reid (Aline Cedrac) e Stephen Dorff (Richard Burke) ho già parlato ai rispettivi link.
Uwe Boll è il regista della pellicola. Tedesco, ha diretto film come House of the Dead, Bloodrayne, In the Name of the King e Rampage. Anche produttore, sceneggiatore e attore, ha 50 anni e due film in uscita.
La recensione più bella del film l'ha scritta tale Blair Erickson, autore non accreditato della prima bozza di sceneggiatura, dopo che Uwe Boll ha deciso di cambiare lo script per farlo assomigliare più ad un action che a un thriller. Ecco la traduzione di quello che ha scritto Erickson sul sito Somethingawful.com, una roba da facepalm definitivo: "La sceneggiatura originale di Alone In the Dark era stata scritta come la storia vera di un investigatore privato che scopriva un inquietante segreto paranormale nascosto dietro alcuni casi di persone scomparse. La storia veniva raccontata attraverso gli occhi di uno scrittore che era arrivato a collaborare con Edward Carnby durante la stesura di un romanzo e i due erano descritti come normalissime persone che non si sarebbero mai aspettate di incontrare nel buio degli esseri orribili. Abbiamo provato a rimanere fedeli allo stile di H.P. Lovecraft e al videogioco originale, decisamente meno hi-tech, cercando di tenere l'orrore nell'ombra, così che lo spettatore non vedesse mai di preciso ciò che aspettava nel buio i protagonisti. Per fortuna, il Dott. Boll è riuscito ad ingaggiare la sua fedele cricca di mestieranti per realizzare in tempo zero qualcosa di molto meglio della nostra storiella del cavolo e aggiungere un sacco di elementi terrificanti nonché indispensabili per un film horror, come portali che si aprono su dimensioni alternative, stupide archeologhe bionde, scene di sesso, scienziati pazzi, cani-mostro grondanti slime, forze speciali create per combattere cani-mostro grondanti slime realizzati in CG, Tara Reid, sparatorie in slow-motion stile "Matrix" e inseguimenti in auto. Ah già, e anche un prologo di dieci minuti il cui testo scorre sullo schermo ma viene anche letto a voce alta a beneficio degli spettatori analfabeti, ovvero gli unici che sono riusciti a bypassare tutte le critiche negative. Cioè cazzo, Boll sì che sa cosa fa davvero paura". Date un Nobel a quest'uomo!!! E se, inaspettatamente, Alone in the Dark vi fosse piaciuto, sappiate che c'è anche un Alone in the Dark 2: nonostante (o forse proprio a causa della) presenza di Lance Henriksen, Danny Trejo e Bill Moseley non garantisco la pregevolezza dell'opera ed evito di guardarla. ENJOY!
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mercoledì 29 luglio 2015
Sharknado 3: Oh Hell No! (2015)
In una vecchia pubblicità si diceva "Il Natale quando arriva, arriva". Lo stesso vale per l'estate, che da qualche anno mena seco, almeno in America e sul canale SyFy, l'imprescindibile appuntamento con Sharknado, una delle saghe più sfacciatamente trash mai create da mente umana. Ed è per questo che mi appresto a parlarvi di Sharknado 3: Oh Hell No!, diretto dal regista Anthony C. Ferrante.
Trama: dopo essere stato premiato nientemeno che dal presidente degli Stati Uniti, Fin cerca di raggiungere la famiglia ad Orlando, prima che un MURO di tornado zeppi di squali si abbatta su tutta la Costa Est, cancellandola dalla faccia della Terra...
"Oh Hell No!". Un'esclamazione che viene pronunciata da uno dei personaggi del film, giustamente stufo di tutti gli squali che cadono dal cielo, ma anche un'anticipazione di quello che passerà più volte per il cervello allo spettatore durante la visione della pellicola. Se il primo Sharknado era una supercazzola priva di serietà, se il secondo capitolo era una becera scusa per inanellare un'infinita serie di autocitazioni e guest star, come si potrebbe infatti definire Sharknado 3 se non un "ecchecca**o, no! Ancora?" di dimensioni epiche? Fin dalla sigla iniziale che fa il verso ai film di James Bond viene chiarito allo spettatore che questa volta il terzo capitolo della saga creata da Ferrante e prodotta dalla Asylum sarà un esagerato trionfo di sboroneria al limite del supereroismo; Fin non è più l'ingenuo salvatore "per caso" di un tempo, bensì uno sharknadologo a tutti gli effetti che, oltre a portare una sfiga paurosa, riesce persino a "sentire l'odore degli squali nell'aria" e ha un rapporto privilegiato col Presidente degli Stati Uniti, la capacità di pilotare aerei e financo uno shuttle. Gli sharknado poi non si limitano più a spantegare squali a destra e manca ma distruggono direttamente intere città (e non città qualsiasi, attenzione!) e le bestiacce zannute, apparentemente, aspettano il tempo che corre tra un tornado e l'altro negli strati più gelidi dell'atmosfera terrestre, alla faccia del non poter respirare fuori dall'acqua (ma forse c'è il mare di nuvole come in One Piece?). Già questi di per sé sono dei bei WTF (come se non lo fosse già abbastanza l'idea stessa di uno sharknado) ma stavolta Ferrante e compagnia ci hanno dato giù pesante con sangue finto, guest star che muoiono male (non vi dico chi diventerà un uomo torso ma quello è stato l'unico momento in cui ho riso fino alle lacrime) esplosioni, botti, urla, devastazione, raggi della morte supersegretissimi e destini finali talmente tirati per i capelli che ho dovuto ripetere la visione di alcune sequenze un paio di volte per essere sicura che davvero davanti ai miei occhi si stessero palesando scene simili.
A differenza dei primi due capitoli c'è da dire che Sharknado 3 è MOLTO ambizioso. L'azione si snoda in parecchie città degli Stati Uniti e financo nello spazio, inoltre sono riusciti a tirare dentro persino un'icona trash come "Boozy" David Hasselhoff (l'unico motivo per cui mi sono decisa a dare l'ennesima chance alla saga ma, a dirla tutta, il suo personaggio è talmente insignificante e banale che non mi è scappato nemmeno da ridere...) ma il problema è che il film è anche MOLTO brutto. Intendo, più brutto dei suoi due predecessori, il che è tutto dire. Persino io che non ne capisco una fava di regia, fotografia, effetti speciali e montaggio ho intuito che forse stavolta i realizzatori avevano superato sé stessi in quanto ad inettitudine e, spulciando qui e là su internet, ho avuto la conferma che ormai, dopo millemila film, anche il mio "senso di Ragno" si è affinato: per realizzare Sharknado 3 erano infatti stati richiamati tutti quelli che avevano lavorato al primo, storico (e già graficamente orrendo, intendiamoci) capitolo ma siccome i poveracci avevano chiesto un diverso contratto e erano entrati in sciopero proprio durante le riprese, è stato deciso di rimpiazzarli con manovali privi di esperienza. Bravi!! Complimenti proprio! Avessero rimpiazzato anche Tara Reid, sempre più rifatta ed inespressiva, o quel mezzo pucchiaccone di Cassie Scerbo, costretta ad interpretare la parte della fatalona guerriera traumatizzata dalla visione ravvicinata dell'interno di uno squalo! Insomma, ormai (??) la saga Sharknado fa acqua da tutte le parti e non bastano il continuo avvicendarsi di guest star sempre meno blasonate (e che comunque la maggior parte dei teenager non riconoscerebbe: capisco Ciccio Martin ma quale ragazzino ricorda Jones di Scuola di polizia o la mocciosa de La macchina nera???), il carisma (!) di un Ian Ziering sempre più convinto del suo ruolo o la serrata interazione col pubblico a base di hashtag e sondaggi. E a proposito di quest'ultima questione, io getterei la spugna ma sono curiosa di sapere cos'hanno deciso i fan per Sharknado 4 dopo quel trionfo di WTF che hanno avuto il coraggio di chiamare "finale", quindi vi ridò sicuramente appuntamento all'anno prossimo, mannaggia ai pescetti!
Del regista Anthony C. Ferrante (che compare anche nei panni di un membro della NASA) ho già parlato QUI. Di Ian Ziering (Fin Shepard), Tara Reid (April Wexler) e David Hasselhoff (Gilbert Grayson Shepard) ho parlato invece ai rispettivi link.
Bo Derek (vero nome Mary Cathleen Collins) interpreta May Wexler. Americana, la ricordo per film come L'orca assassina, 10 e Tarzan l'uomo scimmia, inoltre ha partecipato a serie come Settimo cielo e CSI - Miami. Anche produttrice, ha 59 anni.
Michael Winslow interpreta Brian "Jonesy" Jones. Indimenticabile Jones della saga Scuola di polizia (personaggio che lui stesso ha doppiato nell'omonima serie animata e in un episodio di Robot Chicken), lo ricordo per altri film come Balle spaziali e inoltre è stato la "voce" di Mogway e Gremlins in Gremlins; ha partecipato anche a serie come Love Boat, Harry e gli Henderson, Detective Extralarge e, come doppiatore, a un episodio de I Griffin. Americano, è anche sceneggiatore e produttore, ha 57 anni.. e lo rivedremo in Lavalantula, che ho intenzione di guardare nei prossimi giorni.
Cassie Scerbo era già apparsa nel primo Sharknado sempre nel ruolo di Nova mentre l'attrice che interpreta la figlia di Fin, Claudia, è cambiata ed ecco spiegato il recurring joke del cambio di tinta (Aubrey Peeples era bionda mentre Ryan Newman è mora). Tra le altre guest star che sono riuscita a riconoscere segnalo la presenza dell'ex "Malcom in the Middle" Frankie Muniz, dell'imprenditore nonché proprietario dei Dallas Mavericks e della Magnolia Pictures Mark Cuban ("squalo", ovvero potenziale investitore, del reality americano Shark Tank, nel quale aspiranti imprenditori presentano le loro idee a questi abbienti ricconi) nei panni del presidente, del cantante Ne-Yo (l'agente Devoreaux), del wrestler Chris Jericho (l'addetto alle montagne russe), della scrittrice Jackie Collins (sorella minore di Joan Collins, interpreta sé stessa), dell'ex bambina prodigio (nonché protagonista di cult come Il cane infernale e La macchina nera) Kim Richards nei panni della svampita Babs Jensen, di Jerry Springer (l'incauto turista che vorrebbe posare davanti a uno squalo) e ovviamente del creatore delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, George R.R. "Ciccio" Martin. Detto questo, nell'attesa che esca l'anno prossimo Sharknado 4, se Sharknado 3 vi fosse piaciuto recuperate Sharknado e Sharknado 2: The Second One. ENJOY!
Trama: dopo essere stato premiato nientemeno che dal presidente degli Stati Uniti, Fin cerca di raggiungere la famiglia ad Orlando, prima che un MURO di tornado zeppi di squali si abbatta su tutta la Costa Est, cancellandola dalla faccia della Terra...
"Oh Hell No!". Un'esclamazione che viene pronunciata da uno dei personaggi del film, giustamente stufo di tutti gli squali che cadono dal cielo, ma anche un'anticipazione di quello che passerà più volte per il cervello allo spettatore durante la visione della pellicola. Se il primo Sharknado era una supercazzola priva di serietà, se il secondo capitolo era una becera scusa per inanellare un'infinita serie di autocitazioni e guest star, come si potrebbe infatti definire Sharknado 3 se non un "ecchecca**o, no! Ancora?" di dimensioni epiche? Fin dalla sigla iniziale che fa il verso ai film di James Bond viene chiarito allo spettatore che questa volta il terzo capitolo della saga creata da Ferrante e prodotta dalla Asylum sarà un esagerato trionfo di sboroneria al limite del supereroismo; Fin non è più l'ingenuo salvatore "per caso" di un tempo, bensì uno sharknadologo a tutti gli effetti che, oltre a portare una sfiga paurosa, riesce persino a "sentire l'odore degli squali nell'aria" e ha un rapporto privilegiato col Presidente degli Stati Uniti, la capacità di pilotare aerei e financo uno shuttle. Gli sharknado poi non si limitano più a spantegare squali a destra e manca ma distruggono direttamente intere città (e non città qualsiasi, attenzione!) e le bestiacce zannute, apparentemente, aspettano il tempo che corre tra un tornado e l'altro negli strati più gelidi dell'atmosfera terrestre, alla faccia del non poter respirare fuori dall'acqua (ma forse c'è il mare di nuvole come in One Piece?). Già questi di per sé sono dei bei WTF (come se non lo fosse già abbastanza l'idea stessa di uno sharknado) ma stavolta Ferrante e compagnia ci hanno dato giù pesante con sangue finto, guest star che muoiono male (non vi dico chi diventerà un uomo torso ma quello è stato l'unico momento in cui ho riso fino alle lacrime) esplosioni, botti, urla, devastazione, raggi della morte supersegretissimi e destini finali talmente tirati per i capelli che ho dovuto ripetere la visione di alcune sequenze un paio di volte per essere sicura che davvero davanti ai miei occhi si stessero palesando scene simili.
A differenza dei primi due capitoli c'è da dire che Sharknado 3 è MOLTO ambizioso. L'azione si snoda in parecchie città degli Stati Uniti e financo nello spazio, inoltre sono riusciti a tirare dentro persino un'icona trash come "Boozy" David Hasselhoff (l'unico motivo per cui mi sono decisa a dare l'ennesima chance alla saga ma, a dirla tutta, il suo personaggio è talmente insignificante e banale che non mi è scappato nemmeno da ridere...) ma il problema è che il film è anche MOLTO brutto. Intendo, più brutto dei suoi due predecessori, il che è tutto dire. Persino io che non ne capisco una fava di regia, fotografia, effetti speciali e montaggio ho intuito che forse stavolta i realizzatori avevano superato sé stessi in quanto ad inettitudine e, spulciando qui e là su internet, ho avuto la conferma che ormai, dopo millemila film, anche il mio "senso di Ragno" si è affinato: per realizzare Sharknado 3 erano infatti stati richiamati tutti quelli che avevano lavorato al primo, storico (e già graficamente orrendo, intendiamoci) capitolo ma siccome i poveracci avevano chiesto un diverso contratto e erano entrati in sciopero proprio durante le riprese, è stato deciso di rimpiazzarli con manovali privi di esperienza. Bravi!! Complimenti proprio! Avessero rimpiazzato anche Tara Reid, sempre più rifatta ed inespressiva, o quel mezzo pucchiaccone di Cassie Scerbo, costretta ad interpretare la parte della fatalona guerriera traumatizzata dalla visione ravvicinata dell'interno di uno squalo! Insomma, ormai (??) la saga Sharknado fa acqua da tutte le parti e non bastano il continuo avvicendarsi di guest star sempre meno blasonate (e che comunque la maggior parte dei teenager non riconoscerebbe: capisco Ciccio Martin ma quale ragazzino ricorda Jones di Scuola di polizia o la mocciosa de La macchina nera???), il carisma (!) di un Ian Ziering sempre più convinto del suo ruolo o la serrata interazione col pubblico a base di hashtag e sondaggi. E a proposito di quest'ultima questione, io getterei la spugna ma sono curiosa di sapere cos'hanno deciso i fan per Sharknado 4 dopo quel trionfo di WTF che hanno avuto il coraggio di chiamare "finale", quindi vi ridò sicuramente appuntamento all'anno prossimo, mannaggia ai pescetti!
Del regista Anthony C. Ferrante (che compare anche nei panni di un membro della NASA) ho già parlato QUI. Di Ian Ziering (Fin Shepard), Tara Reid (April Wexler) e David Hasselhoff (Gilbert Grayson Shepard) ho parlato invece ai rispettivi link.
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L'ho trovata per caso sul web. Siccome sto ridendo da due ore non potevo non metterla! |
Michael Winslow interpreta Brian "Jonesy" Jones. Indimenticabile Jones della saga Scuola di polizia (personaggio che lui stesso ha doppiato nell'omonima serie animata e in un episodio di Robot Chicken), lo ricordo per altri film come Balle spaziali e inoltre è stato la "voce" di Mogway e Gremlins in Gremlins; ha partecipato anche a serie come Love Boat, Harry e gli Henderson, Detective Extralarge e, come doppiatore, a un episodio de I Griffin. Americano, è anche sceneggiatore e produttore, ha 57 anni.. e lo rivedremo in Lavalantula, che ho intenzione di guardare nei prossimi giorni.
Cassie Scerbo era già apparsa nel primo Sharknado sempre nel ruolo di Nova mentre l'attrice che interpreta la figlia di Fin, Claudia, è cambiata ed ecco spiegato il recurring joke del cambio di tinta (Aubrey Peeples era bionda mentre Ryan Newman è mora). Tra le altre guest star che sono riuscita a riconoscere segnalo la presenza dell'ex "Malcom in the Middle" Frankie Muniz, dell'imprenditore nonché proprietario dei Dallas Mavericks e della Magnolia Pictures Mark Cuban ("squalo", ovvero potenziale investitore, del reality americano Shark Tank, nel quale aspiranti imprenditori presentano le loro idee a questi abbienti ricconi) nei panni del presidente, del cantante Ne-Yo (l'agente Devoreaux), del wrestler Chris Jericho (l'addetto alle montagne russe), della scrittrice Jackie Collins (sorella minore di Joan Collins, interpreta sé stessa), dell'ex bambina prodigio (nonché protagonista di cult come Il cane infernale e La macchina nera) Kim Richards nei panni della svampita Babs Jensen, di Jerry Springer (l'incauto turista che vorrebbe posare davanti a uno squalo) e ovviamente del creatore delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, George R.R. "Ciccio" Martin. Detto questo, nell'attesa che esca l'anno prossimo Sharknado 4, se Sharknado 3 vi fosse piaciuto recuperate Sharknado e Sharknado 2: The Second One. ENJOY!
venerdì 8 agosto 2014
Sharknado 2: The Second One (2014)
-Che pesci sono quelli?
-Squali.
-Squelli.
Mi ero ripromessa che non lo avrei fatto mai più. E invece, puntuale come il Natale, al grido di Shark Happens! ecco arrivare la supercazzola estiva targata SyFy/Asylum col ridondante titolo di Sharknado 2: The Second One, sempre diretto da Anthony C. Ferrante.
Trama: Fin ed April stanno cercando di lasciarsi alle spalle lo sharknado di Los Angeles e decidono di andare a New York per incontrare la sorella di lui con famigliola a seguito. Ad attenderli ci saranno stavolta ben DUE tornado con tanto di tempesta elettrica e, ovviamente, squali...
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Il Ma perché?? |
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Il MaCCosa |
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Il WTF |
Vivica A. Fox (vero nome Vivica Anjanetta Fox) interpreta Skye. Americana, la ricordo per film come Nato il 4 luglio, Independence Day, Batman & Robin, Giovani diavoli e soprattutto Kill Bill - Volume 1 e Kill Bill - Volume 2. Ha partecipato anche a serie come Willy il principe di Bel Air, Beverly Hills 90210, Otto sotto un tetto, Tutto in famiglia e Alias. Anche produttrice, ha 50 anni e nove film in uscita.
Incalcolabile il numero di guest star o presunte tali, almeno per quel che ho potuto riconoscerle io. Andiamo con ordine: la figlia di Ozzy Osborne, Kelly, è l'improbabile hostess dai capelli lilla, Judd Hirsh (ovviamente) il vecchio tassista, Mark McGrath, cantante dei Sugar Ray, è il cognato di Fin (il nipote, per la cronaca, è invece interpretato dal figlio di Chazz Palminteri, Dante), il wrestler Kurt Angle è il capo dei vigili del fuoco, Billy Ray Cyrus, padre di quella porcona di Miley, è il dottor Quint, Andy Dick è il poliziotto che accoglie Fin dopo lo scampato disastro aereo, il gossipparo Perez Hilton è uno dei passeggeri dell'aereo, Robert Hays è il pilota e non a caso era il protagonista de L'aereo più pazzo del mondo, la sua assistente invece è interpretata da Rachel True, che era una delle quattro Giovani Streghe. Per finire, potrei avere capito male ma tutti i meteorologi presenti nel film sono veri così come, credo, i presentatori dei vari talk show. Detto questo, mi dispiace ma aspettiamoci per l'anno prossimo uno Sharknado 3 , cito direttamente dal sito della SyFy: Los Angeles and New York were not enough! Coming in Summer 2015, another city will be devoured by flying sharks when the new Original Movie Sharknado 3 premieres. But which city will it be... Guarda, non ci dormirò la notte!! Nel frattempo che aspettiamo con ansia il terzo capitolo, se Sharknado 2: The Second One vi fosse piaciuto recuperate Sharknado. ENJOY!
mercoledì 19 marzo 2014
Il grande Lebowski (1998)
Dopo non so più ormai quante migliaia di anni, in questi giorni ho deciso di riguardare Il grande Lebowski (The Big Lebowski), diretto e sceneggiato nel 1998 da Joel ed Ethan Coen.
Trama: Jeffrey Lebowski, detto il Drugo, viene aggredito da due delinquentelli a causa di uno scambio di persona. Deciso ad essere risarcito (i due hanno gli hanno pisciato sul tappeto che “dava un tono all’ambiente”), il Drugo va a cercare il suo omonimo Grande Lebowski, infilandosi così in un’intricata vicenda di denaro e rapimenti…
La prima volta che vidi Il grande Lebowski ci rimasi così male che per poco non buttai via la videocassetta. Folgorata da quello che per me, a tutt'oggi, è il capolavoro dei fratelli Coen, ovvero Fargo, immaginatevi come posso essermi sentita davanti a questa verbosissima commedia grottesca fatta di equivoci e deliri con una trama esilissima dove fondamentalmente è il caos a farla da padrone e dove, alla fin fine, succede davvero poco. Probabilmente il mio pensiero all'epoca sarà stato "Ma come? Nessun morto ammazzato? E quindi? Il sangue dov'è, dov'è la giusta vendetta di un incazzatissimo Walter o Drugo? Perché c'è quella patata lessa della Moore?". Per fortuna questi dubbi amletici non sono risorti dopo più di 10 anni di ostinata inimicizia, perché Il grande Lebowski non è riuscito a scalzare Fargo dalla classifica ma è davvero un film divertentissimo, zeppo di dialoghi esilaranti, interpretato da grandissimi attori... e capisco anche come il buon Drugo (The Dude in originale) possa aver dato vita ad un culto del dudeismo che conta parecchi seguaci perché se tutti prendessimo la vita come lui probabilmente il mondo sarebbe un posto migliore. Drugo Lebowski è la perfetta sintesi del "se per caso cadesse il mondo io mi sposto un po' più in là", l'incarnazione biblica della Terra che, mentre una generazione passa e l'altra giunge (cosa che, effettivamente, accade nel film), sta lì immota ad aspettare in eterno, senza apparentemente venire toccata dalle vicende umane: dategli un White Russian e una canna e il Drugo solleverà il mondo o, meglio, aspetterà che voi lo solleviate con lui seduto sopra. Principe dei loser Coeniani, lui nel suo essere outsider ci sguazza e, se ci pensate bene, effettivamente tutte le disavventure che gli capitano nel film derivano dal fatto che gli altri lo spingano ad uscire dal comodo guscio che si è creato e ad essere un "avido" criminale e ricattatore.
Il Drugo è una spugna e non solo perché beve come un carcamanno. Si lascia trascinare dalla follia guerrafondaia dell'amico Walter, dai problemi del Grande Lebowski e dal fascino dell'indipendente Maude e da ognuno di loro, anzi, da ogni cosa che lo circonda afferra frasi, concetti, modi di dire che troverà modo di ripetere ad eventuali nuovi interlocutori o si affastelleranno nelle deliranti sequenze oniriche girate da degli ispiratissimi Coen. La struttura stessa de Il grande Lebowski è un delirio, imprevedibile quanto il suo fattissimo protagonista: raccontato in prima persona come un noir dalla quintessenza dell'americanità (un cowboy, nientemeno), inserisce di tanto in tanto personaggi iconici che hanno davvero pochissima funzionalità all'interno della trama e interrompe la narrazione con i sogni del Drugo che, in definitiva, riassumono la situazione fino a quel momento filtrandola attraverso l'occhio del subconscio che ingigantisce dettagli apparentemente insignificanti tratti da varie scene e avvenimenti. Lo spettatore non può fare altro che perdersi in questo delirio e ridere della goffaggine del Drugo e compari, simpatizzando con loro fin dal primissimo istante nonostante Walter sarebbe da prendere a schiaffi ogni due per tre (ma d'altronde, chi non ha un amico fanatico ed impulsivo?).
Jeff Bridges si annulla completamente in una delle interpretazioni più memorabili della sua carriera, arrivando ad interpretare una vera forza (immota) della natura, una persona che "conforta" sapere che c'è; personalmente, nonostante le mise inguardabili e la sbronza costante, l'ho trovato anche bellissimo come uomo ma qui si parla di devianza, lasciate stare. John Goodman è la forza opposta: se il Drugo è l'occhio del ciclone, Walter è lo tsunami che passa e lascia distruzione ovunque, assolutamente certo delle sue idee e dei suoi mezzi fino a prova contraria. L'attore offre una prova grandiosa e a farne le spese, come giusto contrappasso dopo la logorrea di Fargo, è il povero Steve Buscemi che viene costantemente e malamente zittito dal ciccione guerrafondaio ma, in qualche modo, riesce comunque a risultare indispensabile nel suo fragile, piccolo silenzio. Indimenticabili anche Philip Seymour Hoffman, Peter Stormare, Julianne Moore, John Turturro (favoloso!!!!) e David Huddleston, ognuno a modo loro, ognuno parte integrante di questo folle noir dei poveri orchestrato dai fratelli Coen. E, a proposito di orchestra, meravigliosa anche la colonna sonora, nella quale spicca un'Hotel California versione Gipsy Kings che mi fa stramazzare a terra dalle risate ancora adesso. Sono passati dieci anni, come dicevo... e finalmente con Il grande Lebowski ho fatto pace, al punto da arrivare a considerarlo un gioiello, sebbene non un cult assoluto. Meglio tardi che mai, no?
Dei registi e sceneggiatori Joel ed Ethan Coen ho già parlato qui. Jeff Bridges (Jeffrey "Drugo" Lebowski), John Goodman (Walter Sobchak), Julianne Moore (Maude Lebowski), Steve Buscemi (Theodore Donald 'Donny' Kerabatsos), Philip Seymour Hoffman (Donnie), Tara Reid (Bunny Lebowski), Peter Stormare (Karl Hungus), David Thewlis (Knox Harrington) li trovate invece ai rispettivi link.
David Huddleston interpreta il Grande Lebowski. Americano, ha partecipato a film come Mezzogiorno e mezzo di fuoco, I due superpiedi quasi piatti, Nati con la camicia, Qualcosa di cui... sparlare, The Producers e a serie come Vita da strega, Kung Fu, Charlie's Angels, Magnum P.I., La signora in giallo, Colombo, Lucky Luke, Walker Texas Ranger e Una mamma per amica. Anche regista e produttore, ha 84 anni.
Mark Pellegrino (vero nome Mark Ross Pellegrino) interpreta lo scagnozzo biondo di Treehorn. Americano, ha partecipato a film come Arma letale 3, Il mondo perduto - Jurassic Park, Mulholland Drive, The Hunted - La preda, Il mistero dei templari, Truman Capote, Number 23 e a serie come Hunter, Racconti di mezzanotte, Renegade, E.R. - Medici in prima linea, Nash Bridges, X- Files, N.Y.P.D., Grey's Anatomy, Dexter, Prison Break, Numb3rs, Criminal Minds, Fear Itself, Ghost Whisperer, CSI - Scena del crimine, Lost, il pilot di Locke & Key (sarebbe stato Rendell ç_ç), CSI: Miami e Supernatural. Ha 49 anni.
John Turturro interpreta Jesus Quintana. Americano, lo ricordo per film come Toro scatenato, Cercasi Susan disperatamente, Hannah e le sue sorelle, Il colore dei soldi, Fa' la cosa giusta, La tregua, Fratello, dove sei?, Terapia d'urto, Secret Window e Zohan - Tutte le donne vengono al pettine, inoltre ha partecipato a serie come Miami Vice e Monk. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 57 anni e cinque film in uscita.
Sam Elliott (vero nome Samuel Pack Elliott) interpreta lo Straniero. Americano, ha partecipato a film come Un poliziotto in blue jeans, Scappatella con il morto, Hulk, Ghost Rider e a serie come Missione impossibile, inoltre ha doppiato un episodio di Robot Chicken. Anche produttore e sceneggiatore, ha 70 anni e due film in uscita.
Tra gli altri interpreti segnalo la presenza di Flea, bassista dei Red Hot Chili Peppers, che compare nei panni di uno dei compari di Karl Hungus, mentre l'ex compagno di Madonna Carlos Leon interpreta uno degli scagnozzi di Maude; altre guest star eccellenti sono Charlie Kaufman, che siede tra il pubblico durante lo spettacolo teatrale e la musicista Aimee Mann, l'unica donna nel gruppo di tedeschi. Tra quelli che "non ce l'hanno fatta" figura invece Charlize Theron, brevemente considerata per il ruolo di Bunny. Per finire, se Il grande Lebowski vi fosse piaciuto, recuperate Fargo e gli altri film dei Coen. ENJOY!
Trama: Jeffrey Lebowski, detto il Drugo, viene aggredito da due delinquentelli a causa di uno scambio di persona. Deciso ad essere risarcito (i due hanno gli hanno pisciato sul tappeto che “dava un tono all’ambiente”), il Drugo va a cercare il suo omonimo Grande Lebowski, infilandosi così in un’intricata vicenda di denaro e rapimenti…
La prima volta che vidi Il grande Lebowski ci rimasi così male che per poco non buttai via la videocassetta. Folgorata da quello che per me, a tutt'oggi, è il capolavoro dei fratelli Coen, ovvero Fargo, immaginatevi come posso essermi sentita davanti a questa verbosissima commedia grottesca fatta di equivoci e deliri con una trama esilissima dove fondamentalmente è il caos a farla da padrone e dove, alla fin fine, succede davvero poco. Probabilmente il mio pensiero all'epoca sarà stato "Ma come? Nessun morto ammazzato? E quindi? Il sangue dov'è, dov'è la giusta vendetta di un incazzatissimo Walter o Drugo? Perché c'è quella patata lessa della Moore?". Per fortuna questi dubbi amletici non sono risorti dopo più di 10 anni di ostinata inimicizia, perché Il grande Lebowski non è riuscito a scalzare Fargo dalla classifica ma è davvero un film divertentissimo, zeppo di dialoghi esilaranti, interpretato da grandissimi attori... e capisco anche come il buon Drugo (The Dude in originale) possa aver dato vita ad un culto del dudeismo che conta parecchi seguaci perché se tutti prendessimo la vita come lui probabilmente il mondo sarebbe un posto migliore. Drugo Lebowski è la perfetta sintesi del "se per caso cadesse il mondo io mi sposto un po' più in là", l'incarnazione biblica della Terra che, mentre una generazione passa e l'altra giunge (cosa che, effettivamente, accade nel film), sta lì immota ad aspettare in eterno, senza apparentemente venire toccata dalle vicende umane: dategli un White Russian e una canna e il Drugo solleverà il mondo o, meglio, aspetterà che voi lo solleviate con lui seduto sopra. Principe dei loser Coeniani, lui nel suo essere outsider ci sguazza e, se ci pensate bene, effettivamente tutte le disavventure che gli capitano nel film derivano dal fatto che gli altri lo spingano ad uscire dal comodo guscio che si è creato e ad essere un "avido" criminale e ricattatore.
Il Drugo è una spugna e non solo perché beve come un carcamanno. Si lascia trascinare dalla follia guerrafondaia dell'amico Walter, dai problemi del Grande Lebowski e dal fascino dell'indipendente Maude e da ognuno di loro, anzi, da ogni cosa che lo circonda afferra frasi, concetti, modi di dire che troverà modo di ripetere ad eventuali nuovi interlocutori o si affastelleranno nelle deliranti sequenze oniriche girate da degli ispiratissimi Coen. La struttura stessa de Il grande Lebowski è un delirio, imprevedibile quanto il suo fattissimo protagonista: raccontato in prima persona come un noir dalla quintessenza dell'americanità (un cowboy, nientemeno), inserisce di tanto in tanto personaggi iconici che hanno davvero pochissima funzionalità all'interno della trama e interrompe la narrazione con i sogni del Drugo che, in definitiva, riassumono la situazione fino a quel momento filtrandola attraverso l'occhio del subconscio che ingigantisce dettagli apparentemente insignificanti tratti da varie scene e avvenimenti. Lo spettatore non può fare altro che perdersi in questo delirio e ridere della goffaggine del Drugo e compari, simpatizzando con loro fin dal primissimo istante nonostante Walter sarebbe da prendere a schiaffi ogni due per tre (ma d'altronde, chi non ha un amico fanatico ed impulsivo?).
Jeff Bridges si annulla completamente in una delle interpretazioni più memorabili della sua carriera, arrivando ad interpretare una vera forza (immota) della natura, una persona che "conforta" sapere che c'è; personalmente, nonostante le mise inguardabili e la sbronza costante, l'ho trovato anche bellissimo come uomo ma qui si parla di devianza, lasciate stare. John Goodman è la forza opposta: se il Drugo è l'occhio del ciclone, Walter è lo tsunami che passa e lascia distruzione ovunque, assolutamente certo delle sue idee e dei suoi mezzi fino a prova contraria. L'attore offre una prova grandiosa e a farne le spese, come giusto contrappasso dopo la logorrea di Fargo, è il povero Steve Buscemi che viene costantemente e malamente zittito dal ciccione guerrafondaio ma, in qualche modo, riesce comunque a risultare indispensabile nel suo fragile, piccolo silenzio. Indimenticabili anche Philip Seymour Hoffman, Peter Stormare, Julianne Moore, John Turturro (favoloso!!!!) e David Huddleston, ognuno a modo loro, ognuno parte integrante di questo folle noir dei poveri orchestrato dai fratelli Coen. E, a proposito di orchestra, meravigliosa anche la colonna sonora, nella quale spicca un'Hotel California versione Gipsy Kings che mi fa stramazzare a terra dalle risate ancora adesso. Sono passati dieci anni, come dicevo... e finalmente con Il grande Lebowski ho fatto pace, al punto da arrivare a considerarlo un gioiello, sebbene non un cult assoluto. Meglio tardi che mai, no?
Dei registi e sceneggiatori Joel ed Ethan Coen ho già parlato qui. Jeff Bridges (Jeffrey "Drugo" Lebowski), John Goodman (Walter Sobchak), Julianne Moore (Maude Lebowski), Steve Buscemi (Theodore Donald 'Donny' Kerabatsos), Philip Seymour Hoffman (Donnie), Tara Reid (Bunny Lebowski), Peter Stormare (Karl Hungus), David Thewlis (Knox Harrington) li trovate invece ai rispettivi link.
David Huddleston interpreta il Grande Lebowski. Americano, ha partecipato a film come Mezzogiorno e mezzo di fuoco, I due superpiedi quasi piatti, Nati con la camicia, Qualcosa di cui... sparlare, The Producers e a serie come Vita da strega, Kung Fu, Charlie's Angels, Magnum P.I., La signora in giallo, Colombo, Lucky Luke, Walker Texas Ranger e Una mamma per amica. Anche regista e produttore, ha 84 anni.
Mark Pellegrino (vero nome Mark Ross Pellegrino) interpreta lo scagnozzo biondo di Treehorn. Americano, ha partecipato a film come Arma letale 3, Il mondo perduto - Jurassic Park, Mulholland Drive, The Hunted - La preda, Il mistero dei templari, Truman Capote, Number 23 e a serie come Hunter, Racconti di mezzanotte, Renegade, E.R. - Medici in prima linea, Nash Bridges, X- Files, N.Y.P.D., Grey's Anatomy, Dexter, Prison Break, Numb3rs, Criminal Minds, Fear Itself, Ghost Whisperer, CSI - Scena del crimine, Lost, il pilot di Locke & Key (sarebbe stato Rendell ç_ç), CSI: Miami e Supernatural. Ha 49 anni.
John Turturro interpreta Jesus Quintana. Americano, lo ricordo per film come Toro scatenato, Cercasi Susan disperatamente, Hannah e le sue sorelle, Il colore dei soldi, Fa' la cosa giusta, La tregua, Fratello, dove sei?, Terapia d'urto, Secret Window e Zohan - Tutte le donne vengono al pettine, inoltre ha partecipato a serie come Miami Vice e Monk. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 57 anni e cinque film in uscita.
Sam Elliott (vero nome Samuel Pack Elliott) interpreta lo Straniero. Americano, ha partecipato a film come Un poliziotto in blue jeans, Scappatella con il morto, Hulk, Ghost Rider e a serie come Missione impossibile, inoltre ha doppiato un episodio di Robot Chicken. Anche produttore e sceneggiatore, ha 70 anni e due film in uscita.
Tra gli altri interpreti segnalo la presenza di Flea, bassista dei Red Hot Chili Peppers, che compare nei panni di uno dei compari di Karl Hungus, mentre l'ex compagno di Madonna Carlos Leon interpreta uno degli scagnozzi di Maude; altre guest star eccellenti sono Charlie Kaufman, che siede tra il pubblico durante lo spettacolo teatrale e la musicista Aimee Mann, l'unica donna nel gruppo di tedeschi. Tra quelli che "non ce l'hanno fatta" figura invece Charlize Theron, brevemente considerata per il ruolo di Bunny. Per finire, se Il grande Lebowski vi fosse piaciuto, recuperate Fargo e gli altri film dei Coen. ENJOY!
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