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venerdì 21 gennaio 2022

The House (2022)

Siccome ne avevo letto benissimo prima ancora che uscisse su Netflix, non ho perso nemmeno un minuto quando ho saputo che era finalmente stato messo in catalogo The House, antologia in stop motion diretta dai registi Emma de Swaef, Marc James Roels, Niki Lindroth von Bahr e Paloma Baeza.


Il film raccoglie tre mediometraggi aventi per protagonista una casa nel corso di varie epoche. Il primo segmento, And heard within, a lie is spun, è ambientato in un'Inghilterra di fine ottocento e racconta com'è nata la casa del titolo e come una famiglia di nobili decaduti ha finito per andarci ad abitare. La prima cosa che salta all'occhio dell'episodio, diretto da Emma de Swaef e Marc James Roels, è il modo in cui tutti i personaggi, ma anche gli oggetti di uso comune come coltelli, penne, persino il fuoco, sono stati realizzati con lana cardata (i personaggi risultano pelosini) o con altri tipi di stoffe intessute in modo da conferire comunque una solidità agli oggetti; esteticamente, dei tre episodi è quello più interessante ed originale dal punto di vista della realizzazione e la scelta di utilizzare determinati materiali ha senso, visto che il fulcro della trama di And heard within, a lie is spun (ma in generale dell'intero The House) è l'incapacità dei personaggi di staccarsi dal desiderio di ricchezze materiali a discapito degli affetti, con risultati che scoprirete guardando l'episodio. E se pensate che dei pupazzetti di lana cardata non possano mettere un'ansia fotonica, non avete ancora avuto modo di venire fissati da quegli occhietti a capocchia di spillo che si ritrovano, né di sperimentare la labirintica sensazione di claustrofobia scaturita da una casa in grado di cambiare planimetria nel corso di una notte. Preparatevi anche a farvi spezzare il cuore, ché le piccole protagoniste sono deliziose, e non meritano nemmeno la metà di quello che capita loro. 


Dopo lo spezzettamento del muscolo cardiaco, giunge il momento di frantumarsi lo stomaco e vomitare persino il panettone del 1998. Then lost is truth that can't be won è l'angoscia kafkiana fatta orrore puro, tanto che preferirei riguardare in loop The Human Centipede piuttosto che dovere posare di nuovo gli occhi sul lavoro di Niki Lindroth von Bahr, che pure è un signor lavoro. In questo caso, il protagonista è un ratto antropomorfo che vive dentro la casa titolare ai giorni nostri. Anche qui, il protagonista è completamente ossessionato dalla casa; non tanto dalle ricchezze che contiene (ormai sparite), quanto dal trasformare la stessa casa in una fonte di ricchezza per poter abbandonare i creditori che rischiano di spolparlo vivo. Costretto a fronteggiare da solo la ristrutturazione, i mille problemi della gestione della casa, un'invasione di insetti e un'inaugurazione già nata sotto una pessima stella, il ratto si ritrova all'interno di un incubo fatto di stress e sopraffazione quando due strani, terrificanti acquirenti decidono di installarsi nell'edificio dietro la promessa di acquistarlo. Anche in questo caso, la morale dell'episodio è chiara, poiché il ratto (descritto come il tipico self made man dipendente da tecnologia, internet e telefonate-fiume) ha sacrificato ogni aspetto della sua vita per un'ossessione che lo ha reso solo e completamente distaccato dalla realtà, tanto da diventare terreno fertile di una follia insidiosa, tragicomica quasi (il balletto delle blatte, per quanto faccia schifo, è ipnotico), che lascia lo spettatore preda di un'angoscia indescrivibile. Complimenti a chi ha realizzato il character design dei personaggi e ad autori che, probabilmente, si sono ammazzati non solo di Kafka, ma hanno mandato a memoria le puntate più disturbanti di Leone il cane fifone. Guardatelo e fatemi sapere se siete sopravvissuti. 


Si torna a respirare, sempre con parsimonia, durante l'ultimo episodio ambientato in un futuro dove l'acqua ha ormai inghiottito il pianeta, Listen again and seek the sun. Messi da parte topi e blatte, stavolta la protagonista è la gattina Rosa, il cui sogno sarebbe ristrutturare la casa ormai cadente, minacciata dalle acque e trasformata in un complesso di piccoli appartamenti dove abitano solo due persone che non le pagano l'affitto. Se l'atmosfera dei primi due episodi era angosciante e non lasciava spazio a un vago sorriso nemmeno per sbaglio, il segmento di Paloma Baeza, pur chiudendosi su un finale incerto, per quanto poetico, offre un'afflato di speranza alla protagonista, dandole i mezzi (per quanto strani) di voltare le spalle alla sua ossessione per la casa e aprire il cuore agli affetti. La stessa Rosa, così come i suoi inquilini, sono vivaci e propositivi, a differenza dei personaggi degli altri episodi, e in generale le luci e i colori degli sfondi e dei vari ambienti sono più tenui e colorati, tanto che persino l'acqua che dovrebbe essere minacciosa risulta quasi placida, malinconica. Dopo tanta angoscia e depressione, un episodio così ci voleva proprio, per chiudere in bellezza.


Tirando le somme, posso dire senza timore che The House è veramente un gioiellino. Certo, sono di parte perché ho sempre adorato la stop-motion, una tecnica affascinante e anche follemente perfezionista, visto il modo in cui ogni personaggio, ogni fotogramma, ogni dettaglio devono essere realizzati e posizionati con cura certosina, ma anche la stessa trama è qualcosa di particolare all'interno dell'animazione mainstream solitamente proposta da Netflix. Uniti, i tre episodi formano un'unica storia avente per antagonista una casa che farebbe invidia a Shirley Jackson e a King, oltre che a Kafka, una "bugia" in grado di promettere mari e monti che, invece, porta solo alla rovina e alla disperazione con la sua voce di sirena ingannevole. I protagonisti del primo episodio sono i primi ad ascoltarne la voce e a rimanerne in pare soggiogati, il ratto del secondo non ha neppure modo di difendersi visto che probabilmente è già perso in partenza, mentre Rosa riesce ad aprire il cuore a un'altra voce, che la porta a cercare una nuova fonte di luce, una nuova speranza. La speranza è che la casa venga finalmente inghiottita dalle acque per poi sparire, dopo aver mietuto troppe vittime, ma il risultato sarebbe quello di non avere più altre storie spaventevoli e angoscianti come quelle di The House, una potenziale serie che penso avrebbe ancora parecchio da dire. Non perdetelo assolutamente!


Di Matthew Goode (Raymond), Helena Bonham Carter (Jen), Mia Goth (Mabel) e Miranda Richardson (Zia Clarice) ho già parlato ai rispettivi link. 

Emma De Swaef e Marc James Roels sono i registi del primo episodio. Lei è belga e ha 37 anni, lui sudafricano e ne ha 44; assieme hanno diretto corti pluripremiati come Ce magnifique gâteau! e Oh Willy...


Niki Lindroth von Bahr
è la regista del secondo episodio. Svedese, ha diretto corti animati come Tord and Tord, Bath House e The Burden. Anche sceneggiatrice, produttrice e doppiatrice, ha 37 anni.


Paloma Baeza
è la regista del terzo episodio. Inglese, ha diretto il corto Poles Apart. Anche attrice e sceneggiatrice, ha 47 anni. 


Claudie Blakley
è la doppiatrice originale di Penelope. Inglese, la ricordo per film come Gosford Park, Severance - Tagli al personale e Il ragazzo che diventerà re. Ha 49 anni. 


Se The House vi fosse piaciuto potreste recuperare Coraline e la porta magica. ENJOY!


 






martedì 4 dicembre 2018

Il mistero di Sleepy Hollow (1999)

Per Halloween ho provato a guardare Il mistero di Sleepy Hollow (Sleepy Hollow), diretto nel 1999 dal regista Tim Burton e tratto dal racconto omonimo di Washington Irving.


Trama: l'agente di polizia Ichabod Crane viene mandato nella cittadina di Sleepy Hollow, dove sono stati commessi parecchi omicidi accomunati dal fatto che le vittime sono state trovate tutte senza testa.


Ho provato a guardare Il mistero di Sleepy Hollow ad Halloween ma l'idea di rivederlo era già sorta dopo la visione di Le avventure di Ichabod e Mister Toad, allorché avevo proposto al Bolluomo di farmi compagnia solo per scoprire che il dvd, acquistato anni fa su Play.com, non solo non aveva la traccia italiana ma nemmeno i sottotitoli inglesi. Vista ormai l'età della pellicola e del supporto ammetto che non è stato facile nemmeno per me seguire la vicenda al 100%, considerato anche il tempo trascorso dalla prima e unica volta che avevo guardato Il mistero di Sleepy Hollow in TV, chissà ormai quanti anni fa, quindi probabilmente in questo post scriverò parecchie cretinate. A proposito delle quali, oserei dire che Il mistero di Sleepy Hollow sia stato l'ultimo esponente del "gotico burtoniano" prima della discesa del regista nella follia con Planet of the Apes, interrotta giusto da quel capolavoro di Big Fish - Storie di una vita incredibile; ci ha provato, Burton, a tornare agli antichi fasti, prima col commovente La sposa cadavere, poi con Sweeney Todd, altrettanto gradevole, ma diciamo che Il mistero di Sleepy Hollow aveva ancora in sé quell'"innocenza" diventata poi fredda maniera e lo stesso vale per l'interpretazione di Johnny Depp, ancora ben lontano dalle tristi macchiette odierne nonostante le varie peculiarità del personaggio di Ichabod Crane. Il mistero di Sleepy Hollow è quindi una deliziosa favola horror che parte dal racconto di Irving e si sviluppa in un "giallo" a tratti ironico a tratti terribilmente serio, debitore delle atmosfere di alcuni film di Bava e delle pellicole della Hammer. Fulcro del film è lo scontro tra razionalità, religione e magia, un triangolo al centro del quale finisce per trovarsi Ichabod Crane, agente di polizia deciso ad utilizzare metodi scientifici in contrasto con la chiusura mentale dell'epoca, cresciuto da una madre strega e da un padre inquisitore e che per questo ha scelto, dunque, di allontanarsi dalla via di entrambi. Giunto a Sleepy Hollow, paese dove un cavaliere senza testa decapita le persone apparentemente senza un perché, Ichabod dovrà capire il modus operandi dell'assassino ricercando nell'eredità materna la soluzione al caso, superando una metodologia scientifica che rischia di renderlo ottuso come il padre che ha rinnegato, cieco di fronte all'evidenza dei fatti.


Attorno a Ichabod si muovono una ridda di personaggi interessanti benché archetipici, tutti esponenti di spicco della comunità di Sleepy Hollow, e il motore della storia, nonché calamita dell'attenzione dello spettatore, è proprio capire cosa abbiano fatto questi uomini (e donne, e bambini) irreprensibili per meritarsi le ire del cavaliere senza testa; quest'ultimo è incarnazione dell'orrore più cupo, terrificante sia da vivo che da morto, accompagnato in ogni suo arrivo da elementi inquietanti quali fulmini, spaventapasseri in stile The Nightmare Before Christmas, buio improvviso e rospi che gracidano all'interno dei ponti in omaggio al già citato Le avventure di Ichabod e Mister Toad, peraltro citato in un'intera sequenza. L'influsso nefasto del cavaliere su Sleepy Hollow è così preponderante che persino la fotografia del film è virata nei freddi toni del blu per tutto il tempo in cui il fantasma spadroneggia tenendo in scacco il povero Ichabod e gli unici momenti in cui questo velo di nebbia si solleva, lasciando spazio a colori più tenui e delicati, sono i flashback onirici del protagonista, imperniati su un'eterea Lisa Marie e sul suo terribile destino. Come ho scritto più sopra, questo film vede un Burton ancora assai ispirato, gradevole citazionista di se stesso come potranno notare i fan più accaniti, sottilmente crudele e perfettamente a suo agio non solo con i suoi attori feticcio ma anche con la crema dei caratteristi inglesi e americani. Se è vero, infatti, che Johnny Depp è un Ichabod assai divertente nel suo essere perennemente teso come una corda di violino e talmente gentleman che sembra quasi di vederlo camminare con una scopa nel c***, a rimanere particolarmente impressi sono i laidi, infidi personaggi interpretati da Michael Gambon, Jeffrey Jones e compagnia cantante, per non parlare di un Christopher Walken genuinamente terrificante che, sul finale, non avrebbe sfigurato all'interno del Dracula di Coppola. A tal proposito, c'è un altro personaggio assai interessante sul quale si potrebbe ricamare un po' ma qui si finirebbe nel campo dello spoiler e, benché immagino che tutti abbiate visto Il mistero di Sleepy Hollow, non è il caso. Se invece non l'avete ancora visto, recuperatelo subito!!


Del regista Tim Burton ho già parlato QUI. Johnny Depp (Ichabod Crane), Christina Ricci (Katrina Van Tassel), Michael Gambon (Baltus Van Tassel), Jeffrey Jones (Reverendo Steenwyck), Richard Griffiths (Magistrato Philipse), Michael Gough (Notaio Hardenbrook), Christopher Walken (il cavaliere), Miranda Richardson (Lady Van Tassel), Lisa Marie (Lady Crane), Christopher Lee (Borgomastro) e Martin Landau (non accreditato, Peter Van Garrett) li trovate invece ai rispettivi link.

Casper Van Dien interpreta Brom Van Brunt. Americano, lo ricordo per film come Starship Troopers - Fanteria dello spazio e Python - Spirali di paura, inoltre ha partecipato a serie quali Bayside School, Beverly Hills 90210 e Monk. Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 50 anni e otto film in uscita.


Winona Ryder ha rifiutato il ruolo di Katrina, finito così a Christina Ricci, che Depp conosceva da quando l'attrice aveva 9 anni; per il ruolo di Ichabod Crane, invece, erano stati fatti i nomi di Brad Pitt, Daniel Day-Lewis e Liam Neeson e, addirittura, si dice che il Cavaliere senza testa era stato proposto a Marlon Brando. Detto questo, se Il mistero di Sleepy Hollow vi fosse piaciuto consiglio il recupero di Le avventure di Ichabod e Mister Toad, From Hell, La sposa cadavere e magari anche qualche film della Hammer. ENJOY!

venerdì 23 novembre 2018

Bollalmanacco On Demand: Southland Tales - Così finisce il mondo (2006)

Torna il Bollalmanacco on Demand con una richiesta giunta direttamente da Kara Lafayette che mi ha chiesto di vedere Southland Tales - Così finisce il mondo (Southland Tales), pellicola che ha riconfermato il mio brutto rapporto con Richard Kelly, qui regista e sceneggiatore. Il prossimo film On Demand sarà Loveless. ENJOY!


Trama: in una Los Angeles "alternativa", si intrecciano le storie di Boxer Santaros, attore affetto da amnesia, del poliziotto Roland Taverner, alla ricerca del gemello perduto, di ex pornodive, ribelli ed esponenti del governo...


Correva l'anno 2001 e io andavo al cinema, un pomeriggio post università, piena di speranza a vedere Donnie Darko, solo per uscire dalla sala con un enorme punto interrogativo sulla testa. Non vi starò ovviamente a parlare del film che ha segnato una generazione di ragazzi che cominciava a scoprire internet e la possibilità di parlare di cinema al di fuori di Ciak (spero di parlarne, prima o poi, se avrò il coraggio e la voglia di affrontarlo di nuovo) ma questo piccolo non aneddoto mi serviva per introdurre il mio difficile rapporto con Richard Kelly. Si potrebbe banalmente dire che non lo capisco, forse perché non mi impegno, vinta dal fondamentale insieme di fuffa pop e deprimente che permea i suoi film, forse perché lo trovo troppo inutilmente arzigogolato, forse perché non tollero la sua fissa per le dimensioni e per i deliri del continuum spazio-temporale? O forse perché non avevo colto che Southland Tales fosse un suo film e, visto il cast, mi sarei aspettata invece una supercazzola enorme, non un delirio di storie apparentemente appiccicate a casaccio introdotte da un Justin Timberlake in guisa di narratore biblico, pronto a richiedere allo spettatore tutta l'attenzione che davanti a un film con The Rock non mi aspetto. Detto questo, lo stesso Justin Timberlake (che, per carità, non sarà una cima) ha ammesso di non aver capito che cavolo stesse interpretando e lo stesso vale, pare, per tutto il resto del cast, quindi un po' mi consolo. Per chi volesse approcciarsi a Southland Tales, in pratica trattasi di delirio post apocalittico ambientato in un universo alternativo non troppo diverso dal nostro; dopo che il Texas è stato vittima di attacchi terroristici, gli Stati Uniti vengono governati con pugno di ferro e i cittadini non hanno più di libertà, spiati 24 ore su 24 dai servizi segreti, la terza guerra mondiale incombe e un certo barone tedesco è riuscito a sfruttare il movimento perpetuo delle maree per sopperire alla crisi del carburante creando così una roba chiamata Fluid Karma che, tuttavia, rischia di alterare la struttura stessa della realtà causando la nascita di "buchi". In tutto questo, un attore vittima di amnesia si ritrova tra le mani un copione che in sostanza anticipa la realtà e finisce in mezzo alla guerra tra servizi segreti e ribelli neo-marxisti assieme ad un manipolo di altre persone di entrambi gli schieramenti, chi più consapevolmente chi meno. Insomma, un delirio bello e buono ma non è finita mica qui.


Il problema di Southland Tales è che lo spettatore rischia di far fatica a seguire quello che sta succedendo, bombardato da un quantitativo spropositato di informazioni e distratto da intermezzi fatti da spezzoni di esilaranti reality show (indubbiamente, il personaggio di Sarah Michelle Gellar si becca alcune delle perle migliori e anche il biasimo della voce narrante), pagine internet, proclami governativi e spot che sono lo specchio esatto di ciò che devono subire quotidianamente i protagonisti del film, il che a pensarci bene è geniale. Meno geniale è che, a fronte di una trama "seria", si debbano subire dialoghi che incarnano il nulla cosmico quando sono faceti e che fanno scoppiare a ridere quando sono seri, instillando il dubbio sulla natura di Southland Tales: supercazzola oppure serio film distopico/fantascientifico? Dati gli attori propenderei per la prima ma la pellicola è impregnata di così tanta "arroganza" che viene anche difficile esserne certi e poi, indubbiamente, bisogna ammettere che il film non è privo di fascino. Per esempio, ho apprezzato tantissimo quel paio di numeri musicali e allucinati che arrivano a spezzare il ritmo a un certo punto, tra ballerine bionde, drogati e triangoli sul palco, mentre alcuni personaggi li ho trovati al limite del cattivo gusto, come la tizia che a un certo punto implora di poter succhiare il ca**o di The Rock, oppure totalmente inutili, come il camionista interpretato da Christopher Lambert. E quest'ultimo è solo un esempio perché di personaggi secondari fondamentalmente inutili il film è zeppo, interpretati da attori tra lo spaesato e l'incoscientemente divertito; tra i protagonisti di questo delirio alla Terry Gilliam virato in salsa californiana, spiccano di sicuro Dwayne Johnson, Justin Timberlake e Sarah Michell Gellar, probabilmente quelli che ci credono di più (The Rock, con quel tic delle dita che lo fa sembrare un rimbambito, è adorabile), mentre Seann William Scott è più inespressivo e fuori ruolo del solito, tanto che sul finale mi sarei messa le mani nei capelli. Insomma, mi tocca chiedere scusa a Silvia per aver demolito questo film ma giuro che arrivata alla fine delle ben due ore e mezza di durata la domanda è stata: "cosa diavolo ho visto?" e, soprattutto "potrò tornare indietro nel tempo per convincere me stessa a NON guardare Southland Tales?".


Di Janeane Garofalo (Generale Teena MacArthur), Sarah Michelle Gellar (Krysta Kapowski / Krysta Now), Beth Grant (Dr. Inga Von Westphalen / Marion Card), Dwayne Johnson (Boxer Santaros / Jericho Cane), Christopher Lambert (Walter Mung), John Larroquette (Vaughn Smallhouse), Jon Lovitz (Bart Bookman), Mandy Moore (Madeline Frost Santaros), Lou Taylor Pucci (Martin Kefauver), Seann William Scott (Roland Taverner), Wallace Shawn (Barone Von Westphalen) e Kevin Smith (Simon Theory) ho parlato ai rispettivi link.

Richard Kelly è il regista e sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Donnie Darko e The Box. Anche produttore, ha 43 anni.


Miranda Richardson interpreta Nana Mae Frost. Inglese, la ricordo per film come L'impero del sole, La moglie del soldato, Il mistero di Sleepy Hollow, Spider, The Hours, Il fantasma dell'Opera, Harry Potter e il calice di fuoco Harry Potter e i doni della morte - Parte I; come doppiatrice ha lavorato in Galline in fuga. Ha 60 anni.


Will Sasso interpreta Fortunio Balducci. Canadese, ha partecipato a film come Mai dire ninja, Comic Movie, Io, Dio e Bin Laden, Killing Hasselhoff e a serie quali Willy il principe di Bel Air, I viaggiatori, X-Files, Perfetti ... ma non troppo, CSI - Scena del crimine, Due uomini e mezzo, How I Met Your Mother e Grey's Anatomy; come doppiatore ha lavorato in The Cleveland Show, Robot Chicken e I Griffin. Anche sceneggiatore e produttore, ha 43 anni e tre film in uscita.


Zelda Rubinstein, che interpreta la Dottoressa Katarina Kuntzler, era la medium del film Poltergeist. La prima versione del film sarebbe dovuta durare 160 minuti ma vista la disastrosa reazione degli spettatori a Cannes è stato tagliato e rimontato col risultato che qualcosa, nei dialoghi, si è perso. Se volete capire qualcosa di più di Southland Tales, invece, sappiate che i primi tre capitoli della "saga" si trovano in forma di graphic novel col titolo di Southland Tales: The Prequel Saga. Nell'attesa che vi arrivino i volumi da internet, se Southland Tales vi è piaciuto recuperate Donnie Darko e poi spiegatemelo, grazie! ENJOY!


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