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mercoledì 5 febbraio 2025

Bolla Loves Bruno: Ancora vivo (1996)

Con l'anno nuovo torna anche la rubrica dedicata a Bruce Willis! Si ricomincia con Ancora vivo (Last Man Standing), diretto e co-sceneggiato nel 1996 dal regista Walter Hill.


Trama: un pistolero sconosciuto arriva in una città di frontiera ai tempi del proibizionismo e mette zizzania tra due gang rivali...


Avevamo lasciato Bruccino adorato alle prese con le mattane di "Simon" in Die Hard - Duri a morire. Nel frattempo, si è permesso una comparsata amichevole all'interno dell'allora assai prolifica Tarantino Factory con Four Rooms e ha ottenuto uno dei suoi ruoli più belli, quello di James Cole in quel capolavoro de L'esercito delle 12 scimmie. Evidentemente, era il periodo in cui Willis aveva piacere a lavorare con autori affermati, per film particolari, altrimenti non si spiega perché abbia scelto di partecipare a un remake de La sfida del samurai di Akira Kurosawa (già rifatto da Sergio Leone con Per un pugno di dollari), diretto da Walter Hill. Voi direte "dove sta la particolarità"? Beh, in pratica Ancora vivo è un'opera ibrida, un noir che trova la sua collocazione ai tempi del proibizionismo, con tanto di duro e puro alla Bogart, voce narrante e gangster azzimati, ambientato però in una città di frontiera e fotografato come se fosse un western. Se non fosse per le auto utilizzate, fin dall'inizio si avrebbe l'illusione di vedere spuntare Clint Eastwood bardato col poncho, invece l'"uomo senza nome" (lì Joe, qui John) e tutti i criminali che popolano la cittadina di Jericho sembrano usciti da Gli intoccabili; solo il barista, lo sceriffo, il becchino e la messicana-indiana Felina indossano abiti senza tempo, assimilabili tranquillamente allo stile del Far West. L'idea non è neanche una delle peggiori del film, anche se personalmente ho percepito un po' troppo lo "scollamento" tra un genere e l'altro. Il vero problema di Ancora vivo, per quanto mi riguarda, è che l'ho trovato mortalmente noioso, perché non sono mai riuscita ad investire neppure il minimo sindacale di empatia nei confronti dei personaggi. John Smith, il protagonista, arriva nella città di Jericho e, prendendo a simpatia (senza motivo alcuno se non per la bellezza esteriore) la pupa messicana del boss irlandese, decide di fare il triplo gioco per mettere le due gang locali una contro l'altra e far sì che si distruggano da sole, ricavandoci il "pugno di dollari" citato da Leone. John Smith è come l'Harry Angel di Angel Heart (giusto per citare un altro ibrido che usa il linguaggio del noir), un protagonista per nulla piacevole, moralmente ambiguo, che si ritrova ad avere a che fare con gente ancora più riprovevole di lui; a differenza di ciò che accade in Angel Heart, qui non mi sono però sentita affatto coinvolta dai magheggi di John, dalle sue motivazioni, da antagonisti che sembrano la summa di tutti gli stereotipi del genere e agiscono, a loro volta, spinti da ragioni risibili. Il film si può riassumere tranquillamente con "John viene minacciato - John si affilia a una banda - John ammazza male i membri dell'altra banda - John fa il doppio gioco - Si ricomincia tutto da capo", con ben poche variabili affidate a un paio di co-protagonisti tra il cringe e il moscio.


Bruce Willis
, nei panni di John Smith, recita col pilota automatico. Deciso a dare un'interpretazione "impersonale, classica", al personaggio, risulta monoespressivo, di conseguenza meno affascinante rispetto alla gamma dei suoi antieroi un po' sbruffoni (fortunatamente, a un certo punto viene mostrato seminudo in una vasca, almeno una gioia per gli occhi). In tutto questo, Willis incarna alla perfezione la figura del duro e puro, che non chiede mai, fa strage di cuori femminili, pialla quelli maschili a pistolettate e si rivela comunque la gemma del cast perché, salvo un paio di oneste interpretazioni di Bruce Dern e William Sanderson, il resto è da buttare, e mi si spezza il cuore scrivere una cosa simile per Christopher Walken e Michael Imperioli. Walken arriva come il ben più efficace Mr. Shhh di Steve Buscemi in Cosa fare a Denver quando sei morto, preannunciato da un hype tremendo e personaggi terrorizzati, e si rivela invece un tizio sfregiato a cui piace parlare sottovoce e agitare la mitraglietta automatica; Imperioli, dal canto suo, è in overacting perenne, ben lontano dalle performance che avrebbero reso Christopher Moltisanti uno dei personaggi più sfaccettati delle serie TV. L'overacting, purtroppo, è una cifra stilistica che coinvolge quasi tutti i gangster, e tocca il picco con un David Patrick Kelly a dir poco imbarazzante. Sul cast femminile non mi sento di spendere nemmeno una parola, non vorrei infierire. L'unico aspetto veramente pregevole di Ancora vivo, tolto Willis seminudo e una colonna sonora interessante, sono le sparatorie. Chi ama il genere "John Woo" anni '90, con pistole doppie impugnate da uomini colmi di cazzimma, pallottole infinite e corpi che volano nelle maniere più coreografiche immaginabili, qui può trovare pane per i suoi denti. O, perlomeno, svegliarsi dalla natura soporifera del resto del film, com'è del resto successo a me, costretta a guardare Ancora vivo a puntate per non cadere vittima dei colpi di Morfeo (non Morpheus). Il prossimo film della rassegna, all'epoca, l'avevo adorato. Speriamo non abbia risentito del tempo passato! 


Del regista e co-sceneggiatore Walter Hill ho già parlato QUI. Bruce Willis (John Smith), Bruce Dern (Sceriffo Ed Galt), William Sanderson (Joe Monday), Christopher Walken (Hickey), David Patrick Kelly (Doyle), Michael Imperioli (Giorgio Carmonte), Leslie Mann (Wanda) e Lin Shaye (Madame, personaggio elencato nei titoli di coda ma, a mio avviso, assente nel film, probabilmente caduto sotto la scure del montaggio) li trovate invece ai rispettivi link. 


John Paxton
, che interpreta, Blair Richardson è il padre di Bill Paxton. Se Ancora vivo vi fosse piaciuto recuperate ovviamente La sfida del samurai e Per un pugno di dollari. ENJOY!

mercoledì 13 settembre 2017

Baby Driver - Il genio della fuga (2017)

L'ultimo film scritto e diretto da Edgar Wright è uscito persino a Savona! Potevo quindi perdermi Baby Driver - Il genio della fuga (Baby Driver)? Assolutamente no!


Trama: a seguito di un incidente stradale accorsogli da bambino, Baby è affetto da acufene, cosa che lo costringe ad andare in giro con la musica perennemente sparata nelle orecchie. Questa sua particolarità lo rende anche un autista provetto, nonché il migliore alleato di un ladro professionista, Doc, che lo utilizza sempre per i suoi colpi.


Baby Driver è un film che Edgar Wright si rigirava nella mente fin dagli anni '90 e che è riuscito brevemente a fare capolino in un video diretto proprio dal regista, Blue Song dei Mint Royale, uscito nel 2004 e avente tra gli attori protagonisti anche ciccio Nick Frost (il video si può vedere brevemente in una sequenza di Baby Driver); il progetto era talmente caro a Wright da spingerlo a fare persino il gesto dell'ombrello alla Marvel e al loro Ant-Man, con buona pace di noi spettatori amanti dello stile del regista britannico e di film realizzati col cuore più che col portafoglio. E' un bene che esistano ancora Autori con la A maiuscola anche in ambito "commerciale" perché Baby Driver, nonostante la natura di film un po' supercazzola tutto stunt automobilistici (favolosi) e malviventi spacconi (o forse proprio in virtù di questo), è un'opera che titilla tutti i sensi dello spettatore, almeno quelli utilizzati per la recezione di una pellicola, e dalla quale traspaiono interamente la bravura, la perizia e l'impegno di chi l'ha realizzata. La trama di Baby Driver, a dirla tutta, non brilla di originalità: la storia di un animo fondamentalmente candido costretto suo malgrado a compiere brutte azioni, vuoi per necessità economiche vuoi perché ricattato da chi è davvero malvagio (forse), che arriva a compiere determinate scelte per amore, è stata raccontata mille e una volta, eppure come al solito il tocco leggero di Edgar Wright riesce a non rendere banale né il racconto in generale né la caratterizzazione dei vari personaggi. Baby, con tutti i suoi tic quasi autistici e quell'atteggiamento tra il buffo e l'esasperante col quale letteralmente fugge dalla realtà che lo circonda, è un protagonista assai carino, col quale lo spettatore può facilmente empatizzare, ma ogni personaggio viene reso vivo ed indimenticabile anche quando gli vengono concessi poco più di alcuni minuti sullo schermo, si vedano il duro interpretato da Jon Bernthal ("Se non mi rivedrete vorrà dire che sarò morto"), il nipotino di Kevin Spacey, la commessa dell'ufficio postale e persino la vecchina derubata della macchina. E poi c'è quel protagonista unico ed indispensabile che è la musica, punto fermo di una pellicola che rischiava di essere il tipico "videoclip" stilosetto ma freddo e invece proprio grazie ad essa trova una sua personalità tutta particolare, un calore difficile da trovare al giorno d'oggi.


Baby è la musica, e la musica è Baby. Il ragazzo vive di Ipod, campiona i dialoghi di chi lo circonda per creare una nuova melodia, cammina a ritmo di ciò che in quel momento passa nelle sue cuffie, parla riportando brani di canzoni o film a seconda dell'occasione ed è talmente innamorato di questa forma d'arte da riuscire a trasmettere la sua passione persino al nonno adottivo, sordomuto. La realtà della vita criminale non lo tange, almeno fino a un certo punto, perché tutto ciò che gli capita viene filtrato dalle cuffiette dell'Ipod e finché il fanciullo è libero di fare quel che più gli piace e c'è da guidare e rubare senza fare male a nessuno, tutto bene; lo stesso vale per la storia d'amore con Debora e per il suo destino finale, al punto che sembra quasi che la realtà stessa si plasmi a seconda di ciò che ascolta Baby, tra graffiti che riportano interi testi di canzoni e arcobaleni che spuntano all'improvviso come in un brano di Dolly Parton, a ricordarci che la felicità arriva solo dopo l'inevitabile pioggia e il temporale chissà quanti anni potrà durare. E la musica scandisce non solo il ritmo della vita di Baby ma anche quello della struttura stessa del film, con Edgar Wright che si permette di ri-citare se stesso e una delle scene più famose di Shaun of the Dead seguendo Ansel Elgort con un elegante piano sequenza mentre il protagonista va a prendere il caffé, per poi cominciare a giocare col montaggio e i suoni degli spari o delle portiere sbattute, che seguono letteralmente il ritmo della colonna sonora. E quando quest'ultima non c'è, ecco che lo spettatore si ritrova a dover sentire quel fastidioso ronzio che porta Baby a cercare riparo nella musica, cosa che crea ancora più empatia col personaggio. A completare il tutto c'è infine un cast d'eccezione, con due premi Oscar come Kevin Spacey e Jamie Foxx pronti a gigioneggiare senza ritegno, una Eiza Gonzáles particolarmente gnocca e un Jon Hamm che definirlo figo è poco visto lo sviluppo a cui va incontro il suo personaggio, ribaltando decisamente le aspettative del pubblico benché molte cose vengano prefigurate da tutti i piccoli dettagli che meriterebbero a Baby Driver una seconda visione e persino una terza. Ovviamente in lingua originale, ché l'adattamento italiano fa perdere non solo alcuni giochi di parole e le citazioni delle canzoni, ma a un certo punto mi ha portata anche a non capire una mazza di ciò che dice Doc e giuro che è la prima volta che mi accade al cinema!


Del regista e sceneggiatore Edgar Wright ho già parlato QUI. Jon Bernthal (Griff), Jon Hamm (Buddy), Lily James (Debora), Kevin Spacey (Doc) e Jamie Foxx (Pazzo) li trovate invece ai rispettivi link.

Ansel Elgort interpreta Baby. Americano, ha partecipato a film come Lo sguardo di Satana - Carrie, Divergent, Insurgent e The Divergent Series - Allegiant. Ha 23 anni e tre film in uscita.


Walter Hill non si vede ma è la voce originale dell'interprete in tribunale. Famosissimo regista, ha diretto film come Driver l'imprendibile (una delle fonti di ispirazione del film, ovviamente), I guerrieri della notte, 48 ore, Danko, Johnny il bello, Ancora 48 ore, Ancora vivo ed episodi di serie come I racconti della cripta. Anche produttore e sceneggiatore, ha 75 anni.


Eiza Gonzáles, che interpreta Darling, era la Santanico Pandemonium della serie Dal tramonto all'alba e dovrebbe tornare sul grande schermo con l'uscita di Alita: Battle Angel di Robert Rodriguez, a luglio dell'anno prossimo mentre la cantante Sky Ferreira, già vista in Twin Peaks, è la mamma di Baby e il bassista dei Red Hot Chili Peppers, Flea, intepreta Eddie; l'attore CJ Jones, che interpreta Joseph, è invece davvero sordo ed è molto attivo nel promuovere e realizzare spettacoli proprio per i portatori di questo handicap. Emma Stone era stata scelta per il ruolo di Debora ma ha rinunciato per partecipare a La La Land (ecco forse perché il look delle due è molto simile in una scena) mentre Michael Douglas era stato preso in considerazione per il ruolo di Doc ed è stato proprio Edgar Wright ad assegnargli quello di Hank Pym prima di abbandonare il set di Ant-Man. Detto questo, se Baby Driver vi fosse piaciuto recuperate Grindhouse - A prova  di morte, Driver, l'imprendibile, Mad Max: Fury Road, The Blues Brothers, Hudson Hawk - Il mago del furto e Una vita al massimo. ENJOY!

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