Visualizzazione post con etichetta david cross. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta david cross. Mostra tutti i post

martedì 6 febbraio 2018

The Post (2017)

Domenica è giorno dedicato al cinema in sala e per l'occasione cosa è meglio di The Post, l'ultimo film diretto da Steven Spielberg e candidato a due Oscar (Miglior Film e Meryl Streep Miglior Attrice Protagonista)?


Trama: durante la presidenza Nixon una "talpa" diffonde le prove di come almeno quattro presidenti americani abbiano mentito relativamente a motivi e successi legati al conflitto in Vietnam. E mentre il Congresso si impegna per imbavagliare la stampa, la proprietaria del Washington Post e il suo editore alzano la testa non solo per amore di scoop...


Ah, il Vietnam! Ah, la presidenza Nixon! Probabilmente il binomio di questi due elementi rappresenta per ciascun americano "liberale" il peggiore degli spauracchi ma la verità è che, scavando neppure troppo in profondità, si viene a scoprire che nemmeno il "pistolero" JFK era esente da critiche e lo stesso vale per tutti e quattro i presidenti americani coinvolti nel conflitto vietnamita. The Post, l'ultimo film di Steven Spielberg, parte dal ritrovamento e conseguente diffusione di documenti compromettenti ed affermanti quanto sopra, i cosiddetti Pentagon Papers, per analizzare altre questioni spinose, dall'ovvia punta dell'iceberg rappresentata dalla lotta tra stampa e potere fino ad arrivare a toccare temi quali il conflitto d'interesse legato a questioni di amicizia/prestigio e persino il ruolo della donna nei luoghi di potere. Quest'ultimo punto in particolare mi ha colpita, soprattutto perché la questione della parità dei sessi è argomento di grande attualità. In The Post abbiamo due protagonisti, l'editrice del Washington Post Kay Graham e il direttore Ben Bradlee, ognuno impegnato sullo stesso fronte ma con due approcci ben diversi; quello di Ben, cosiddetto "pirata" del Post, è l'atteggiamento del giornalista rampante sempre a caccia di notizie succulente, mentre Kay deve fungere da mediatore tra pubblico, giornalisti e azionisti di una società appena presentata in Borsa, oltre a dimostrare costantemente di poter lavorare agli stessi livelli del padre e del defunto marito. Se quello di Ben è quindi un personaggio a tutto tondo ma comunque archetipico, così non è per Kay, apparente "oca grassa" dell'alta società, incapace (vuoi per timidezza, vuoi perché asservita al ruolo di donna imposto dalla società) di prendere decisioni sovversive, alla quale il paraocchi viene tolto molto lentamente nonostante le sue intelligenza e cultura elevate. Il dramma umano di Kay viene posto su un piano parallelo ma equivalente a quello dell'intera indagine giornalistica e i due aspetti del film lavorano in perfetta sinergia per offrire allo spettatore sia l'emozione di un'inchiesta seria, con echi da spy story e legal drama, sia quella di godersi un interessante racconto di formazione che evidenzia con garbo ma anche decisione la stupida disparità tra i sessi, promulgata spesso dalle stesse donne. Al di là delle tristissime dichiarazioni dei consiglieri di Kay e dell'appassionante monologo di Sarah Paulson, sono proprio gli atteggiamenti remissivi ed indecisi della facoltosa editrice e molti eventi di mero contorno a dare un quadro chiaro del terreno minato in cui erano costrette a muoversi donne potenti come la protagonista, considerate dai più nient'altro che bambine desiderose di fare "le grandi" senza tuttavia esserne in grado.


Non è "solo" la sceneggiatura (alla quale ha messo mano Josh Singer, lo stesso de Il caso Spotlight), ma anche la regia di Spielberg a fare emergere questo aspetto apparentemente secondario, attraverso inquadrature che separano le "brave mogli" dai mariti impegnati, lasciandole spesso sole in mezzo ad un lusso tanto simile a una gabbia, relegandole a figure di sfondo finché a qualcuna non viene in mente di alzare lo sguardo, rubare letteralmente la scena, porsi al centro della stessa calamitando in toto l'attenzione dello spettatore. E' lo stesso Spielberg che ha realizzato il film in nove, impensabili mesi riuscendo comunque ad omaggiare la settima arte (il film finisce praticamente nello stesso identico modo con cui inizia Tutti gli uomini del presidente), a confezionare sequenze dinamiche ed esaltanti (tutte quelle che tirano fuori il fuoco creativo di una redazione in fermento, con quei giri di macchina circolari e le carrellate rapidissime), altre fatte di pura paranoia (quelle che vedono impegnato Bob Odenkirk, ripreso a notevole distanza, o sovrimpongono la vera voce di Nixon alla sua immagine ripresa dietro le mura sicure della Casa Bianca), altre incredibilmente affascinanti (la cinepresa che entra letteralmente nel cuore del processo di stampa del Washington Post), altre infine di deliziosa leggerezza, ché il timbro di The Post è anche molto ironico, per fortuna. E poi ci sono gli attori, ovviamente. L'unico difetto "fastidioso" di The Post, ma non solo di questo film ahimé, è la reiterata e scellerata scelta di relegare l'adorabile Sarah Paulson in ruoli di secondo piano e per fortuna che le è stato "regalato" il monologo più bello del film altrimenti se fossi stata costretta a vederla impegnata solo a fare panini mi sarei messa ad urlare. Per il resto, Tom Hanks e Meryl Streep sono bravissimi come al solito ed effettivamente lei porta a casa l'ennesima interpretazione da applauso (che tuttavia non ho potuto godere appieno, filtrata ovviamente dal doppiaggio italiano) ma anche il cast di supporto non è affatto male e, in particolare, il Ben Bagdikian di Bob Odenkirk è decisamente sublime, oltre che l'unico personaggio ad essere riuscito a farmi venire un lieve groppo alla gola. Come già ne Il ponte delle spie, dunque, ci si trova davanti uno Spielberg impegnato ma "lieve", pronto a raccontare una storia vera e tremendamente seria, nonché importante, assecondando comunque le esigenze di spettacolo e facendo riflettere il pubblico coinvolgendolo come solo lo zio Spilby sa fare. E per questo non posso che volergli bene!


Del regista Steven Spielberg ho già parlato QUI. Meryl Streep (Kay Graham), Tom Hanks (Ben Bradlee), Sarah Paulson (Tony Bradlee), Bradley Whitford (Arthur Parsons), Bruce Greenwood (Robert McNamara), David Cross (Howard Simons), Pat Healy (Phil Geyelin) e Michael Stuhlbarg (Abe Rosenthal) li trovate invece ai rispettivi link.

Bob Odenkirk (vero nome Robert John Odenkirk) interpreta Ben Bagdikian. Americano, famoso per il ruolo di Saul Goodman/Jimmy McGill nelle serie Breaking Bad e Better Call Saul, ha partecipato a film come Fusi di testa 2 - Waynestock, Il rompiscatole, Nebraska, The Disaster Artist e ad altre serie quali Pappa e ciccia, Una famiglia del terzo tipo, Perfetti... ma non troppo, Weeds, How I Met Your Mother e Fargo; come doppiatore ha lavorato in Futurama e American Dad!. Anche sceneggiatore, produttore e regista, ha 56 anni e un film in uscita, Incredibles 2.


Tracy Letts interpreta Fritz Beebe. Americano, ha partecipato a film come La grande scommessa, Christine, Lady Bird e a serie quali Quell'uragano di papà e Prison Break. Anche sceneggiatore e produttore, ha 53 anni.


Jesse Plemons interpreta Roger Clark. Americano, ha partecipato a film come Paul, The Master, Black Mass - L'ultimo gangster, Il ponte delle spie e a serie quali Walker Texas Ranger, Sabrina vita da strega, CSI - Scena del crimine, Grey's Anatomy, Cold Case, Breaking Bad, Fargo e Black Mirror. Ha 30 anni e due film in uscita, tra i quali The Irishman.


Tra le mille comparse, spunta la figlia del regista Sasha Spielberg, ovvero la donna che consegna la scatola coi documenti al Washington Post. Se The Post vi fosse piaciuto recuperate Tutti gli uomini del presidente, Il caso Spotlight e Il ponte delle spie. ENJOY!


martedì 29 marzo 2016

Kung Fu Panda 3 (2016)

Nonostante tutto il mondo fosse sconvolto dall'hype per Batman vs Superman, io ho bellamente ignoranto Mr. Wayne e Mr. Kent preferendo la visione di Kung Fu Panda 3, diretto dai registi Alessandro Carloni e Jennifer Yuh Nelson.


Trama: mentre il crudele Kai riesce a fuggire dal regno degli spiriti dove era confinato, il panda Po deve trovare la sua reale identità come Guerriero Dragone e affrontare il ritorno del vero padre...


Alla fine di questo terzo episodio posso tranquillamente dire che quella di Kung Fu Panda è una delle migliori trilogie mai girate, ovviamente con tutti i limiti del caso, non fraintendete. Il bello di questa serie di film infatti è che il protagonista Po, panda teneroso, cicciottello e pasticcione, cresce diventando un vero maestro del Kung Fu gradualmente, affrontando in ogni film una sfida che lo eleva di uno scalino rispetto alla sua condizione precedente, senza mai snaturarne l'essenza di bambinone combina guai; per intenderci, non vedremo mai Po diventare un eroe tragico alla Goku perché ogni suo passo verso la consapevolezza è costellato di piccoli momenti umoristici e, soprattutto, un'enorme umiltà. Ciò vale anche per questo ultimo episodio, che inizia con un Guerriero Dragone "adagiato" in una routine fatta di battaglie e allenamenti. Ma cosa significa davvero essere IL Guerriero Dragone? Cosa lo differenzia da combattenti ben più abili come, solo per fare due nomi, Tigre e il maestro Shifu? Eh, qualcosa di importantissimo c'è e il film lo rende chiaro e palese agli occhi dei piccoli spettatori, introducendo la tanto chiacchierata (almeno in Italia) figura del vero padre di Po, un pandone pasticcione ed esageratamente chiassoso, tanto quanto il figlio, e l'intera comunità dei suoi tenerissimi simili, uno più pacioccone e bello dell'altro. La ricerca delle proprie radici, la necessità di collaborare e migliorare sé stessi, la consapevolezza che il concetto di famiglia non può e non deve essere limitato ai legami di sangue, sono tutti temi importantissimi che vengono snocciolati con naturalezza tra un combattimento e l'altro, tra una risata e una lacrima, mentre gli sceneggiatori cercano di dare spazio non solo a Po ma anche a tutti i comprimari tanto amati da chi ha seguito la saga fin dall'inizio.


Kung Fu Panda 3 è come sempre molto bello anche visivamente. Sarà stata la grandezza della sala o dello schermo ma mi è parso che stavolta i personaggi fossero molto più realistici per quel che riguarda la resa del pelo (meravigliosamente morbido!!) e delle fattezze in generale, mentre le mosse di kung fu mi sono sembrate molto più fluide. L'animazione, come accadeva anche negli altri due film, alterna la CGI a disegni chiaramente ispirati alle stampe cinesi, soprattutto quando occorre introdurre dei flashback o delle leggende ricavate dalle storiche pergamene custodite da Shifu, e i due registi ricorrono spesso alla tecnica dello split screen, soprattutto durante le scene d'azione più concitate. Il character design dei personaggi nuovi, in gran parte ovviamente panda, è incredibilmente delicato e tenero, ogni animalotto è caratterizzato in modo che non sia possibile confonderlo con un altro e non avete idea di che esplosione di pucciosità siano i pandini, uno più bello dell'altro; il cattivo nuovo, Kai, è connotato come già succedeva ai tempi del primo Kung Fu Panda con un abbondante utilizzo del verde "ooze", concentrato di spettrale malvagità che si scatena nei terribili guerrieri di Giada che accompagnano il villain, ma purtroppo non raggiunge le vette di teatrale crudeltà del pavone del capitolo precedente, rischiando di cadere presto nel dimenticatoio come predetto dall'inside joke presente all'interno della pellicola. E se le sequenze ambientate nel Regno dello Spirito meritano il voto dieci per i colori e la fantasia con cui sono state realizzate, l'unico rammarico che mi resta è che Scimmia, Gru e Mantide siano un po' diventati i guerrieri scemi del villaggio, perdendo buona parte di quella tridimensionalità che, fortunatamente, non è venuta meno a Tigre e Shifu. E ora, prima di concludere, parliamo un po' della...


TERRIBILE QUESTIONE GENDER (Contiene Spoiler)

Cari genitori,
prima di impedire ai vostri bambini di andare a vedere un film delizioso come Kung Fu Panda perché temete che esso possa pregiudicare non solo la loro identità sessuale futura ma anche il loro concetto di Famiglia Giusta, leggete queste due righe. Il panda Po viene cresciuto da un papero maschio e single perché quest'ultimo un giorno se lo vede piombare nel ristorante poco più che neonato. Non è che il vero padre, un panda per inciso, abbia deciso di abbandonarlo ma, capitelo, credeva fosse morto assieme alla moglie quando il loro villaggio è stato assaltato. E aggiungo anche che la mamma di Po viene più volte nominata nel corso del film, compianta nonché lodata per l'eroico sacrificio che l'ha portata a salvare la vita del pargolo. Quando il vero padre di Po torna a riabbracciarlo, NESSUNO mette in discussione la sua paternità, nessuno chiede a gran voce che panda e papero si uniscano in matrimonio per crescere il protagonista; piuttosto, i due padri riconoscono reciprocamente i rispettivi meriti e il loro rapporto, dopo la diffidenza e la gelosia iniziali, diventa una rispettosa e profonda amicizia. Tutto per il bene di Po che, in buona sostanza, capisce di essere stato cresciuto non solo da panda e papero, ma anche dal maestro Shifu, da maestro Oogway, da tutti gli amici, uomini e donne che siano, che hanno sempre avuto fiducia in lui. Quindi cari, perfetti genitori, andate a vedere Kung Fu Panda 3 tranquilli, ché il Gender non verrà a mordervi le chiappe e magari per una volta riuscirete anche a farvi una risata invece di prendere tutto così maledettamente sul serio!


 Della regista Jennifer Yuh Nelson ho già parlato QUI. Jack Black (Po), Bryan Cranston (Li), Dustin Hoffman (Shifu), Angelina Jolie (Tigre), J.K. Simmons (Kai),  Jackie Chan (Scimmia), Seth Rogen (Mantide), Lucy Liu (Vipera), David Cross (Gru), James Hong (Ping) e Jean-Claude Van Damme (Maestro Coccodrillo) li trovate invece ai rispettivi link.

Alessandro Carloni è il co-regista della pellicola. Nato a Bologna, è al suo primo lungometraggio. Anche animatore e tecnico degli effetti speciali, ha 38 anni.


Kate Hudson (vero nome Kare Garry Hudson) è la voce originale di Mei Mei. Americana, figlia di Goldie Hawn, la ricordo per film come Quasi famosi, The Skeleton Key e Tu, io e Dupree, inoltre ha partecipato a serie come Party of Five e Glee. Anche produttrice, regista e sceneggiatrice, ha 37 anni e tre film in uscita.


Tra gli altri doppiatori originali segnalo la presenza fissa Randall Duk Kim, che come negli altri episodi doppia il maestro Oogway, Wayne Knight, che invece presta la voce a Big Fun e Hom-Lee, e quattro dei figli della coppia Angelina Jolie/Brad Pitt, ovvero Pax, Knox, Zahara e Shiloh, tutti a doppiare i piccoli pandini mentre Rebel Wilson e Jamie Campbell Bower hanno rispettivamente dovuto rinunciare ai ruoli di Mei Mei e Li. I boss della Dreamworks hanno confermato che questo non sarà l'ultimo film della franchise ma che ce ne saranno ancora almeno tre; nell'attesa, se Kung Fu Panda 3 vi fosse piaciuto recuperate i primi due film e aggiungete I segreti dei cinque cicloni, il corto Kung Fu Panda Holiday, la serie Kung Fu Panda - Mitiche avventure e i corti Kung Fu Panda: I segreti dei maestri e Kung Fu Panda: Secrets of the Scroll. ENJOY!

venerdì 2 settembre 2011

Kung Fu Panda 2 (2011)

Giusto perché ormai l’industria cinematografica si sta parecchio adagiando sugli allori, tra le poche novità e i molti remake presenti al cinema questa settimana arriva un sequel, ovvero Kung Fu Panda 2 di Jennifer Yuh.



Trama: dopo gli eventi del primo film troviamo il panda Po ormai perfettamente integrato nel suo ruolo di Guerriero Dragone, amato e rispettato da amici, cittadini e compagni. Ma all’orizzonte si profila la minaccia del malvagio Shen e della sua temibile arma in grado di annientare per sempre il kung fu…



Come dicevo, l’industria cinematografica, soprattutto quella USA, sta grattando il fondo del barile e sforna remake e sequel in quantità. Per fortuna questo trend non si limita a produrre solo cose pessime, ma anche film pregevoli come Fright Night – Il vampiro della porta accanto e questo Kung Fu Panda 2, che arricchisce e completa la storia del primo episodio maturando anche dal punto di vista dei temi trattati, che diventano più seri e complessi. Mantenendo ovviamente l’essenziale carica umoristica del delizioso panda Po, goffo ed imbranato anche ora che è diventato ufficialmente il Guerriero Dragone, e della maggioranza dei personaggi secondari, gli sceneggiatori in questo sequel scavano infatti nell’infanzia del protagonista, portando in superficie un argomento difficile (soprattutto per il pubblico più giovane; non a caso i bambini presenti in sala sbuffavano spesso e volentieri, senza capire una ceppa) come l’accettazione di un passato angosciante e il tentativo di trasformarlo nella forza necessaria a migliorare sé stessi nel presente, guardando al futuro. Fondamentale, dunque, anche l’introduzione di un villain molto più malvagio rispetto a quello del primo film, vanesio (non a caso è un Pavone), folle e dedito allo sterminio come un novello Erode, spinto dalle profezie di una povera Capra veggente.



Superando questa cupezza e maggior serietà, sorvolando su una sequenza talmente struggente che piango ancora adesso a ripensarci, lo spirito di Kung Fu Panda 2 rimane comunque invariato rispetto al primo capitolo. I personaggi regalano gag a profusione, sia i buoni (Po è, come al solito, una fucina di risate, ma esilarante è anche la Mantide che gioca sulla natura della sua specie, con le femmine che staccano la testa ai maschi, e il nuovo personaggio della veggente, un’irritante Capra che predice persino le parole che stanno per esserle rivolte e cerca di mangiarsi gli abiti del malvagio di turno) che i cattivi (il lupo che, nel descrivere Po, usa aggettivi come “supercoccolo e morbidoso” o anche lo stesso Shen, un malvagio talmente borioso da risultare insopportabile ai suoi stessi sottoposti) e le sequenze d’azione mescolano le tecniche serie delle cinque furie o l’eleganza del pavone all’ovvia incapacità, goffaggine e sfacciataggine occidentale di Po, con risultati che vanno dal semplicemente divertente al geniale (la mia sequenza preferita è senza dubbio quella del Dragone Cinese che mangia ed espelle gli avversari!). Per quanto riguarda l’animazione, è ovviamente spettacolare, sia per quanto riguarda i singoli personaggi che le intere sequenze, soprattutto quando l’arma utilizzata sono i fuochi d’artificio, che regalano immagini assai vicine a quelle degli anime giapponesi, in particolare verso il finale; interessante inoltre l’utilizzo di tre diverse tecniche per mostrare tre diversi tempi narrativi, ovvero la CG per il presente, una sorta di teatrino di ombre cinesi per la storia di Shen e una deliziosa animazione stilizzata per l’infanzia di Po.



Detto questo, Kung Fu Panda 2 non è comunque esente da difetti e risulta sicuramente inferiore (anche se di poco) al primo capitolo. Innanzitutto, sembrerebbe quasi uno spin – off per il mercato dell’home video sia per la sua durata che per la velocità con cui vengono presentati i vari eventi che compongono il film; inoltre, a parte Shen e La Divinatrice, i nuovi “maestri” introdotti non sono niente di trascendentale e possono passare tranquillamente inosservati (tranne il Maestro Croc, che consente allo spettatore attento di riconoscerne al volo il doppiatore originale grazie alla “mossa della spaccata”, tipica di Van Damme). Per quanto riguarda la versione italiana, la pecca grossa come una casa è sempre quella fastidiosa voce che Fabio Volo appioppa a Po; il buon Fabio pare infatti non aver capito che il Panda non è un decerebrato idiota che parla come un bambino piccolo affetto da dislessia (“Ehi, tu, Tigre. Vorrei essere… uuhh… ficofico come te!” Ficofico? Ma per pietà…), ed è un peccato visto che il resto dei doppiatori, soprattutto quello di Shen, fa un lavoro a dir poco egregio. Ma arriverà il giorno in cui Jack Black tirerà una panciata a Volo e troveranno un altro doppiatore, spero. Nel frattempo, gustatevi Kung Fu Panda 2, ovviamente guardandovi i titoli di coda, che mostrano come il cucciolo Po sia arrivato al ristorante di Ping, e asciugandovi l’inevitabile lacrimuccia che scenderà alla vista del Maestro Oogway che pesca sulla luna del logo Dreamworks all’inizio. Ah, aspettatevi anche un terzo capitolo, visto il finale!



Di Jack Black (Po), Gary Oldman (Shen), Dustin Hoffman (Shifu), Angelina Jolie (Tigre), Seth Rogen (Mantide), Jackie Chan (Scimmia), Lucy Liu (Vipera), David Cross (Gru), ho già parlato nei post ai quali potete arrivare seguendo i rispettivi link.

Jennifer Yuh è la regista della pellicola. Americana, già supervisore artistico del primo Kung Fu Panda, ha diretto alcuni episodi della serie animata Spawn. Anche sceneggiatrice, ha 39 anni.



Michelle Yeoh (vero nome, Yeoh Chu – Kheng) in originale presta la voce alla Divinatrice. Malese, ha partecipato a film come Il domani non muore mai, il bellissimo La tigre e il dragone, Memorie di una geisha e La mummia: la tomba dell’Imperatore Dragone, inoltre ha doppiato un episodio della serie Jackie Chan Adventures. Anche produttrice, ha 49 anni e due film in uscita.



Jean – Claude Van Damme (vero nome Jean-Claude Camille François Van Varenberg) in originale presta la voce al Maestro Croc. Attore belga annoverato nella classe dei tamarroni cinematografici esperti di arti marziali, tipo Chuck Norris o Steven Seagal per intenderci, ha partecipato a film sostanzialmente indegni di entrare nella storia del cinema, come ad esempio Lionheart: scommessa vincente, Colpi proibiti, Kickboxer – il nuovo guerriero, Senza tregua e Street Fighter: sfida finale. Anche sceneggiatore, produttore e regista, ha 51 anni e quattro film in uscita, tra cui il seguito del geniale I mercenari.



Dennis Haysbert in originale presta la voce al Maestro Ox. Attore americano che ricordo con piacere nei panni del presidente nelle prime stagioni della serie 24, ha partecipato anche a film come Heat – La sfida, Insomnia, Potere assoluto e il bellissimo Far from Heaven; inoltre lo si può vedere in episodi delle serie L’incredibile Hulk, The A – Team, Dallas, Magnum P.I., Genitori in blue jeans e Oltre i limiti. Anche produttore e regista, ha 57 anni e un film in uscita.



Victor Garber in originale presta la voce al Maestro Rhino. Altro grande attore che ricordo innanzitutto per il ruolo in una serie TV, quel meraviglioso Alias dove interpretava il padre della protagonista, Sydney, ha partecipato anche a film come Insonnia d’amore, Titanic, La rivincita delle bionde e Star Trek. Per la TV, ha partecipato a serie come Ai confini della realtà, Sentieri, Law & Order, Oltre i limiti, Frasier, Will & Grace e Ugly Betty. Canadese, ha 62 anni e due film in uscita.

E ora vi lascio con il trailer originale (con la voce di Jack Black!!!!) del film.... ENJOY!!

venerdì 12 agosto 2011

Kung Fu Panda (2008)


Siccome a breve uscirà il secondo episodio, urge ripassare le epiche gesta del panda più mitico della storia del kung fu. E così vi beccate la recensione di Kung Fu Panda, diretto nel 2008 dai registi Mark Osborne e John Stevenson.



Trama: il panda Po sogna di diventare maestro nell'arte del kung fu ma, grasso e impacciato com'è, pare che il suo destino sia quello di vendere noodles assieme al padre Ping. Per un caso fortuito però viene designato come leggendario Guerriero Dragone proprio quando il malvagio Tai Lung evade dal carcere... e lì cominciano i guai!



Azione, risate, messaggio positivo, animazione della madonna. Kung Fu Panda è sicuramente uno dei più bei film a cartoni animati prodotti negli ultimi tempi, uno degli ultimi "anelli di congiunzione" tra il glorioso passato delle fiabe Disney e un presente fatto di prodotti sicuramente bellissimi graficamente ma un po' privi di inventiva e "cuore", maggiormente rivolti al pubblico adulto di nostalgici nerd (mi ci metto io per prima, eh!!) piuttosto che ai più piccoli. Qui invece la grafica moderna e l'uso del 3D si sposano benissimo con una storia ideale per i bambini e divertente anche per gli adulti.



La storia del panda Po, desideroso di coronare un sogno impossibile, è un incitamento per i piccoli spettatori ad impegnarsi sempre senza mai arrendersi, a discapito di malelingue, invidiosi e pessimisti; a trovare il buono in sé stessi e sfruttare al meglio le proprie qualità perché, come ci insegna questa storia, ognuno di noi è speciale per quello che è. E così, anche la "mistica" arte del Kung fu ci viene presentata con una visione un po' più umana: non ci sono imperturbabili e perfetti maestri zen, né invincibili guerrieri come quelli che ci sono stati tramandati da anni di manga, anime, film e quant'altro. L'americanizzazione delle leggende cinesi sicuramente le priva di quell'aura di mistero e magia che tanto ci attraggono, ma le rendono più comprensibili anche al pubblico ottuso occidentale e più "a portata di mano", senza privarle del significato positivo di fondo. Il tutto senza mettere troppo alla berlina un'arte così nobile e senza calcare la mano sull'ironia fuori luogo: le gag sono spesso esilaranti e tutte azzeccate, ma quasi delicate, non strappano mai la risata "crassa" che ci si potrebbe aspettare da un personaggio col cuore (e il fisico!) di Jack Black e a tratti alcune scene sono anche tristi, commoventi ed emozionanti.



Perfetta, come ho detto, l'animazione. I combattimenti tra i personaggi e gli stili di kung fu che riflettono la natura di ogni singolo animale sono splendidi e naturalissimi, gli sfondi e gli ambienti creati sono imponenti e ricchissimi di dettagli, mentre la scena iniziale, realizzata con un'animazione più classica ma non meno efficace, ha un sapore nostalgico affatto disprezzabile. La versione in lingua originale ha dalla sua poi l'utilizzo delle voci del già citato Jack Black e di un Dustin Hoffman semplicemente perfetto nei panni del severo, incredulo e bizzoso maestro Shifu, cosa che potrebbe parere insignificante ma che sicuramente la eleva rispetto alla versione italiana, penalizzata dall'utilizzo del pubblicizzatissimo Fabio Volo come doppiatore di Po e dall'ovvia impossibilità di rendere, nella nostra lingua, la differenza tra le espressioni "nerd" e colloquiali utilizzate dal protagonista (parole come "awsomeness", "kungfuish" e altre danno proprio l'idea del ragazzino entusiasta che si approccia a qualcosa che ama, su cui ha fantasticato per secoli, sentendosi inadatto e anche un po' titubante) e il linguaggio compassato e mistico di Shifu e delle Cinque Furie. Se non avete ancora avuto modo di vedere Kung fu Panda, questo è il momento giusto visto che tra qualche giorno la awsomeness del grasso Po tornerà ad invadere i cinema!!



Di Jack Black (Po), Dustin Hoffman (Shifu), Angelina Jolie (Tigre), Seth Rogen (Mantide), Ian McShane (Tai lung), Michael Clarke Duncan (Comandante Vachir), David Cross (Gru),  ho già parlato nei post ai quali potete arrivare seguendo i rispettivi link.



Mark Osborne è uno dei registi della pellicola. Prima di Kung Fu Panda, aveva diretto qualche episodio televisivo di Spongebob Squarepants e le scene live action del film tratto dalla serie. Americano, anche produttore, sceneggiatore e attore, ha 41 anni.



John Stevenson è l'altro regista della pellicola. Inglese, alla sua prima esperienza cinematografica come regista, ha un film in uscita.



Jackie Chan (vero nome Kong - san Chang) doppia Scimmia in originale. Mitica star di tantissimi, assurdi action sia cinesi che americani e per fenomenali stunts, lo ricordo per film come l'esilarante e trashissimo City Hunter - Il film, Terremoto nel Bronx, Lo smoking e Il giro nel mondo in 80 giorni. Originario di Hong Kong, anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 57 anni e un film in uscita; ovviamente, riprenderà il ruolo di Scimmia nell'imminente Kung Fu Panda 2.



Lucy Liu doppia Vipera in originale. Ovviamente il migliore ricordo che ho dell'attrice newyorchese è l'interpretazione dello splendido personaggio di O-Ren Ishii in Kill Bill Vol.1 e 2, ma ha partecipato anche a film come Jerry Maguire, Gridlock'd - Istinti criminali, Charlie's Angels e Charlie's Angels: più che mai; inoltre, ha partecipato a serie come Beverly Hills 92010, Quell'uragano di papà, Hercules, E.R., X - Files, Nash Bridges, NYPD, Ally McBeal, Joey e Ugly Betty, oltre ad aver doppiato un episodio de I Simpson. Anche produttrice e regista, ha 43 anni e cinque film in uscita; ovviamente, riprenderà il ruolo di Vipera nell'imminente Kung Fu Panda 2.



Randall Duk Kim, che in originale doppia il maestro Oogway, interpretava nonno Gohan nell'urendo Dragonball Evolution, mentre Invece James Hong, che da la voce al padre di Po, Ping, interpretava David Lo Pan in Grosso guaio a Chinatown. Tra gli altri doppiatori, segnalo anche l'altro membro dei Tenacious D, Kyle Gass, che qui doppia uno dei tanti maialini presenti nel film. Il primo film è stato seguito da parecchi special televisivi e brevi "spin-off" straight to video. Personalmente, ho visto solo Secrets of the Furious Five, che è molto carino, ma sono usciti anche l'inevitabile Kung Fu Panda Holiday Special e il corto Kung Fu Panda: Secrets of the Masters; inoltre, è imminente una serie tv dal titolo Kung Fu Panda: Legends of Awesomeness. E ora, invece che col solito trailer, vi lascio con un pezzo della colonna sonora del film, la geniale cover di Kung Fu Fighting cantata da Jack Black e Cee Lo Green... ENJOY!!

 


domenica 2 gennaio 2011

Megamind (2010)

Lo scontro cinematografico di fine anno, almeno per me, non è stato tra i due cinepanettoni che hanno invaso le sale a colpi di wakawaka e starlette seminude, ma tra i due cartoni animati a base di supercattivi, Cattivissimo me e il più recente Megamind, diretto da Tom McGrath. Purtroppo per la Dreamworks, ha vinto il primo, e di lunga misura!

megamind_final_original_movie_poster_buy_now_at_starstills__99537_zoom

Trama: Megamind è un alieno “malvagio” impegnato fin dall’infanzia in una lotta contro la sua nemesi naturale, il supereroe Metroman. Quando, inaspettatamente, Megamind riesce a fare fuori il protettore della città, il supercattivo si ritrova privo di uno scopo nella vita e decide di rimediare, creando un nuovo supereroe…

megamind-MEG028_rgb

Sarà che ho adorato Cattivissimo me. Sarà che ero reduce da una giornata massacrante. Sarà che ormai ne ho visti troppi… ma questo Megamind non mi ha convinta più di tanto. Innanzitutto cominciamo col dire che come trama è assai meno originale di Cattivissimo me e si basa molto sul mito e le origini di Superman, quindi si ammanta di quell’alone di “già visto” che fa un po’ storcere il naso (parodie su Clark Kent e compagnia bella ne sono già state fatte a bizzeffe…). Come seconda cosa Megamind è un cattivo molto meno incisivo di Gru: si vede da subito che non ne ha troppa voglia, non è convinto, non è davvero bastardo dentro, quindi anche il suo ovvio cambiamento arriva in modo prevedibile e fin troppo rapido, grazie al tipico personaggio femminile carismatico e fighetto. Terzo, i momenti esilaranti sono troppo pochi, e quasi tutti legati alla strepitosa colonna sonora. Il finale sulle note di Bad di Michael Jackson o la sequenza scandita da Welcome to the Jungle dei Guns’n’Roses sono strepitosi, ma di nuovo: BASTA usare canzoni cool per ravvivare i cartoni animati, è dal primo Shrek che lo fanno, quindi ormai sono quasi dieci anni, diciamo che l’effetto novità è un pochino esaurito.

MegaMind_movie_stills_1

Certo, non si può dire che Megamind sia brutto. Il 3D è inutile come sempre ma la grafica strepitosa a tratti ci fa illudere di trovarci davanti ad un telegiornale o ad un film live action: le scene dove Roxanne è in bilico in cima al grattacielo o viene sballottata in aria da Titan mi hanno messo le vertigini, tanto che ho dovuto distogliere lo sguardo e pensare ad altro (non so che farci, mi fanno soffrire certe sequenze…); inoltre la “spalla” del supercattivo che, guarda un po’, si chiama anche lui Minion, è di una dolcezza disarmante ed è sicuramente il personaggio più riuscito dopo il narcisista Metroman ( - Ti amiamo, Metroman! – E io amo TE, cittadino qualunque!!), che con il lungo flashback risolutivo vince indubbiamente la palma d’oro per il personaggio più paraculo dell’anno. Se dovessi trovare un momento preferito, sicuramente è quello in cui viene introdotta la mitica figura del Padrino Spaziale (un nano capelluto che parla come Marlon Brando nel Padrino e che, a ripensarci, potrebbe essere un riferimento ai vecchi film di Superman, dove il compianto Marlon interpretava proprio il padre del supereroe…) accompagnato ovviamente dalla Madrina, un improbabile Minion con parrucca bionda e grembiulino rosa. Insomma, io fossi in voi eviterei di pagare 10 o più euro per guardarvelo al cinema e aspetterei di affittarlo… questo a meno che non siate in crisi da mancanza di cinema e l’alternativa fosse andare a vedere un cinepanettone. Allora, nel dubbio, andate a vedere Megamind, ovviamente!

space dad

Parecchie le guest star tra i doppiatori della versione originale. Brad Pitt, di cui ho già parlato qui, doppia Metroman, mentre Ben Stiller, che trovate qua, presta la voce a Bernard, anche se in origine il ruolo di Megamind era stato offerto proprio a lui (e a Robert Downey Jr., per la cronaca).

Tom McGrath è il regista della pellicola. Tra i suoi altri lavori ricordo Madagascar, Madagascar 2 – Via dall’isola e qualche episodio del geniale The Ren & Stimpy Show. Americano, ha 45 anni.

Tom+McGrath+Megamind+New+York+Premiere+Inside+Pk-W6q6xi-_l

Will Ferrell doppia Megamind nella versione originale del film. Uno degli ultimi comici americani ad aver spopolato anche all’estero (e uno di quelli che preferisco di meno…) ha partecipato a film come Austin Powers, Austin Powers – La spia che ci provava, Jay & Silent Bob… fermate Hollywood!, Zoolander, Elf, Starsky & Hutch (dove si profonde in uno splendido cameo XD), il geniale Anchorman: the Legend of Ron Burgundy, Wedding Crashers e Talladega Nights: the Ballad of Ricky Bobby, inoltre ha doppiato serie come Mucca e Pollo, The Angry Beavers e I Griffin. Ha 43 anni e un film in uscita.

images_players_will-ferrell

David Cross doppia Minion. Attore americano, lo ricordo per piccoli ruoli in film come Mr. Destiny, Il rompiscatole, Men in Black, Small Soldiers, Ghost World, Scary Movie 2, Men in Black II, Se mi lasci ti cancello ed Alvin Superstar; ha inoltre prestato la voce alla Gru di Kung Fu Panda e doppiato un episodio de I Griffin. Ha 46 anni e due film in uscita, tra cui il seguito di Kung Fu Panda.

Megamind-Premiere-Foto-05-David-Cross_mid

Justin Theroux presta la voce al padre di Megamind. Americano, tra i suoi film segnalo American Psycho, Mulholland Drive, Zoolander e Charlie’s Angels: più che mai, ha inoltre partecipato ai telefilm Alias e Six Feet Under. Ha 39 anni e tre film in uscita.

justin-theroux

Se vi fosse piaciuto il genere, Megamind non è il primo film d’animazione a trattare il tema dei supereroi. Ben più riusciti, a mio avviso, sono Gli Incredibili e Mostri contro alieni, che vi consiglio di cercare e vedere. Un ultimo avviso prima di lasciarvi al trailer originale del film: rimanete almeno fino a metà dei titoli di coda, c’è un simpatico siparietto con Minion e Bernard. E ora.. ENJOY!


Se vuoi condividere l'articolo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...