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mercoledì 25 giugno 2025

Ballerina (2025)

Con un po' di ritardo, ho recuperato anche Ballerina, diretto dal regista Len Wiseman.


Trama: da bambina, Eve ha visto suo padre morire per mano dei membri di una misteriosa banda di assassini. Affidata alla Ruska Roma, Eve impara l'arte dell'omicidio e, una volta che il suo cammino torna ad incrociare quello della tribù, si dedica ad una sanguinosa vendetta...


E' da quando lo hanno annunciato, due anni fa, che friggo per vedere Ballerina, perché lo sapete quanto amo i rip-off di Nikita, fatti di assassine dal triste passato e dall'ancor più triste presente. Con tutti i suoi difetti, ho imparato anche ad amare la saga John Wick e, se mettete insieme queste due premesse, capirete perché non vedevo l'ora di andare al cinema a godermi il film di Len Wiseman. Ballerina è tutto quello che mi sarei aspettata, niente di più e niente di meno. Una storia parallela, perfettamente inserita all'interno dell'universo di John Wick, dove spetta a un'altra protagonista interagire con l'interessante mitologia del personaggio, a partire dai vari hotel Continental sparsi per il mondo, e i vari clan di assassini smossi da taglie stratosferiche, come la Ruska Roma introdotta nel primo film della saga. Detta protagonista è un'altra "coperta di Linus", un personaggio fondamentalmente scritto col bignami dell'assassina cinematografica dal 1990 a oggi, la quale soffre la morte di una persona cara da bambina e viene cresciuta come un mostro da gente assai simile a quella che l'ha resa orfana e, a seconda di quale direzione intraprenderà la sceneggiatura, crescerà assetata di libertà o di vendetta, spesso tutte e due le cose. La ballerina Eve non fa eccezione e, come le colleghe che l'hanno preceduta, viene infusa di quella punta di umanità che la rende comunque un personaggio positivo pur nella sua ambiguità morale; nella fattispecie, Eve è una Kikimora, ovvero un'assassina che funge anche da protettrice di coloro che le vengono affidati, il che significa che uccide a fin di bene (anche perché le vengono affidate donne o bambine innocenti, non mostri e predatori sessuali come, che so, nel recente Mujina di Inio Asano). Dopo una serie di missioni svolte più o meno con successo, Eve sbarella (pur con l'obiettivo secondario di impedire che una bambina subisca il suo stesso destino) quando le si presenta l'occasione di uccidere chi l'ha resa orfana, il che consente a Ballerina di cambiare leggermente il solito pattern di scontri "a scomparto" tipici della saga principale e di introdurre un'intero paese alpino interamente abitato da famiglie di assassini, con tutta l'azione che ne consegue.


In virtù di ciò, la seconda parte del film è più varia e un po' più originale rispetto alla prima, anche perché a Eve, in quanto donna, è stato impartito l'importante insegnamento di utilizzare le armi più improprie che potesse trovare onde superare lo svantaggio fisico in un corpo a corpo, e la protagonista aderisce in toto a questo sano principio, facendo ingoiare granate ai suoi avversari o mandandoli a fuoco con un lanciafiamme che avrebbe fatto invidia a De Luca. Come sempre, non siete obbligati ad esaltarvi davanti a queste cose, ci mancherebbe. Se John Wick e seguiti vi hanno fatto schifo, odierete anche Ballerina, talmente conformato, in primis a livello estetico, alla saga principale, da avere una fotografia basata interamente su una palette di blu, rossi e viola, una colonna sonora totalmente spersonalizzata e coreografie di lotta realizzate sul modello inaugurato da Chad Stahelski ormai dieci anni fa. Anzi, le malelingue dicono che proprio Stahelski, insoddisfatto del lavoro di Len Wiseman, abbia rigirato da capo parecchie scene del film, per proteggere il successo della sua creatura più remunerativa. Tanti rimaneggiamenti sono stati fatti anche alla sceneggiatura, e immagino i salti mortali che sono stati fatti per infilarci dentro John Wick (se è vero che Ballerina si svolge tra Parabellum e John Wick 4, nel momento in cui il protagonista è stato prima scomunicato dalla Tavola, poi esiliato anche dalla Ruska Roma, non si capisce perché la direttrice vada a rompergli le palle per risolvere il problema con Eve e perché lui accetti), ma basta fare finta di nulla, tapparsi il naso e divertirsi con quel misto di action popolare, personaggi sopra le righe e momenti pomposamente filosofici che hanno fatto la fortuna della saga. Anche perché Ana de Armas è davvero brava e convinta nei panni di Eve, oltre che bellissima, e il ritorno di personaggi storici non smette di scaldarmi il cuore. Posso dunque ritenermi soddisfatta di questo Ballerina, il cui finale aperto mi lascia sperare per una continuazione anche dello spin-off, ché di comfort movies c'è sempre bisogno. 

 


Di Ana de Armas (Eve), Keanu Reeves (John Wick), Ian McShane (Winston), Anjelica Huston (La direttrice), Gabriel Byrne (Il cancelliere), Catalina Sandino Moreno (Lena), Lance Reddick (Charon) e Anne Parillaud (Consierge di Praga) ho parlato ai rispettivi link.

Len Wiseman è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Underworld, Underworld: Evolution, Die Hard - Vivere o morire, Total Recall - Atto di forza ed episodi di serie quali Lucifer, Sleepy Hollow e The Gifted. Anche produttore, sceneggiatore e scenografo, ha 52 anni. 


Norman Reedus
interpreta Daniel Pine. Diventato famosissimo come Daryl di The Walking Dead, al punto che gli è stato dedicato persino lo spin-off Daryl Dixon, lo ricordo per film come Mimic, 8mm - Delitto a luci rosse, Blade II, American Gangster e altre serie quali Streghe e Masters of Horror (ha partecipato a quel capolavoro di Cigarette Burns, scusate se è poco); come doppiatore, ha lavorato in American Dad!, Robot Chicken e Helluva Boss. Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 56 anni. 


L'azione del film si svolge tra John Wick 3 - Parabellum e John Wick 4 ma, in generale, per capirci qualcosa vi consiglierei di recuperare anche John Wick e John Wick 2, aggiungendo per completezza la gradevole serie The Continental, che trovate su Prime Video. Inoltre, se Ballerina vi fosse piaciuto, consiglio di guardare Nikita, Atomica bionda e L'assassina - The Villainess. ENJOY!



venerdì 7 aprile 2023

John Wick 4 (2023)

Ammetto che ci avevo quasi rinunciato, tra impegni e malanni, ma domenica siamo riusciti finalmente ad andare al cinema a vedere John Wick 4 (John Wick: Chapter 4), diretto dal regista Chad Stahelski.


Trama: dopo essere quasi morto nel film precedente, John Wick riprende il suo sanguinoso cammino pr liberarsi dal giogo della Gran Tavola e stavolta il suo principale avversario è il Marchese Vincent de Gramont.


E' finita. Forse. Dico forse perché in una scena post-credit che non vi spoilero stiamo già guardando al MCU del Continental e della Gran Tavola, di cui in effetti ci manca di vedere i pilastri fondamentali, ma dopo 9 anni possiamo dire che è finita la saga che ha sdoganato il cinema "di menare" (TM) al pubblico bue, quello che del cinema in questione non conosce nemmeno le basi e che magari, chessò, è riuscito ad incuriosirsi dopo tutto questo tempo. E' finita, e quella di John Wick è una fine a cui non potrò MAI voler male, nonostante tutti i difetti che mi hanno spinta a ridere come una pazza in sala, perché ci sono anche tanti pregi e momenti epici. Di trama ormai non si può più parlare da un paio di episodi, ci mancherebbe. Ogni film di John Wick, salvo forse il primo, è una serie di scuse e deviazioni per far sì che Keanu Reeves, per arrivare dal punto A al punto B, ci metta più o meno tre ore e, nel frattempo, si profonda in coreografie malmenanti sempre più lunghe e complesse (ma non per questo varie. Ci arrivo) e, ovviamente, John Wick 4 non fa eccezione, cosa che porta il nostro eroe a viaggiare dal Marocco ad Osaka, da New York a Berlino e, per il gran finale, a raggiungere una Parigi da cartolina. Ciò che in primis salva il franchise dalla noia perpetua è, come sempre, il bellissimo, interessante world building che lo accompagna, fatto di alberghi misteriosi, concierge efficacissimi (ciao Lance, mi mancherai tanto) e terribili Gran Tavole che giocano con la vita altrui millantando regole perse nell'alba dei tempi e perfino codificate in latino, con tutto il codazzo di personaggi e assassini sui generis che si portano appresso. La seconda cosa sono le infinite sequenze di combattimento, ogni volta più assurde ed esilaranti, che dopo tutti questi anni ancora regalano delle gioie, non tanto quando c'è di mezzo Keanu Reeves (mai stato particolarmente atletico, poverello, ma ci mette l'impegno instancabile di chi ha le giunture sempre un po' rigide e deve compensare con l'entusiasmo) ma quando arriva gente tipo Donnie Yen e Scott Adkins, il primo sempre una gazzella elegantissima e il secondo, pur costretto nel ruolo di Ciccio Bastardo, sempre capace di tirare calci come se non portasse una fat suit addosso.


Le infinite sequenze di cui sopra, signori miei, le avrei onestamente scorciate un po', perché risentono dello stesso difetto del film precedente, ovvero quello di mostrare Reeves rotolare per dieci minuti attorno all'attaccante per poi freddarlo con un headshot, ma quest'anno ci sono anche picchi di sfacciataggine notevole, forieri dell'ilarità isterica di cui parlavo sopra. Per esempio, John Wick 4 introduce "ottimi" abiti in kevlar coi quali basta coprirsi il viso col bavero per sopravvivere anche alle piogge di proiettili peggiori, o ancor più ottimi fucili d'assalto che non si limitano a colpire l'avversario, ma lo incendiano proprio, facendolo quasi esplodere; è stato poi introdotto un concetto di universo espanso secondo il quale John Wick discende direttamente dal clan MacLeod, o non si spiega perché lui riesca a sopravvivere a incidenti stradali reiterati e continue cadute da palazzi di 10 piani, mentre gli sventurati che condividono il suo stesso destino devono arrendersi alla morte impietosa dopo appena un singolo incidente/caduta. Ciò detto, John Wick 4 tocca picchi di commozione plurimi, soprattutto nelle scene ambientate a Parigi, con la rotonda degli Champs Elysées trasformata nel set di Carmageddon e la scalinata che porta al Sacro Cuore trasfigurata in una sorta di tormento di Sisifo, il tutto creato per omaggiare I guerrieri della notte grazie alla sensualissima (e bastardissima) DJ pronta a vendere agli assassini della Ville Lumière il povero Jonathan. Non dimentichiamo, infine, le guest star che come sempre pullulano. Al di là di Donnie Yen e Scott Adkins, per me i top del cast, Bill Skarsgård fa sempre la sua porca figura (e credo che il doppiaggio italiano ci abbia messo una bella pezza, almeno stavolta), di Clancy Brown non parliamo nemmeno, ché la grandezza è troppa, Hiroyuki Sanada è sempre elegante e bellissimo, Marko Zaror un'eccellente ingresso forse poco sfruttato e Ian McShane è perfetto oggi come 9 anni fa. Dite quello che volete, a me John Wick mancherà veramente tantissimo ma, come ho già detto, l'intenzione di tenere la saga in vita c'è (il primo spin-off cinematografico è previsto già per l'anno prossimo!), perché si potrebbero raccontare ancora mille storie su questo universo, stando però bene attenti a giocarsi al meglio la carta del picchiare/uccidere/headshottare bene, cosa che, purtroppo, una serie TV non potrebbe mai fare, ma chi sono io per porre dei limiti alla tamarreide e alla fantasia? Attendo speranzosa!


Del regista Chad Stahelski ho già parlato QUIKeanu Reeves (John Wick), Laurence Fishburne (Bowery King), Lance Reddick (Charon), Clancy Brown (Harbinger), Ian McShane (Winston), Bill Skarsgård (Marchese), Donnie Yen (Caine), Hiroyuki Sanada (Shimazu) e Scott Adkins (Killa) li trovate invece ai rispettivi link.


Lance Reddick, Keanu Reeves, Ian McShane e persino Anjelica Huston dovrebbero comparire in Ballerina, il primo spin-off della saga, programmato per l'anno prossimo e avente Ana De Armas come protagonista. Nell'attesa, ovviamente, recuperate i primi tre film della saga e aggiungete Atomica Bionda, Bullet Train e I guerrieri della notte. ENJOY!




martedì 21 maggio 2019

John Wick 3 - Parabellum (2019)

Per uscire da una settimana a dir poco devastante, non c'è nulla di meglio dello staccare il cervello e, per ottenere il migliore dei risultati, John Wick 3 - Parabellum (John Wick: Chapter 3 - Parabellum), diretto dal regista Chad Stahelski, è semplicemente perfetto.


Trama: dopo essere stato scomunicato, John Wick deve cercare di sopravvivere mentre tutti i killer del mondo gli danno la caccia.


Avevamo lasciato John Wick con una taglia di 14 milioni di dollari sulla testa, il bisogno di portare via le suole da New York il prima possibile, la perdita di tutti i privilegi legati al rispetto delle regole de La Tavola e con un cagnusso nuovo. Lo ritroviamo più o meno nelle stesse condizioni nel terzo capitolo di quella che si preannuncia una quadrilogia, nonché una delle zamarrate più sfacciate dopo Sharknado, a differenza del quale, per lo meno, John Wick mantiene un minimo di dignità a livello di regia, coreografie marziali ed interpreti. Non a livello di sceneggiatura, ci mancherebbe: in cinque non sono riusciti a tirare fuori qualcosa di sensato, ché se già i primi John Wick erano scritti sulla lista della spesa, questo sta direttamente su uno scontrino e ogni twist della trama (che a un certo punto, detto proprio onestamente, fa fare "cose" a John Wick senza un motivo plausibile, leggasi la parentesi nel deserto) è finalizzato a raggiungere un obiettivo e uno soltanto: che il protagonista dia e prenda quante più mazzate possibili, stavolta anche troppe. Qui e là, furbamente, vengono gettati i semi per un altro capitolo della saga e probabilmente anche di un prequel, perché l'unica cosa davvero furba, per quanto scorretta, del franchise, è quello di mostrare allo spettatore dei rapidissimi flash di personaggi o organizzazioni che sarebbero molto più interessanti del protagonista, se solo venissero approfonditi: è il caso della benedetta Tavola, della miriade di Hotel Continental sparsi per il mondo, dell'organizzazione gestita da Anjelica Huston, persino di Halle Berry, che compare in una delle sequenze più divertenti dell'intero film. Insomma, John Wick "affama" in particolari e, così facendo, spinge il pubblico idiota, io per prima, a volerne di più.


Ciò che non viene lesinato, come ho scritto sopra, sono le botte. Lamentavo nel capitolo secondo una certa qual ripetitività nello schema di lotta del nostro, sintetizzabile in "atterro l'avversario e poi headshot"; anche in Parabellum i nemici muoiono malissimo, vittime al 90% di headshot doppi (si fa pour parler, ovvio, ché aspettarsi la coerenza in questo genere di film non ha senso, ma a che pro finire perennemente gli avversari con colpi alla testa sparati a bruciapelo quando già il colpo al cuore/stomaco precedente dovrebbe decretarne la morte certa?), ma perlomeno ci sono interessanti scambi all'arma bianca, vengono utilizzati mordaci e velocissimi cagnolini e persino un tomo antico, veicolo della morte più esilarante dell'intero film, e nonostante alcuni combattimenti vengano tirati anche troppo per le lunghe diventando un mero sfoggio di tecnica coreografica (vedi quello con Yayan Ruhian), di sicuro la sete di sana, vecchia ultraviolenza viene soddisfatta persino a fronte di una stranissima mancanza di sangue. Certo, bisogna rendersi conto che Parabellum, forse ancor più dei suoi predecessori, è soltanto un insieme di scontri portati avanti all'interno di splendide e dettagliatissime scenografie create ad hoc per non annoiare l'occhio dello spettatore, attaccati tra loro con uno sputo di "trama" (o si parla di pretesti narrativi?), tuttavia è palese che gli attori coinvolti si siano tutti divertiti e non vedano l'ora di passare una quarta volta a battere cassa. Io, neanche a dirlo, aspetto il quarto capitolo con trepidazione, sperando che torni, anche stavolta, l'elegantissimo Ian McShane... e che venga affiancato dalla ottima Asia Kate Dillon, vera rivelazione del film!!


Del regista Chad Stahelski ho già parlato QUI. Keanu Reeves (John Wick), Halle Berry (Sofia), Ian McShane (Winston), Laurence Fishburne (Bowery King),  Mark Dacascos (Zero),  Lance Reddick (Charon), Anjelica Huston (Il direttore) e Yayan Ruhian (Shinobi 2) li trovate invece ai rispettivi link.

Said Taghmaoui interpreta l'Anziano. Francese, ha partecipato a film come L'odio, Three Kings, American Hustle - L'apparenza inganna, Wonder Woman e a serie come Lost. Ha 45 anni e un film in uscita.


Jerome Flynn, il Bronn de Il trono di spade, interpreta Berrada. Nell'attesa che StarZ dia il via alle riprese della serie Continental che, ahinoi, non vedrà la presenza di Ian McShane e di sapere se davvero nel 2021 uscirà John Wick 4, se John Wick 3 - Parabellum vi fosse piaciuto recuperate John Wick e John Wick 2. ENJOY!

martedì 21 marzo 2017

John Wick - Capitolo 2 (2017)

Dopo l'entusiasmo generato dal primo capitolo potevo non andare a vedere John Wick - Capitolo 2 (John Wick: Chapter 2), nuovamente diretto da Chad Stahelski?


Trama: finita la mattanza del primo capitolo John Wick cerca di ritirarsi a vita privata ma viene richiamato in attività dal camorrista Santino D'Antonio, deciso a scalare i vertici della criminalità mondiale...


Nel 2014 John Wick era stata una bella sorpresa, un action anni '80 tamarro al punto giusto, con un protagonista sufficientemente duro ed inespressivo e alcune finezze di fondo che facevano venire voglia di averne di più. Il di più è arrivato tre anni dopo, con un film che mostra John Wick ancora incazzato nero per la morte della moglie e dell'amato cagnussu (e basta, santo cielo!), ancora desideroso di pace e ancora circondato da gente che lo rivorrebbe in azione a tutti i costi. Stavolta la sceneggiatura, se tale la si può definire, scava maggiormente all'interno di quel mondo organizzato di assassini e criminali che era la parte più affascinante del primo capitolo: apprendiamo infatti (o forse lo dicevano già in John Wick ma chi se lo ricorda...) che il mondo è governato da una sorta di cosca criminale internazionale, un G7 del crimine tipo, un'organizzazione ancora diversa da quella che gestisce l'Hotel Continental ma ad essa strettamente legata. Questi due gruppi, ai quali bisogna aggiungerne un terzo che richiama molto i Morlock degli X-Men, evitano di pestarsi i piedi a vicenda grazie ad un ferreo codice fatto di regole che non bisognerebbe infrangere, pena la scomunica e la perdita non solo della vita ma anche e soprattutto di protezione e privilegi. In base ad una di queste regole, John Wick è costretto ad accettare di "rientrare nel giro" quando il camorrista Santino D'Antonio (nome meno banale e pizzaspaghettimandolino no?) gli chiede di ammazzare la sorella Gianna presentandogli un cosiddetto pegno, sorta di patto suggellato all'epoca in cui John voleva andare in pensione e passare la vita con l'amata moglie. Altro non aggiungerò sulla trama, ché tanto il succo è riassumibile, da qui in poi, in "John Wick spara in testa a laGGente" con pochissime varianti, tra le quali una molto interessante in cui l'intera New York si trasforma in un covo di assassini e le incursioni in un Hotel Continental che, se volete il mio parere, meriterebbe un film a parte con Ian McShane e Franco Nero come protagonisti assoluti. Rileggendo ciò che ho scritto finora mi sono resa conto di suonare poco entusiasta ma il fatto è che stavolta, nonostante la presenza di molti momenti ridicoli (la sparatoria silenziosa è esilarante, della pretestuosissima sequenza iniziale non voglio neppure parlare altrimenti scoppio a ridere), l'atmosfera generale è troppo seria e alcune scene d'azione ripetitive.


Non mi reputo un'esperta di film action zamarri o di "cinema di menare" (probabilmente se volete leggere una recensione competente di John Wick 2 dovete andare QUI), per carità, ma mi è sembrato che John Wick - Capitolo 2 riciclasse spesso e volentieri gli stessi stunt, con intere e lunghissime sequenze in cui Keanu Reeves, quando non ammazza alla prima i ventordici nemici che gli si parano davanti sbucando da ogni dove, li atterra con un paio di mosse di sottomissione rotolanti e poi li secca con un headshot ben piazzato. Questa routine si ripropone due o tre volte e sinceramente preferisco soluzioni un po' più fantasiose, che magari contemplino armi improprie particolari come una matita, un'automobile, pistole utilizzate a mo' di mattoni da lanciare, ecc. ecc. Di fatto, l'unica sequenza memorabile è quella sul finale, interamente ambientata in un labirinto di specchi e luci al neon che permette al regista di giocare un po' con prospettive e macchina da presa, oltre all'emozionante conclusione, che si svolge davanti allo splendido angelo della Bethesda Fountain in Central Park (location che grazie ad Angels in America mi smuove sempre un desiderio irrazionale di trovarmi lì in contemplazione), il resto francamente puzza un po' di già visto e gli attori non aiutano. Keanu Reeves fa John Wick e va bene, da lui mi aspetto una performance granitica, ma Riccardo Scamarcio è semplicemente imbarazzante, un blocco di tufo imbolsito, monoespressivo e autodoppiatosi con la verve di un paramecio (nulla credo rispetto al vedere quel gianduia di Luca Argentero che imita il Brad Pitt di Fight Club nell'imminente Il permesso, cercate il trailer poi ne riparliamo); non va meglio a Claudia Gerini, che ricordavo splendida e brillante e che invece mi si è riproposta col volto tumefatto da probabili ritocchi estetici nei panni di un'improbabile e moscia femme fatale, mentre perlomeno a tenere alto il buon nome del Cinema italiano ci pensa il già citato Franco Nero che, assieme a Ian McShane, interpreta l'unico personaggio davvero memorabile del film. Ribadisco: nel terzo John Wick ESIGO che il ruolo degli Hotel Continental sia preponderante perché tra assassini invulnerabili e tamarreide stavolta vince la fredda ed elegantissima burocrazia, mi spiace.


Del regista Chad Stahelski ho già parlato QUI. Keanu Reeves (John Wick), Riccardo Scamarcio (Santino D'Antonio), Ian McShane (Winston), Claudia Gerini (Gianna D'Antonio), Laurence Fishburne (Bowery King), John Leguizamo (Aurelio), Franco Nero (Julius), Peter Serafinowicz (Sommelier), David Patrick Kelly (Charlie) e Peter Stormare (Abram) li trovate invece ai rispettivi link.

Common (vero nome Lonnie Rashid Lynn) interpreta Cassian. Americano, più conosciuto come rapper che come attore, ha partecipato a film come Wanted - Scegli il tuo destino, Comic Movie, Now You See Me - I maghi del crimine, Selma - La strada della libertà, Suicide Squad e ha doppiato un episodio de I Simpson. Anche produttore, ha 45 anni e cinque film in uscita.


Lo avevo intuito dal finale ed è quasi certo che John Wick sarà una trilogia, quindi aspettatevi il ritorno di Keanu Reeves nei panni dell'eroe titolare tra qualche anno, magari con Samuel L. Jackson che, a quanto pare, muore dalla voglia di partecipare. Nell'attesa, se John Wick - Capitolo 2 vi fosse piaciuto recuperate John Wick e aggiungete Deadpool così da farvi due vere risate. ENJOY!

martedì 27 gennaio 2015

John Wick (2014)

Sì, lo sappiamo ormai tutti che gennaio è il periodo in cui si fanno i compiti pre-Oscar. Ma vorremmo dimenticarci della tamarreide? Giammai! In soccorso ai miei occhi ormai sopraffatti da seriosi biopic ecco arrivare John Wick, diretto nel 2014 dai registi Chad Stahelski e David Leitch.


Trama: John Wick è un superkiller ritiratosi per amore della moglie. Quando la donna muore per una malattia il poveraccio si vede recapitare il suo ultimo regalo, un cagnolino, accompagnato da un biglietto in cui gli viene chiesto di non dimenticare come si ama. John si profonde in cure per l'animaletto ma il figlio di un boss un giorno decide di rubargli la macchina e ammazzargli il cane, scatenando così il killer sopito...


Scendi il cane che lo sparo. Così potrebbe venir sintetizzato John Wick, adrenalinico sparatutto/picchiaduro dove un Keanu Reeves praticamente invincibile ed inarrestabile fa fuori mezzo sottobosco criminale per vendicare un cagnolino, "l'unico essere ad avergli dato la speranza che non avrebbe più vissuto in solitudine. E invece voi me l'avete ammazzato" (cit. a braccio). Il film di Stahelski e Leitch (due stuntman, non a caso) è un sereno, invidiabile ritorno all'ignorantissimo ed esagerato action anni '80 dove non importano tanto le motivazioni che spingono i protagonisti all'azione, quanto piuttosto il body count e i modi più o meno fantasiosi con cui vengono puniti i malvagi, possibilmente stranieri e cattivissimi. John Wick combatte, solitario o quasi, uno stuolo di anonimi sgherri russi per arrivare al figlio del boss Viggo (il non carpatico, ahimé), strisciando silenzioso e sanguinolento nel sottobosco criminale di una New York da videogioco dove, diciamolo, sono molto più interessanti i luoghi nascosti, i riti segreti degli assassini e le loro facce che la storia del protagonista in sé; John è conosciuto da tutti, paga in sesterzi d'oro per avere servizi di lavanderia o medicali a cinque stelle, entra in alberghi dove vigono terribili regole non scritte e viene seguito da angeli dall'aspetto demoniaco e dalla mira infallibile che meriterebbero molto più del poco tempo che viene loro concesso. L'uomo nero, o Baba Yaga se preferite, non batte ciglio e non spreca nemmeno una battutina ironica ma continua, implacabile, il suo regolarissimo cammino di vendetta, scrollandosi di dosso pallottole e tentativi di omicidio come farebbe un'anatra con l'acqua, lasciando lo spettatore preda dell'applauso compulsivo, ad omaggiare cotanto sanguinoso aplomb (e anche a chiedersi perché mai il buon Viggo a inizio film venga rappresentato come un criminale ragionevole mentre alla fine diventa una povera macchietta. Ma non stiamo a sottilizzare.)


Keanu Reeves a cinquant'anni è ancora un figo, c'è poco da fare, e ha trovato la sua dimensione, quella di silenziosa macchina per uccidere che, a differenza dei massicci e ormai artritici Stallone e Schwarzenegger (con tutto il rispetto e l'amore di questo mondo, eh. Vi voglio bene come a due nonni!) può ancora permettersi il lusso di profondersi in fulminee mosse di judo per accompagnare le inevitabili sparatorie ed esplosioni. Il cast di supporto è altrettanto valido, soprattutto i caratteristi che, come accennavo sopra, sono quasi più interessanti del personaggio titolare: Willem Dafoe è ambiguo come giustamente gli si confà e Ian McShane è un elegantissimo e luciferino gentiluomo, entrambi si muovono come se fossero nati per quei ruoli. Nyqvist per un po' sta al gioco e apporta anche una certa dignità al banale personaggio di boss russo in cui è costretto ma poi sbraga e gigioneggia in quel modo esagerato che può venir concesso solo a Christoph Waltz quando è in buona, mentre Leguizamo, poverino, ormai non si può nemmeno più definire comparsa di lusso, visto che compare e scompare quasi senza che lo spettatore se ne accorga. A completare l'operazione tamarreide (nobilitata, va detto, da ironici tocchi di classe quasi britannica che vengono racchiusi quasi interamente all'interno dell'Hotel Continental) ci pensa una colonna sonora "cattivissima" in cui spicca il redivivo Reverendo Manson e che esplode nelle cafonissime sequenze ambientate "in da club", dove i reparti luci, stuntman, armi e montaggio danno decisamente il bianco, annichilendo lo spettatore e lasciandolo basito sulla poltrona, felice come un bambino che fa saltare in aria dei soldatini. Quindi, che diamine aspettate ad andare a vedere questo goduriosissimo John Wick? Che tornino gli anni '80 a tirarvi dei coppini sulla nuca?


Di Keanu Reeves (John Wick), Michael Nyqvist (Viggo Tarasov), Willem Dafoe (Marcus), John Leguizamo (Aureilo) e Ian McShane (Winston) ho già parlato ai rispettivi link.

Chad Stahelski (vero nome Charles F. Stahelski) è il regista della pellicola (aiutato da un David Leitch non accreditato per motivi sindacali e riportato come produttore). Americano, soprattutto stuntman, assistente alla regia, attore e produttore, ha 47 anni ed è al suo primo e finora unico film.

Stessa espressione mia alla fine di John Wick! :D
Alfie Allen, che interpreta Iosef Tarasov, ha partecipato coi capelli castani alla serie Il trono di spade nei panni di Theon Greyjoy mentre Lance Reddick, ovvero il receptionist dell'hotel, è stato un favoloso Papa Legba nella terza serie di American Horror Story. Non accreditato, da qualche parte, dovrebbe esserci anche quel figone di Jason Isaacs, riportato su parecchi siti come "David" ma a me non è parso di averlo visto quindi temo che il suo personaggio sia stato in qualche modo tagliato in fase di montaggio. Detto questo, se John Wick vi fosse piaciuto recuperate Payback - La rivincita di Porter, The Equalizer e, salendo di qualità allontanandoci dalla tamarreide, Kill Bill, Oldboy e I Saw the Devil. ENJOY!

venerdì 5 aprile 2013

Il cacciatore di giganti (2013)

Colma di dubbi mercoledì sono entrata in sala di soppiatto per vedere l’ennesima fiaba portata sul grande schermo, ovvero Il cacciatore di giganti (Jack the Giant Slayer), diretto da Bryan Singer.



Trama: Jack è un povero contadinello che un giorno riceve da un monaco un sacchetto di fagioli assieme ad un’unica raccomandazione: non bagnarli. Quando in una sera di pioggia la Principessa Isabel bussa inaspettatamente alla sua porta, uno dei fagioli si bagna e la poveretta viene scagliata in cielo, con tutta la casetta di Jack, dalla pianta ipertrofica. Jack si precipita a salvare la fanciulla assieme a un manipolo di soldati e un pretendente fedifrago, ma non immagina certo che in cima al fagiolone troverà i malvagi Giganti delle leggende…


Posso dirlo? Finalmente!!!!! Finalmente una fiaba modificata soltanto il minimo indispensabile (è l'unione della famosa fiaba Jack e la pianta di fagioli e della più "arturiana" Jack the Giant Killer), senza sfumature gotiche, riletture moderne, sequel, prequel e chi più ne ha più ne metta! Il cacciatore di giganti sarà anche il fracassone trionfo della CGI ma è innanzitutto un sano, divertente, necessario ritorno alle avventure e alle favole che tanto ci piacevano da piccini, con eroi che fanno gli eroi, re che governano anche se imperfetti, principesse che mantengono la loro femminilità e il loro rango anche se vorrebbero essere parte attiva del regno, cattivi da operetta ma comunque stronzi ed esseri sovrumani pericolosissimi. Mi sono divertita a guardare Il cacciatore di giganti, non me ne vergogno affatto, ho svuotato il cervello da tutti i pensieri e mi sono lasciata trasportare dalla trama semplice, lineare, prevedibilissima, radicata nei topoi ancestrali della fiaba e portatrice dei soliti, eterni e disneyani valori che sono fondamento della crescita dei pargoli da tempo immemorabile.


Quanto alla realizzazione, l’intero ensemble richiama Il signore degli Anelli, a partire dalla corona fiammeggiante portata al dito da uno dei Giganti per arrivare agli occhioni “gollumeschi” di quello a due teste, ma in generale la CGI non è così fastidiosa come mi sarei aspettata e, combinata con la sapiente regia di Singer, regala un paio di sequenze veramente belle, comprese quelle della scalata e discesa dalla gigantesca, dettagliatissima pianta di fagioli e quella della battaglia finale al Castello, dove il binomio morte & distruzione la fa letteralmente da padrone. Ammetto però che all’inizio mi sono quasi alzata per uscire dalla sala. A differenza de Il grande e potente Oz, che aveva un’introduzione spettacolare e si ammosciava proseguendo, Il cacciatore di giganti parte invece con un orrendo prologo completamente digitale che risulta legnoso, freddo e fasullo come se l’avessero fatto degli studentelli alle prime armi, una sorta di flashback che, per fortuna, viene presto eclissato dall’intelligente montaggio che racconta in parallelo l’infanzia di Jack ed Isabel, provenienti da due mondi lontani ma accomunati dai medesimi sogni. Piacevolissima anche la prova degli attori: Ewan McGregor è un guasconotto figo da far paura, i due protagonisti sono un po' inespressivi quindi perfetti per il ruolo dell'eroe e della principessa belloccetti, Stanley Tucci è effettivamente sprecato ma compensa con abbondante dose di malvagità e Ian McShane è un credibilissimo Re coraggioso ma freddo, una di quelle figure regali e ambigue, alle quali si impara a portar rispetto col passare del tempo. Simpatici anche i giganti, molto ben fatti e a tratti anche spaventosi, ma la parte migliore del film è sicuramente il finale, che si ricollega in modo molto intrigante all'epoca moderna... e lascia lo spettatore più fantasioso con una carrellata verso l'alto che potrebbe anche far presagire un sequel. Chissà. A me basta questo, per una serata di relax va benissimo così.


Del regista Bryan Singer ho già parlato qui. Ewan McGregor (Elmont), Stanley Tucci (Roderick), Eddie Marsan (Crawe), Ian McShane (Re Brahmwell), Warwick Davis (Old Hamm) e Bill Nighy (che da la voce al gigante dalle due teste, Fallon) li trovate invece ai rispettivi link.

Nicholas Hoult interpreta Jack. Inglese, ha partecipato a film come X-Men – L’inizio, Warm Bodies e ha doppiato un episodio di Robot Chicken. Ha 24 anni e tre film in uscita, tra cui Mad Max: Fury Road e X-Men – Giorni di un futuro passato, dove riprenderà il ruolo di Bestia.


Eleanor Tomlinson interpreta Isabel. Inglese, ha partecipato a film come The Illusionist, Alice in Wonderland ed Educazione siberiana. Ha 21 anni e due film in uscita.


Ewen Bremner interpreta Wicke. Indimenticato Spud di Trainspotting, l’attore scozzese ha partecipato a film come Dredd – La legge sono io, Snatch – Lo strappo, Il giro del mondo in 80 giorni, Alien vs Predator, Match Point e alla serie My Name is Earl. Ha 41 anni e due film in uscita.


Tra gli altri interpreti segnalo inoltre la presenza di Ralph Brown, già Bob nell’esilarante I love Radio Rock, qui nei panni del monocolato Generale Entin. Se il film vi fosse piaciuto consiglio infine la visione di Legend, La storia fantastica e magari King Kong, perché no! ENJOY!

mercoledì 18 luglio 2012

Biancaneve e il cacciatore (2012)

Galvanizzata dalla visione dell’incredibile, trashissimo, spacchiuso trailer di The Expendables 2, ieri sera mi sono sparata per intero Biancaneve e il cacciatore (Snow White and the Huntsman) di Rupert Sanders. Occhio agli SPOILER e alle inquietanti foto che corredano il post!


Trama: in un regno lontano, la malvagia strega Ravenna riesce a salire al trono uccidendo re Magnus dopo averlo sposato. La figlia di quest’ultimo, Biancaneve, viene rinchiusa in una torre, ma  al raggiungimento della maggiore età riesce a fuggire prima che la strega decida di ucciderla in quanto “più bella del reame”. Per evitare di venire sconfitta, Ravenna mette sulle tracce della fanciulla un cacciatore, che non tarderà a prendere le difese di Biancaneve…

Versione: merluzzo fresco di giornata sìori, venghino!
 Da questo Biancaneve e il cacciatore mi aspettavo le peggio cose. Le mie aspettative non sono state deluse, ovviamente, quindi non vi starò a consigliare di andarlo a vedere, ma prima di cominciare a lanciare strali lasciatemi spendere due righe sulle poche cose valide della pellicola. I motivi per cui Biancaneve e il cacciatore non merita di venire messo definitivamente al bando nemmeno fosse un Video Nasty sono essenzialmente cinque: Charlize Theron, i costumi, le scenografie, gli effetti speciali e le battaglie. Partendo dal fondo, gli scontri tra gli eserciti, soprattutto quello finale, sono a dir poco epici e molto ben coreografati, con poco da invidiare a, giusto per citare due titoli, quelli presenti in 300 o Il signore degli anelli. Anche gli scontri singoli non sono male, Chris Hemsworth ha sicuramente il phisique du role e anche l’abilità di arciere del Principe regala alcuni momenti di pura “arte guerriera”. Gli effetti speciali, inutile dirlo, rappresentano il cinquanta per cento del valore del film e non potrebbe essere altrimenti quando la trama contempla l’uso della magia. Le trasformazioni della strega Ravenna, i guerrieri fatti di frammenti di vetro nero, lo stesso Specchio che interagisce con la Regina come fosse un inquietante idolo dorato sono una gioia per gli occhi e sono talmente ben fatti da sembrare veri; ad incrementare ulteriormente la spettacolarità del tutto concorrono le splendide scenografie, che alternano scorci di paesaggi reali a dir poco mozzafiato ad ambienti creati ad hoc come l’inquietante Foresta Nera, e ovviamente gli incredibili costumi creati da Colleen Atwood, che si è sbizzarrita soprattutto per quanto riguarda gli abiti indossati da Charlize Theron. Per quanto riguarda quest’ultima, neanche a dirlo, voto UNDICI. Al di là del fatto che darei un braccio per essere bella anche solo la metà di quanto lo è lei in versione vecchia rugosa, il personaggio di Ravenna, nonostante il nome buffo per un pubblico italiano, è sicuramente il migliore e più sfaccettato dell’intera pellicola: a fronte della banalità di una fanciulla candida e pura, di un cacciatore ubriacone ma fondamentalmente buono, di nani burberi ma dal cuore tenero, di un principe mollo come la panissa, gli sceneggiatori offrono invece un’inedita rilettura del classico personaggio della Regina cattiva, trasformandola in una creatura segnata dal rancore verso gli uomini e consapevole del potere che la sua bellezza e femminilità possono esercitare su questi ultimi. E’ difficile non provare pietà per questa strega così crudele e invincibile ma anche, paradossalmente, così umana e fragile, segnata da un passato di morte e sopraffazione. Sicuramente come personaggio è molto più carismatico e affascinante di quello della protagonista, e con questo chiudiamo la parentesi positiva e ci sfoghiamo brutalmente condannando Biancaneve e il cacciatore all’oblio, come merita.

Versione berluscona, con le orecchie paraboliche
 Innanzitutto vi sorprenderò dicendo che Kristen Stewart (nonostante il servizio fotografico che, come vedete, le sto dedicando) non è il primo ed unico elemento che affossa definitivamente il film. Ovvio, ‘sta ragazza è un mostro, non si può guardare. Inespressiva ed assente come una sadopapera di gomma, come un merluzzo essiccato, come la drogata che chiede gli spicci all’angolo della stazione, la ragazzetta ha solo due modi di esprimere le mille emozioni che dovrebbero passare per la testolina di Biancaneve: sguardo scazzato e bocca semiaperta oppure, sul finale, sguardo talmente arrapato che Chris Hemsworth si è ritrovato stuprato senza nemmeno accorgersene. True story. Non esagero quando dico che durante i primi piani della Stewart mi giravo dall’altra parte allargando le braccia sconsolata, soprattutto quando il regista e i montatori, con il tatto di un branco di elefanti, pretendevano di alternare le sue immagini a quelle della Theron, roba da denunciarli per manifesta bastardaggine. Ma, come ho detto, ci sono cose ben più terribili di una protagonista sciapa. Per esempio, otto nani che nani non sono. Ma sant’Iddio, con tutti gli attori “diversamente alti” che ci sono perché prendere volti arcinoti del cinema, sacre icone come Bob Hoskins, Nick Frost e Toby Jones, solo per fare tre nomi, e rimpicciolirli deformandoli, creando così i nani più imbarazzanti e ridicoli della storia del cinema? Per la funzione poi che hanno ‘ste creature, poi… uno schiatta per la gioia dei puristi, lasciando Biancaneve con i canonici SETTE nani, gli altri si limitano ad incoronarla Regina del mondo, Prescelta, novella Gandalf, Fenice dei poveri, Lady Saori di ‘sta ceppa, insomma, mettete il nome di una figura mitica e carismatica a caso, tanto è la stessa, perché la storia mica contemplava una chissà quale dimensione cristologica o salvifica per la fanciulla, anzi: sapevate che nella fiaba originale Biancaneve non viene né avvelenata né risvegliata dal bacio del principe ma, più banalmente, soffoca perché le rimane un pezzetto di mela in gola che riuscirà poi a sputare quando la muoveranno con la bara? Immaginate quindi quanto sia plausibile che una così demente possa essere definita salvatrice del mondo intero anche solo per sbaglio…

Versione: drogata scappata di casa con l'impepata di cozze sullo stomaco, lì lì per smarmottare
 Riallacciandoci a questa immagine di eroina senza macchia e paura arriviamo al punto più basso, triste e camp dell’intera pellicola: l’orrenda parentesi bucolica durante la quale i personaggi si immergono in un mondo verde e fasullo come una moneta da 3 euro, zeppo di animaletti disneyani, fate, orridi esseri dalle orecchie puntute, farfalle, tartarughe fatte d’erba, cervi albini pluricornuti e chi più ne ha, più ne metta. Della serie, se l’incoronazione di Biancaneve a regina significa la nascita di un mondo simile, come effettivamente ci spiega Orbolo, il nano cieco, decapitatela subito e buonanotte. Ancora adesso, tra l’altro, mi chiedo se è peggio questa tremenda “pausa” dal generale clima gotico/bimbominkico/fantasy che permea Biancaneve e il cacciatore, lo sfacciato plagio della scena de La storia infinita in cui Atreiu perde il fido destriero nelle paludi della tristezza (tra l'altro: Biancaneve fuggendo dal castello trova l'unico cavallo bianco nel giro di kilometri che l'aspetta lì? E che poi schiatta nelle paludi solo per poi ricomparire alla fine come se niente fosse???), oppure gli osceni, banalissimi dialoghi messi in bocca ai personaggi nei due momenti chiave del film, ovvero quando il Cacciatore insegna a Biancaneve a uccidere i nemici (“Guardali negli occhi finché non vedi scomparire l’anima” – a cacciatò, mavvaaaaaffff…..!) e quando quest’ultima, dopo essere risorta in tutto il suo splend…mfgghggffbluargh…ore rifila all’adorante marmaglia in cortile uno spiegone totalmente privo di senso ed ispirazione per convincerli a seguirla in battaglia. Basta, finisco qui la recensione che non ne posso più di sprecare tempo per questa belinata. Chiudo gli occhi e mi ripeto come un mantra i titoli di tutte le belle cose che usciranno nei prossimi mesi: Django Unchained, Le belve, The Brave, Ralph Spaccatutto, Prometheus, The Man With the Iron Fists, Frankenweenie, The Expendables 2…. Uuh, mi sento già meglio! Via, via, camurrìa!

Versione: minchiaohcioé sto 'n bottissima...! Che, ce l'hai un saffi?
 Di Chris Hemsworth (il cacciatore), Bob Hoskins (il nano Muir), Ian McShane (il nano Beith), Ray Winstone (il nano Gort), Toby Jones (il nano Coll), Nick Frost (il nano Nion) e Noah Huntley (Re Magnus) ho già parlato nei rispettivi link.

Rupert Sanders è il regista della pellicola. Inglese, alla sua prima prova da regista, dovrebbe dirigere anche il seguito di Biancaneve e il cacciatore, annunciato ma ancora privo di una data di uscita.


Kristen Stewart interpreta Bianca Neve. Attrice (vabbé…) americana che non credevo sarebbe mai neppure entrata nelle mie solite “minimonografie” di fine blog, assurta al ruolo mondiale di divinità cinematografica e merluzzo.. ehm.. figa spaziale dopo l’insulso ruolo di Bella nell’insulsa saga di Twilight, ha partecipato anche ad altri film come Panic Room, The Messengers e Into the Wild. Anche produttrice, ha 22 anni e tre film in uscita, tra cui l’episodio conclusivo di quella minchiata dove i vampiri brillano e il probabile seguito di Biancaneve e il cacciatore.

Versione: un tamarro dietro un angolo voleva in***armi la Vespa
Charlize Theron interpreta Ravenna. Di origini Sudafricane, sicuramente una delle più belle e capaci attrici al mondo, la ricordo per film come L’avvocato del Diavolo, La moglie dell’astronauta, Le regole della casa del sidro, 15 minuti – Follia omicida a New York, La maledizione dello scorpione di Giada, The Italian Job, Monster, North Country (due film che le sono valsi, rispettivamente, la vittoria e la nomination all’Oscar come miglior attrice protagonista) e Prometheus, inoltre ha doppiato un episodio di Robot Chicken. Anche produttrice, ha 37 anni e quattro film in uscita tra cui, OMG, un nuovo episodio della serie Mad Max dal titolo provvisorio Mad Max: Fury Road

Oh specchio, ma dove ce li hai gli occhi??
Eddie Marsan (vero nome Edward Maurice Charles Marsan) interpreta il nano Duir. Inglese, ha partecipato a film come Gangster No. 1, Gangs of New York, V per vendetta, Mission: impossible III, Miami Vice, Sherlock Holmes e Sherlock Holmes – Gioco di ombre. Ha 44 anni e cinque film in uscita.  


Johnny Harris interpreta il nano Quert. Inglese, ha partecipato a film come Gangster No.1, Rocknrolla, Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il Diavolo, Dorian Gray e Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni. Ha 38 anni e due film in uscita.


L’ottavo nano, per citare una geniale trasmissione televisiva, è nientemeno che il figlio di Brendan Gleeson, Brian, mentre il principe William è interpretato da Sam Claflin, che in Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare interpretava il ragazzetto innamorato della sirena. Sempre rimanendo in tema di casting, vi interesserà sapere che sia Viggo Mortensen che Hugh Jackman erano stati interpellati per interpretare il Cacciatore ma hanno giustamente fatto una leva tanta all'intera produzione, mentre la carinissima Lily Collins è stata scartata in favore del merluzzo essiccato ma è poi finita ad interpretare Biancaneve nel sicuramente più trash ma tanto più simpatico e bello Mirror, Mirror di Tarsem Singh che, ovviamente, vi consiglio di recuperare! ENJOY!

venerdì 12 agosto 2011

Kung Fu Panda (2008)


Siccome a breve uscirà il secondo episodio, urge ripassare le epiche gesta del panda più mitico della storia del kung fu. E così vi beccate la recensione di Kung Fu Panda, diretto nel 2008 dai registi Mark Osborne e John Stevenson.



Trama: il panda Po sogna di diventare maestro nell'arte del kung fu ma, grasso e impacciato com'è, pare che il suo destino sia quello di vendere noodles assieme al padre Ping. Per un caso fortuito però viene designato come leggendario Guerriero Dragone proprio quando il malvagio Tai Lung evade dal carcere... e lì cominciano i guai!



Azione, risate, messaggio positivo, animazione della madonna. Kung Fu Panda è sicuramente uno dei più bei film a cartoni animati prodotti negli ultimi tempi, uno degli ultimi "anelli di congiunzione" tra il glorioso passato delle fiabe Disney e un presente fatto di prodotti sicuramente bellissimi graficamente ma un po' privi di inventiva e "cuore", maggiormente rivolti al pubblico adulto di nostalgici nerd (mi ci metto io per prima, eh!!) piuttosto che ai più piccoli. Qui invece la grafica moderna e l'uso del 3D si sposano benissimo con una storia ideale per i bambini e divertente anche per gli adulti.



La storia del panda Po, desideroso di coronare un sogno impossibile, è un incitamento per i piccoli spettatori ad impegnarsi sempre senza mai arrendersi, a discapito di malelingue, invidiosi e pessimisti; a trovare il buono in sé stessi e sfruttare al meglio le proprie qualità perché, come ci insegna questa storia, ognuno di noi è speciale per quello che è. E così, anche la "mistica" arte del Kung fu ci viene presentata con una visione un po' più umana: non ci sono imperturbabili e perfetti maestri zen, né invincibili guerrieri come quelli che ci sono stati tramandati da anni di manga, anime, film e quant'altro. L'americanizzazione delle leggende cinesi sicuramente le priva di quell'aura di mistero e magia che tanto ci attraggono, ma le rendono più comprensibili anche al pubblico ottuso occidentale e più "a portata di mano", senza privarle del significato positivo di fondo. Il tutto senza mettere troppo alla berlina un'arte così nobile e senza calcare la mano sull'ironia fuori luogo: le gag sono spesso esilaranti e tutte azzeccate, ma quasi delicate, non strappano mai la risata "crassa" che ci si potrebbe aspettare da un personaggio col cuore (e il fisico!) di Jack Black e a tratti alcune scene sono anche tristi, commoventi ed emozionanti.



Perfetta, come ho detto, l'animazione. I combattimenti tra i personaggi e gli stili di kung fu che riflettono la natura di ogni singolo animale sono splendidi e naturalissimi, gli sfondi e gli ambienti creati sono imponenti e ricchissimi di dettagli, mentre la scena iniziale, realizzata con un'animazione più classica ma non meno efficace, ha un sapore nostalgico affatto disprezzabile. La versione in lingua originale ha dalla sua poi l'utilizzo delle voci del già citato Jack Black e di un Dustin Hoffman semplicemente perfetto nei panni del severo, incredulo e bizzoso maestro Shifu, cosa che potrebbe parere insignificante ma che sicuramente la eleva rispetto alla versione italiana, penalizzata dall'utilizzo del pubblicizzatissimo Fabio Volo come doppiatore di Po e dall'ovvia impossibilità di rendere, nella nostra lingua, la differenza tra le espressioni "nerd" e colloquiali utilizzate dal protagonista (parole come "awsomeness", "kungfuish" e altre danno proprio l'idea del ragazzino entusiasta che si approccia a qualcosa che ama, su cui ha fantasticato per secoli, sentendosi inadatto e anche un po' titubante) e il linguaggio compassato e mistico di Shifu e delle Cinque Furie. Se non avete ancora avuto modo di vedere Kung fu Panda, questo è il momento giusto visto che tra qualche giorno la awsomeness del grasso Po tornerà ad invadere i cinema!!



Di Jack Black (Po), Dustin Hoffman (Shifu), Angelina Jolie (Tigre), Seth Rogen (Mantide), Ian McShane (Tai lung), Michael Clarke Duncan (Comandante Vachir), David Cross (Gru),  ho già parlato nei post ai quali potete arrivare seguendo i rispettivi link.



Mark Osborne è uno dei registi della pellicola. Prima di Kung Fu Panda, aveva diretto qualche episodio televisivo di Spongebob Squarepants e le scene live action del film tratto dalla serie. Americano, anche produttore, sceneggiatore e attore, ha 41 anni.



John Stevenson è l'altro regista della pellicola. Inglese, alla sua prima esperienza cinematografica come regista, ha un film in uscita.



Jackie Chan (vero nome Kong - san Chang) doppia Scimmia in originale. Mitica star di tantissimi, assurdi action sia cinesi che americani e per fenomenali stunts, lo ricordo per film come l'esilarante e trashissimo City Hunter - Il film, Terremoto nel Bronx, Lo smoking e Il giro nel mondo in 80 giorni. Originario di Hong Kong, anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 57 anni e un film in uscita; ovviamente, riprenderà il ruolo di Scimmia nell'imminente Kung Fu Panda 2.



Lucy Liu doppia Vipera in originale. Ovviamente il migliore ricordo che ho dell'attrice newyorchese è l'interpretazione dello splendido personaggio di O-Ren Ishii in Kill Bill Vol.1 e 2, ma ha partecipato anche a film come Jerry Maguire, Gridlock'd - Istinti criminali, Charlie's Angels e Charlie's Angels: più che mai; inoltre, ha partecipato a serie come Beverly Hills 92010, Quell'uragano di papà, Hercules, E.R., X - Files, Nash Bridges, NYPD, Ally McBeal, Joey e Ugly Betty, oltre ad aver doppiato un episodio de I Simpson. Anche produttrice e regista, ha 43 anni e cinque film in uscita; ovviamente, riprenderà il ruolo di Vipera nell'imminente Kung Fu Panda 2.



Randall Duk Kim, che in originale doppia il maestro Oogway, interpretava nonno Gohan nell'urendo Dragonball Evolution, mentre Invece James Hong, che da la voce al padre di Po, Ping, interpretava David Lo Pan in Grosso guaio a Chinatown. Tra gli altri doppiatori, segnalo anche l'altro membro dei Tenacious D, Kyle Gass, che qui doppia uno dei tanti maialini presenti nel film. Il primo film è stato seguito da parecchi special televisivi e brevi "spin-off" straight to video. Personalmente, ho visto solo Secrets of the Furious Five, che è molto carino, ma sono usciti anche l'inevitabile Kung Fu Panda Holiday Special e il corto Kung Fu Panda: Secrets of the Masters; inoltre, è imminente una serie tv dal titolo Kung Fu Panda: Legends of Awesomeness. E ora, invece che col solito trailer, vi lascio con un pezzo della colonna sonora del film, la geniale cover di Kung Fu Fighting cantata da Jack Black e Cee Lo Green... ENJOY!!

 


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