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mercoledì 26 luglio 2017

Red State (2011)

A giugno la Midnight Factory ha fatto arrivare anche sul mercato home video italiano Red State, film diretto e sceneggiato nel lontano 2011 dal regista Kevin Smith.


Trama: tre ragazzi rispondono ad un annuncio di sesso on line e finiscono nelle grinfie del folle predicatore Abin Cooper, deciso a punirli per i loro peccati...



Erano anni che sentivo parlare molto bene dell'incursione nell'horror "serio" di Kevin Smith, regista ormai notoriamente bollito a furia di farsi gran cannoni/tirare rigoni (semicit.), e nonostante abbia aspettato sei anni per vederlo le mie aspettative erano a mille. D'altronde, Smith e la religione si sono sempre presi molto bene, come dimostrato dal pregevole Dogma, simpatica satira all'acqua di rose non capita dal 90% della popolazione credente e per questo ingiustamente osteggiata, quindi la presenza di un predicatore cattolico radicale, chiaramente ispirato a figure come Fred Phelps, mi faceva se non altro pensare a qualcosa di molto gustoso. Invece ammetto che, nonostante il claim Tarantiniano presente sulla copertina del bluray (pare che Quentin in persona lo abbia inserito tra pellicole più belle del 2011), Red State mi ha lasciata abbastanza fredda e mi è sembrato un lavoro riuscito a metà, rabberciato alla bell'e meglio da un regista e sceneggiatore che non sapeva bene dove andare a parare. L'inizio, per esempio, è quello tipico di un horror: tre ragazzi rispondono ad un annuncio on line sperando di trovarsi per le mani il primo foursome della loro vita e finiscono invece incaprettati, prede di una comune religiosa popolata da folli e guidata da un pazzo convinto che Dio odi tutti i peccatori e deciso quindi a punirli nel modo più violento possibile. Data questa premessa, avrei scommesso tutti i miei averi su una svolta improntata sul torture porn, invece a un certo punto subentrano i federali e il film si trasforma in un assedio dove nessun personaggio, nemmeno quelli che dovrebbero essere i "buoni", riescono ad accattivarsi le simpatie dello spettatore, rivelando la loro fondamentale natura violenta e crudele, tipicamente "umana" a sentire le parole finali di Joseph Keenan. Considerato che amo essere sorpresa, questo cambiamento di registro mi è anche sembrato un tocco di classe, il problema è che Smith non è propriamente in grado di girare film capaci di mantenere il necessario ritmo di un thriller, di un horror o di un action perché, di fondo, ciccio Kevin è un gran sbrodolone.


Definisco Kevin Smith "sbrodolone" perché è uno che, come il già citato Tarantino, ama un sacco il suono della sua voce e delle sue idee e conseguentemente adora infarcire i suoi film di dialoghi "oziosi". La cosa funziona bene in film come Clerks, In cerca di Amy, Generazione X, persino Dogma, ma in una pellicola come Red State bisognerebbe avere anche la capacità tarantiniana di scioccare il pubblico e tenerlo in scacco con splendide immagini di violenza non con la stasi di un povero John Goodman costretto a parlamentare e stare al telefono per delle ore o, ancor peggio, con l'utilizzo della camera a mano vomitilla. Michael Parks, unica vera punta di diamante del film nonché unico pregio indiscutibile, incanta con la sua voce, riempie d'orrore con le sue tirate di fuoco e sangue contro gli omosessuali, mette i brividi con la sua aria da bravo papà amato da una grande famiglia (di matti, ma comunque matti normali, capaci di condurre una vita persino noiosa, almeno finché non scelgono di imbracciare le armi per difendere il loro Credo distorto) ma la cosa finisce lì, persa in un mare di false partenze e tentennamenti che toccano l'apice nel finale loffissimo. Ecco, quel finale è una cosa che non perdono al grasso orgoglio di Smith perché capisco la mancanza di budget e la sboroneria ma bastava tenere ancora un po' il film in cantiere, ricorrere ad quello stesso crowdfunding che ha partorito un aborto come Tusk, e sarebbe uscita fuori un'Apocalisse capace di lasciare a bocca aperta qualsiasi spettatore, Bolluomo in primis che ci aveva quasi creduto. E invece, ennesima tirata di un John Goodman bravissimo ma costretto nei panni di un personaggio pavido, che non sa neppure lui che pesci prendere, ridotto a raccontare una storiaccia "moralista" degna del peggior Silent Bob e ad un trucco narrativo che a momenti non oserebbero utilizzare neppure in Fear the Walking Dead. Insomma, meglio di Tusk o Yoga Hosers (e ci mancherebbe altro...) ma comunque non benissimo, un triste presagio di quello che sarebbe diventato Kevin Smith nel giro di cinque o sei anni. O forse, una conferma di quello che è sempre stato ma eravamo troppo ciechi per vedere.


Del regista e sceneggiatore Kevin Smith, al quale appartiene anche la voce del carcerato che insulta Cooper sul finale, ho già parlato QUI. Kyle Gallner (Jarod), Stephen Root (Sceriffo Wynan), Kerry Bishé (Cheyenne), Melissa Leo (Sara), James Parks (Mordechai), Michael Parks (Abin Cooper), Jennifer Schwalbach Smith (Esther), John Goodman (Joseph Keenan) e Kevin Pollack (ASAC Brooks) li trovate invece ai rispettivi link.

Ralph Garman interpreta Caleb. Americano, ha partecipato a film come Ted, Un milione di modi per morire nel west, Tusk, Ted 2, Lavalantula, Yoga Hosers e a serie quali Streghe, NYPD, Dr. House e Bones; come doppiatore ha lavorato per le serie American Dad!, I Griffin, Celebrity Deathmatch, The Cleveland Show, Robot Chicken e per Lego Batman - Il film. Anche sceneggiatore e produttore, ha 53 anni e un film in uscita.


Patrick Fischler interpreta l'agente Hammond. Americano, ha partecipato a film come L'uomo ombra, Twister, Mulholland Drive, Ghost World, Ave Cesare! e a serie quali Jarod il camaleonte, NYPD, Nash Bridges, Streghe, Angel, CSI - Scena del crimine, ER Medici in prima linea, Tutto in famiglia, Monk, CSI: NY, CSI: Miami, La vita secondo Jim, Bones, Cold Case, Lost, Weeds, Criminal Minds, Grey's Anatomy, C'era una volta e Twin Peaks. Anche sceneggiatore e produttore, ha 48 anni e due film in uscita.


L'edizione Blu-Ray della Midnight Factory purtroppo non presenta extra degni di nota (solo il trailer, mentre nell'edizione inglese ci sono dietro le quinte, podcast, scene eliminate, commento del regista ecc.) benché sia corredata dall'ottimo libretto esplicativo curato dalla redazione di Nocturno Cinema. Michael Angarano, che interpreta Travis (uno dei tre protagonisti) era Elliot, il figlio di Jack, nella serie Will & Grace mentre Marc Blucas, riconoscibile sotto l'elmetto del cecchino che si impietosisce davanti a Cheyenne, era Riley nella serie Buffy l'ammazzavampiri. Per il ruolo di Joseph Keenan Smith aveva pensato sia a Samuel L. Jackson che ad Alan Rickman ma quest'ultimo ha dovuto rinunciare perché impegnato nelle riprese di Harry Potter e i doni della morte. Nello script la scena dell'Apocalisse era presente ma Kevin Smith ha dovuto eliminarla per problemi di budget: dopo il confronto tra Cooper e Keenan, che nel film continua col racconto di quest'ultimo, teste e cuori di tutti i presenti, fedeli e poliziotti, avrebbero dovuto esplodere lasciando in vita solo Keenan, testimone della venuta di un angelo gigante (che avrebbe impalato Cooper con una spada fiammeggiante) e dei quattro cavalieri dell'Apocalisse. Detto questo, se Red State vi fosse piaciuto recuperate The Sacrament, The Wicker Man e The Conspiracy. ENJOY!

martedì 18 ottobre 2016

Yoga Hosers (2016)

La passione per il cinema mi ha portata a conoscere proprio delle brave persone. Prendete per esempio Lucia, Silvia, Germano e Andrea. Sono talmente dolci che mi hanno permesso di guardare per prima Yoga Hosers, il nuovo film di Kevin Smith. "No, ma noi non riusciremmo mai a parlarne come faresti tu" "Ti vogliamo bene, Bolla" "Meriteresti di lavorare per Fangoria!!" "Bolla, sei anche molto ma molto ma molto gnocca... gnocca MILLE VOLTE!!". Che brave persone, dicevo. Mortacci loro, eh. Col cuore.


Trama: Colleen e Colleen sono due sedicenni canadesi, commesse in un supermercato e aspiranti cantanti, perennemente connesse ai cellulari. La loro vita apparentemente perfetta prende una strana piega quando le persone attorno a loro cominciano a morire per mano di un branco di bratzis (wurstel nazisti) nascosti proprio nel supermercato...



C'era una volta Kevin Smith, più precisamente c'era nel 1994. A 24 anni Kevin Smith girava Clerks, uno di quei film che si amano o si odiano, e veniva consacrato a genio cinematografico indipendente, massima espressione della cultura grunge, sboccata e "vuota" tipica dell'america di quei tempi. Pur non avendo mai utilizzato la parola "genio" in relazione a Kevin Smith, posso dire di avere adorato sia Clerks sia i meno riusciti Generazione X e In cerca di Amy proprio per la natura prolissa e "lazy" di quelle opere, specchio di un'umanità che si lascia vivere parlando di nulla, senza prospettive reali per il futuro, i cui più alti esponenti sono ovviamente i fancazzisti drogati Jay e Silent Bob, diventati giustamente personaggi di culto. Pur non essendo una "studiosa" di Smith credo che buona parte della riuscita di quei film risiedesse nel fatto che il regista stesse di fatto VIVENDO le situazioni riportate nei suoi film e condividesse con i suoi personaggi problemi, vezzi, stupidera ed età anagrafica e lo stesso vale per Clerks II, girato dieci anni dopo il capostipite e virato leggermente più sul demenziale ma comunque popolato da figure "realistiche", alle prese con altri aspetti della vita tipici dei trentenni. Dogma era un'altra cosa, un horror nerd irriverente ma fino a un certo punto, finito sulla bocca di tutti per la solita, ignorantissima scomunica di alcuni esponenti della Chiesa cattolica che, probabilmente, non lo hanno neppure guardato e mi si dice che anche Red State fosse un horror molto bello. Poi, a un certo punto è successo che Kevin Smith si è dato ai podcast, alla droga abbondante e alle cazzate, si è fissato col Canada e si è fatto venire in mente di creare una "trilogia canadese". Il primo film inseribile in questa trilogia ideale è Tusk, un ibrido tra horror e commedia che si prende troppo sul serio per non risultare ridicolo, il secondo è questo Yoga Hosers, dichiaratamente creato per un pubblico di adolescenti (al punto che lo stesso Smith si è battuto per fargli avere un visto censura PG-13). Che rispetto a Tusk è tanta roba ma presenta un piccolissimo problema: Kevin Smith ormai ha 46 anni e non è in grado di rappresentare in modo credibile l'universo della figlia Harley Quinn, né di mettere in bocca a lei e all'amichetta Lily-Rose dialoghi divertenti, non banali e soprattutto non stupidi.


La trama di Yoga Hosers prende infatti il via solo dal momento in cui le protagoniste si ritrovano a dover affrontare i cosiddetti bratzis (cloni mal riusciti di un kapò nazista fatti per l'appunto di carni suine, è tutto vero purtroppo), mentre prima Smith si da alla commedia generazionale senza capirci un belino, al punto che sembra di vedere uno di quei comici di Colorado che parodiano i "giovani d'oggi", risultando soltanto ridicoli. La critica verso la mancanza di valori degli adolescenti moderni, se critica vuol essere e non semplicemente un tentativo di far divertire la figlia e l'amichetta, cade nel vuoto e si perde in un trionfo di volgarità gratuite, stupidere assortite, chat on line, urletti, canzoncine, esibizioni gratuite d'ignoranza e banalità della peggior specie: come cantano gli Ex Otago, "i giovani d'oggi non valgono un cazzo" ma in realtà siamo noi che non li capiamo perché le loro non-conoscenze sono fondamentali. Quindi, le Colleens diventano indispensabili per salvare il mondo dai bratwurst nazisti, perché sono sempre attaccate al cellulare, leggono riviste di gossip al limite del ridicolo e possiedono la capacità di andare su internet e, ancora meglio, fare foto con lo smartphone. L'unica parte divertente della trama, ché i bratzis, il capoccia nazista che imita le voci di figure iconiche del cinema e della tv americani e il ritorno inopportuno del detective Guy LaPointe, uniti alla presa in giro dei modi di essere canadesi, mi hanno intristita oltremodo, è il flashback durante il quale viene raccontato l'affermarsi di un partito nazista canadese formato da dieci elementi e di un piano per cacciare gli ebrei dal Canada che avrebbe figurato degnamente ne La guerra lampo dei Fratelli Marx, il resto è una roba abbastanza demenziale che deve necessariamente sperare nella buona disposizione d'animo dello spettatore. In generale, vi ricordo che assistere alle lezioni di uno scoppiato chiamato Yogi Bayer oppure vedere due ragazzine che sconfiggono a colpi di posizioni yoga un branco di mostriciattoli è sempre e comunque meglio di un racconto tra il serio e il faceto in cui un tizio decide di trasformarne un altro in tricheco, eh.

Da tricheco a maestro di yoga è un attimo.
Quindi, appurato che la trama è un mero pretesto per far sì che Kevin Smith possa continuare a girare film senza metterci troppo impegno cerebrale e soprattutto senza smettere di mungere l'incredibilmente grassa vacca dei suoi podcast e dei fan che non ne hanno mai abbastanza di ascoltarlo sproloquiare, c'è qualcosa di visivamente bello e/o meritevole di menzione in Yoga Hosers? Beh, come ho detto, è palese che la figlia del regista e quella di Johnny Depp si siano divertite a recitare e cantare nel film, l'affiatamento tra le due c'è ed è innegabile. Il problema è che, come diceva Alessandra, la bella Lily-Rose compare già nelle grandi città europee effigiata in giganteschi poster che pubblicizzano profumi, mentre Harley Quinn Smith, oltre ad essere condannata da un nome imbecille (è come se io chiamassi mia figlia Lady Oscar. Lady Oscar Bolla. Pensateci), ha preso il nasone della madre e la stazza del padre, oltre alla finezza di uno scaricatore di porto, quindi diciamo che se non ci penserà Kevin Smith ad infilarla in qualche film creato ad hoc le converrà inventarsi un'altra carriera. Lo stesso vale per Haley Joel Osment, ex bambino prodigio che probabilmente Smith avrà pagato promettendogli i wurstel avanzati al reparto effetti speciali, mentre Johnny Depp, nonostante continui a sputtanarsi con un personaggio che non farebbe ridere neppure chi venera i film dei Vanzina e Zalone, continuerà sempre ad essere considerato un figo nonché uno degli attori migliori in circolazione quindi avrà la carriera assicurata almeno finché non si ucciderà in un parossismo di autodistruzione. Attori a parte, ciò che invece non manca a Smith è un ottimo reparto tecnico: come già accaduto con Tusk, dove il risultato finale dell'uomo tricheco era genuinamente impressionante, anche in Yoga Hosers il giocatore di hockey composto da parti di cadavere è davvero ben fatto e se il regista avesse scelto di girare qualcosa di più splatter e serio, invece di concentrarsi sull'attacco di wurstel dall'accento tedesco (orridi, amatoriali anche per quanto riguarda la realizzazione, e pensare che il supervisore degli FX è Robert Kurtzman...), probabilmente avremmo avuto un horror di cui parlare negli anni a venire. Oddio, se ne può parlare anche adesso, ma solo per ricoprirlo di insulti... nell'attesa che esca Moose Jaws, “come Lo squalo ma con gli alci”. E l'attesissimo ritorno delle Colleens, non dimentichiamocelo. Tanto sapete che io sarò qui a recensirlo per voi.


Del regista e sceneggiatore Kevin Smith, che presta anche volto e voce ai bratzis, ho già parlato QUI. Harley Quinn Smith (Colleen McKenzie), Adam Brody (Ichabod), Ashley Greene (mamma 'Peg), Jennifer Schwalbach Smith (Miss McKenzie), Justin Long (Yogi Bayer), Natasha Lyonne (Tabitha), Genesis Rodriguez (Ms. Wicklund), Haley Joel Osment (Adrien Arcand), Johnny Depp (Guy LaPointe) e Jason Mewes (un poliziotto) li trovate invece ai rispettivi link.

Lily-Rose Depp interpreta Colleen Collette. Francese, figlia di Johnny Depp e Vanessa Paradis, ha partecipato a film come Tusk e, sempre col ruolo di Colleen, dovrebbe tornare nell'imminente Moose Jaws. Ha 16 anni.


Tra gli attori già comparsi in Tusk e precettati per Moose Jaws c'è Harley Morenstein (creatore del canale Youtube Epic Meal Time, vi invito a leggere QUI per capire la porcata totale, nel film interpreta il cosiddetto "Toilet Paper Man") mentre l'altro figlio di Johnny Depp e Vanessa Paradis (che compare nel film nei panni di Miss Maurice), "Jack" John Christopher Depp III, è il mocciosetto che mostra il dito alle due commesse dopo aver imitato la mucca di mare. Per la cronaca, in segno di amicizia nei confronti di Kevin Smith compare anche un catanannissimo Stan Lee al call center della polizia. Il regista si è invece ritrovato a vestire i panni di tutti i mostri presenti nel film perché Jason Mewes è claustrofobico e non è riuscito neppure a superare i primi test di make up mentre (occhio, qui si ride!) il manager di Haley Joel Osment ha preferito che il suo pupillo non fosse costretto a partecipare al film in un ruolo così poco riconoscibile e svilente come quello del mostro; è andata meglio a Michael Parks il quale, essendo malato, non è finito a recitare nei panni di Andronicus Arcaine, lasciando così la patata bollente a Ralph Garman. Come ho detto nel post, Yoga Hosers fa parte della cosiddetta trilogia canadese quindi, se vi fosse piaciuto, nell'attesa che esca Moose Jaws nel 2017 recuperate Tusk e aggiungete Clerks e Clerks II. ENJOY!

mercoledì 6 luglio 2016

Holidays (2016)

Spinta dalla presenza di un certo "scimmiottino verde" e dalla natura episodica dell'operazione, in questi giorni ho recuperato Holidays, antologia horror dedicata appunto alle festività.


Holidays comincia con Valentine's Day, innocuo antipasto a tema servito dai realizzatori del pregevole Starry Eyes. L'ambiente è quello tipico del liceo americano, fatto di ragazzine insignificanti che vengono derise da altre mocciose che "se la credono" (l'incipit dell'episodio è un incrocio tra quello di Carrie - Lo sguardo di satana e gli scherzi subiti da Rochelle in Giovani Streghe), e la conseguente, nonché giusta, vendetta della sfigata è altrettanto prevedibile. Sinceramente da Kevin Kolsch e Dennis Widmyer, che pur sanno dosare molto bene la tensione, mi aspettavo di più, anche perché l'episodio viene letteralmente surclassato dai due seguenti, St. Patrick's Day e, soprattutto, Easter. Per chi come me ama l'Irlanda St.Patrick's Day offre già di partenza una trama assai intrigante ed inaspettata ma la bellezza dell'episodio in sé sta tutta nello spietato umorismo nero che lo caratterizza e nella rapidità del montaggio, che incalza lo spettatore trascinandolo incredulo e anche un po' disgustato verso un finale che è il trionfo del kitsch: "Fuckin'Danny Zucko" rimarrà probabilmente negli annali ma mai quanto la faccia del serpentello felice. E più non dimandate. Cercherò di non spoilerarvi nulla neppure riguardo a Easter, l'episodio più riuscito e genuinamente terrificante del mazzo, oltre che quello più blasfemo. D'altronde, la figura del coniglio pasquale non so dove diamine l'abbiano tirata fuori in America e provateci voi a spiegare ad una bambina il significato della Pasqua cristiana senza farla uscire di testa. Detto questo, Easter si becca di sicuro la palma del make-up e degli effetti speciali (è zeppo di immagini che non mi toglierò MAI PIU' dalla testa) mentre Nicholas McCarthy si riconferma Autore da tenere d'occhio, non banale né tenero. Grazie, Nick. Mother's Day è un altro interessantissimo episodio, non a caso scritto e diretto da due donne, interamente incentrato (almeno per come l'ho vissuto io) sullo stress dell'essere madri a tutti i costi e su un diritto di scelta spesso sacrificato a preconcetti o idee retrograde; il mito del "femminino sacro", lungi dall'essere per tutti fonte di consolazione, spesso può essere un fardello in grado di portare a conseguenze estreme.


La seconda parte della pellicola comincia con Father's Day. Se le madri sono solitamente associate al parto e alla nascita, i padri sono sempre associati al ricordo e all'infanzia e l'episodio diretto da Anthony Scott Burns non fa eccezione. La bellezza di Father's Day coincide con la sua struttura particolare, un costante sovrapporsi di voci passate che guidano il presente, alla scoperta di un mistero che probabilmente sarebbe stato meglio lasciare celato. Il finale aperto dell'episodio è molto bello e in generale l'atmosfera che lo permea è inquietante e tesa come piace a me. Qui, se volete, potete anche smettere di guardare Holidays perché gli episodi interessanti si consumano per lasciare spazio ai rimasugli che, non a caso, cominciano con l'intervento di Kevin Smith. Ora, perché diamine Smith abbia deciso di darsi all'horror rimane per me uno dei più grandi misteri dell'universo e lo stesso vale per la sua scelta di far recitare a tutti i costi la figlia Harley Quinn in ruoli imbarazzanti: in questo caso, tra un "fuck", un "Whore" e un "pussy", Smith ci racconta l'Halloween alternativo di un terzetto di camgirls sfruttate dalla versione stronza e laida di Obelix. Se vi piace il genere, l'episodio può giusto essere una stupidata per adolescenti alle prime armi, io ho solo apprezzato il contrasto tra la crudezza delle immagini mostrate e i conseguenti commenti in live chat, con tanto di smiley, il resto scivola via come acqua. Altrettanto inconsistente è Christmas che, ironicamente, è il segmento che mi ha spinta a guardare il film in quanto avente come protagonista l'adorato Seth Green (e la moglie Claire Grant, fortunata donnaccia!). Christmas sfrutta la consumistica corsa natalizia al gadget del momento per gettare uno sguardo indiscreto su ciò che nascondono le famiglie borghesi e la mente delle cosiddette "acque chete" ma il risultato non è particolarmente graffiante né ironico e sottoutilizza un Seth Green che ha fatto di meglio. In chiusura, arriva un'altra donnaccia fortunata, ovvero Lorenza Izzo, l'unica attrice capace di essere una gnocca stratosferica in un film e un cesso mostruoso in quello dopo, come in questo caso. New Year's Eve racconta l'incontro tramite sito per single di due casi umani di incredibile tristezza e bruttezza, un appuntamento al buio destinato a finire in un modo assai particolare... vedere per credere! E complimenti ad Adam Egypt Mortimer per aver risollevato sul finale un film che rischiava di concludersi in un trionfo di diludendo.


Riassumendo, credo che Holidays sia l'ennesimo esempio di un cinema ad episodi che sta sicuramente prendendo campo ma che ancora non riesce a trovare una coerenza per quel che riguarda la qualità di ogni singolo segmento né la capacità di equilibrare momenti faceti a momenti horror, alternando magari episodi più sostanziosi a qualche divertissement per far riposare il cervello. Di sicuro è un genere di struttura che regala gioie e dolori, un po' come succede spacchettando i regali a Natale, quindi direi che rimanendo in tema "festività" è perfetto e sicuramente non è il film ad episodi peggiore che ho visto. Dategli un'occhiata, potreste anche divertirvi!


Dei registi Kevin Kolsh e Dennis Widmyer (Valentine's Day), Nicholas McCarty (Easter), Kevin Smith (Halloween), Scott Stewart (Christmas) e degli attori Lorenza Izzo (Jean) e Seth Green (Pete Gunderson) ho parlato ai rispettivi link.

Michael Gross interpreta il papà nel segmento Father's Day. Americano, lo ricordo per film come Tremors, Tremors 2: Aftershocks, Tremors 3: Ritorno a Perfection, Tremors 4 - Agli inizi della leggenda e Tremors 5: Bloodlines inoltre ha partecipato a serie come Casa Keaton, Oltre i limiti, Ally McBeal, Tremors, ER - Medici in prima linea, CSI: NY, Medium, How I Met Your Mother, CSI: Scena del crimine e doppiato un episodio de I Griffin. Anche produttore, ha 69 anni e un film in uscita.


Harley Quinn Smith interpreta Holly nel segmento Halloween. Figlia ovviamente di Kevin Smith, la ricordo per film come Jay e Silent Bob.. Fermate Hollywood!, Clerks 2 e Tusk. Ha 17 anni e quattro film in uscita, tra cui Yoga Hosers e i futuri, probabilissimi Mallbrats (seguito di Generazione X, ho già paura!) e Moose Jaws.


Gary Shore, regista di St. Patrick's Day, ha diretto soltanto Dracula Untold mentre le registe di Mother's Day, Ellen Reid e Sarah Adina Smith sono alla loro prima collaborazione e la Smith ha all'attivo solo un lungometraggio, The Midnight Swim, oltre ad alcuni corti; Anthony Scott Burns, regista di Father's Day, è invece il responsabile degli effetti speciali di The Last Exorcism - Liberaci dal male mentre Adam Egypt Mortimer, regista di New Year's Eve, ha diretto Some Kind of Hate, che devo ancora vedere. Per quel che riguarda gli attori, compare tra gli altri Sonja Kinski, figlia di Nastassja e nipote di Klaus, nel segmento Mother's Day. Detto questo, se Holidays vi fosse piaciuto recuperate Tales of Halloween, The ABCs of Death e The ABCs of Death 2. ENJOY!

mercoledì 20 maggio 2015

Tusk (2014)

Come avrete capito, questo è periodo di horror supercazzola. Avrei voluto concludere la Top 10 Horror 2014 di Lucia sparandomi in sequenza Dead Snow e il suo seguito ma per motivi di programmazione ho deciso di rimandare e completare il recupero dell'anno scorso con un film appartenente alla Worst 5 de Il giorno degli zombi, ovvero Tusk, diretto e scritto nel 2014 dal regista Kevin Smith. Una pellicola che speravo fosse divertente e stupida ma invece...


Trama: Wallace, conduttore radiofonico, va in Canada per registrare un podcast su un ragazzino senza gamba, fenomeno virale su internet. Quando l'intervista salta, Wallace decide di rimanere in Canada per cercare altro materiale bizzarro e si imbatte nello strano Howard Howe, un vecchio sulla sedia a rotelle con mille storie da raccontare e un'unico, terribile sogno da realizzare...



Siccome non so davvero da che parte iniziare a parlare di Tusk, comincerò rispondendo alla domanda che probabilmente chiunque si pone appena approdato su un blog di cinema: questo film è bello? La mia risposta è NO. Ci ho pensato e ripensato e non posso apprezzare l'ultimo lavoro di Kevin Smith, tuttavia non è neanche facile liquidare Tusk semplicemente come un brutto film. Piuttosto, parlerei di pessima gestione dei generi, scrittura terribile e, conseguentemente, di occasione sprecata. Come testimonia infatti un messaggio inviato a Lucia, per me è stato molto difficile arrivare alla fine di Tusk ma non per il motivo che potete pensare. La verità è che ho trovato il film (o, meglio, parte di esso), terribilmente angosciante e disturbante, cosa che accade ogni volta che mi trovo davanti una pellicola che prevede persone stravolte nel fisico e nella mente contro la loro volontà, soprattutto persone private dell'uso della parola, completamente alla mercé di un pazzo inarrestabile. Non importa che il desiderio di Howe sia folle e persino ridicolo, non importa che il risultato finale raggiunga livelli di WTF quasi fuori scala: non mi vergogno ad ammettere che tutto quello a cui viene sottoposto Wallace non mi ha fatto dormire la notte e che spesso ho dovuto interrompere la visione di Tusk per andare a farmi un giro. Se la cosa finisse qui potrei quindi dire che, per quanto malato, Tusk sia un ottimo film... ma da una cosa nata da un podcast del regista e finanziata dai fan in rete non poteva uscire fuori qualcosa di buono e infatti qui casca l'asino, o meglio subentrano la pessima gestione dei generi e la terribile scrittura. Il logorroico e buffo Kevin Smith, infatti, ha deciso di rendere Tusk una commedia horror e, per far ciò, ha scelto di inserire tra una scena angosciante e l'altra i suoi soliti monologhi, racconti di leggende metropolitane, personaggi nerd e fuori dalle righe, volgarità assortite e quant'altro, col risultato che sembra quasi di vedere spezzoni di due film diversi attaccati tra loro con generose mani di colla vinilica. Tutte le commedie horror viste di recente, come Housebound, Las brujas de Zugarramurdi e Tucker and Dale vs. Evilmettono i brividi ma fanno anche morire dal ridere, perché i due elementi "contrastanti" che le costituiscono sono amalgamati alla perfezione, mentre guardando Tusk si passa dall'angoscia per l'elemento horror alla tristezza per la comicità infantile che gli fa da cornice.

E' un tricheco? Ah no, è il bambino de Il sesto senso...
A risentire più di tutti di quest'umorismo demente e di quella che è, alla fin fine, una grottesca e patetica tirata sulla sindrome di Peter Pan (perché i personaggi di Smith sono sempre dei bietoloni incazzosi e con l'umorismo di un bambino di 3 anni? E' dai tempi del mio pur adorato Clerks, mobbasta....), sull'amore e la sofferenza che rendono gli umani diversi dagli animali, sull'eterno conflitto tra Americani e Canadesi, è il povero Michael Parks che, da gran signor attorone qual è, regala allo spettatore una performance superba, riuscendo a rendere inquietante e verosimile Howard Howe anche barba alla sua assurda follia. Justin Long è un protagonista terribilmente irritante ma riesce se non altro a far da spalla a tanta bravura e da un certo punto in poi si trova costretto a recitare avvolto da un impressionante (nel senso che non riuscivo a guardarlo senza che mi si rivoltasse lo stomaco) e limitante costume, cosa non da poco, mentre chi ha definitivamente preso la sua carriera per buttarla nel cesso è l'irriconoscibile Johnny Depp, che troviamo qui nei panni di una sorta di folle Ispettore Clouseau dall'intestino delicato: Johnny Boy, ho capito che ti sei conciato come un demente per non farti riconoscere, ma ti sei sputtanato comunque, mi spiace. E siccome il film parla di trichechi, rimanendo in tema sputtanamenti mi par brutto non citare l'ex bambino de Il sesto senso, Haley Joel Osment, talmente bolso ed inchiattito che per un attimo ho pensato fosse lui l'animalone zannuto tanto rimpianto da Howe! Attori a parte, guardando Tusk mi è sembrato che Smith, come al solito, avesse tante idee superficiali che alla fine non è riuscito a concretizzare in qualcosa di interessante o meritevole di venire approfondito. Questo è un po' il difetto di tutti i suoi film ma quando questa cosa si limita alla Generazione X a lui tanto cara o alle pellicole dichiaratamente supercazzola riesco anche ad apprezzarla, questa volta invece mi sono sentita imbrogliata e presa in giro, insultata nella mia dignità di spettatrice: caro Kevin, io ti voglio bene ma se credi che tutti i tuoi  fan siano babbaloni nerd americani che si spanciano ad ascoltare i tuoi podcast e sono quindi disposti a cacciare grano per ogni belinata che ti passa per la testa (#WalrusYes ? Maddai...), forse dovresti smettere di fare il regista e, soprattutto, lo sceneggiatore. Prendi esempio da Silent Bob e stai zittino per un po', vah!


Del regista e sceneggiatore Kevin Smith ho già parlato QUI. Michael Parks (Howard Howe), Justin Long (Wallace Bryton), Haley Joel Osment (Teddy Craft), Johnny Depp (Guy LaPointe) e Jennifer Schwalbach Smith (cameriera al Gimli Slider) li trovate invece ai rispettivi link.

Genesis Rodriguez (vero nome Génesis Rodríguez Pérez) interpreta Ally Leon. Americana, ha partecipato a film come 40 carati, Che cosa aspettarsi quando si aspetta, Io sono tu e ha lavorato come doppiatrice in Big Hero 6. Ha 28 anni e due film in uscita.


Tra le guest star presenti in Tusk spiccano Harley Quinn Smith e Lily-Rose Melody Depp, rispettivamente figlia di Kevin Smith e segaligna pargola di Johnny Depp e Vanessa Paradis, nei panni delle due sgallettatissime commesse del supermercato. Mi sono risparmiata invece (e per fortuna) lo sputtanamento di Quentin Tarantino, che ha rifiutato il ruolo di Guy Lapointe pur avendo dato al film ogni benedizione; benedizione che, ahimé, perdurerà credo nei prossimi due film destinati a comporre la trilogia canadese di Kevin Smith, ovvero Yoga Hosers (che dovrebbe uscire a giugno di quest'anno e avere nel cast gli stessi attori principali salvo Michael Parks, con Johnny Depp sempre nei panni di Guy LaPointe e in più lo stesso Kevin Smith, Jason Mewes e Stan Lee) e Moose Jaws (in uscita nel 2016, viene descritto "come Lo squalo. Ma con le alci". Santo Dio). Detto questo, nell'attesa, se Tusk vi fosse piaciuto recuperate The Human Centipede - First Sequence, poi maleditemi. ENJOY!


sabato 11 agosto 2012

Clerks II (2006)

L’operazione “ViewAskew” è finita e sono riuscita a guardare anche Clerks II, diretto nel 2006 dal regista Kevin Smith.


Trama: a causa di un incendio che ha distrutto il supermercato, Dante e Randal si ritrovano trentenni e commessi presso il fast food Mooby’s. Certo, Dante è in procinto di sposarsi e scappare così dal New Jersey… ma non crederete mica che sarà così facile per lui!


Se con Clerks Kevin Smith decideva di raccontarci le vicende dei “suoi” vent’anni, dieci anni dopo arriva Clerks II a raccontarci l’esperienza dei suoi trenta. Le cose non sono poi così cambiate, a ben vedere: Dante e Randal sono sempre alle prese con un lavoro insoddisfacente che li classifica inevitabilmente come perdenti, il primo sta per sposarsi ma l’indecisione e l’incertezza sono, come sempre, gli unici punti fermi della sua vita (Randal invece non è cambiato di una virgola in dieci anni!), Jay e Silent Bob si sono disintossicati ma continuano la loro carriera di fancazzisti/spacciatori a tempo perso e il New Jersey è sempre popolato da personaggi al limite della demenza. Kevin Smith riprende così il racconto di formazione di Clerks da dove lo aveva lasciato, con i personaggi che, fondamentalmente, non hanno imparato nulla dalle esperienze pregresse, come spesso accade nella vita reale e come, probabilmente, è successo a lui. Quindi pone la domanda fatidica: ma esiste qualcosa in grado di smuoverci davvero, di costringerci a prendere il controllo delle nostre vite e metterci finalmente su un binario che possa portarci non dico al successo e alla felicità eterna, ma almeno alla soddisfazione? Beh, ovviamente non vi rovinerò il gusto di scoprirlo, ma sappiate che questo qualcosa esiste, almeno secondo Kevin Smith, ed è qualcosa di fondamentale e indispensabile, tanto quanto lo è una solida e sgangherata amicizia.

I'll fuck me.. I'll fuck me hard! XD
La recensione sta diventando però troppo seria e non rispetta lo spirito di Clerks II. Bando ai significati profondi, quindi, e parliamo di come questo sequel sia sicuramente meno cool e fondamentale del capostipite ma mille volte più esilarante e assurdo. Innanzitutto, inutile dirlo, dopo il successo ottenuto con i film precedenti Jay & Silent Bob hanno assunto il ruolo di spalle d’eccellenza e si profondono in numeri d’alta scuola come il dialogo sulla Bibbia, la “parodia” de Il silenzio degli innocenti o il geniale confronto finale in cui Jay accusa Bobbyno di essere praticamente un inutile muto. Nonostante queste loro performance, comunque, il duo non riesce a battere quella che, a mio avviso, è la coppia più geniale del film, ovvero la premiata ditta Randal/Elias: mettete insieme un cinico bastardo che odia tutto e tutti e un ragazzetto nerd senza nessuna esperienza di vita e farete così la conoscenza di Pillowpants, il famigerato “pussy troll”, oppure verrete a sapere qual è l’opinione di Kevin Smith sulla trilogia de Il signore degli anelli. A completare il quadro, aggiungo anche raffinati momenti dedicati all’”interspecies erotica” e un esilarante momento musical sulle note di ABC dei Jackson Five.

One ring to rule them all...!
A fronte di tutto questo, però, non saprei dirvi se ho preferito Clerks o Clerks II. Il primo è comunque pregno di un’atmosfera quasi vintage e di sicuro molto particolare, è in qualche modo più grezzo ma per questo anche più potente. Questo secondo capitolo si avvicina di più allo spirito moderno di Kevin Smith e probabilmente si fissa meno nella memoria dello spettatore, però è assolutamente divertente e a tratti incredibilmente commovente e coinvolgente, tanto che verrebbe quasi voglia di abbracciare Dante per tutti gli sbagli che rischia di fare ogni volta. Riflettendoci, però, Clerks II è anche troppo ottimista e facilone, soprattutto sul finale, come se ci fosse una sorta di deus ex machina in grado di cancellare tutti i problemi dei protagonisti regalando loro l’happy ending, mentre Clerks si concludeva con un bel “nulla di fatto” che lo rendeva molto più realistico. La mia preferenza andrebbe dunque alla pellicola del 1994, ciò non toglie che Clerks II è un film che consiglio spassionatamente.

Ci rivediamo a 40 anni, ragazzi! <3
Del regista Kevin Smith (che interpreta anche Silent Bob) ho già parlato qui, Jason Mewes (Jay), Brian O’Halloran (Dante), Jeff Anderson (Randal), Rosario Dawson (Becky), Ben Affleck (il cliente che si lamenta perché Dante ed Emma si baciano dietro il bancone) e il meraviglioso Jason Lee (Lance Dowds,  ruolo che era stato proposto a Matt Damon) li trovate ai rispettivi link.

Jennifer Schwalbach Smith interpreta Emma (e avrebbe interpretato Becky se Rosario Dawson avesse rifiutato la parte). Moglie di Kevin Smith sin dal 1999, ha partecipato ai film Jay & Silent Bob… fermate Hollywood!, Jersey Girl, Zack & Myri – Amore a… primo sesso e Red Estate. Anche produttrice e regista, ha 41 anni.


Kevin Weisman interpreta il fanatico degli Hobbit. Entrato di diritto nel mio personale olimpo di idoli per aver interpretato il meraviglioso Marshall della serie Alias, ha partecipato anche a film come The Rock, Fuori in 60 secondi e alle serie E.R. – Medici in prima linea, Roswell, Jarod il camaleonte, X – Files, Buffy l’ammazzavampiri, Streghe, Ghost Whisperer, CSI: NY, Numb3rs, CSI: Miami e CSI: Scena del crimine. Anche produttore, ha 42 anni e un film in uscita. 


Tra gli altri interpreti segnalo anche l’ormai storico Ethan Suplee nei panni del ragazzo che va a comprare la droga da Jay e Silent Bob, mentre la ragazzina che saluta Dante dalla finestra altri non è che Harley Quinn Smith, la figlia del regista. Nel cast avrebbe dovuto esserci anche Alec Baldwin nei panni del padre di Randal (e questa è davvero una scena che avrei voluto vedere!), mentre per il ruolo di Becky si era pensato anche a Bryce Dallas Howard e Liv Tyler. Se, dopo avere visto Clerks e Clerks II, volete continuare la vostra visita nel “ViewAskewniverse”, vi consiglio di vedere nell’ordine Generazione X, In cerca di Amy, Dogma e Jay & Silent Bob… Fermate Hollywood!, oppure l’effimera serie animata Clerks (solo 6 episodi!). ENJOY!


giovedì 2 agosto 2012

Clerks - Commessi (1994)

Poiché l’estate porta desiderio di fancazzismo e di discussioni oziose con gli amici, in questi giorni mi sono riguardata Clerks – Commessi (Clerks.), diretto da Kevin Smith nel 1994.


Trama: Dante e Randal sono due commessi alle prese con un giorno di ordinaria follia, costretti a barcamenarsi tra problemi personali, clienti pittoreschi, partite di hokey e fidanzate.


Clerks rientra a buon diritto nella ridda di film che adoro, e che ogni appassionato di cinema dovrebbe vedere. Lungi da essere uno dei capolavori della settima arte, è sicuramente però IL capolavoro di Kevin Smith e di tutta una poetica cinematografica che, all’epoca, faceva capo (magari involontariamente) a Quentin Tarantino: film verbosi, scanditi da un ritmo “spezzato”, con una trama composta da tante piccole microstorie introdotte da titoli e didascalie. Laddove, però, Tarantino contaminava già i generi e guardava fuori dalla sua realtà come ogni buon nerd cinefilo che si rispetti, Smith decideva invece di immergersi negli squallidi quartierini del New Jersey dov’era cresciuto, offrendoci degli spaccati di vita all’apparenza superficiali ed assurdi ma in realtà assolutamente “naturali”. Alzi la mano, infatti, chi almeno una volta non ha avuto modo di sentirsi un po’ Randal o un po’ Dante, costretti ad una vita insoddisfacente, ad un lavoro odioso reso ancora peggiore dalla presenza di clienti che definire psicotici sarebbe poco, pieni di rimpianti per il passato e ancora incapaci di dare un senso al proprio futuro. In questo senso, Clerks è praticamente perfetto, perché Smith ha riprovato più volte a sdoganare lo stesso modello di film, soprattutto con quel Generazione X che adoro, ma il risultato è sempre stato simile ad una parodia della sua pellicola d’esordio, con personaggi sempre più assurdi che, fondamentalmente, parlavano di aria fritta senza comunicare alcun disagio sociale.


Avevo visto Clerks solo una volta tantissimo tempo fa, prima di riguardarlo per scriverci una recensione, e mi sono stupita nel constatare che rivederlo mi ha provocato le stesse sensazioni di allora, come se il film fosse un'opera completamente diversa da tutto ciò che è stato girato prima e dopo. L'anacronismo di vedere un film realizzato in bianco e nero negli anni '90, i dialoghi al fulmicotone fin dall'inizio, quando troviamo Dante addormentato nell' armadio (!!) e costretto ad andare al lavoro nel suo giorno di riposo, la moda grunge, Jay e Silent Bob che ballano e strepponano davanti al negozio, il primo cliente che riesce a scatenare una sommossa contro il povero impiegato, sono tutte cose che mi avevano catturata in una mattina d'estate e che, evidentemente, erano rimaste impresse a fuoco nella mia mente, perché anche riguardando Clerks dopo tanto tempo sono riuscita a "sentire odore di New Jersey". A questo, con gli anni, si è poi aggiunta la consapevolezza che, porca miseria!, la vita è veramente così, fatta di conversazioni assurde con i migliori amici (che, per quanto siano decerebrati, superficiali, cazzoni, alla fine saranno sempre lì a darti una mano, magari sbagliando ma volendoti bene), imprevisti incredibili, incomprensioni, scelte sbagliate, piccoli miracoli, aneddoti, ragazzi che danno della zoccola alle proprie ragazze (la palla di neve, Gesù!!) e ragazze che danno dell'idiota, misogino e decerebrato al proprio ragazzo. Alla fine della giornata, quello che importa è comunque riuscire ad andare avanti, provare a capirsi e crescere, anche se poco. Anche se poi, magari, tra dieci anni ci ritroveremo sempre nella stessa situazione, come ben saprà chi si è guardato Clerks II, che ho appena cominciato a vedere. Altro non dico, perché Clerks "nun va visto. Va vissuto". Se vi fiderete di me e arriverete ad amare Dante, Randal, Jay e Silent Bob come ho fatto io, potrò dire di aver mantenuto l'obiettivo che mi ero prefissata aprendo questo blog.

<3
Del regista Kevin Smith (che interpreta anche il divino Silent Bob) ho già parlato qui, mentre il suo degno compare Jay, ovvero Jason Mewes, lo trovate qua.

Brian O’ Halloran interpreta Dante. Americano, ha partecipato a film come Generazione X, In cerca di Amy, Dogma, Jay & Silent Bob… fermate Hollywood!, Clerks II, E venne il giorno, inoltre ha doppiato episodi delle serie animate Clerks e Pokemon. Ha 43 anni e un film in uscita.  


Jeff Anderson (vero nome Jefferey Allan Anderson) interpreta Randal. Americano, ha partecipato a film come Dogma, Jay & Silent Bob… fermate Hollywood!, Clerks II e Zack e Miri – Amore a… primo sesso, inoltre ha doppiato episodi della serie animata Clerks. Anche regista e sceneggiatore, ha 42 anni.


Il DVD del decimo anniversario, che poi è quello che ho io in casa, contiene tante scene tagliate ma molto interessanti  e, ahimé, anche un finale alternativo che spezza il cuore, perché un rapinatore spara al povero Dante dopo che Randal se n'è andato (scena seguita, dopo i titoli di coda, dall'arrivo di Kevin Smith che ruba un pacchetto di sigarette). Momenti scioccanti a parte, se Clerks vi fosse piaciuto non perdetevi Clerks II e gli altri film connessi al ViewAskewniverse, ovvero Generazione X, In cerca di Amy, Dogma e Jay & Silent Bob… fermate Hollywood! Inoltre, per dovere di completezza vi dico anche che del film esistono sia un pilot per un telefilm mai andato in onda e due spin - off animati, ovvero una serie di sei episodi e Clerks: The Lost Scene, che vi rivela cosa diamine abbia mai combinato Randal durante il pluricitato funerale di Julie Dwyer. ENJOY!

venerdì 13 maggio 2011

Scream 3 (2000)

Ed eccoci arrivati anche penultimo capitolo della saga dedicata a Ghostface: Scream 3, diretto nel 2000, sempre da Wes Craven. La parabola discendente è così completata, ma vediamo nel dettaglio.


Trama: sul set di Stab 3, l’ennesimo film tratto dai delitti di Woodsboro, cominciano a morire delle persone, e la cosa costringe la povera Sidney ad uscire dall’esilio forzato e ad affrontare un altro maniaco mascherato che vorrebbe attentare alla sua vita…



Scream 3 tocca davvero il punto più basso dell’intera saga: non c’è paura, non c’è suspance, non c’è ironia, non c’è neppure la curiosità di vedere colpo di scena finale con conseguente rivelazione dell’identità del killer, se proprio vogliamo essere sinceri. A tirare troppo la corda questa si strappa, e non basta introdurre la meraviglia tecnica del convertitore di voce, che questa volta è in grado persino di simulare le reali voci dei singoli personaggi, per fare un bel film. Scream 3 è una sorta di fiacco remake del secondo capitolo, che vorrebbe attirare lo spettatore con rivelazioni relative alla madre di Sidney, Maureen, insinuando addirittura il dubbio che il fantasma, questa volta, potrebbe essere vero e potrebbe addirittura essere lei; inoltre, la componente metacinematografica viene ulteriormente “caricata” perché, se in Scream 2 veniva introdotto il film Stab, questa volta il terzo capitolo viene ambientato proprio sul set di Stab 3, e le vittime sono proprio gli attori, che cadono come mosche seguendo l’ordine previsto dal copione.


Per quanto riguarda i punti di forza dei primi due capitoli di Scream, qui non ce n’è nemmeno uno. La scena iniziale è assurdamente fiacca e priva della tensione della storica introduzione del primo capitolo (anche se toglie di mezzo un personaggio inaspettato) e le morti che seguono non sono migliori, quasi tutte fuori campo o comunque molto sbrigative. Anche l’ironia che la faceva da padrone in Scream e Scream 2 qui viene condensata in qualche imbarazzante comparsata e battuta da avanspettacolo: la stessa presenza di Jay e Silent Bob (che peraltro adoro, non fraintendete…) è indice della tristezza a cui si sono ridotti Craven e gli sceneggiatori, ma il colpo più basso è probabilmente l’uso di un’icona sacra come Carrie Fisher per farle interpretare un’impiegatuccia che le somiglia e che “avrebbe dovuto essere la principessa Leila di Guerre Stellari, se solo quell’altra non le avesse soffiato il posto”. Ahah. Devo ridere? Mah. Certo, c’è da dire che tutti i difetti di Scream 3 sono quasi comprensibili, visto che in fondo il film è frutto di un ricatto. Infatti pare che Wes Craven sia stato praticamente costretto a girarlo per poter avere la possibilità di realizzare un film distante dalla sua usuale filmografia come La musica del cuore, un drammone musicale con Meryl Streep come protagonista. Comprensibile dunque il poco impegno, ma non per questo giustificabile. Speriamo che il quarto capitolo non sia ancora più brutto di questo.


Del regista Wes Craven (che compare anche qui in un cameo, stavolta nei panni di un visitatore degli studios), Neve Campbell, Courtney Cox e David Arquette ho già parlato qui, mentre il post su Liev Schreiber lo trovate qua. Di Lance Henricksen, che interpreta il produttore John Milton, invece, ho parlato qui.

Patrick Dempsey interpreta il detective Kincaid. La fama internazionale per questo attore è arrivata grazie alla serie Grey’s Anatomy, tuttavia aveva già partecipato prima a parecchi film, tra cui il geniale The Stuff – Il gelato che uccide e Virus letale, oltre che ad un episodio di Will & Grace. Originario del Maine, anche produttore e regista, ha 45 anni e un film in uscita.


Jenny McCarthy interpreta Kate. Ex modella e coniglietta di Playboy riciclatasi negli anni ’90 come attrice “comica” per programmi che passavano all’epoca su MTV come The Jenny McCarthy Show, ex fidanzata di Jim Carrey, tra i film a cui ha partecipato ricordo lo splendido Cosa fare a Denver quando sei morto e Scary Movie 3; ben di più le partecipazioni televisive, per serie come Baywatch, Quell’uragano di papà, Streghe, Perfetti… ma non troppo, Una pupa in libreria, My Name is Earl e Due uomini e mezzo. Americana, anche sceneggiatrice e produttrice, ha 39 anni.


Emily Mortimer interpreta Angelina Tyler. Attrice inglese, la ricordo per film come Spiriti nelle tenebre, Il Santo, Elizabeth, Notting Hill, Match Point, The Pink Panther – La pantera rosa, La pantera rosa 2 e Shutter Island, inoltre ha prestato la voce per il doppiaggio inglese de Il castello errante di Howl. Ha 40 anni e quattro film in uscita, tra cui l’Hugo Cabret di Scorsese e Cars 2.


Tra le guest star, oltre alla già citata Carrie Fisher, assieme alla premiata ditta Kevin Smith & Jason Mewes, ci sono anche il regista Roger Corman nei panni di un produttore ed Heather Matarazzo nei panni della sorella di Randy, Martha. Una marea di partecipazioni e una marea di finali: dopo miliardi di riscritture per evitare spoiler in rete, Craven ha girato anche una versione alternativa del finale, con l’unica differenza di Sydney che, prima di provare a colpire il killer, rimane per un po’ nascosta dietro a un mobile. Se siete arrivati a vedere Scream 3, probabilmente avrete visto anche i primi due episodi, in caso contrario cercateli, soprattutto il primo. Vi lascio con il trailer originale del film... ENJOY!!

venerdì 8 gennaio 2010

Generazione X (1995)

Ennesimo post a distanza di poco! Non vi ci abituate, gente, è che nelle vacanze di Natale ho avuto tempo di vedere un po’ più film del solito, ora si torna ai vecchi ritmi. Comunque questo è il secondo frutto della “serata Kevin Smith” della settimana scorsa: Generazione X (Mallrats) del 1995. Uno dei miei film preferiti, il che la dice lunga sulle mie devianze mentali.


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La trama: Brodie e T.S. sono due amici, entrambi appena mollati dalle rispettive ragazze, il primo perché è un nerd bamboccione, il secondo perché odiato dal futuro suocero. La loro intenzione di affogare le disgrazie nel becero consumismo del centro commerciale, popolato da personaggi assurdi, si trasforma nell’ultimo tentativo di riconquistare le donzelle.


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Il titolo originale sta ad indicare i cosiddetti “topi da centro commerciale”, ovvero quel genere di persona che non va per comperare o far prosperare la struttura, ma va lì semplicemente a cazzeggiare e perdere tempo, arrivando in breve a sapere tutto di tutti. Il film ruota sulla non vita di questi personaggi, una manica di comari degli anni ’90, perditempo della peggior specie, smarriti in un vortice di pettegolezzi, dicerie, leggende metropolitane, citazioni fumettistiche e cinematografiche, spaventati dall’adolescenza che sta finendo per lasciare spazio ad un oscuro futuro, fatto di lavoro ingrato e relazioni insicure. Non c’è nulla più di quel che si vede e soprattutto si sente in Generazione X. E’ una commedia americana fondata sul nulla, su una storiellina pretestuosa che non è altro che un modo per stordire il pubblico con dialoghi fiume e situazioni al limite dell’assurdo, un po’ come comprare una semplicissima giacca solo per tutti gli orpelli che ci sono attaccati.


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E allora perché mi deve piacere un film simile? Beh, innanzitutto perché fa davvero ridere. Non è un film demenziale alla Hot Shots! né un’americanata per adolescenti infoiati come American Pie, è un genere a sé, però è esilarante. Ci vuole un po’ di pazienza a seguire i dialoghi, perché le gag sono tutte concentrate negli assurdi racconti e negli stratagemmi di Brodie (la storia del cugino e dei gatti che introduce il film è da antologia, così come il trucco della “stretta puzzona”), nei pettegolezzi dell’ex ragazza di T.S., nei botta e risposta tra i personaggi, senza ovviamente dimenticare la presenza dei geniali Jay e Silent Bob, impegnati nell’intento di smontare un palco per uno spettacolo che “non s’ha da fare”, il cameo di Stan “The Man” Lee, il tizio intento a cercare di vedere una nave tridimensionale, la medium con un terzo occhio assolutamente particolare, ecc. ecc. Descrivere ogni gag di questo film meriterebbe un libro, non un breve post in un blog: basta dire solo che Kevin Smith si sente assolutamente a suo agio nel dirigere la pellicola, si è divertito e si vede. Gli attori inoltre sono tutti in uno stato di grazia: Jason Lee, nei panni di Brodie, è superbo, Michael Rooker in quelli del folle padre di Brandi è semplicemente geniale.


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Innumerevoli le citazioni, da film e fumetti. I titoli di testa sono degli omaggi alle copertine di svariati comics, da Wolverine, a Gen13, ai Fantastici 4, a Hulk, modificate per indicare i determinati attori/personaggi del film. Il geniale dialogo tra Brodie e Stan Lee contiene ovviamente riferimenti all’universo Marvel, mentre Jay e Silent Bob si divertono a citare Il ritorno dello Jedi, Batman e gli immancabili X – Men. Jason Lee (di cui ho già parlato qui) ed Ethan Suplee, ovvero il tizio che fissa il quadro 3D, finiranno poi per fare coppia fissa nella bellissima serie My Name Is Earl.


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Di Kevin Smith e Ben Affleck, che interpreta il pervertito proprietario di Moda Maschio, ho già parlato qui. Di Michael Rooker invece potete leggere qui.


Shannen Doherty interpreta Rene. Famosa per essere stata la Brenda di Beverly Hills 90210 e per il suo carattere bizzoso e insopportabile, l’attrice americana ha partecipato soprattutto per la TV in serie come La casa nella prateria, Magnum P.I., 21 Jump Street, Streghe (sostituita poi da Rose McGowen) e 90210, ovvero il sequel di Beverly Hills. Ha inoltre dato la voce per il film Brisby e il segreto di Nihm. Ha 38 anni e due film in uscita.


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Claire Forlani interpreta Brandi, la fidanzata di T.S. L’attrice inglese ha cominciato a lavorare molto giovane, e ha partecipato a film come Scuola di polizia – Missione a Mosca, The Rock, Basquiat e Vi presento Joe Black. Per la TV ha girato un episodio di Incubi e deliri e CSI N.Y. Ha 38 anni e cinque film in uscita.


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Jeremy London interpreta T.S. L’attore americano ha partecipato a film come Babysitter… un thriller e per la TV lo si può trovare in telefilm come Party of Five, Oltre i limiti e Settimo cielo. Ha 38 anni e dieci film in uscita.


what-are-they-up-to-jeremy-londonE ora vi lascio con una delle scene più esilaranti del film... il pestaggio del coniglietto pasquale!!! ENJOY!




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