Parecchio tempo fa, quando ancora la parola mockumentary era qualcosa di sconosciuto, almeno in parte, usciva questo particolare My Little Eye, diretto nel 2002 dal regista Marc Evans.
Trama: Cinque ragazzi vengono scelti per partecipare ad un reality. Chiusi da soli in una casa isolata per sei mesi, l’unica regola per vincere l’ingente somma di denaro è che nessuno deve abbandonare il gioco, o perderanno anche gli altri. Ovviamente, non sarà così facile rispettare questa condizione…
“I spy with my little eye…”. E’ così che, nei paesi di lingua inglese, viene introdotto il classico gioco dell’ "indovina a cosa sto pensando”, ed ecco da dove deriva il titolo del film, dove gente misteriosa spia i cinque poveri malcapitati concorrenti di questo reality atipico, senza Alessia Marcuzzi e senza confessionali di sorta. All’epoca ne erano usciti parecchi di film così in Italia, ricordo per esempio The Experiment, importato persino dalla Germania, o Session 9 che, se non erro, era quello ambientato in un ex manicomio; d’altronde, Il grande fratello televisivo era cominciato solo da un paio d’anni e le pellicole che ne ricalcavano gli schemi dovevano essere sicuramente un grande successo. Non fa eccezione questo My Little Eye che, nonostante sia un filmetto meno bello di altri, ha comunque il pregio di mostrarci la follia a cui può arrivare gente che punta solo al successo e ai soldi facili, chiudendo volentieri gli occhi davanti ai dilemmi morali e calpestando allegramente la dignità che dovrebbe essere propria di ogni essere umano. E non parlo, ovviamente, delle menti “geniali” di chi sta dietro le quinte, ma proprio dei concorrenti che partecipano a siffatte brutture.
In My Little Eye si avverte il senso incombente di qualcosa di oscuro, di qualcuno che spia e pungola i protagonisti con compiaciuto sadismo, ma sono soprattutto gli stessi protagonisti a risultare spiazzanti e degni di essere presi a schiaffi. Emblematico l’esempio del povero Danny, il ciccione del gruppo, un orsotto timido ed impacciato che viene subito puntato come l’anello debole: quando la produzione gli fa sapere, con un tatto incredibile, che il suo amato nonno è morto, non c’è uno solo dei suoi “amici” che lo consoli, ma tutti discutono sul modo migliore per non farlo uscire dalla casa e, già che ci sono, lo isolano ancora di più, con inevitabili conseguenze. Poi c’è il cretino che ruba le provviste, la zoccolotta che per fare audience la da al primo che capita, la principessa inarrivabile e con un trauma infantile alle spalle, il piacione che ha sempre il polso della situazione, insomma un bestiario mica tanto diverso da quel branco di imbecilli che puntualmente, ogni anno, vengono chiusi in una casa di Cinecittà a litigare ed azzuffarsi tra loro. L’orrore nasce proprio da questo, dalla natura fondamentalmente autodistruttiva di queste persone incapaci di stare in gruppo, che diventano prede facili per chiunque voglia far loro del male. Certo, altri film hanno esplorato l’argomento meglio e più profondamente, ma My Little Eye in tal senso è interessante.
Quanto alla realizzazione, il film risulta meno naturale rispetto ad altri. Le telecamere che riprendono i protagonisti sono praticamente ovunque e ci consentono di ascoltare anche dialoghi sussurrati o in luoghi riparati della casa, però la fotografia sgranata e le immagini a tratti imperfette rendono bene l’idea di un reality trasmesso su internet. Gli attori sono sicuramente più bravi rispetto alla media impiegata di solito in queste produzioni e l’arrivo di un Bradley Cooper (che, come saprete, non mi stancherei mai di vedere su schermo) all’epoca ancora quasi sconosciuto consente al film quel salto di qualità che manca ad altri horror/thriller. Tuttavia, My Little Eye non è sufficientemente inquietante, innovativo o profondo da diventare memorabile, anzi. Gli eventi scorrono piuttosto lenti e l’accellerata finale porta ad una conclusione che all’epoca mi era sicuramente sembrata particolare e scioccante, ma ora mi pare assai simile a quella di altre pellicole ben più incisive. Insomma, se cercate un film senza pretese ma ben fatto per passare la serata, My Little Eye fa al caso vostro, altrimenti potete tranquillamente cercare qualcos’altro.
Di Bradley Cooper, che interpreta Travis, ho già parlato qui.
Marc Evans è il regista della pellicola, l’unica che conosco tra quelle dirette da lui. Inglese, anche sceneggiatore e produttore, ha 48 anni.
Kris Lemche interpreta Rex. Canadese, ha partecipato a film come eXistenZ e Compagnie pericolose, oltre a serie come Piccoli brividi, Nikita, Criminal Minds, Ghost Whisperer, 24 e CSI. Anche produttore, ha 33 anni e due film in uscita.
Laura Regan interpreta Emma. Canadese, ha partecipato a film come Unbreakable – Il predestinato e They – Incubi dal mondo delle ombre, oltre a serie come Cold Case, CSI: Miami, Streghe, Ghost Whisperer, Senza traccia, Nikita e Bones. Ha 34 anni.
Jennifer Sky (vero nome Jennifer Danielle Wacha) interpreta Charlie. Americana, ha partecipato a film come Amore a prima svista e a serie come Buffy l’ammazzavampiri, Xena principessa guerriera, il trashissimo Cleopatra 2525, CSI, Colombo, Streghe e CSI: Miami. Ha 35 anni e un film in uscita.
Nick Mennell interpreta il poliziotto. Americano, ha partecipato a film come Halloween – The Beginning e Venerdì 13, oltre alla serie Numb3rs. Ha un film in uscita.
Sean Cw Johnson, che nel film interpreta Matt, è stato per anni uno degli attori che ha vestito i panni del Power Ranger rosso in una delle mille serie dedicate a questi trashissimi supereroi o quel che erano. E con questa indispensabile informazione vi lascio... ENJOY!
brutto che fa sembrare la bruttezza miss italia,me lo rammento così.
RispondiEliminaSession 9 però non ha nulla a che far con questo film e con experiment.Parla di un gruppo di restauratori che lavorano in un ex manicomio,ma non concorrono a nessun gioco
ciao!
Ricordavo male io il trailer, allora, grazie per avermi segnalato la cosa!
EliminaComunque confronto a L'altra faccia del diavolo, questo My Little Eye è un capolavoro di suspance hitchcockiana! XD
Alla fine non è poi così male questo film.
RispondiEliminaE' un prodotto felice di quegli anni :P
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