Ogni tanto la distribuzione italiana stupisce il pubblico facendo arrivare in sala (non tutte, ci mancherebbe, credo solo 4/5 in tutta la Penisola) film straight to video come Frankenstein, scritto e diretto nel 2015 dal regista Bernard Rose.
Trama: un gruppo di scienziati crea un ragazzo dalla forza di dieci uomini ma la creatura comincia fin da subito a manifestare problemi di cedimento cellulare. Quando il ragazzo capisce di stare per venire ucciso fugge, lasciando dietro di sé una scia di sangue...
Il mito di Frankenstein mi ha sempre affascinata, lo ammetto, ma è ben difficile trovare qualche trasposizione cinematografica che non percorra pedissequamente sentieri già battuti nel corso degli anni. Bernard Rose, tornato finalmente all'horror, ci prova, spostando i riflettori dai tormenti del Dottor Victor Frankenstein, qui relegato al ruolo di semplice "creatore" senza scrupoli, e focalizzandoli sulla Creatura, che in questa versione del romanzo di Mary Shelley prende il nome di "mostro" o "Adam". Il regista, che è anche sceneggiatore, decide di renderci partecipi dei tormenti di un essere nato col corpo in decomposizione di un adulto ma la mente di un neonato, che col tempo cerca di crescere e comprendere la realtà che lo circonda nonostante essa gli riservi quasi solo violenza, dolore, sensazioni confuse ed emozioni negative. L'unico punto fisso dell'esistenza di Adam è la moglie di Frankenstein, Marie, la sola che per qualche tempo si rapporta alla Creatura come se ne fosse la madre (ed effettivamente, in un certo senso, così è); dal momento in cui anche Marie però lo rinnega, cercando di salvare sé stessa e il marito, per Adam si apre un abisso di solitudine e rancore, sentimenti che lo spingeranno sempre più in un vortice di tragedie e violenze assai simile a quello raccontato dalla Shelley. Ciò che differenzia il Frankenstein di Bernard Rose da molti altri suoi "fratelli" è però che la Creatura fondamentalmente non si muove spinta da una rinnovata e "colta" sete di vendetta verso i suoi creatori, quanto piuttosto dal desiderio di appartenere al mondo, di ritrovare le sensazioni positive ricevute da quella che lui considerava una figura materna, molto banalmente di "essere amato" senza secondi fini. Ovviamente, la cosa non gli riuscirà molto bene, povera creatura.
Purtroppo, nonostante le ottime intenzioni di partenza il povero Bernard Rose si perde un po' nella sua stessa sceneggiatura e viene bloccato da evidenti limiti di budget. Per esempio il personaggio di Marie, interpretato dall'elegante Carrie-Ann Moss, avrebbe a mio avviso meritato molto più spazio e magari una lettura più approfondita, anche perché nelle altre versioni di Frankenstein non mi sembrava ci fosse la presenza di un forte punto di vista femminile, nonostante l'autrice dell'opera originale fosse donna. Conseguentemente, la parte più interessante di Frankenstein è proprio quella iniziale, ambientata in un laboratorio che funge da culla e micromondo per Adam, e dotata di alcune belle sequenze girate in soggettiva, attraverso le palpebre chiuse di una Creatura che sta cominciando a conoscere il mondo con i suoi sensi ancora grezzi, mentre il resto del film, soprattutto nella parte finale ambientata nei bassifondi della città, stenta un po' a decollare. Nonostante il budget ristretto che ho citato sopra, ho molto apprezzato gli effetti speciali, splatter quanto basta (sinceramente la scena del cervello non sono riuscita a guardarla tutta,), e soprattutto il trucco di Adam, che diventa sempre più mostruoso mano a mano che la degenerazione cellulare avanza, al punto che del bel viso del bravo Xavier Samuel arriva a non esserci più traccia. Menzione d'onore, ovviamente, per la voce sempre sexy di un Tony Todd in versione "Ray Charles" mentre dispiace poter vedere così poco l'adorato Danny Huston, che da quando ha partecipato ad American Horror Story è diventato uno di quegli attori che mi spinge sempre a guardare un film, a prescindere dall'effettiva qualità dello stesso. Stavolta mi è andata bene, perché Frankenstein è una visione interessante, sicuramente meritevole di una chance!
Di Tony Todd (Eddie) e Danny Huston (Victor Frankenstein) ho parlato ai rispettivi link.
Bernard Rose è il regista e sceneggiatore della pellicola. Inglese, ha diretto film come La casa ai confini della realtà, Candyman - Terrore dietro lo specchio e Amata immortale. Anche attore e compositore, ha 56 anni.
Carrie-Anne Moss interpreta Marie. Canadese, la ricordo per film come Matrix, Memento, Chocolat, Matrix Reloaded e Matrix Revolutions, inoltre ha partecipato a serie come I viaggiatori delle tenebre, Nightmare Cafe, Baywatch, Jessica Jones e Daredevil. Anche produttrice, ha 49 anni e due film in uscita, inoltre dovrebbe partecipare ad almeno una puntata dell'imminente serie Iron Fist, sempre nei panni dell'avvocato Jeri Hoghart.
Xavier Samuel interpreta Adam. Australiano, ha partecipato a film come The Twilight Saga: Eclipse, Anonymous e Fury. Ha 33 anni e cinque film in uscita.
Non capivo dove avevo già visto l'attrice, poi mi sono data dell'eretica: è Trinity.
RispondiEliminaComunque credo che non sia un film per me, però l'idea non è niente male.
L'ho scaricato tempo fa, ma l'ho dimenticato lì. Mi rifarò. ;)
RispondiEliminaGià il fatto che Bernard Rose sa tornato all' horror andrebbe festeggiato. ;)
RispondiEliminaMi hai convinto a dargli un occhiata...
RispondiEliminaPer me un film discreto, con uno spunto di partenza abbastanza originale che però poi si perde un po' tra scene leggermente ripetitive.
RispondiEliminaInfatti ho preferito l'inizio alla fine, però in generale mi ha convinta :D
Eliminama c'è davvero bisogno, ogni 3x2 di rifare un film sull'anti-eroe della Shelley?
RispondiEliminaMah, più che altro serve quando ci sono idee originali :)
EliminaQuesto mi incuriosisce, dato che adoro il libro della Shelley.
RispondiEliminaA maggior ragione guardalo!! :D
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