martedì 25 giugno 2019

Rapina a Stoccolma (2018)

Spinta dal trailer accattivante ho deciso di recuperare Rapina a Stoccolma (Stockholm), diretto e sceneggiato nel 2018 dal regista Robert Budreau e uscito proprio in questi giorni in Italia.


Trama: un malvivente fa irruzione all'interno della Kreditbanken di Stoccolma e prende con sé tre ostaggi. Mentre la polizia cerca di risolvere la situazione, con l'aiuto di un altro detenuto, tra rapitori e ostaggi si sviluppa uno strano rapporto di fiducia reciproca.


La cosiddetta Sindrome di Stoccolma, quella per cui delle persone arrivano a dipendere da coloro che hanno abusato di loro in maniera fisica o verbale, arrivando a fidarsi di loro o persino ad amarli, prende il suo nome da una rapina occorsa negli anni '70 a Stoccolma, per l'appunto. Lì, tale Jan Erik-Olsson ha tenuto in ostaggio per alcuni giorni degli impiegati, soprattutto donne, e nel corso di questo pur breve periodo di tempo gli ostaggi sono arrivati a considerare i malviventi gentili, al punto da fidarsi più di loro che della polizia; quando gli agenti sono riusciti a fare irruzione con l'aiuto del gas lacrimogeno, gli ostaggi si sono preoccupati dell'incolumità dei loro carcerieri e anche dopo, a quanto pare, hanno fatto loro visita in prigione. Rapina a Stoccolma si basa proprio su questa storia vera, romanzandola e trasformando Jan Erik-Olsson (qui chiamato Lars Nystrom) in un istrionico malvivente mezzo svedese mezzo americano, appassionato di musica, cinema e motori, un incosciente le cui motivazioni diventano sempre più risibili mano a mano che il film prosegue, anche perché, scopo della pellicola, è riportare su schermo un esempio di Sindrome di Stoccolma. Ecco dunque che, fin dall'inizio, i riflettori vengono puntati sul personaggio di Bianca, moglie e madre di due bambini che finisce (assieme ad altri due colleghi che potrebbero anche non essere presenti vista la loro utilità all'interno della storia) per venire presa in ostaggio da Lars, del quale si innamora senza un perché, seguendo una sceneggiatura disonesta che trasforma il marito in personaggio negativo dopo aver deciso di ignorare le istruzioni di Bianca relativamente alla cena da propinare ai figli e altri piccoli screzi. Bianca, nonostante l'intelligenza e la forza d'animo dimostrata nel corso della rapina, risulta così poco più di una casalinga frustrata in cerca di emozioni, mentre Lars è un povero pirla, punto.


Paradossalmente, il film avrebbe funzionato di più se non fosse stato tratto da una storia vera. Così, quella che poteva trasformarsi in una tragedia è stata resa su pellicola come una superficiale serie di eventi, con qualche eco di weird Coeniano, all'interno della quale i poliziotti ci fanno una ben magra figura ma, a ben vedere, sono molto più divertenti dei rapinatori e dei loro ostaggi, forse perché questi ultimi sono davvero tagliati con l'accetta. Qualche minuto di divertimento, tuttavia, non sopperisce al piattume generale di un film che prometteva di essere "assurdo" come la storia da cui è tratto e che difetta proprio dell'assurdità di cui sopra, visto che è prevedibile dall'inizio alla fine, più concentrato sulla riuscita della sua parte heist che sui fatti veri, quelli sì davvero incomprensibili ed interessanti. Peccato, perché anche i pur bravi attori hanno risentito di questa superficialità. Ethan Hawke sguazza nei panni di un personaggio tragicamente ridicolo riuscendo a renderlo affascinante più in virtù del suo aspetto sempre belloccio che della sceneggiatura; Noomi Rapace stona un po' vestita come un'impiegata, ché di fatto il suo essere badass si intuisce lontano un chilometro, ma è comunque deliziosa; Mark Strong, infine, fa il suo lavoro, anche se non ha occasioni di brillare come meriterebbe, sacrificato alla "follia" del personaggio di Hawke. Tra tutti ho comunque preferito il perfido Capo Mattsson di Christopher Heyerdahl, l'unico tra tutti i personaggi a riservare più di una sorpresa dietro il suo atteggiamento amichevole e dimesso e ad essere realmente "assurdo". Occasione sprecata, dunque? Mah, per me sì. Il film "perfetto" e "vero" sulla Sindrome di Stoccolma deve ancora arrivare.


Di Ethan Hawke (Kaj Hansson/Lars Nystrom), Noomi Rapace (Bianca Lind) e Mark Strong (Gunnar Sorensson) ho parlato ai rispettivi link.

Robert Budreau è il regista e sceneggiatore della pellicola. Canadese, ha diretto film come That Beautiful Somewhere. Anche produttore, ha 45 anni.




6 commenti:

  1. Come sai con me ha avuto vita più facile, e non solo per la presenza di Ethan. Leggero e assurdo, gli trovo come unico difetto quel finale buttato lì, senza peso.

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    1. Diciamo che io speravo di divertirmi molto di più!

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  2. Hanno forse fatto come in Fragole al supermarket (altro film in parte sulla stessa sindrome, anche quello non riuscitissimo ma un po' divertente) che usavano la storia del film per criticare gli usa?

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    1. Nessuna critica di nessun genere, no. L'America è buttata lì giusto per far folklore.

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    1. Carino ma niente di che. Si dimentica il giorno dopo.

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