venerdì 19 aprile 2024

Incubi notturni (1945)

A causa degli Oscar avevo un po' abbandonato la challenge Horrorx52 di Letterboxd, ma torno oggi sfruttando il prompt "Film horror uscito prima del 1950" per parlare di Incubi notturni (Dead of Night), diretto nel 1945 dai registi Alberto Cavalcanti, Charles Crichton, Basil Dearden e Robert Hamer.


Trama: l'architetto Walter Craig viene invitato a supervisionare alcuni lavori in una casa nella campagna del Kent. Appena arrivato, si rende conto di avere sognato non solo di essere stato lì, ma anche le persone riunite all'interno della casa. Per liberarlo dell'inquietudine, i convenuti cominciano a raccontare le loro presunte esperienze col paranormale...


La challenge di Letterbox è un modo utile per smaltire la mia ormai infinita wishlist di film da vedere. Se vi chiedete come ci fosse finito dentro un film del 1945, dovete ovviamente "dare la colpa" a Lucia, che aveva scelto proprio Incubi notturni come horror per la sua rassegna del genere attraverso gli anni. Ha avuto ragione a farlo, come sempre. Incubi notturni può vantare, oltre all'avvallo di Martin Scorsese che lo ha definito il quinto film più spaventoso di sempre, il titolo di "nonno" di tutti gli horror antologici e dei portmanteau della Amicus; inoltre, è l'unico esempio di film horror (o comunque a tema inquietante e sovrannaturale) uscito nel periodo della seconda guerra mondiale, quando questo genere di pellicole era stato messo al bando in Inghilterra e non veniva più prodotto. A prescindere da questi interessanti cenni storici, che comunque aumentano il valore di Incubi notturni e che vi invito ad approfondire su blog ben più specializzati del mio e pubblicazioni cartacee, il film si è rivelato una visione assai piacevole, ed equilibrata nelle varie anime che la compongono. La cornice di per sé è già perturbante: abbiamo, infatti, un uomo che, invitato in una dimora sconosciuta da persone mai viste prima, si rende conto, una volta giunto in loco, di avere sognato quella esatta situazione e di riconoscere quindi i volti dei convenuti; ancor peggio, sa che, se rimarrà lì, accadrà qualcosa di orribile. La cornice del film, come dicevo, è già un episodio inquietante, imperniato su una cupa ineluttabilità che rende le persone marionette nelle mani di un destino ciclico da cui non è possibile sfuggire e, nonostante i dialoghi tendano a rappresentare una borghesia serena e razionale nella sua fascinazione verso l'inspiegabile, l'angoscia del protagonista risulta palpabile, anche grazie all'ottimo uso di luci e regia. Le diverse storie vengono introdotte proprio dalla volontà dei vari personaggi di liberare il protagonista dal terrore di essere diventato pazzo, intento che, mano a mano che il film prosegue, si trasformerà in una sfida verso il razionale Dr. van Straaten che, in quanto psichiatra, si impegna a "smontare" ogni racconto ed ogni esperienza narrata. Ma andiamo a vedere i singoli episodi, senza fare troppi spoiler.


I primi due, a onor del vero, non sono particolarmente entusiasmanti. Il primo riprende un po' il tema della cornice (non a caso il regista è lo stesso) ed è la versione breve di un tipico episodio di serie come Ai confini della realtà, tra presagi di morte e tragedie sfiorate per un pelo, mentre il secondo è una sorta di "non lo famo ma lo dimo" in cui una ragazzina si trova a tu per tu col fantasma più dolce e innocuo dopo Casper, per poi sentirsi raccontare di un orribile delitto legato all'apparizione. Piccoli antipasti, non particolarmente impegnati né a livello di regia né di interpreti, che lasciano il posto al più sostanzioso The Haunted Mirror. L'episodio diretto da Robert Hamer è un interessante gotico che riprende il tema del terrore di essere costretti a dubitare dei propri occhi, alla mercé di visioni che paiono precluse ad altri; in questo caso, il protagonista si ritrova vittima di uno specchio che riflette il passato, invece della realtà presente, e la sua psiche viene cancellata da quella del precedente proprietario. Il carattere spigliato e volitivo della futura moglie non inficiano nemmeno un po' la sensazione perenne (enfatizzata da una regia rigorosa e priva di fronzoli) di essere soli di fronte all'inspiegabile, privi di difese e pronti a venire inghiottiti dall'oscurità nel momento esatto in cui la quotidianità e luce del giorno lasciano il posto alla solitudine e alle ombre. Dopo un'immersione in queste suggestioni cupe, il film si sposta in territori più rilassanti. The Golfer's Story (diretto, non a caso, dal futuro regista di Un pesce di nome Wanda) è una spassosa storia di imbroglioni e fantasmi, che inizia col suicidio più rassegnato e tranquillo della storia del cinema, e diverte lo spettatore con una coppia di amici/nemici in pieno stile Lemmon e Matthau, impegnati in una contesa a base di donne e trofei. Il segmento è piacevolissimo, gli attori simpatici e l'umorismo garbato, nel complesso una chicca d'altri tempi.


L'ultimo episodio prima della risoluzione finale è talmente moderno da avere segnato una base fondamentale per tutto ciò che è venuto dopo. Qualunque altra opera a base di marionette, bambole e ventriloquia è un'imitazione più o meno riuscita di un pattern stabilito con The Ventriloquist's Dummy, un capolavoro di disagio psicologico ed inquietudine che non dà mai una risposta univoca allo spettatore, lasciato, nelle ultime sequenze, a chiedersi quale sia la reale natura del rapporto tra Maxwell Frere e il suo pupazzo Hugo. Michael Redgrave, nei panni di Frere, è un modello di nervosa apprensione ma, ovviamente, ciò che rimane impresso a fuoco nella mente dello spettatore è Hugo, spaventevole pupazzo dalla strana scintilla vitale negli occhi, palese modello del terrificante pupazzo Slappy di Piccoli Brividi. La sensazione di allucinata incertezza che The Ventriloquist's Dummy instilla nello spettatore viene trattenuta ed enfatizzata dal finale del film, che rivela il destino del protagonista appropriandosi di una qualità onirica mancante fino a quel momento, in un delirante turbinio di immagini da incubo. Le ultime battute di Incubi notturni, nonostante il ritorno a una regia e ad ambienti più casalinghi, non sono atte a rassicurare, anzi; anche in questo caso, un film di quasi 80 anni fa risulta modernissimo non solo per la sua struttura circolare, ma soprattutto per come si rapporta allo spettatore rispettandone l'intelligenza e mettendolo alla prova, senza cadere in soluzioni banali e cercando vie nuove per intrattenere ed inquietare. Per tutti questi motivi, Incubi notturni è per me degno della definizione di capolavoro che molti registi e addetti ai lavori gli tributano e, se non lo avete mai visto, vi consiglio di recuperarlo senza indugio!! 

Alberto Cavalcanti è il regista degli episodi Christmas Party e The Ventriloquist's Dummy. Brasiliano, ha diretto film come Sono un criminale e O canto do mar. Anche produttore, sceneggiatore e attore, è morto nel 1982 all'età di 85 anni.


Charles Crichton
è il regista dell'episodio The Golfer's Story. Inglese, ha diretto film come Un pesce di nome Wanda ed episodi di serie quali Agente speciale e Spazio: 1999. Anche sceneggiatore e produttore, è morto nel 1999 all'età di 89 anni.


Basil Dearden
 è il regista della cornice e dell'episodio The Hearse Driver. Inglese, ha diretto film come Cuore prigioniero, Frida l'amante straniera, I giovani uccidono, Zaffiro nero e Victim. Anche produttore e sceneggiatore, è morto nel 1971 all'età di 60 anni.


Robert Hamer
è il regista dell'episodio The Haunted Mirror. Inglese, ha diretto film come Sangue blu e Uno strano detective. Anche produttore e sceneggiatore, è morto nel 1963 all'età di 52 anni.


Parratt e Potter, protagonisti dello spassoso The Golfer's Story, derivano dai personaggi Charters e Caldicott, interpretati dagli stessi attori in La signora scompare di Alfred Hitchcock e, da allora, comparsi in innumerevoli produzioni, tra cui anche una serie TV a loro dedicata. Se Incubi notturni vi fosse piaciuto, consiglio di recuperare La morte dietro il cancello e Racconti dalla tomba. ENJOY!

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